giovedì 24 dicembre 2015

"A Visit from St. Nicholas"


"A Visit from St. Nicholas" ("Una visita di San Nicola") è una celebre poesia natalizia statunitense, pubblicata per la prima volta in forma anonima con il titolo di An Account of a Visit of St. Nicholas sul quotidiano di Troy (New York), Sentinel Troy il martedì 23 dicembre 1823.
Comunemente nota - dal suo incipit - anche come Twas the Night Before Christmas ("Era la notte prima di Natale") o come The Night Before Christmas ("La notte prima di Natale"), la poesia rappresenta un "tassello" fondamentale nello sviluppo della figura del moderno Babbo Natale/Santa Claus in quanto dopo questo testo le successive raffigurazioni del personaggio furono fortemente influenzate, dando vita ad una sorta di folletto bonario e non più dal carattere inquisitorio che invece aveva in altre rappresentazioni. Oltre ciò, "A Visit from St. Nicholas" contribuì a separare la figura di San Nicola da quella di Babbo Natale, o che dir si voglia Santa Claus, e ad associare indissolubilmente il più popolare portatore di doni alle date del 24 - 25 dicembre, anziché al 6 dicembre, giorno dedicato a San Nicola la cui tradizione e i cui festeggiamenti rimasero invece molto radicati nella tradizione popolare europea. 
Tuttavia già nei primi anni del 1800, diverse pubblicazioni erano state scritte su Babbo Natale, tra cui The Spectator (1815), e The Children’s Friend. Nel 1821 apparve un piccolo libretto di sedici pagine dal titolo A New Year’s Present for the Little Ones from Five to Twelve, Part III. Riguardava il Natale e fu il primo a descrivere Babbo Natale in una slitta trainata da una renna. 

Dopo la sua prima apparizione nel quotidiano newyorchese di "A Visit from St. Nicholas", seguirono altre numerose pubblicazioni illustrate fra le quali una delle prime è datata 1830 e conteneva la riproduzione completa del testo pubblicata con un'illustrazione di Myron B. King, che mostrava Santa Claus in cima ad un tetto con la slitta e le renne.


Nel 1837, la poesia fu pubblicata nel New York Book of Poetry mentre il giorno di Natale dell'anno seguente, 15 anni dopo la sua prima apparizione, venne ufficialmente attribuita ad un insegnante di lingue e letterature straniere e studioso di teologia newyorkese: Clement Clarke Moore. Non è noto se il Clement Clarke Moore aveva letto uno dei primi testi riguardanti Babbo Natale, ma conosceva lo scrittore Washington Irving, o almeno i suoi lavori, tra cui Knickerbocker's History of New York, che conteneva descrizioni del Babbo Natale olandese (Sinterklaas). Moore raccolse quindi elementi delle tradizioni europee, divinità e personaggi popolari, unendoli alla sua tradizione contemporanea e e dando così vita ad una poesia che sarebbe diventata una sorta di "vangelo di Babbo Natale". La sua poesia ampliò il mezzo di trasporto da una slitta trainata da una singola renna ad un groppo di otto aggiungendo dettagli come i nomi delle renne: Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Donder - non Donner - e Blitzen.
Secondo l'attribuzione comunemente accettata, Moore avrebbe scritto il poema nel 1821 o nel 1822 per allietare i suoi sei bambini con un racconto su San Nicola/Santa Claus proprio la sera della Vigilia di Natale dopo una gita in slitta. Per quanto fosse stata realizzata in ambito strettamente privato, un'amica di Moore, la signorina Harriet, decise di spedire il pezzo al quotidiano Sentinel Troy senza il consenso dell'autore.
Nonostante ciò la leggenda vuole che la poesia invece sia stata scritta da Henry Livingston Jr., poeta statunitense di origine olandese e che quindi conosceva bene la tradizione del San Nicola, tra il 1804 e il 1805 e che questa sarebbe stata poi udita da una donna, diventata in seguito l'istitutrice dei bambini di Clement Clarke Moore, che a sua volta l'avrebbe poi fatta conoscere a quest'ultimo dando vita ad una sorta di ipotetico plagio. Non esistono prove che accertino tale versione in quanto il manoscritto originale di Livingston sarebbe andato perduto in un incendio intorno al 1840.

