martedì 24 marzo 2020

Il fratello di Francesco Giuseppe a Carezza

Una storiella curiosa mi salta fuori da un giornale altoatesino del 1911



L'arciduca Ludwig Viktor, il fratello omosessuale dell'imperatore Francesco Giuseppe, in vacanza a Merano, in compagnia del suo aiutante di campo, imboccò con la sua automobile la strada della val d'Ega che da Bolzano sale a Carezza, sebbene il transito fosse stato vietato - cosa che all'arciduca era stata fatta presente. Si telegrafò dunque al prossimo paese, probabilmente Ponte Nova (Birchabruck), affinché si bloccasse l'automobile. 



Così l'autovettura fu costretta a fermarsi perché due carri furono messi di traverso sulla strada. Un folto gruppo di contadini si posizionò di guardia con falci e forconi. L'aiutante dell'arciduca fece presente al rappresentante del Comune l'identità della personalità sull'automobile, ma il pubblico ribatté che "l'Altezza Imperiale deve rispettare le leggi come tutti gli altri". 
Si chiese l'intervento del capo distrettuale che tuttavia fu costretto a riconoscere che la competenza sulla viabilità era del Comune. L'aiutante riesce allora a telefonare a Bolzano alle autorità superiori, ottenendo la risposta che - per una volta tanto - "il Comune potrebbe soprassedere" e lasciar passare l'automobile con l'arciduca. A malavoglia il rappresentante del Comune si ritira, ma l'assembramento non si scioglie: i paesani non vogliono che la macchina passi. "La cosa si protrae per altri tre quarti d'ora, finché anche i più riottosi lasciano il campo, e l'arciduca può proseguire."



mercoledì 18 marzo 2020

L'imperatrice civettuola - Elisabetta e la liaison con uno sconosciuto

Poco noto è l'episodio di un lungo flirt che l'imperatrice intrattenne con uno sconosciuto, o per esser più precisi con un normale funzionario di Vienna. La storia viene narrata già dal biografo Corti nella sua biografia sull'imperatrice dei primi anni del Novecento, che ebbe modo di conoscere il protagonista e di leggerne le lettere.



