mercoledì 8 agosto 2018

Alberghi storici dell'Alto Adige - Val Venosta / Vinschgau


Appassionato di storia, usi, costumi e tradizioni dell'Alto Adige, amministratore della pagina Facebook L'Alto Adige nelle foto del passato - Südtirol in alten Lichtbildern, nonché in possesso di un'antica guida turistica Baedeker del 1891, ho pensato di scrivere qualche post dedicato agli antichi alberghi di quello che un tempo era il Tirolo Meridionale, nel quale andò sovente in vacanza la famiglia imperiale d'Austria. 
Sul finire dell'Ottocento, ancora non esistevano tutti i grandi alberghi ai quali siamo abituati nel nostro tempo, anzi il turismo stesso era certo più slow, se si considerano i lunghi tempi di percorrenza in carrozza, certo facilitati dall'ampliamento delle infrastrutture come ad esempio la Ferrovia del Brennero o la Ferrovia della Val Pusteria. Il turismo era più consapevole, a tratti anche più poetico e incantato: in quelle anguste valli che al tempo non recavano ai turisti i grandi comfort ai quali siamo abituati nel nostro secolo, la gente più facoltosa si recava in vacanza per ammirare una ruralità ed una natura che erano ancora incontaminate, pure e non toccate dal turismo di massa - per quanto località più à la mode come Merano erano già invase dai nobili e borghesi che volevamo seguire le tracce della famiglia imperiale, che proprio là aveva trovato il proprio rifugio alpino. 
In un'epoca come la nostra il turismo è diventato alla portata di tutti, incentivato da capillari pubblicità sui giornali e alla tv - ivi compresa la ben nota fiction "Un passo dal cielo" che tanto del bene (e male) ha fatto al bellissimo lago di Braies; tanti turisti invadono (talvolta anche irrispettosamente) luoghi che un tempo erano paradisi conosciuti da pochi, accalappiati da sempre più moderni e grandi alberghi che offrono comfort di ogni genere
In quest'epoca dove si buttano giù palazzi e casette antiche, per quanto di poco valore storico talvolta, e si costruiscono rifugi di montagna hi-tech solo per la vanagloria di un archi-star sudtirolese, penso sempre sia doveroso ricordare da dove si viene per comprendere dove si va, ma soprattutto se è giusto dove si sta andando... Perchè in fin dei conti, bisogna considerare che tutta questa modernità sta snaturando l'anima, le radici storiche di un intera regione (intesa come Tirolo storico) e l'architettura tradizionale delle abitazioni di montagna. Un stile - nel caso specifico quello Storicista, dell'Heimat-stil e dello Schweizer-stil - che era caratterizzante ed era traccia tangibile della Storia e dell'architettura di un Paese, definendo in tal modo l'identità di una specifica regione alpina.
Ormai è di moda distruggere abitazioni storiche e rifugi antichi (ivi comprese le stuben della prima metà del Novecento - un delitto!) per far spazio a obbrobri che con la montagna non c'entrano niente: uno degli ultimissimi esempi balzato nelle cronache di tutto l'Alto Adige è stata l'inaugurazione del nuovo rifugio Vittorio Veneto al Sasso Nero / Schwarzensteinhütte, modernissimo rifugio di montagna (che io trovo orribile, almeno esternamente) costruito in sostituzione dell'originario che, costruito in "stile tradizionale" poco più sotto, rischiava di scivolare giù a causa della diminuzione del ghiacciaio sottostante. 



Questo genere di nuove e modernissime strutture, saranno anche funzionali, saranno certamente eco-compatibili, realizzati con tutti i crismi e con tutte le regole della sicurezza, ma non penso che realizzare un rifugio con uno stile che almeno d'avvicini al tradizionale, sia davvero impossibile nel 2018! Ma largo alla "modernità" che oggigiorno piace tanto. Peccato che si van perdendo strutture dal valore storico-culturale. Ma poi, alla fine, si tratta sempre di gusto personale... e a me, personalmente, queste architetture moderne non piacciono affatto e le trovo terribilmente fuori luogo: il lato funzionale poteva essere rivestito da quello estetico con un rispetto alla cultura e alla tradizione locale. 
Ma andiamo avanti... 
In mezzo a tutto questo marasma di strutture mordenissime, quasi stride il premio - tutto altoatesino - dell' Albergo Storico dell'anno: dal 1997 il gruppo nazionale svizzero di ICOMOS, il Consiglio internazionale per la protezione dei monumenti e dei siti, conferisce questo premio con lo scopo di promuovere e far apprezzare a un più vasto pubblico gli edifici di una certa rilevanza storica e culturale che nel corso dei secoli hanno mantenute inalterate le caratteristiche storiche delle varie strutture ricettive. Il riconoscimento va a quelle strutture ricettive che meglio hanno saputo coniugare la conservazione della storicità dell’edifico e degli arredi con l’alta qualità dell’accoglienza e del confort offerto agli ospiti, ovvero a quegli alberghi che hanno saputo rinnovarsi senza tradire la loro “anima” originale.