In breve tempo la poesia divenne molto famosa sia negli Stati Uniti che in Europa.



Testo della poesia

" 'Twas the night before Christmas, when all thro' the house
Not a creature was stirring, not even a mouse;
The stockings were hung by the chimney with care,
In hopes that St. Nicholas soon would be there;

The children were nestled all snug in their beds,
While visions of sugar plums danc'd in their heads,
And Mama in her ‘kerchief, and I in my cap,
Had just settled our brains for a long winter's nap —

When out on the lawn there arose such a clatter,
I sprang from the bed to see what was the matter.
Away to the window I flew like a flash,
Tore open the shutters, and threw up the sash.

The moon on the breast of the new fallen snow,
Gave the lustre of mid-day to objects below;
When, what to my wondering eyes should appear,
But a minature sleigh, and eight tiny rein-deer,

With a little old driver, so lively and quick,
I knew in a moment it must be St. Nick.
More rapid than eagles his coursers they came,
And he whistled, and shouted, and call'd them by name:

"Now! Dasher, now! Dancer, now! Prancer and Vixen,
On! Comet, on! Cupid, on! Dunder and Blixem;
To the top of the porch! To the top of the wall!
Now dash away! Dash away! Dash away all!"

As dry leaves before the wild hurricane fly,
When they meet with an obstacle, mount to the sky;
So up to the house-top the coursers they flew,
With the sleigh full of toys — and St. Nicholas too:

And then in a twinkling, I heard on the roof
The prancing and pawing of each little hoof.
As I drew in my head, and was turning around,
Down the chimney St. Nicholas came with a bound:

He was dress'd all in fur, from his head to his foot,
And his clothes were all tarnish'd with ashes and soot;
A bundle of toys was flung on his back,
And he look'd like a peddler just opening his pack:

His eyes — how they twinkled! His dimples: how merry,
His cheeks were like roses, his nose like a cherry;
His droll little mouth was drawn up like a bow,
And the beard of his chin was as white as the snow;

The stump of a pipe he held tight in his teeth,
And the smoke it encircled his head like a wreath.
He had a broad face, and a little round belly
That shook when he laugh'd, like a bowl full of jelly:

He was chubby and plump, a right jolly old elf, 
And I laugh'd when I saw him in spite of myself;
A wink of his eye and a twist of his head
Soon gave me to know I had nothing to dread.

He spoke not a word, but went straight to his work,
And fill'd all the stockings; then turn'd with a jerk,
And laying his finger aside of his nose
And giving a nod, up the chimney he rose.

He sprung to his sleigh, to his team gave a whistle,
And away they all flew, like the down of a thistle:
But I heard him exclaim, ere he drove out of sight —
"Happy Christmas to all, and to all a good night
".




Immagine tratta dal libro "Christmas Poems and Pictures" del 1866


Testo italiano: La notte prima di Natale

Era la notte prima di Natale, quando attraverso tutta la casa
nessuna creatura si muoveva, neppure un topino.
Le calze erano appese in bell'ordine al camino,
con la speranza che San Nicola presto sarebbe arrivato.

I bambini rannicchiati al calduccio nei loro lettini
mentre visioni di confetti e zuccherini danzavano nelle loro teste
La mamma nel suo scialle ed io col mio berretto
stavamo per andare a dormire.

Quando fuori nel prato giunse un  tal rumore
Corsi alla finestra per vedere che cosa fosse successo.
Via alla finestra volai come un lampo,
spalancai le imposte e alzai il saliscendi.

La luna sul manto di neve appena caduta
Dava il lustro di metà giornata agli oggetti sottostanti.
Quando, ai miei occhi sognanti dovette apparire,
una slitta in miniatura tirata da otto minuscole renne.

Guidata da un piccolo vecchio conducente, così arzillo e vivace,
capii subito che doveva essere Babbo Natale.
Più rapide delle aquile arrivarono i suoi corsieri,
e lui le incitava chiamandole per nome! 