È martedì grasso del 1874 quando Elisabetta decide di andare ad un ballo in maschera che si teneva al Musikverein la bellissima sala dove ogni anno si svolge il concerto di Capodanno, ovviamente in incognito. Solamente la sua dama di compagnia Ida Ferenczy, la parrucchiera Fanny Feifalik e la cameriera Gabrielle Schmidl, sono parte del segreto, giurando ovviamente di non raccontar nulla in giro. La sera, mentre all'Hofburg tutti stanno dormendo, Elisabetta indossa un costume da domino (uno dei travestimenti più classici del carnevale veneziano) in broccato giallo, mette una parrucca rosso-bionda sulla sua chioma e una maschera nera orlata di lungo merletto che le nasconde praticamente tutto viso. Ida Ferenczy si veste invece da domino di colore rosso che promette all'imperatrice di chiamarla solo Gabriella, col nome della cameriera, anch'essa alta e slanciata, cosicché qualsiasi sospetto possa per l'appunto cadere su di essa.
Si dirigono quindi al Musikverein ove si svolge l'elegante e tradizionale ballo del Mardi Gras, una delle feste più ricche, sfrenate e alla moda della città. Tutti ne parlano, l'imperatrice è curiosa. Ida e Gabrielle si siedono in galleria cosicché possano vedere bene il trambusto nella sala da ballo. Quando la Ferenczy notò che intorno alle 23:00 l'imperatrice era annoiata, suggerì di indicargli una persona da portargli al posto per poterci conversare. Elisabetta è presa dall'idea, guarda nella sala in cerca di un giovane di bell'aspetto che cammina su e giù da solo sul bordo della pista da ballo. Ne vede uno il cui volto le sembra nuovo; lo indica, Ida corre giù per le scale e, sotto la protezione della sua maschera, gli infila il braccio sotto quello di lui informandosi se conosca quello e quell'altro - all'uomo vien subito facile capire che la donna voglia sapere se è in rapporti con l'aristocrazia. Non conoscendo nessuno, Ida chiede al gentiluomo se gli piacerebbe intrattenere una sua amica seduta da sola nella galleria. L'uomo acconsente e il domino rosso lo conduce al domino giallo. Lo straniero si presenta, si chiama Friedrich Pacher von Theinburg ed è un funzionario ministeriale, praticamente uno completo sconosciuto a Vienna. La conversazione è imbarazzata, l'uomo vuol scoprire chi è la sua interlocutrice; l'imperatrice si diverte a civettare. Si alza, si avvicina al parapetto della galleria con la sua figura slanciata e chiede se conosce l'imperatore, cosa si dice del suo governo... Risponde in maniera cauta, ma assai verace. Poi d'un tratto la donna gli chiede se conosce l'imperatrice, se gli piace e cosa pensa di lei. "La conosco solo di vista quando va al Prater per cavalcare", spiega il giovane. "È una donna meravigliosa, bellissima. Ma i sudditi deplorano ch'ella si mostri così poco, e che è troppo impegnata con i suoi cavalli e con i suoi cani." Elisabetta si diverte a parlare, andando in giro con Fritz al quale per un tratto balenò nella mente che quella potesse esser davvero l'imperatrice. Poi Sissi gli chiese quanti anni le desse e lui azzeccò l'età esatta della sovrana. Lei rimane spiazzata, cerca di cambiar discorso. La conversazione langue. Ella d'un tratto si alza e dice al giovane di andarsene. Fritz, scherzosamente le dice che non è carino mandare a chiamare le persone, tempestarle di domande e poi liquidarle in quel modo. Elisabetta allora lo fa rimanere al palchetto, poi decide di scendere nella sala da ballo, al braccio dello sconosciuto. 
Egli non sa chi sia la sua compagnia, ma è sicuro si tratti di una gran dama: lo si capisce dal modo di muoversi, di camminare, di incedere fra le gente... E' chiaro che lei non è abituata a stare in mezzo alla calca, sussulta ogni volta, non si sente sicura e propriamente a suo agio. Egli lo percepisce. L'imperatrice vuole conoscere le origini della sua famiglia, la professione e molto altro, parlano del suo poeta preferito Heinrich Heine che anche quello di Pacher. Con ciò, conquistò completamente l'imperatrice. Fritz le chiese di rivelargli la propria identità, ma la donna si ritrae sempre di più. La prega di togliersi un guanto per mostrargli la sua mano, sia pure senza anelli. Ma l'imperatrice ricusa. "Mi conoscerai, ma non oggi" gli riferisce. "Ti andrebbe di venire con me a Monaco o a Stoccarda?" gli chiese. Lui rispose: "Ti seguirei in capo al mondo!"
Passano due ore e l'imperatrice deve tornare a Corte. Egli le lascia l'indirizzo e lei gli promette di scrivergli presto. Scendendo le scale del Musikverein seguiti da Ida, l'uomo fa per scostarle il pizzo della maschera per vedere un po' di più del volto dell'interlocutrice, ma gettando un grido, Ida si frappone fra i due. Fritz allora la accompagna alla carrozza promettendole di non ritornare nella sala, quasi come due fidanzatini. Elisabetta e Ida, salgono sulla carrozza, non senza istruire il cocchiere di portarle all'Hofburg attraverso strade secondarie, in modo che lo sconosciuto non possa seguirle. 

Il piccolo episodio sulla conoscenza al ballo al Musikverein e l'unico flirt dimostrabile dell'Imperatrice 
Fritz non ha pace. Vuol sapere chi sia quella donna. Gira al Prater senza sosta per scorgere l'imperatrice e avere un raffronto. un giorno si scorgono. Elisabetta trasale emozionata.
Una settimana dopo, Pacher riceve una lettera da Monaco: "Caro amico", scrive Gabrielle più che fiduciosamente, "Sono passata di qui da alcune ore e uso i brevi momenti del mio soggiorno per darvi il ​​promesso segno di vita... [...] Avete parlato con mille donne e fanciulle, vi è sembrato di trovarvi diletto, ma la tua mente non ha mai incontrato l'anima correlata. Finalmente avete trovato quello che stavate cercando da anni, per tornarlo forse a perdere di nuovo."
Fritz risponde immediatamente, chiede a Gabrielle con chi sta trascorrendo la giornata, se egli ha da esser geloso e via dicendo. Porta la lettera all'ufficio postale principale, in modo che possa essere depositata fermo posta come concordato. Dopo due giorni, chiede e scopre che la busta è stata ritirata. Mentre il giovane prende sul serio l'avventura per Elisabetta il tutto è un gioco, un civettare, un simpatico intermezzo nella sua triste vita. 