Le guide turistiche Baedeker

Dopo il Grand Tour del XVIII secolo, nell'Ottocento andò aumentato il turismo scientifico e di piacere in ogni parte del mondo. In questo tempo una famiglia dell'aristocrazia e della borghesia, non poteva certo partire senza una guida turistica e le più note erano quelle tascabili con la copertina rossa pubblicate fin dalla prima metà del XIX secolo e giunte ai giorni nostri. Io posseggo un'edizione del 1891 dedicata alle Alpi dell'est. 

Il contenuto dei libri solitamente è diviso in più itinerari che si sviluppano lungo percorsi ferroviari e lungo le strade. Le Baedeker hanno determinato la forma, la struttura e i contenuti della successiva produzione fino ad oggi, comprendendo suggerimenti e indicazioni, itinerari raccomandati, liste di hotel e ristoranti valutati con un sistema di rating con stelline, integrando piccoli vocabolari e carte dettagliate.
L’irruzione delle guide turistiche con il loro stile asciutto, piatto e neutro avrebbe aperto la strada al turista di massa.

Curiosamente, all'interno della guida viene riportato il livello dell'albergo se "rustico" oppure "dignitoso e confortevole", mentre quelli di maggior rilievo erano menzionati con un asterisco.
La guida consiglia, in caso di lunghi soggiorni di più di una settimana, di pagare il conto ogni due o tre giorni, onde evitare eventuali malintesi. Una particolarità delle locande austriache del tempo, era che le Gastzimmer per le classi più umili erano al pian terreno, mentre la Salle à Manger per gli ospiti più distinti era al primo piano. Generalmente liquori e viands erano compresi nel prezzo e il costo nelle locande del sud della Germania o in Tirolo erano assai ragionevoli per i viandanti che andavano a piedi.


La Val Venosta - Vinschgau 

Cominciamo questo lungo excursus partendo da ovest, dalla Val Venosta senza toccare tutte le sue vallate laterali, anche perchè se no questo post diverrebbe troppo lungo!
Un tempo, l'Austria e l'Alto Adige del tempo erano un tutt'uno e si passava da una parte all'altra delle montagne, sempre nello stesso Impero Austriaco, attraverso il Passo Resia, il Passo del Brennero.
In seguito ai numerosi soggiorni della famiglia imperiale a Merano, la zona della Val Venosta iniziò ad aprirsi al turismo e tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, un numero sempre crescente di villeggianti, tra cui tante persone provenienti dai dintorni di Merano, sceglieva la Val Venosta come meta per le proprie vacanze, tanto in estate quanto in inverno. A facilitare gli arrivi in Alta Val Venosta fu nel 1906 l’inaugurazione della nuova linea ferroviaria Merano-Malles, la nota "Ferrovia della Val Venosta", per l'appunto, della quale certo parlerò in un post specifico.

Nella mia guida del Baedeker del 1891, nel capitolo dedicato al tour tra Landeck e Merano-Meran, si tocca tutta la Val Venosta, alla quale si accedeva tramite il già citato Passo Resia (Reschen-Scheideck).



Su una lunghezza di circa 80 km, la Val Venosta (Vinschgau o Vintschgau) si estende da Naturno presso Merano fino al Passo Resia, dai meleti fino ai ghiacciai. Da sempre crocevia di scambi commerciali grazie al Passo, è caratterizzata ancora oggi da numerose località che, fortunatamente, hanno conservato inalterato lo stile architettonico della loro costruzione - nella maggior parte dei casi, d'ascendenza medievale. 
La vallata durante il XV e XVI secolo fu svizzera, infatti, dal 1415 a circa il 1570, fece parte della Repubblica delle Tre Leghe, che divenne l'attuale cantone svizzero dei Grigioni nel 1803.
Fino al primo Ottocento specialmente nell'Alta Val Venosta la lingua della popolazione era ancora il romancio e gli scambi culturali più intensi avvenivano con le valli svizzere di Monastero (Münstertal, cui una porzione appartiene oggi alla Venosta) e dell'Engadina, dove si parlava la stessa lingua. 