"Dai, Saetta! Dai, Ballerino! Dai, Rampante e Bizzoso! 
Su, Cometa! Su, Cupido! Su, Tuono e Tempesta!
Su in cima al portico e su per la parete!
Dai presto, muovetevi! Muovetevi! Precipitatevi tutte!"

Come foglie secche che volano prima della tempesta, 
Quando si incontrano con un ostacolo, salirono al cielo. 
Così fino al tetto i corsieri volavano,
Con la slitta piena di giocattoli, e anche San Nicola.

E poi, in un batter d'occhio, udii sul tetto
il saltellare e lo scalpiccio di ogni piccolo zoccolo. 
Come l'avevo disegnato nella mia testa testa, non feci in tempo a voltarmi che,
Giù per il camino San Nicola è venuto con un balzo.
Era tutto vestito di pelliccia, da capo a piedi,
tutti suoi abiti erano sporchi di cenere e fuliggine.
Un gran sacco pieno di giocattoli portava sulle spalle : 
sembrava un venditore ambulante, sul punto di mostrate la sua mercanzia!

I suoi occhi come brillavano! Le sue fossette che allegria! 
Le guance come rose, il naso come ciliege!
La sua piccola buffa bocca disegnata come un arco, 
E la barba del mento era bianca come la neve.

Il tubo di una pipa teneva stretto tra i suoi denti,
e il fumo circondava la sua testa come una ghirlanda.
Aveva una faccia larga e la pancetta rotonda,
che si scuoteva quando rideva, come una ciotola di gelatina.

Era paffuto e grassottello, un dritto allegro vecchio folletto,
e risi quando lo vidi, mio malgrado!
Una strizzatina d'occhio e un cenno del capo,
Presto mi fece sapere non avevo nulla da temere.

Lui non disse una parola, ma è andato dritto al suo lavoro.
Riempì una per una tutte le calze, poi si voltò di scatto,
appoggiò il suo dito vicino al suo naso,
e accennando un saluto, su per il camino sparì!
Balzò sulla slitta, diede un fischio alle renne
e via volarono come il piumino di un cardo.
Ma lo sentii esclamare, prima di sparire dalla mia vista,
"Buon Natale a tutti, e a tutti buona notte!"




Qui trovate un sito con le immagini di alcune delle edizioni di "A Visit of St. Nicholas" del XIX secolo:

http://www.thenightbeforechristmas.com/





The ABC of a Victorian Christmas e le tradizioni vittoriane del Natale



Le splendide illustrazioni a colori mostrano un Natale molto ricco e festoso, con plum pudding, giochi, case decorate con agrifoglio e calze ripiene di arance e noci...

La prima pagina con la lettera A mostra una bambina che porta delle mele (apple) in un piatto, ingrediente molto usato durante le festività; 
la lettera B sta per le campane (bells) suonano a festa nel giorno di Natale;
La lettera C è per i cracker, che sono un'invenzione vittoriana, mentre la lettera D mostra un cane nello spirito natalizio con un cappello in testa.


La lettera E sta per una busta di lettere (envelope) recante un messaggio d'auguri;
la F per la frutta (fruits) che sovente veniva acquistata in gran quantità per le feste.

La lettera G è per i giochi e la pagina mostra i bambini che giocano di mosca cieca, un gioco popolare molto comune;
la lettera H sta per l'agrifoglio (holly) che veniva utilizzato per decorare tutta la casa;
la lettera I sta per il ghiaccio (ice) sul quale si andava a pattinare, passatempo in voga nei vittoriani che nel caso delle donne indossavano abiti particolari inventati appositamente per avere più possibilità di movimento;
la lettera J per la marmellata (jam) utilizzata per le crostate e altri dolci (mine pice, christmas pudding ecc...);
la lettera K per i baci (kiss) sotto il magico vischio;


L per i bagagli (luggage) che vengono caricati su di un treno poichè durante il natale si raggiungevano amici e parenti lontani... era, proprio come oggi, tempo di viaggi e spostamenti.
M per i classici dolci natalizi, i Mince Pies;
N per lo schiaccianoci (nutcracker) utilizzato per aprire le noci che spesso venivano infilati nelle calze da Babbo Natale; 
O sta per arance (oranges), un altro elemento importante sia per la tavola natalizia vittoriana giacchè presente in diversi piatti, sia come elemento decorativo per l'albero, sia come frutto che venoiva inserito nelle calze da Babbo Natale esattamente come le noci;
La lettera P è per il noto plum pudding e mostra una cameriera che trasporta il dolce, circondato da bambini affamati.

