domenica 19 agosto 2018

Il corsetto. Croce e delizia delle dame (e non solo) dell'Ottocento


Oggi che ho un po' di tempo vi voglio parlare del tanto temuto, demonizzato corsetto. Recentemente, in un gruppo Facebook dedicato all’Ottocento, mi è capitato di avere un’accesa discussione con alcune ragazze che mi accusavano di avere una mentalità insensibile e maschilista perché parlavo del corsetto in maniera (secondo loro) leggera e sognante. Le femministe dei nostri tempi sono tremende perché, nonostante si stesse facendo una discussione calma, pacata, oculata dal punto di vista storico - cercando di far ragionare storicamente su un tema sì spinoso ma certo arricchito di tante leggende metropolitane -  sono stato accusato di esser maschilista. Io poi....!

Ebbene, mettiamo le cose in chiaro: ho iniziato a documentarmi sui corsetti – seppur non approfondendo fino alla laurea il lato medico del loro utilizzo – incuriosito dall’uso che ne faceva l’imperatrice Elisabetta che aveva un girovita che variava dai 48 ai 50 cm circa. Un fatto certamente stupefacente, che ha spinto molti a credere che l’imperatrice Sissi fosse anoressica e non mangiasse affatto, quando invece era magra di costituzione e questo l’aiutò non poco a conservare un girovita invidiabile che tutte le dame dell’epoca cercarono di copiare – seppur con scarsi risultati. Sì perché quando tante danno di matto dicendo che era assurdo stringersi in quel modo, non si rendono neppure conto che non tutte potevano / possono raggiungere i livelli dell’imperatrice Sissi perché ciascuno di noi ha un punto massimo di restringimento del girovita. Per l’appunto, chi non riusciva, aumentava la circonferenza della gonna per ingannare l'occhio, altrimenti tutto il XIX secolo sarebbe stato un pullulare di taglie 40!

Una fotografia di Sissi nel 1860 circa. Si noti il girovita strettisismo.


Un abito dell'imperatrice nel quale si può notare la vita sottilissima

Detto questo, in ottica storica bisogna fare un sacco di distinguo.
Come tutti saprete, il corsetto è un indumento intimo molto in voga nei secoli scorsi, che serviva a modellare il girovita e i fianchi, sorreggendo al contempo la schiena e donando al corpo una linea piacevole, rendendo la figura solida, stabile ed eretta. Tutto ciò aiutava a rendere il proprio portamento fiero e sicuro, donando al contempo un aspetto elegante ed aristocratico. Per tale motivo il corsetto era impiegato comunemente da tutti, con l’unico scopo di modificare la fisionomia e la propria allure: certo la moda spingeva nell’indossare il corsetto e ne sono una testimonianza i numerosi fashion-plates dell’Ottocento, ma non esisteva l’obbligo morale e sociale di utilizzarlo, pertanto le donne che non volevano portarlo erano liberissime di farlo – certo guardate in malo modo da chi invece soleva indossarlo tutti i giorni.
All’epoca di Sissi, nel XIX secolo, il corsetto vide il suo massimo sviluppo: lo indossavano indistintamente sia donne che uomini, in quest’ultimo caso era un accessorio che non si indossava tutti i giorni come nel caso delle signore, ma che si portava durante gli eventi mondani (balli, cene ufficiali, parate militari ecc…). Ovviamente si metteva sotto gli abiti, coperto da una camicetta che poteva essere più o meno elaborata, messo sopra ad una sottoveste per non farlo rovinare per lo sfregamento sugli altri tessuti o farlo diventare grasso per il sebo della pelle: se non si fossero prese queste accortezze, il corsetto doveva essere cambiato addirittura una volta a settimana perchè non si poteva lavare. L'imperatrice Elisabetta ne utilizzava due al mese ed erano realizzati a Parigi.
Due camicette copri-corsetto del XIX secolo:



L'impiego del corsetto era un vero e proprio status symbol, tant’è che era indossato principalmente dalle classi più agiate che se li facevano confezionare dai sarti più in voga e, ovviamente, più costosi. In questo caso i corsetti erano degli esempi di haute couture a tutti gli effetti.
Questo ci fa capire che le dame delle classi medie o povere che non potevano permettersi l’acquisto continuativo di un buon corsetto – in quanto a furia di indossarlo necessitava almeno un ricambio mensile – ne indossavano uno anche per più tempo, cosa che rendeva l’indumento più morbido e non costrittivo come appena acquistato. Questa differenza è da tenere da mente sempre! 
Nell’arco del XIX secolo il corsetto si modificò e dalla sua versione classica underbust (sottoseno) s’ampliò in Epoca Vittoriana, e in seguito in quella Edoardiana, fino a divenire overbust (sopraseno) o con la parte inferiore che stringeva anche i fianchi. In quest’ultimo caso i corsetti erano quelli che causavano più problemi, proprio per questa sua costrizione anche a livello del basso ventre. In linea generale però, donne e uomini indossavano comunemente il più pratico underbust, che rendeva più agevoli i movimenti del corpo e che comunque assolveva egregiamente al compito di stringere i fianchi allungando la figura e rendendo più elegante il portamento. 
Le dame eleganti dovevano avere un corsetto adatto ad ogni capo del guardaroba, con trine, nastri e tessuti pregiati. Se si pensa che la moda ottocentesca prevedeva per la donna un vestito per ogni occasione (da casa, da giardino, da visita, da carrozza, da passeggiata, da viaggio ecc.) si può immaginare la varietà di corsetti che doveva comprendere un guardaroba elegante. Nemmeno lo sport, che cominciava ad essere praticato da uomini e donne alla fine del secolo, risparmiava il corpo dal corsetto, anche se con fianchi elastici e corsetti privi di stecche.
In casa comunque, nel privato della famiglia, le donne erano liberissime di non indossare il corsetto, sicure di non esser giudicate dalla società. Molte donne aderenti al Trascendentalismo non lo portavano affatto e i modelli indossati dai ceti popolari miravano soprattutto a sostenere il corpo.

Qui sotto alcuni modelli di corsetti del XIX secolo, in taluni casi vere e proprie opere d'arte:








Tutti accusano il corsetto di essere una gabbia, una costrizione certamente non necessaria che andava solo a danneggiare il corpo. Nel caso specifico, sì il corsetto modificava la sistemazione fisiologica degli organi interni ed il restringimento della cassa toracica ma, guardando dei documentari e i numerosi filmati YouTube di una ragazza dei giorni d’oggi che lo utilizza da anni (Lucy's Corsetry - https://www.youtube.com/channel/UCbECBbVpn-l9PHUA9nZYvTg), ho scoperto alcune cose che sarebbe bene tenere a mente: la costrizione della gabbia toracica e lo spostamento degli organi interni, per quanto innaturale possa essere, avviene quasi “naturalmente” perché la parte della gabbia toracica che si stringe fa riferimento a quella delle tre costole mobili (chiamate pure costole false) e che gli organi che si spostano sono predisposti alla mobilità. Ovviamente questo spostamento non avviene da oggi a domani e il restringimento col corsetto deve esser fatto (come un tempo) in maniera graduale e continuata al fine di dare al corpo il modo di abituarsi. Con questo non sto dicendo che è fighissimo indossare il corsetto, men che meno che non faccia male... sto semplicemente analizzando le diverse sfaccettature dell’indossare il tanto demonizzato indumento intimo. 
Qui sotto, due illustrazioni che mostrano lo spostamento degli organi e il restringimento della gabbia toracica.




Secondo la maggior parte delle donne (femministe dei giorni nostri) l'uso del corsetto comportava anche delle tragedie, come quella riferita da un giornale parigino nel 1850 i cui si dichiarava che una giovane donna, morta durante un ballo, aveva indossato un corsetto talmente stretto che le costole avevano perforato il fegato. In questo caso una distinzione è d’obbligo in quanto, oltre a non essere obbligate a portare a il corsetto, le donne potevano svenire esclusivamente compiendo un’attività fisica intensa e continuata che ovviamente necessitava di una respirazione più piena e profonda che il corsetto non poteva permettere: ciò è vero, ma bisogna anche considerare che le dame dell’epoca non stavano certo tre ore intere a danzare e non avevano tutta questa attività fisica; se andavano a cavallo o facevano altre cose, potevano permettersi di indossare (come visto) un corsetto senza stecche che rendeva più agevole il movimento. 