Nel marzo dello stesso anno manda una seconda lettera al suo ammiratore: "Caro amico, quanto mi fai compassione! Tanto tempo senza mie nuove, che deserto sarà la tua vita, come interminabili le ore! [...] Se pensavo a te? Quel che pensavo lo so io e tanto basta. Non sono in dovere di appagare la tua curiosità, signor presuntuoso, sicché su questo punto non ti dirò nulla. [...] Mi stai sognando o stai intonando canzoni nostalgiche nella notte tranquilla? Nell'interesse del tuo vicinato, auguro piuttosto la prima cosa... Cordiali saluti, Gabrielle ".
Elisabetta fa spedire la lettera alla sorella Maria che si reca alle cacce in Inghilterra, così da depistare le tracce. Il Pacher è travolto da emozioni indescrivibili. Chi sarà la dama? Alla lettera ne segue un'altra nell'aprile dello stesso anno narrando del suo odio per i cani, ovviamente per mettere il Pacher su falsa pista... Le mille domande che lui pone nella sua lettera, la richiesta di aver maggiori informazioni sulla donna della quale aveva probabilmente compreso l'identità, fanno stizzire l'imperatrice che per castigarlo cessa del tutto la sua corrispondenza. 

Undici anni dopo, Elisabetta si ricorda di questo intermezzo giocoso. Domanda dunque alla Ferenczy di rintracciare l'indirizzo dell'uomo. lo aveva intravisto talvolta al Prater, ne aveva trovato il nome sui giornali. Nel 1876 avevano provato invano a rintracciarlo soprattutto per riavere indietro le lettere.
Gli scrive nuovamente sotto il nome di Gabriella, pregandolo che le mandi il suo indirizzo esatto e la sua fotografia. La lettera è spedita suscita emozione stupore nel destinatario che nel frattempo si era sposato con una donna "che ti somiglia per statura e figura", "diventato calvo", e padre di una bambina. "Puoi se ti garba, dopo questi lunghi undici anni, deporre senza timore il tuo domino e chiarire la misteriosa avventura che m'interessò più d'ogni altra toccatami...", scrive nel giugno 1885. 
In ottobre, infine, egli riceve una lettera da parte del domino rosso (dunque da parte di Ida) nella quale gli chiede se egli si sia poi deciso a farsi fotografare nelle vesti di marito, con la sua "paterna calvizia". La lettera anodina, indispettisce (giustamente) il Pacher che crede d'esser nuovamente preso in giro dalla dama. Stizzito, in questo stato d'animo nel quale non si dovrebbe mai scriver lettere, invia questa risposta ad Elisabetta:

"Pregiatissimo domino giallo e rosso, mi duole assai che tu, dopo undici anni, trovi ancora necessario giocare con me a rimpiattino. Gettare la maschera, dopo tanto tempo, sarebbe un gustoso epilogo del martedì grasso 1874; una corrispondenza anonima, dopo tanto tempo, presenta scarso interesse. La tua prima lettera di Carnevale mi fece piacere; quest'ultima mi ha irritato. Non può gradire la diffidenza chi sa di non meritarla. Addio, senza rancore...!"
Al ricevere la lettera, l'imperatrice la ripone indispettita e la liaison del domino giallo finisce così. Elisabetta ne scriverà indispettita nella sua poesia La lettera del 1885:

Il terzo, beh, quello era una bestia!
Davvero un volgarissimo beast;
calvo per giunta, perfino brutto
decisamente da buttare! 


Memore di quei giorni, Elisabetta compose anche un'altra poesia intitolata "Long, long ago" che chiama "il canto del domino giallo" e che vuol far pervenire all'uomo, concepita in un momento di più malinconico ricordo della serata.

"Ricordi la notte nella sala luminosa?
Tanto, tanto, ma proprio tanto tempo è passato
da quando due anime s'incontrarono quella volta

[...]
Ricordi le parole, così fervide, intime
che scambiammo fra le melodie del ballo?

[...]
Non m'era concesso svelarti il volto.
[...]
Gli anni son passati, si son dileguati.
[...]
Tanto, tanto, ma proprio tanto tempo è passato
[...]
Se vivi ancora, un giorno fammi un cenno
che non oso quasi più sperare, aspettare,
perchè è tanto, tanto il tempo passato!
Però tu non farmi più aspettare, non più!
"

Pacher rispose a sua volta in versi, tuttavia l'imperatrice, che non aveva dimenticato neppure lo sgarbo di due anni prima, non mandò mai a ritirare la lettera che le era stata inviata fermo posta.