 

La lettera Q sta per la quadriglia, una danza molto divertente e spesso danzata durante le feste;
la lettera R sta per le renne di Babbo Natale;
la lettera S (stocking) per le calze che i bambini appendevano o sulla mensola del camino, o sulle spalliere del letto, che Santa Claus riempiva con i propri doni; 
la T per i giochi (toys) che i bambini ricevevano in dono.


La lettera U per l'ombrello (umbrella) per ripararsi dalla neve; 
la V per i visitatori che passavano per gli auguri e per portare regali;
la W per per il carro (waggon) pieno di agrifoglio [e vischio] che passava di casa in casa per venderlo;
la X per l'albero di Natale (Xmas Tree) pieno di bellissimi addobbi;


e la Z per Zany il Clown, artista popolare di pantomima molto noto all'epoca.

Babbo Natale nelle illustrazioni di Thomas Nast


Pionieristico vignettista politico e illustratore americano Thomas Nast - che fu attivo durante la metà e la fine del 19° secolo, in particolare durante il periodo della guerra civile americana - è stato determinante nella creazione dell'immagine contemporanea di Babbo Natale definendo le caratteristiche generali che noi associamo con Santa Claus, dall'intero completo con cintura, stivali, berretto di pelliccia al sacco di giocattoli.
Tali caratteristiche che certamente lo contraddistinguono da moltissimi altri personaggi inventanti, sono in gran parte basati sulle descrizioni che si trovano nella poesia "A Visit from St. Nicholas" (meglio nota come "The Night Before Christmas"), un classico della letteratura per l'infanzia del XIX secolo e pubblicato in forma anonima nel 1823 ed in seguito attribuita a Clement Clarke Moore.
Nast ritrasse Babbo Natale in un numero considerevole di illustrazioni, molte delle quali apparse nelle pagine del giornale Harper’s Weekly già nel 1862.
La prima immagine è quella più nota e ampiamente riprodotta mentre le altre sono meno conosciute.
Il Babbo Natale di Nast, creato in un momento in cui il Natale negli Stati Uniti non era ancora una festa nazionale, è un po' meno innocente delle interpretazioni attuali, un po' strano e a volte anche un po' diabolico e inquietante.


















giovedì 10 settembre 2015

117° anniversario della morte dell'imperatrice Elisabetta


Oggi ricorrono i 117 anni dalla morte dell'imperatrice Elisabetta d'Austria, assassinata il 10 settembre 1898 a Ginevra per mano dell'anarchico italiano Luigi Lucheni.
Fu uccisa quasi per caso perché si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. L'anarchico era nella città svizzera per uccidere il principe d'Orleans ma questo, partito in anticipo, gli aveva fatto saltare i piani e dovette ripiegare sull'imperatrice che in quel periodo si trovava proprio a Ginevra. Quella però che prese alloggio presso il lussuoso Hotel Beau Rivage non era più la Sissi di un tempo: minata ormai dalle disgrazie della vita, conduceva un'esistenza inquieta, errante, sempre vestita di nero a vagabondare per l'Europa senza trovar sosta e pace. Probabilmente solo la morte, una morte veloce, sottotono, senza troppo dolore e lontano dalla corte, fu per l'imperatrice una via d'uscita da quella vita che la opprimeva. Desiderio di Sissi era proprio questo uscire di scena senza troppo clamore tant'è che espresse proprio questo desiderio più di una volta, dicendo "Desidererei lasciare questo mondo come l'uccello che prende il volo e sparisce nel cielo, oppure come il fumo che si innalza in volute blu davanti ai nostri occhi e un istante dopo non c'è più". Stanca della sua esistenza, l’imperatrice sembrava aspettare la morte con una certa impazienza e spesso ne invocò l'arrivo, suscitando scandalo e apprensione nella figlia prediletta Maria Valeria.