Cosa curiosa, la maggior parte degli alberghi o degli affittacamere dell'epoca, esattamente come oggi, prendevano il nome di Post, rivelando così la loro origine quale stazione di posta per viandanti che in quelle locande (spesso modeste) potevano trovare riparo per la notte, un pasto caldo, nonché il necessario cambio di cavalli per le carrozze, come pure la possibilità di spedire lettere e cartoline ai propri famigliari. Generalmente, secondo la mia guida Baedeker, i "Post Inn sono generalmente buoni", comodi per usare le carrozze.

Il primo paese toccato è ovviamente Resia - Reschen nel quale il Baedekers menzione un certo Hotel Stern, "rustico" ma raccomandato, oggi non più esistente, presumibilmente affondato durante la costruzione del Lago di Resia nel 1950. Esiste comunque una bella cartolina del tempo che mostra la mirabile fattura della struttura ricettiva: 


Fra le varie strutture ricettive ivi presenti, non menzionata dal Beadeker, si ritrova l'Hotel Schwarzer Adler (http://www.adler-reschen.it/), ancora oggi funzionante, tutelato dalle Belle Arti della Provincia di Bolzano in quanto risalente almeno al XVII secolo, periodo del quale conserva alcuni elementi architettonici come nel caso della porta d'ingresso.




Curon - Graun

A Curon, "un povero villaggio all'ingresso della Vallelunga - Langtauferertal", il Baedeker cita  l'Hotel Traube (http://www.traube-post.it/). Anche questo albergo venne distrutto con la costruzione del Lago di Resia, ma la famiglia che lo gestisce da ben 5 generazione, lo ricostruì poco più sopra e ancora oggi si presenta realizzato secondo uno stile più tradizionale, per quanto una nuova ala assai moderna sia stata adeguata alle necessità del tempo. 


Un altro albergo, certamente affondato fra le onde del lago di Resia, è il citato Hotel Lamm o Doctorwirthshaus, raccomandato dalla guida, del quale non è stato possibile reperire notizie.
Segue il raccomandato Hotel Adler, divenuto presumibilmente l'attuale Hotel Goldner Adler (www.goldener-adler.it/)




San Valentino alla Muta - St. Valentin auf der Haid


S. Valentino alla Muta è, accanto a Curon e Resia, il terzo paese dell’altipiano del lago di Resia in Val Venosta. Si distende, insieme alla frazione Case dei pescatori, lungo le rive del lago naturale di S. Valentino, che – come il suo fratello grande, il lago di Resia – d’inverno diventa meta per pattinatori e d’estate un paradiso per gli sport acquatici e la pesca.
Il lago di S. Valentino un tempo si chiamava “Lago Certosa” perché era di proprietà del convento della Certosa in Val Senales. Da S. Valentino alla Muta scende verso sud la piana di Malles, che apre l’altipiano di Resia e lo immette in Val Venosta. Da qui si ha una vista impressionante sull’imponente massiccio dell’Ortles, con 3.905 metri la montagna più alta del Tirolo.
Qui, il Baedeker raccomanda l'Hotel Post (www.hotelpost-it.com/), tutt'ora esistente e tutelato dalle Belle Arti poiché presenta ancor'oggi elementi originari dell'epoca della sua costruzione: il nucleo d'epoca gotica, una stube con soffitto a travi e assi e trave portante smussata; mentre al secondo piano è presente una camera con con cornice della porta intagliata artisticamente.


Ricostruito nel 1925 dopo un incendio con molti erker e erker a torretta, presenta inalterati gli elementi di quest'epoca.





Fra gli alberghi storici, per quanto non inserito nel Baedekers, degno di nota è l'Hotel Villa Waldkönigin (www.waldkoenigin.com), un lussuoso albergo il cui nucleo principale (fortunatamente rimasto intatto) è costituito da una villa privata costruita nel 1907 dal commerciante Alois Jörger di Merano, realizzata in puro stile Liberty, sia all'interno che all'esterno. Oggi è divenuto un lussuoso albergo, al quale si è aggiunta un'ala modernissima con centro benessere.