Pubblicità di corsetti del XIX secolo




Alimentarsi era certo il cruccio delle dame del tempo, specialmente se si considerano quelle signore che volevano raggiungere il girovita dell’imperatrice Sissi: proprio per l’utilizzo del corsetto l’alimentazione doveva esser più lenta e più breve, pertanto erano costrette a mangiare poco ma più spesso. Forse anche questo fatto comportò la magrezza eccessiva di Sissi; sta di fatto che il canone estetico dell’epoca prediligeva delle donna più formose e abbondanti, sì con una vita “a clessidra” ma comunque prosperose quindi non tutte moribonde per l’utilizzo del corsetto. Anche le donne in carne lo indossavano senza troppi inconvenienti perché comunque l’indumento era realizzato su misura seconda uno studio accurato delle curvature naturali del girovita e della schiena, nonché del limite massimo di costrizione.
Certamente, utilizzando il corsetto la respirazione si modificava: non si respirava più con tutti i pieni polmoni ma principalmente con la parte alta dell’organo, quella al di sopra del seno. Questa cosa non era salutare, ma dire che non respiravano affatto è certamente assurdo, considerando ulteriormente che le cronache sarebbero state piene di simili eventi, quando invece non sono neppure riportati dagli scrittori dell’epoca. Tutte però, si affannano a dire che ogni due per tre le donne cadessero come pere mature, sopraffatte da tanta costrizione causata dal corsetto, che perdessero i sensi ogni minuto della loro esistenza terrena fino alla morte – per molti causata proprio dall’utilizzo del corsetto. Raccontano addirittura che le costole finivano per bucare gli stessi organi interni con conseguenze letali, quando invece questo non accadeva tutti i giorni!
Si dice pure che, forse per via del film “Via col vento” in cui Rossella O’Hara spera di raggiungere l’invidiabile girovita di 40 cm, le donne del XIX secolo mirassero tutte ad avere la vita di quella misura, quand’invece non è scritto da nessuna parte. Ripeto: ognuno, a seconda del proprio corpo, ha un limite massimo di restringimento che andava calcolato da persona a persona e che ovviamente non poteva arrivare a certi limiti estremi onde evitare pericoli seri per la vita.
Casi come la pazza Cathie Jung, Guinness World Record per via del suo girovita strettissimo, erano rarissimi e certo le controindicazioni di queste modifiche a livello fisico erano più elevate. Di fatti, in questo caso, la donna ha serissimi problemi di respirazione e gli organi assai spostati...

Cathie è arrivata all'ASSURDA misura di 27 cm di girovita!
Fa veramente impressione!

Ad ogni modo, alla fine di ogni evento mondano, nel proprio privato le donne se lo toglievano e tornavano a respirare come prima. Chi mistifica il fatto che le donne dormissero col corsetto addosso, sbaglia alla grande. Ci tengo a ribadire che le donne che lo portavano non erano obbligate a farlo.

Molte fotografie di fine Ottocento / inizio Novecento – sovente vere e proprie pubblicità di corsetti che andavano sui quotidiani dell’epoca - ci mostrano delle donne dalla vita strettissima. Tanto mi sono dannato con quelle ragazze per cercare di fargli capire che sono classici esempi di Photoshop ante litteram: lo sfondo nerissimo e l’abbigliamento intimo bianco, non erano certo un caso, anzi, servivano proprio affinché il ritocco fosse più semplice aggiungendo del nero lungo la vita e i fianchi per rendere il girovita terribilmente sottile, incredibilmente irreale. Non ci vuole certo la laurea per capirlo, basterebbe osservare più attentamente le fotografie. 
Un esempio di questo "marketing d'altri tempi":





Ai corsetti femminili facevano eco quelli maschili dei quali parlerò nel prossimo post.
Qui vi inserisco un annuncio pubblicitario di corsetti per donne e uomini alla fine dell'Ottocento:



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