Il giorno prima del suo assassinio confidò alla contessa Rothschild che l'aveva ospitata per pranzo nella sua villa di Pregny (qui sotto in foto), di voler morire sommessamente e veloce... In visita alla contessa, l'imperatrice visitò gli incantevoli giardini della villa e nelle serre si fermò ad osservare rapita delle bellissime orchidee bianche, quasi queste avessero voluto rivelarle un messaggio segreto che lei non riusciva ad interpretare, sgomenta... quasi avesse avuto la premonizione di quel che le sarebbe successo. Nell'andarsene firmò il libro degli ospiti e rimase stupefatta nel vedere che nello stesso volume era conservata la firma del figlio Rodolfo. 


I giorni antecedenti difatti erano stati costellati di situazioni spiacevoli, di eventi che avevano messo Elisabetta in una condizione psicologica molto tesa e inquieta: ci furono delle serata che non riuscì a chiudere occhio per i tanti schiamazzi che facevano le persone in strada, un corvo le volò più volte sopra la testa (l'imperatrice era molto superstiziosa) e ultimo ma non ultimo evento per importanza, Elisabetta confidò alla sua dama di compagnia Irma Szaray , che le fu vicina negli ultimi giorni e che ci ha lasciato una delle più belle testimonianze sulla vita della sovrana, di aver avuto una strana esperienza... Prosegue il testo: "Sono stata svegliata nel bel mezzo della notte dai luminosi raggi della luna che riempivano la mia stanza, poiché la servitù aveva dimenticato di tirare giù le avvolgibili e potevo vedere la luna dal mio letto,e sembrava avere il volto di una donna piangente. Non so se si tratta di un presagio, ma penso che incorrerò in qualche disgrazia. " Si narra che quella che l'imperatrice vide la notte del 10 settembre fosse in verità la nota Dama Bianca, una dama che secondo la tradizione asburgica appare in sogno a chi è prossimo alla morte...

Nondimeno, risale a pochi giorni prima della morte l'ultima fotografia dell'imperatrice (qui di fianco), a passeggio a Territet con la sua dama di compagnia. Elisabetta smise di farsi fotografare dopo i 40 anni perchè precocemente invecchiata, ma rivelò che non amava che le si facessero fotografie perchè sarebbe successa una qualche disgrazia di lì a poco tempo... 

L’ultimo soggiorno in Svizzera dell’imperatrice, che già era stata qui diverse volte soggiornando ad esempio a Territet, comincia il 30 agosto 1898 a Caux, sulle alture di Montreux. Nella sua camera del Grand Hotel, Sissi è infatti lontana dalla calura e dalla densa folla in riva al lago. Le visite al castello di Chillon ed al villaggio di Glion, l’escursione nella regione di Bex od il giro in barca sul lago, non bastano tuttavia per placare l’ansietà che la rode dall’interno. Ogni giorno non fa che avvicinare Sissi al suo tragico destino. Già nel nel 1880 aveva scritto: “Popolo svizzero, le tue montagne sono superbe. I tuoi orologi funzionano bene. Ma quanto è pericolosa per noi, la tua vendetta regicida”. Da qui traspare, in veste di tragico presentimento.
Da lassù scese a Ginevra dove prese alloggio presso il grand hotel sulle rive del lago, la sua ultima residenza in vita.