Burgusio - Burgeis

Burgusio è una frazione del comune di Malles con 852 abitanti e si trova, adagiato al monte, al margine dell’ampia Muta di Malles in Alta Val Venosta. Per la prima volta la località viene documentata nel 1160. Il nome risale probabilmente a un antica fortificazione romana, eretta a difesa della Via Claudia Augusta. Nella storica frazione di Burgusio, oltre a Castel Principe, un complesso fortificato costruito dal vescovo di Coira Konrad, c'è da visitare anche l'abbazia benedettina di Monte Maria con la chiesa barocca, la cripta e preziosi affreschi del XII secolo.

In questo paese, caratterizzato da case antiche, la guida Baedeker ricorda che nel 1891 v'era solamente un albergo: il Kreuz, costruito nel 1871. Tutt'ora in funzione (www.weisseskreuz.it/), insieme alla tenuta "Zum Löwen", antica 800 anni, con annessa struttura moderna, è un complesso ricettivo lussuoso, moderno e confortevole. 
Vincitore del concorso "Albergo storico dell'anno" nel 2016.




Malles - Mals

Capoluogo dell'Alta Val Venosta si trova a circa 1.000 m di altitudine, in una posizione soleggiata ai piedi della Landa di Malles. Il centro storico di Malles è caratterizzato dalle case signorili medievali e dalle chiese romaniche, che risalgono all'epoca di Carlo Magno, quella di S. Benedetto, oppure al XI/XII secolo d.C., la chiesa di S. Vito. Dal 1642, grazie a Claudia de Medici, si svolgono grandi mercati, come il mercato di S. Giorgio e il mercato di S. Gallo.

Il Baedeker raccomanda il Post Adler (poi Goldner Adler), oggi sede dell'attuale Cassa di Risparmio di Malles:





Oltre questo, la Baedeker suggerisce anche l'Hotel Bär,  davanti al sopracitato Post o Adler, ancora oggi in funzione col nome di Hotel Gasthof Grauer Bär (www.grauer-baer.it/)




Sempre a Malles, il Baedeker consiglia l'Hotel Hirsch, ancor'oggi esistente col nome Kulturhotel B&B Zum Hirschen, la cui fattura esterna, per quanto rimodernata, tradisce un'antica tradizione (www.hotel-hirschen.it/):



Il "Monument Browser" invece cita l'Hotel Lamm, edificio del XVII secolo circa, posto sotto il vincolo delle Belle Arti.



Sempre dal "Monument Browser", proviene l'antico Hotel Edwleiss, oggi presumo abitazione privata, sotto la tutela delle Belle Arti, con torre del XIII sec. con conci angolari e fughe di malta dipinte, erker poco sporgente su mensole, corpo tardogotico aggiunto verso sud. Due stuben con rivestimento ligneo, una con travi modanate e intagli tardogotici. Porta a ogiva con cornice in pietra.

 




Glorenza - Glurns 

La città più piccola delle alpi meridionali, è un gioiello dell’architettura tardo-medievale.
La fondazione di Glorenza risale a 700 anni fa, ai tempi di Mainardo II di Tirolo. Nel corso dei secoli la cittadina ebbe un ruolo importante come fortezza e come mercato
Siccome Glorenza (907 m s.l.m.), che da secoli conserva il titolo di città, non è mai cresciuta oltre le mura medievali, il numero di abitanti è modesto: vi abitano solamente 880 persone. La conservazione delle vecchie case, delle mura e delle torri cittadine, nonché della piazza e della pavimentazione dei vicoli, fanno di Glorenza un piccolo gioiello dell’architettura medievale ed del secolo XVI in particolare.
Il Baedeker qui a Glorenza raccomanda l'Hotel Sonne, del quale non sono riuscito a recuperare le tracce. Oltre questo cita l'Hotel Krone, ancora oggi funzionante (www.krone-glurns.com) tutelato dalle Belle Arti.


Di fianco ad esso e tutelato dalle Belle Arti, sta l'albergo Gasthaus zum Grünen Baum (all'albero verde), ancor'oggi funzionante: www.gasthofgruenerbaum.it
In seguti a diversi anni d'abbandono, l'albergo è stato acquistato e rimodernato negli interni, mantenendo inalterate le caratteristiche originarie della sua costruzione: il nucleo dell’edificio risale addirittura al 1500, la stube ha 300 anni, mentre le stufe, i pavimenti e le boiseries sono della seconda metà del XIX secolo.


Non riportati nel Baedeker, ma citati fra i monumenti tutelati dalle Belle Arti, si ritrovano altri due alberghi/ristoranti di Glorenza: l'albergo ristorante Stambecco Steinbock, poco distante la piazza principale



Il ristorante albergo Weisses Kreuz
Ancor oggi funzionante, seppur nella sua versione post risanamento degli anni '60 che lo ha privato di alcuni elementi originari.


Hotel ristorante Post
Ancor oggi funzionante (www.hotelpostglorenza.com)
Secondo il "Monument Browser", il grande edificio risalente al XVI sec, al primo piano ha un corridoio con volta a botte, cucina con volta a crociera. Stanza con stucchi sul soffitto, stufa a maiolica in stile Impero. Cantina voltata a crociera. Magazzino con volta a nervature su lesene, finestre a sesto ribassato.





Tarces - Tartsch


Il paese di Tarces conta oggi circa 470 abitanti e si trova a 1.030 m s.l.m. ai piedi dell’omonimo colle attorno alla chiesa di Sant’Andrea.
Anche qui, secondo il Baedeker, il signor Hilpod metteva a disposizione delle stanze "delle quali si parla bene".


Sluderno - Schluderns


Sul versante occidentale del Monte Sole, dove la Valle di Mazia si inserisce tra le vette delle Alpi Venoste, si trova Sluderno in Val Venosta, su 921 m di altitudine. Sopra il paese si vede Castel Coira, abitazione dei conti di Trapp. Il centro storico del paese stesso è pure molto bello. La chiesa tardo-gotica di Santa Caterina e le mura ornate con affreschi di tante case hanno molto da raccontare sulla storia variegata dell’alta Val Venosta. I sentieri attorno al paese conducono attraverso frutteti e prati fino al biotopo di 100 ettari che offre un habitat a diverse specie in via d’estinzione. E se avete voglia di camminare un po’ più in alto potete ammirare una vista panoramica mozzafiato sulla Val Venosta. Sluderno, inoltre, anche grazie alla stazione della ferrovia della Val Venosta, è un ideale punto di partenza per escursioni nelle vicinanze - senza dimenticare l’accesso alla rete ciclabile venostana.

Il Baedeker riporta di un albergo chiamato Schweizerhof, del quale non risulta traccia.


Montechiaro - Lichtenberg

Montechiaro, frazione di 390 abitanti del comune di Prato allo Stelvio, sorge a 930 m s.l.m., a nord-ovest della località di Agumes, all’imbocco della Alptal che si inerpica sulle pendici del Monte Cavallaccio-Piz Chavalatsch.
Il piccolo borgo è dominato dalle rovine di Castel Montechiaro (Lichtenberg), fatto erigere nel XIII secolo sull’omonima altura dai conti di Tirolo, a difesa della bassa Val Venosta dalle mire dei Vescovi di Coira. Della lunga storia del castello restano - oltre alle imponenti mura - alcuni rari affreschi a carattere profano, trasferiti nel Ferdinandeum di Innsbruck per le cattive condizioni della struttura, oggi sottoposta a lavori di consolidamento. Dalle mura si gode di una sterminata vista sulla Val Venosta e sul quasi dirimpettaio Castel Coira a Sluderno.
Degne di nota, negli immediati dintorni, anche le piccole chiese di S.ta Cristina di Pinet e di S. Giuseppe al Montechiaro. Montechiaro si trova inoltre lungo percorso venostano del Cammino di San Giacomo, nel tratto che collega Glorenza ad Agumes e Prato allo Stelvio, ideale per rilassanti passeggiate.
Qui il Baedeker raccomanda una locanda, "fascinosamente situato", il cui nome non è menzionato ma che certamente potrebbe essere l'Albergo Cavallino Bianco - Weisses Rössl, antica struttura costruita nel 1480 circa, tutelata dalle Belle Arti.
Sito: http://www.weisses-roessl.bz.it/







Spondigna - Spondinig


Il piccolo paese di Spondigna si trova all’incrocio tra la statale della Val Venosta e l’inizio della Strada del Passo dello Stelvio. Qui, all’entrata nella regione dell’Ortles e del Parco Nazionale dello Stelvio, si trova anche l’antico Hotel Post Hirsch (Posta Cervo), la più importante stazione postale dell’Alta Val Venosta ai tempi della monarchia asburgica.

Il Baedeker riporta di un albergo a Neu-Spondinig chiamato Hirsch, certamente l'attuale Hotel Post Hirsch. Al posto dell'attuale edificio, costruito nel 1905, già prima sorgeva un albergo più antico, risalente alla metà del 19° secolo. Oggi mi pare sia chiuso. 



Degna di nota, la bellissima stazione ferroviaria di Spondinga, della Belle Epoque, recentemente ristrutturata e riaperta al pubblico.





Prato allo Stelvio - Prad am Stilfserjoch


Il comune di Prato allo Stelvio conta circa 3.700 abitanti, suddivisi tra le frazioni di Prato Capoluogo (che comprende la località Agumes) e Montechiaro. Benché il nome “Prato allo Stelvio” possa far supporre che la località si trovi nelle immediate vicinanze del Passo, essa sorge 20 km più a valle, ad un’altitudine di 915 metri, sul fondovalle della Val Venosta - ma larga parte del territorio comunale è compresa nel Parco Nazionale dello Stelvio. La località è da sempre considerata la porta d'ingresso al regno dei ghiacciai "perenni" dell'Ortles, del Cevedale e del Gran Zebrù, nonché l'inizio della strada che sale al Passo dello Stelvio. 

Nel paese, il Baedeker menziona due alberghi, il Post ed il Neue Post.
Nel primo caso non è stato possibile reperire informazioni, ma il web ci viene incontro presentando un certo "Bistro Alte Post" di Prad am Stilfserjoch, situato poco distante dal Neuen Post, la cui fattura riconduce senz'ombra di dubbio ad un fabbricato costruito prima del Novecento. 


Poco più avanti sta la "nuova Posta" che credo sia ancora funzionante, ma anche in questo caso mancano le informazioni necessarie per completare la scheda. Comunque eccolo qui, ancora con la sua veste antica: 


Curiosamente, tanto per rendere ancora più confusa la faccenda, poco prima "Bistro Alte Post" si trova l'Hotel Zentral (ancora oggi funzionante: www.zentral.it), che un tempo prendeva il nome di Gasthof zum Neuen Post, dal 1875 di proprietà della famiglia Karner. 



Ahimè, dell'albergo originale non rimane più niente, ampliato nel corso dei secoli, oggigiorno si presenta così:






Un vero peccato... 


Oris - Eyrs

Ritornando a valle, verso la piana della Val Venosta, il Baedeker ci conduce a Oris, una frazione di Lasa che si trova sulle sponde del rio Tanas, ai piedi del monte Sole. Per secoli questo fiume ha minacciato il paesino con rischio di frane e nel XIII secolo un enorme frana ha distrutto gran parte del paese alto, compresa la chiesa di San Bartolomeo.
Nell’arco della storia Oris ha avuto un periodo di particolare splendore economico dovuto alla diligenza postale, infatti il paese, trovandosi in un importante snodo stradale, era la stazione postale della Val Venosta. Nel 1950, con la fine della costruzione della circonvallazione l’attività economica si spostò da Oris sviluppandosi maggiormente lungo la nuova strada.

Il Baedeker ricorda che qui a Oris c'erano tre alberghi: il Lamm


Il Post, subito davanti al Lamm ma oggigiorno totalmente modificato, e il Krone.
Nelle immediate vicinanze sono segnalati i piccoli bagni termali di Bad Schgums



Tanas

Nel piccolo borgo di Tanas, al di sopra di Oris e Lasa, il "Monument Browser" cita un antico albergo chiamato Glöggl, un edificio del XVI/XVII sec. ripetutamente modificato, con corridoio con volta a botte, cucina con volta, stube con soffitto a travi e assi, fregio intagliato, porte dipinte. Scala esterna in muratura, porta a tutto sesto, conci angolari.




Lasa - Laas 


Il comune di Lasa si trova nel centro della Val Venosta, e si estende su un territorio che varia da 832 a 3.545 m.s.l.m. Con le sue frazioni Alliz, Oris, Tanas, Tarnell, Cengles, Pernez ed il paese principale di Lasa, il comune conta quasi 4.000 abitanti.
Lasa venne menzionato per la prima volta in documenti scritti risalenti al 1209 con il nome Laz. Già in epoca romana nella zona attorno a Lasa si estraeva il marmo, ma il periodo di fioritura iniziò solo nel XIX secolo. Con il marmo di Lasa si sono costruite opere molto celebri come ad esempio la Pallas Athene davanti al parlamento di Vienna ed il Grand Central Terminal a Manhatten (New York). Nel 1947 con il marmo di Lasa sono state scolpite oltre 86.000 croci per le tombe dei soldati statunitensi caduti nella seconda guerra mondiale.
Oltre al marmo, Lasa ha molto altro da offrire, dallo stupendo paesaggio naturale nel Parco Nazionale dello Stelvio alla cultura e alle prelibatezze gastronomiche come le famose albicocche della Val Venosta.

Nella guida rossa del Baedeker si fa menzione dell'albergo Sonne, l'attuale Gasthof zur Sonne (www.sonnelaas.com). 




Il "Monument Browser" menziona però anche il Gasthaus Krone, proprio dirimpetto al Sonne, ancora oggi in funzione come bar e ristorante: www.krone-laas.it



Silandro - Schlanders 


Il Baedeker conduce ora a Silandro - Schlanders, capoluogo della Val Venosta, che si trova a circa 700 m d'altezza ed è circondato da frutteti. Emblema di Silandro è l'aguzzo campanile della chiesa parrocchiale Santa Maria Assunta: con un´altezza di 97 metri è il campanile più alto di tutto il Tirolo. 
Qui la nostra guida turistica ci suggerisce di prendere alloggio al Post, sulla piazza principale del paese.


La struttura esterna è rimasta pressoché invariata ma non funge più da albergo, bensì da bar col nome "Alte Post".


Il Baedeker cita anche l'Hotel Weisses Kreuz, oggi chiuso, un alloggio "modesto". 



Il "Monument Browser" riporta anche l'Hotel Sonne, situato nella vicina località di Corces, del quale purtroppo non si hanno ulteriori notizie. Certamente locanda contadina. 




Laces - Latsch

Laces sorge all’imbocco della Val Martello, tra i comuni di Castelbello-Ciardes e quello di Silandro.
Il territorio comunale di Laces - in buona parte compreso nel perimetro del Parco Nazionale dello Stelvio e suddiviso tra le frazioni di Laces paese, Coldrano, Morter, San Martino in Monte e Tarres - si sviluppa su un’altitudine che va dai 620 m s.l.m. del fondovalle ai 3.257 della vetta della glaciale Orecchia di Lepre (Hasenöhrl), sullo spartiacque tra Venosta e Val d’Ultimo, con una grande varietà di climi e paesaggi.
La dolcezza dei frutteti del fondovalle, le rocce ed i ghiacci eterni dei monti, senza dimenticare i caratteristici borghi, le pregevoli chiese, castelli e rocche: tutto concorre rendere Laces una meta particolarmente attraente, tanto per gli amanti della natura e della montagna quanto per chi predilige gli stimoli culturali.
Il Baedeker raccomanda l'Hotel Hirsch, ma di questo, come di altri alberghi antichi di Laces (Weisses Rössl, Weissen Lamm...), non esiste menzione. Probabilmente distrutti.

Nella località di Tarres, dal "Monument Browser" giunge menzione d'un antico albergo del XVII secolo, chiamato Zum Riesen (www.zumriesen.it), tutelato dalle Belle Arti, caratterizzato da un erker del tempo, affrescato, con un sottostante dipinto raffigurante un gigante che lo sorregge.





Castelbello - Kastelbell


Nella vicina località di Castelbello, situata alle pendici del Sonnenberg (meno noto con gli oronimi italiani di Monte Sole o Monte Mezzodì), dominata dall'omonimo castello appartenuto ai Conti di Tirolo ed ai Conti Hendl, il Baedeker suggerisce la locanda Mondschein (www.landhaus-mondschein.com) ancor oggi esistente ma completamente modificata e rimodernata. 



Ciardes - Tschars


Ciardes (625 m s.l.m., 680 abitanti), seconda tra le frazioni del comune di Castelbello-Ciardes, fu comune autonomo fino al 1928, anno del definitivo accorpamento delle precedenti municipalità. Di origini forse ancora più antiche della sorella Castelbello, perlomeno per quanto riguarda l’apparizione del toponimo (”Sardes” fino al 1406), risalente al 1188, Ciardes sorge su un cono detritico alle pendici del Sonnenberg, il versante più soleggiato della bassa Val Venosta.
Qui, il Baedeker del 1891 suggerisce la locanda Bad Kochenmoos, noti fin dall'antichità come nota stazione termale di stampo contadino, grazie alle vicine sorgenti d'acqua sulfurea. 



Passata l'epoca d'oro del termalismo altoatesino, così come tante altri bagni termali, anche Bad Kochenmoos subì un rallentamento del flusso dei turisti e chiuse per diversi anni, fino a quando, nel 2017, la locanda non è stata riaperta con lo stesso nome, seppur con funzione differente di b&b (www.bad-kochenmoos.com), nella sua veste iper-moderna che personalmente mi fa rimpiangere l'originaria struttura. 





Naturno - Naturn


Naturno (526 m) dista 12 km da Merano. Per 315 giorni all'anno a Naturno splende il sole. In nessun altro luogo delle Alpi Orientali piove così poco, nemmeno due località più oltre. Ciò influisce sulla natura e sull'uomo. La natura cresce tutt'intorno: fichi e kiwi maturano nei giardini, le viti giacciono sul Monte Sole, nel Parco Naturale Gruppo di Tessa ad un'altitudine di 900 metri.
Nella frazione di Stava Staben, dominata da Castel Juvalil Baedeker consiglia la locanda Adler
Ancora in funzione col nome di Gasthof zum Adler (www.zumadler.eu/de), è tutelata dalle Belle Arti della Provincia di Bolzano in quanto l'intera struttura, erker e infissi compresi, risalgono al XVIII secolo.



Sempre a Naturno il Baedeker consiglia l'Hotel Post, proprio davanti all'antico Adler, andato distrutto completamente per la costruzione del condominio "Alte Post"  sul fianco orientale della Raiffeisenkasse. Qui sotto una cartolina di fine Ottocento che raffigura l'albergo e una fotografia degli anni '30 del Novecento, scattata in occasione di una festa del paese, nella quale si intravede il Post. In primo piano si intravede una porzione del sovracitato Gasthof zum Adler.



Il "Monument Browser" della Provincia di Bolzano, riporta nel frattempo anche altri due antichi alberghi di Naturno. L'albergo Cavallino Bianco / Weisses Rössl, ancora funzionante col nome di "Bistro Rössl", è caratterizzato da un erker tardogotico quadrangolare su mensole, un affresco di Simon Ybertrachter, del 1751 raffigurante Maria della Vittoria, un timpano intagliato con capriata a travi lignee incrociate (Bundwerk) datato 1728, una scala esterna e una porta a tutto sesto.


Poco lontano dai primi alberghi citati a Naturno, sta ancora oggi il Gasthof Goldene Rose, tutelato dalle Belle Arti, ancora oggi in funzione come ristorante (www.goldene-rose.info).



Tell - Töll

A ca. 10 minuti di macchina da Merano si trova il paesino di Tel, frazione del comune di Parcines. Situato a poco più di 500 m di altitudine Tel è un amato punto di partenza per escursioni a valle come anche in alta montagna. Grazie alla stazione ferroviaria “Tel Ponte” il paese è anche connesso al Treno della Val Venosta. Quindi le città di Merano e di Bolzano possono essere raggiunte in poco tempo.

Nella vicina località di Rablà, il "Monument Browser" riporta una locanda tutelata dalle Belle Arti: l'Hotel Hanswirt il cui nucleo principale, risale addirittura al XVI secolo. 
Ancora oggi in funzione: www.hanswirt.com


Ad ogni modo, il Baedeker, ci dice che sulla via per Parcines - Partschins, vi era una locanda, forse proprio la sopracitata. 
Poco più avanti, la guida ci ricorda la presenza di un piccolo stabilimento termale chiamato Egard: l'attuale museo e ristorante Bad Egart (www.onkeltaa.com) Nominato per la prima volta nel 1430, Bad Egart è considerato la fonte termale più antica del Tirolo. Sembra che già i romani utilizzassero l’acqua delle tre fonti come bevanda di cura e trattamento benefici. Con la costruzione della linea ferroviaria della Val Venosta, Bad Egart visse un periodo florido all’inizio del XX secolo. Nel 1956 venne chiuso e riaprì poi i battenti come albergo storico. Oggi la struttura ospita il museo reale e imperiale che custodisce numerosi reperti dell’epoca degli Asburgo, tra cui anche degli oggetti personali dell’imperatrice Sisi e dell’imperatore Francesco Giuseppe che leggenda vuole siano passati realmente presso questo stabilimento termale. Degni di nota sono l’adiacente museo a cielo aperto e la cappella, la torre e la gru dell’acqua che rappresentano le ultime testimonianze altoatesine della storia della locomotiva.
Presso il pittoresco ristorante del noto Onkel Taa, si possono assaporare gustose pietanze della tradizione tirolese, nonché le lumache dell'allevamento del proprietario, per le quali Bad Egart è assai noto nella zona.

Qui sotto Bad Egart nel 1890 e come appare oggi.




Prima di giungere a Merano, Baedeker ci ricorda del birrificio Forst (www.forst.it)che, con la sua alta torretta bianca e verde, è da sempre un punto di ristoro prediletto per i turisti che amano assaporare la famosa bevanda. 




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