Il giorno prima del tragico evento, le scrive l'imperatore:

"Sono felice che tu sia contenta del soggiorno a Caux, favorito dal tempo, e che con l'aria buona ti vada abbastanza bene. Dev'essere ora stupendo sul lago di Ginevra e la gita sul Rocher de Naye dev'essere stata incantevole. Come sarei felice se potessi, conforme al tuo desiderio, godere di tutto questo con te in pace e rivederti dopo così lunga separazione; soltanto a questo non posso ora purtroppo pensare, poiché, oltre alla situazione politica interna grave, già l'intera seconda parte di settembre è impegnata da feste per il giubileo, consacrazione di chiese e visite dell'esposizione [...]
Immagini dell'hotel di Caux e dell'hotel Beau Rivage





Il giorno 10 settembre dopo delle compere fatte nella mattinata, l'imperatrice fece ritorno nell'albergo sempre seguita dalla sua dama di compagnia. Qui bevette un un po' di latte fresco ed inziò a preparasi per recarsi al molo. Elisabetta sembrava perder tempo e si stava facendo così tardi che la Sztaray temeva di perdere il battello... Le due donne uscirono qualche minuto prima che il battello partisse e si recarono frettolosamente all''imbarcadero. Lucheni aveva passato la mattinata ad attenderle di fronte all'hotel appoggiato ad una ringhiera e appena le vide le corse incontro, si avvicinò con passo sicuro e dopo aver guardato bene l'imperatrice che aveva l'ombrellino aperto, facendo finta di inciampare, la colpì con tanta forza che l'imperatrice perse l'equilibrio e cadde. Il colpo in terra venne attutito dalla grande massa di capelli che aveva legati dietro la nuca.



La contessa l'aiutò ad alzarsi. Due cocchieri che erano dall'altra parte della strada accorsero per soccorrerla. L'imperatrice riuscì ad alzarsi sorridendo, rassicurando in francese e tedesco tutti quelli che erano accorsi ad aiutarla. “Non è accaduto nulla, sto benissimo… forse quell’uomo voleva rubarmi l’orologio!” dirà. Il portiere dell'albergo che aveva assistito alla scena, avvicinatosi suggerì di ritornare in albergo. "Perché?" rispose l'imperatrice, "dobbiamo sbrigarci se vogliamo prendere il battello" e s'incamminò dopo aver ripreso il cappello che era caduto, l'ombrellino e i guanti. L'imperatrice faceva un po' fatica a camminare e l'accompagnatrice le chiese insistentemente di dirle che cosa avesse. "Credo mi faccia male il petto" rispose l'imperatrice "ma non sono molto sicura". Appena salite sulla passerella, l'imperatrice chiese il braccio, ma la contessa non fece in tempo a soccorrerla perché l'imperatrice cadde in ginocchio. Era pallida, le venne spruzzata un po' d'acqua sul viso e si rianimò, ma poi svenne di nuovo. Qualcuno suggerì di portarla sul ponte superiore dove l'aria le avrebbe fatto riprendere i sensi. Due uomini la presero e la distesero su una panca. Nel frattempo il battello era partito. L'imperatrice si riprese e aperti gli occhi chiese cosa fosse successo. La contessa le aprì la camicia e il busto, per farla respirare. Nell'allentare i lacci notò sulla maglia intima una piccola macchia grossa come una monetina. Dopo aver spostato la maglia, la contessa notò una piccola ferita nella regione cardiaca. Resasi conto della gravità della situazione e che l'imperatrice era stata pugnalata, chiese al comandante di tornare indietro, dicendogli che si trattava dell'imperatrice d'Austria. Il vaporetto invertì immediatamente la rotta.



Dopo essere stata riportata in albergo, l'imperatrice morirà entro un'ora, per emorragia interna e senza aver sofferto, avendo perso i sensi. La morte era stata graduale e indolore. I dottori non poterono far altro che constatare la sua morte. A Schönbrunn Francesco Giuseppe riceve la notizia solo alla sera e, devastato dal dolore, mormora: “Nulla mi è risparmiato in questa vita”.
Qui sotto potete vedere un fotogramma tratto dal primo film dedicato alla vita dell'imperatrice Elisabetta, Kaiserin Elisabeth von Österreich film muto del 1921 diretto da Rolf Raffé, che spesso viene spacciato come foto autentica dell'imperatrice sul letto di morte.


Così, frettolosamente e con poche sofferenze, morì l'imperatrice d'Austria. Tre dottori Svizzeri Reverdin, Gosse e Mégevand praticarono l'autopsia che fu fatta alla sola regione cardiaca e che confermò che la morte era avvenuta a causa della pugnalata. La lima aveva perforato il polmone e il cuore ed era stata spinta con tanta forza da fratturarle una costola. Il corpo venne ricomposto prima di affidarlo ad una ditta funeraria che fornì una bara, organizzò la camera ardente provvisoria nell'albergo per il saluto dei cittadini svizzeri. La bara però non fu mai mantenuta aperta e fu rispettato il volere della sovrana di rimanere un mistero per la gente, avendo deciso di non mostrarsi più apertamente al pubblico (le immagini della bara non chiusa, con una Sissi celestiale, sono solo il frutto della fantasia degli illustratori).



La stessa impresa funebre trasportò la salma su di un carro funebre fino alla stazione dove la misero in un treno venuto da Vienna e da qui partì per il suo ultimo viaggio.




Il convoglio si fermerà a Losanna, Berna, Zurigo, Buchs (qui riceve gli omaggi della regina di Romania), Innsbruck dove ricevette gli omaggi della gente. Arrivò a Vienna il 15 settembre dove venne aperta una camera ardente alla Hofburg riservata ai parenti strettissimi.


La scena di questa immagine non si è mai svolta dato che l'imperatore, secondo il volere della moglie, non permise che una volta a Vienna la bara fosse aperta.
Il 17 settembre si tennero i funerali. Il corteo funebre partì dalla Hofburg mentre il feretro era stato caricato sulla Carrozza Funebre d'Onore che da secoli gli Asburgo utilizzavano per i loro funerali. Venne tumulata alla Cripta dei Cappuccini, ultima residenza degli Asburgo. 
Il volere di Sissi di esser sepolta a Corfù non venne rispettato. 
Ci fu una grandissima partecipazione da parte dei viennesi che più per un legame verso quella sovrana tanto eccentrica che mai si vedeva in città, vi si erano recati per dovere nei confronti del loro amato, disgraziato imperatore.



Il corpo di Elisabetta riposa ancora oggi di fianco al marito Francesco Giuseppe e al figlio Rodolfo, nella Cripta dei Cappuccini. Com'è ovvio, è meta di pellegrinaggio da parte di tutti gli appassionati che qui lasciano numerosi mazzi di fiori in ricordo dell'amata 'principessa Sissi'.


Lucheni fu fermato da dei passanti e venne immediatamente arrestato. Dopo un lungo processo venne condannato all'ergastolo. Restò in galera fino al 1910, scrivendo un memoriale che fu pubblicato in Francia in occasione del centenario della morte dell'imperatrice, finché una guardia non lo trovò impiccato con la cinta dei suoi pantaloni.

Dopo la morte, il corpo di Lucheni fu decapitato e la testa conservata in un contenitore di vetro riempito di formalina presso l’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Ginevra; dopo formale richiesta da parte delle autorità austriache, essa fu trasferita a Vienna e custodita nel Museo Federale di Anatomia Patologica della città; solo nel 2000 la testa dell’assassino di Sissi è stata sepolta nel Cimitero centrale della capitale.



All'interno dell'hotel Beau Rivage è invece allestito un piccolo spazio espositivo con gli oggetti che Elisabetta aveva con sé durante i suoi ultimi giorni di vita.
Le stanze affittate dall'imperatrice invece fanno parte della cosiddetta Sissi-Suite.




Al Sisi-Museum di Vienna, presso il palazzo imperiale, è conservata la lima che fu trovata in possesso del Lucheni e con il quale uccise l'imperatrice. Oltre questo reperto si può vere una maschera mortuaria di Elisabetta, eseguita su modello dell'originale (andata perduta - foto di destra qui sotto tratta da un giornale dell'epoca) ma ingentilita nei tratti. 





Sia a Montreaux che a Ginevra sono state realizzate due statue dedicate all'imperatrice Elisabetta, la prima più classica e la seconda in stile moderno che probabilmente rappresenta la vera essenza, enigmatica e spigolosa, di Sissi: