martedì 9 aprile 2024

Ida Ferenczy, dama di compagnia dell'imperatrice Elisabetta


Nacque in una famiglia di nobili proprietari terrieri ungheresi a Kecskemét, quarta di sei figli nati da Gergely Ferenczy de Vecseszék e sua moglie Krisztina Szeless de Kisjácz. L'educazione che ricevette fu simile a quella della maggior parte delle donne nobili delle campagne ungheresi dell'epoca: imparò a leggere, scrivere, a parlare fluentemente il tedesco e approfondì lo studio da autodidatta. Il suo gusto letterario fu influenzato dalla scrittrice ungherese Ida Miticzky, che si era trasferita a Kecskemét nel 1862, che le insegnò il senso della letteratura e la preparò a diventare lettrice dell'imperatrice d'Austria.
Nel frattempo Sisi si era dimostrata sin da subito particolarmente appassionata circa la storia del popolo magiaro: durante il suo periodo di studi che l’avrebbe condotta a diventare sovrana d’Austria, la giovinetta aveva dovuto imparare tante cose nuove, compresa la storia delle terre che avrebbe governato. Ebbe dunque fra i suoi insegnanti pure il conte ungherese János Mailáth che il padre Massimiliano aveva assunto nell’autunno 1853. Mailáth si recava al palazzo di famiglia, l'Herzog-Max-Palais a Monaco di Baviera, tre volte alla settimana per tenere lezioni di storia: la duchessa Ludovica di Baviera, che assisteva alle lezioni anche con parte della sua Corte, rimase colpita dall'incredibile memoria di Mailáth che teneva le sue lezioni "senza l'ausilio di un libro", come scrive Christian Sepp nel suo libro dedicato alla mamma di Sisi. Si tenga presente che due anni più tardi il Mailáth si suicidò annegandosi nel lago di Starnberg insieme alla figlia: si dice che ciò avvenne per il mancato pagamento delle lezioni tenute alla futura imperatrice d’Austria, anche se Mailáth viveva già in condizioni di estrema indigenza.
Ad ogni modo, ritornando alla passione di Elisabetta per l’Ungheria, sappiamo che fra i suoi futuri insegnanti vi fu anche il giornalista e politico Maximilian Falk che non solo la supportò nel campo della lingua ungherese, ma la istruì pure nella storia, nella letteratura e nella cultura ungherese. Egli scriverà in seguito un memoriale sui suoi giorni presso l’imperatrice Elisabetta, pubblicato nel 1898 dopo la morte della sovrana. Da questa testimonianza sappiamo ulteriormente che fu per intercessione di Sisi che anche lo storico e vescovo Jácint Rónay poté ritornare in patria e in seguito venne eletto precettore del principe ereditario Rodolfo ma anche dell’ultima figlia della coppia imperiale, Maria Valeria. Stessa cosa avvenne per lo storico Mihály Horváth.
Dal 1863 Elisabetta iniziò a prendere assiduamente lezioni di ungherese per lo scandalo di tutta la Corte viennese che non vedeva di buon occhio il popolo magiaro dopo le rivolte del 1848. Per indignare ulteriormente l’aristocrazia viennese, Sisi iniziò dunque scegliersi le proprie dame di compagnia fra la nobiltà ungherese, così le venne presentato un elenco di donne idonee e, secondo Maximilian Falk, il nome di Ida Ferenczy era stato scritto in fondo alla pagina con una grafia diversa. Non è chiaro come e perché una donna della bassa nobiltà sia stata aggiunta alla lista, ma l'imperatrice la scelse come sua lettrice ufficiale. È lecito credere che dietro questa assunzione vi fossero il politico ungherese Ferenc Deák e il conte Andrássy.




Le due donne svilupparono subito una simpatia reciproca fin dal loro primo incontro: Sisi rimase colpita dal comportamento naturale, aperto e sincero della sua nuova dama di compagnia, mentre Ida trovò la sovrana molto affascinante, intelligente e bella. Ben presto divennero amiche e l'imperatrice, che spesso si sentiva sola a Corte, iniziò a confidarsi con lei usando l'ungherese quasi come una lingua segreta. Nei suoi riguardi Elisabetta utilizzava addirittura il tu, cosa che faceva solamente quando parlava con la sua famiglia.
Ida apparteneva a quel ristretto gruppo di dame alle quali era consentito l'accesso in ogni momento della giornata nell’appartamento privato di Elisabetta, tuttavia non le era permesso di accompagnarla nei suoi impegni ufficiali poiché la famiglia Ferenczy apparteneva alla bassa nobiltà. Ogni volta che però non stavano insieme, le due donne si scambiavano lunghe e calorose lettere.
Dopo il suo viaggio in Ungheria nel 1866, l'imperatrice iniziò una corrispondenza personale con i politici ungheresi che, in varia misura, si opponevano al governo e ai metodi di suo marito, Francesco Giuseppe, avvalendosi dell'aiuto e della mediazione di Ida. Dopo lunghe trattative l’intercessione di Elisabetta condusse i sovrani austriaci ad essere incoronati regina e re d’Ungheria.

Ida accompagnò Sisi nei suoi lunghi viaggi, insegnandole l'ungherese e leggendole ad alta voce in lingua.
Qui di fianco Ida in una fotografia scattata nel 1874 in occasione del primo viaggio in Inghilterra di Sisi. Dietro si riconosce il castello di Steephill sull'isola di Wight presso il quale l'imperatrice alloggiò con la Corte.


Qui sotto invece una simpatica fotografia di Ida Ferenczy, la dama sullo sfondo, e Maria Festetics in primo piano, in sella a due asinelli sulle tradizionali selle da amazzone per donne.
La fotografia è proprietà del Museo del Castello Reale di Gödöllő, dono di dono di Maria Tolnay Kiss.
Grazie al diario Maria Festetics sappiamo che questa foto venne scattata nel 1873 a Gödöllő durante la stagione di caccia autunnale. Le due donne divennero molto amiche e il loro carattere brioso e solare rallegrava le giornate dell'imperatrice Elisabetta: La Festetics era molto schietta e sarcastica, mentre Ida, così come scritto da Marius Karafiath nella sua biografia su Ida del 1935, aveva molto umorismo ed era assai gaia e allegra.



Dopo aver dimostrato di essere un'amica assolutamente leale e discreta, le furono affidati diversi incarichi e talvolta anche compiti piuttosto delicati, come organizzare un incontro anonimo tra l'imperatrice e Friedrich List Pacher von Theinburg ad un ballo in maschera, o facendo entrare l'attrice Katharina Schratt, amica intima dell'imperatore del monarca, attraverso le sue stanze nel palazzo imperiale di Vienna. I sobillatori della Corte tentarono in ogni modo di corrompere Ida per la quale non fu di certo facile vivere in quell’ambiente.
Nel 1890, su richiesta dell'imperatrice, Ida venne ammessa all'Ordine della Croce Stellata, un ordine molto rispettato fra le nobili dame cattoliche, venendo così elevata a un rango simile a quello delle più nobili dame aristocratiche dell'Impero.

 Una foto poco nota di Ida , a destra col vestito bianco, dama di compagnia, lettrice e intima amica dell'imperatrice.
A sinistra Maria Festetics, altra dama di compagnia di Elisabetta, e al centro un uomo sconosciuto forse al seguito della sovrana.


Quando l'imperatrice Elisabetta fu assassinata a Ginevra il 10 settembre 1898, Ida fu duramente colpita dalla tragedia avendo trascorso quasi quarant'anni al suo servizio senza mai sposarsi. Insieme alla figlia minore di Sisi si prese cura del suo patrimonio e portò con sé gran parte degli scritti dell'imperatrice quando lasciò la Corte.

Ida Ferenczy in un ritratto ufficiale del 1896 circa.





Si stabilì a Vienna, prima nella Reisnerstraße, non molto distante dal palazzo imperiale, poi in un appartamento nel quartiere di Schönbrunn. Il suo salotto fu luogo d'incontro di molte personalità della vita pubblica austriaca e ungherese che qui ricordavano e commemoravano, fra tanti cimeli, la compianta imperatrice.


Una foto meno nota del seguito dell'imperatrice Elisabetta nell'appartamento di Ida Ferenczy all'Hofburg. Da sinistra a destra: il barone Nopcsa, la contessa Festetics, il vescovo Mayer, Ida Ferenczy e il barone Widerhofer.
L'immagine sembra quasi una fotomontaggio di illustrazioni e quadretti messi per l'occasione; tuttavia va notato che l'appartamento dovrebbe essere lo stesso della foto che immortala la Ferenczy seduta in un salotto insieme ad una dama più anziana seduta allo scrittoio che da anni viene fatta passare per l'imperatrice Elisabetta.


 
Ida fondò a Budapest il Museo commemorativo della Regina Elisabetta, inaugurato nel 1908.
Visse altri trent'anni dopo la morte dell'imperatrice e dovette vedere la morte del fedelissimo gran maggiordomo di Sisi, il conte Franz Nopcsa, nel 1904, della contessa Marie Festetics nel 1923 e dell'arciduchessa Maria Valeria nel 1924, nonché la disgregazione dell'impero austro-ungarico durante la Prima guerra mondiale e l’esilio degli Asburgo.

Ida morì all'età di 89 anni il 28 giugno 1928 a Vienna e fu sepolta nel suo luogo di nascita, Kecskemét, nella cripta di famiglia dei Ferenczy.

domenica 12 dicembre 2021

L'imperatrice Sissi nuda


Il 22 dicembre 1872 l'imperatore Francesco Giuseppe si trovava al suo tavolo di lavoro intento a sistemare le sue carte e a leggere la posta. Fra le numerose lettere che giungevano a Sua Maestà, quel giorno ce n'era una particolarissima: conteneva infatti una fotografia di sua moglie Elisabetta completamente nuda. Accanto alla foto c'era una lettera con la quale uno sconosciuto cercava semplicemente di estorcere il monarca. Sulla busta era scritto "A Sua Maestà l'Imperatore d'Austria, Vienna" e allegata la seguente lettera: "Sire! Ho l'onore di inviarvi una fotografia di vostra moglie che appartiene ad una collezione che verrà distribuita ovunque! Credo che sarebbe spiacevole per Vostra Maestà se questi ritratti dovessero essere venduti, e ho ottenuto l'assicurazione dal fotografo che avrebbe distrutto i negativi e bruciato le fotografie se entro 14 giorni, cioè entro il 6 gennaio, sarebbero stati fatti pervenire 3000 franchi nelle mani del Sig. Cattelli, fermoposta Amsterdam. In caso contrario, e se si tentasse di scoprire l'identità del fotografo, alcune immagini entrerebbero subito in circolazione, anche per le strade di Vienna
I 3000 franchi francesi richiesti nel 1872 avevano l'equivalente di 1.200 fiorini austriaci, che a sua volta, secondo Stailtisk Austria, ammontano a circa 14.000 euro.
La foto allegata alla lettera mostrava una donna nuda che suonava una lira. I tratti del viso erano chiaramente riconoscibili come quelli dell'imperatrice, ma il corpo formoso non poteva in alcun modo corrispondere alla figura di Sissi e questo l'imperatore lo sapeva bene. Certo, rimase senza dubbio scioccato, perché prima d’allora non c'era mai stato un tentativo di ricatto di quel tipo.


Così la Cancelleria di Corte venne incaricata di risolvere la questione ed inviò la foto e la lettera minatoria alla direzione della Polizia imperial-regia di Vienna, affidando all'ispettore capo Albert Stehling "il discreto chiarimento del caso".
Poiché la lettera era stata spedita ad Amsterdam il 19 dicembre 1872, l'ispettore capo Stehling si recò immediatamente in Olanda; con l'aiuto dei suoi colleghi olandesi, scoprì che la foto originale della signora che suonava la lira proveniva "da una scatola di donne nude" dello studio fotografico van Rooswinkel & Co.
Il commerciante di giocattoli olandese, molto indebitato, Josef J. Kievits, poté essere identificato come acquirente delle immagini e successivo ricattatore. Un confronto tra la lettera intimidatoria inviata all'imperatore con una fattura, che il signor Kievits aveva emesso di suo pugno per la sua azienda, risultò chiara prova del suo ruolo da protagonista nell’estorsione.
L'ispettore capo Stehling fu dunque in grado di telegrafare a Vienna al direttore della polizia, Anton von Le Monnier,  il 7 gennaio 1873 facendo sapere di aver risolto il caso; riuscì persino a rivelare l'identità della donna nuda sul cui corpo era stata posta la testa dell'imperatrice. Come riferì Stehling al direttore della polizia viennese il 7 gennaio, la testa dell'imperatrice era stata messa su una foto della signora van der Ley, prostituta di Amsterdam.


Qualche anno fa l'Haus-, Hof- und Staatsarchiv  sulla Minoritenplatz di Vienna hanno fatto conoscere al mondo un atto con il numero "32/1872", scoperto per caso all'inizio degli anni '90 dall'allora direttore dell'Archivio di Stato che lo richiuse in una cassetta di sicurezza ed etichettato come "Non adatto alla pubblicazione". Solo quand'egli si ritirò, il suo successore consegnò i verbali di questo strano caso, composto da due fotografie, una nota di riscatto e il rapporto della polizia che sono tutt'ora conservate presso l'Archivio di Stato fra gli atti della polizia viennese. 

E il ricattatore riuscì a farla franca. Un processo giudiziario venne cancellato.





domenica 13 giugno 2021

Incidente a cavallo di Sissi

Mi sono reso conto che, parlando del casino di caccia della famiglia imperiale, non ho mai scritto dell’incidente a cavallo occorso ad Elisabetta che capitò proprio nelle vicinanze di Mürzsteg. Ebbene, è arrivato il momento...

Non lontano dal villaggio - per dirla più precisamente, tra Mürzsteg e Frein - un ruscello sgorga da una grotta carsica e cade come una cascata alta circa 50 m e confluisce nel Mürz che scorre sotto tramite altre successive cascatelle. Oggi è designata come monumento naturale austriaco.
Il sito prende il nome di Totes Weib (letteralmente “fanciulla morta”) ma non si sa esattamente da dove derivi. Varie leggende parlano di una donna che cadde dalla parete rocciosa e morì nella gola sottostante. È più probabile che il nome, come per le montagne austriache cosiddette Totes Gebirge (“Monti Morti” per tradurla alla meglio), risalga alla divinità celtica Toutatis Teutates, dea della fertilità e della ricchezza. Qualsiasi tipo di fonte era sacra ai Celti come porta per l’aldilà.


La strada originaria tra Mürzsteg e Frein conduceva lungo la sponda sinistra del Mürz e superava il deflusso della cascata con un ponticello le cui teste di ponte sono ancora oggi visibili. L’intera gola era accessibile mediante delle passerelle in legno malmesse che in ogni caso davano al luogo un aspetto davvero pittoresco, meta di molti viaggiatori del XIX secolo.


Sappiamo quanto Elisabetta fosse spericolata, instancabile amazzone, avventurosa e indomita. Non si tirava mai indietro neppure quando c’era pericolo, ma quand’ella ebbe questo incidente non fu di certo per sua imprudenza. Sissi stava attraversando un ponte di legno a picco sulla gola, quando il cavallo scivolò in un’asse rotto, rischiando di farla cadere nel vuoto. Ne abbiamo addirittura menzione nel diario di Maria Valeria che scriverà quanto segue: “26 agosto, Mürzsteg. Mamma ci ha raccontato la seguente AVVENTURA: andava a cavallo verso il “Totes Weibl”. Però i piccoli ponti senza parapetto le sembravano tanto sinistri che tornò indietro. Allorchè tornando addietro giunse ad uno di questi ponti, il suo pony Paddy mise lo zoccolo in un buco nel ponte – lei si sentì sprofondare e il cavallo stava già per cadere nell’abisso, quando la vide un operaio e la tiro giù da cavallo…


Proprio a causa di questo incidente, iniziò la costruzione d’una strada che fosse degna d’esser chiamata tale sulla riva destra del fiume Mürz, che fu aperta già nel 1884 – in seguito divenne Lahnsattel Strasse nome che porta ancora oggi. Il tunnel stradale "Totes Weib", costruito nel 1996 per rendere il luogo facilmente percorribile anche ai camion, prende il nome dal luogo della vicenda soprascritta e aggira l'area stretta e umida della cascata. La vecchia strada può ancora essere utilizzata come camminamento pedonale e pista ciclabile ed è presente un parcheggio all'imbocco sud della galleria, dal quale si può facilmente raggiungere il punto di fronte alla cascata.
Molti abitanti di Mürzsteg ricordano che qui v’era un capitello in ricordo dell’incidente occorso all’imperatrice, che comunque ebbe eco anche in tutti i giornali dell’epoca (non a caso qui potete vedere un’illustrazione da un quotidiani del tempo). Questo pannello è mostrato nella "Cronaca di Mürzsteg". La cronaca riporta anche che quando fu costruita la nuova strada, questo monumento fu trasferito nel vicino Museo della caccia di Neuberg. Ma il museo venne poi chiuso con la vendita dell'edificio dell'ex monastero e si perse traccia di questo oggetto. Fu in realtà conservato nella casa del guardaboschi a Scheiterboden.
E’ composto da due pannelli: la raffigurazione di San Giorgio e una lapide corrispondente. 



La particolarità dell’oggetto è che la lapide corrispondente alla raffigurazione di San Giorgio fu composta a mo’ di poesia dalla figlia di Sissi, Maria Valeria:
Heiliger Georg Reitersmann
Der vor Gefahr uns schützen kann
Der meine Mutter oft beschützt
Wo keines Menschen Hilfe nützt
Ich bitte Dich mit Zuversicht
Verweigere mir die Bitte nicht
Beschütze stets das theure Leben
Das mir das Licht der Welt gegeben.
Maria Valerie. Zur Erinnerung an den 26. August 1883

San Giorgio cavaliere
che può proteggerci dal pericolo
che spesso difende mia madre
Dove nessun aiuto è di alcuna utilità,
ti chiedo con fiducia
Non rifiutarmi la richiesta
Proteggi sempre la vita preziosa
che mi ha dato la luce del mondo.
Maria Valeria. In ricordo del 26 agosto 1883


Il casino di caccia della famiglia imperiale a Mürzsteg

L'imperatore Francesco Giuseppe partecipò probabilmente per la prima volta a una caccia al gallo cedrone tra Neuberg e Mürzsteg (in Stiria) nel 1852 e apprezzò molto la posizione d’alta montagna della zona, considerata durante la Monarchia una delle località di caccia più belle dell’Impero e parte dei terreni imperial-regi votati da sempre all’arte venatoria. Vi ritornò con Sissi già nel 1854 e in seguito ella stessa vi alloggiò diverse altre volte.

Per i pernottamenti ai quali, come al solito, l'imperatore non attribuiva grande importanza al comfort, lui e il suo seguito disponevano di alcune stanze di rappresentanza nell'ala sud-est del monastero cistercense di Neuberg. Se era necessario un pernottamento a Mürzsteg, Francesco Giuseppe trascorreva la notte nell'ufficio forestale locale mentre i suoi ospiti trovavano posto nella locanda del luogo. Questa situazione era ovviamente insoddisfacente a lungo termine, tanto che l'imperatore decise nel 1869 di far costruire un proprio villino per le cacce
Il 22 maggio 1869 Francesco Giuseppe scrisse: "Ho ordinato la costruzione di un casino di caccia […] per un costo stimato di 30.000 fiorini." Tuttavia, anche al tempo dell'imperatore, il rispetto dei costi di costruzione era evidentemente un problema, poiché i costi totali del nuovo edificio superavano significativamente il budget e alla fine ammontavano a più di 46.000 fiorini – tuttavia, va detto, i fondi destinati alla costruzione del villino non erano delle casse dell’Impero, ma fondi personali e privati di Sua Maestà l’imperatore.
progetti per la residenza di caccia vennero da August Schwendenwein von Lanauberg e dal suo socio, l'architetto di Corte Johann Roman von Ringe: si compose un edificio a due piani, fortemente strutturato nel cosiddetto Heimatstil e nel cosiddetto "stile svizzero", molto più modesto dell'edificio attuale; le pareti esterne erano intonacate e gli angoli dell'edificio erano enfatizzati da blocchi di pietra angolare, graticci in legno ai piani superiori. Sulla facciata principale c'era una veranda in legno al piano terra, mentre i lati dell’edificio erano delimitati da due sporgenze angolari. Quello a ovest mostrava un bovindo piatto al piano superiore. In origine era presente anche una rientranza con veranda sul lato nord.


Il casino di caccia Mürzsteg era un fattore economico da non sottovalutare in questa zona, a quel tempo ancora dominata dall'agricoltura. Gli artigiani coinvolti nella costruzione provenivano dalla Valle di Mürz, a meno che non fossero necessari specialisti di Vienna.
Il casino di caccia trovò posto sulla riva sinistra del Mürz, all'estremità settentrionale della cittadina di Mürzsteg. Ancora oggi è circondato da un grande parco, nel quale sono presenti molti alberi che furono piantati durante il periodo della Monarchia asburgica.



Grazie alla costruzione della Ferrovia Meridionale da Vienna a Trieste, il casino di caccia era assai comodo da raggiungere e la connessione “rapida” (per l'epoca) era estremamente favorevole per un imperatore che amava la caccia ma spesso aveva poco tempo per essa. Il treno raggiungeva la stazione di Neuberg e i restanti 13 chilometri fino al casino di caccia venivano coperti in carrozza. Qui ovviamente l’imperatore si dedicava alle cacce ma, nonostante la sua passione, si dedicava ai suoi doveri di sovrano: egli aveva infatti dei corrieri che portavano di notte da Vienna i documenti più importanti in modo che potesse leggerli nelle prime ore del mattino e, se possibile, occuparsene prima di rispedirli nella capitale col primo treno.
Il casino di caccia era comunque stato costruito non per gli eventi di rappresentanza, ma come svago per il sovrano e la famiglia imperiale tutta che vi invitata sovente numerose altre notabili personalità dell’Impero, parenti, principi, arciduchi ecc… Il tutto in un ambiente rilassato e modesto. I membri dell'aristocrazia europea partecipavano volentieri alle cacce di Corte, che si svolgevano in primavera e in autunno.
Durante la stagione venatoria una buona parte della popolazione maschile più giovane del luogo era impiegata come guida o altro personale di caccia. Anche il personale femminile addetto alle cucine, o di servizio, veniva reclutato localmente. Gran parte del cibo necessario per sfamare i notabili ospiti del villino, proveniva da fornai e macellai locali o veniva acquistato sempre in zona.
In realtà, naturalmente, si sapeva già in fase di progettazione che l'edificio era troppo piccolo per una foresteria imperiale, ma l'imperatore era considerato straordinariamente parsimonioso. Al piano terra erano previsti solo cinque sale. La più grande era sul lato sud e serviva da sala da pranzo. Al piano di sopra c'erano altre sei stanze per gli ospiti.
Nel 1879 l'ala nord-ovest fu ampliata per la prima volta al fine di aumentare significativamente il numero di stanze. Questa volta i progetti vennero dall'architetto di Corte viennese Ferdinand Kirschner che, creando una continuità col precedente edificio svizzero, aggiunse altre otto camere per gli ospiti e altre due stanze per la servitù. 

Oltre al principe ereditario Rodolfo, qui al piano superiore visse saltuariamente anche l’imperatrice Elisabetta che amava fare escursioni in zona, come la ben nota alle cascate “Tote Weib” a cavallo, quando ella rischiò di rimanerci secca allorquando cedettero le lastre di legno dei ponti sul getto d’acqua.
Nel 1883 fu istituito un sentiero per l'equitazione per l' imperatrice Elisabetta tra Kuhhörndl e Hocheck giacché qui ella non prendeva parte ad alcuna attività di caccia. Tre anni dopo, nel 1886, venne invece completato il parco intorno al casino di caccia e furono costruiti i tubi per l'acqua corrente.
Il casino divenne un luogo molto amato dalla famiglia imperiale che lo riempì con doni e regali ricevuti da ciascun membro per le più svariate occasioni: compleanni, feste di Natale, anniversari di matrimonio… Quadretti che l’imperatrice e l’imperatore appendevano alle pareti, pentolame, tappeti e via discorrendo. Molte di queste cose si conservano ancora all'interno del villino, altre vendute all'asta nel corso degli ultimi anni da Dorotheum e da Hermann Historica.
Nel 1903 il casino fu ampliato nuovamente sino a raggiungere l’aspetto attuale. A quel tempo stava diventando un po' vecchio e necessitava di ristrutturazione. In particolare, fu necessario sostituire i componenti in legno come soffitti e pavimenti. Al fine di fornire una migliore resistenza al clima occasionalmente ostile e umido, la facciata al piano superiore fu rivestita con scandole di legno, mentre il piano terra venne nuovamente intonacato e riverniciato. Tuttavia, ci furono dei ritardi poiché le scandole di legno necessarie non erano disponibili con breve preavviso. L'assessore all'edilizia Franz Ritter von Neumann, incaricato della ristrutturazione, modificò il tetto caratterizzandolo con avveniristici spioventi, messi in risalto da tre torri – quella centrale più possente.
I lavori furono eseguiti dal costruttore Alois Seebacher e dal falegname Franz Schreiner.

L'esterno del casino di caccia è rimasto sostanzialmente invariato da allora. L'arredamento delle stanze era funzionale fin dall'inizio, ma artisticamente insignificante e non così splendido come si potrebbe credere. La praticità era tutto e il collegamento con la caccia assai ridondante: secondo il gusto del tempo - in particolare per le case destinate ad un uso venatorio, ogni mobile era costruito con corna di cervo (conservati al museo d'arte applicata di Vienna), intagli d’ogni sorta, le pareti interne del vestibolo e di altre stanze erano densamente tappezzate di trofei di caccia. L'unica cosa degna di nota era l'uso frequente del legno di ginepro, che altrimenti non era molto popolare nella costruzione di mobili.





La sala giochi (o sala da pranzo) al piano terra era utilizzata per eventi di rappresentanza ed è ora dominata da un grande tavolo da biliardo acquistato dall’imperatore solo nel 1895. Sotto il soffitto in legno della sala da pranzo c'era un grande tavolo ovale per un massimo di 20 persone. Al centro di uno stretto angolo c'è un maestoso camino bianco. A destra e a sinistra di questo c'erano raffigurazioni di un cervo e un camoscio di Franz Xaver von Pausinger. Successivamente furono spostati sulla parete nord, dove sostituirono le numerose incisioni su rame di piccolo formato di Johann Elias Ridinger.
La stanza a sinistra dell'ingresso era occupata dall’amministratore del castello, ma veniva messa a disposizione del gestore di caccia durante la stagione venatoria. Le restanti stanze al primo piano erano stanze degli ospiti e alloggi della servitù. Non c'era la cucina a causa del rischio di incendio e del possibile fastidioso odore che avrebbe invaso tutta la struttura; era invece allestita in un edificio nel parco.
Nella tromba delle scale erano appesi alcuni rilievi lignei intagliati accanto a quadri con motivi di caccia.
L'appartamento dell'imperatore era al piano superiore, così come quello dei suoi ospiti abituali. La stanza più grande, collegata a quella di Sua Maestà, era usata occasionalmente come sala di ricevimento
Anche i pochi mobili rinvenuti qui erano in legno di ginepro.
La camera da letto era arredata in modo particolarmente semplice: consisteva in un letto in ferro, un mobiletto, uno sgabello e un tavolo. Le decorazioni parietali comprendevano un crocifisso e diverse incisioni su rame.
Nelle stanze adiacenti abitavano il principe Leopoldo di Baviera e il principe ereditario Rodolfo, arredati n modo similare.
Non si sa dove alloggiassero le guardie ed è molto probabile che non ce ne fosse nessuna, o che il posto di gendarmeria Mürzsteg fosse responsabile della sicurezza della famiglia imperiale.
Fu solo dopo l'ultimo ampliamento che il casino divenne un centro politico. Lo zar Nicola II fu ospite dell'imperatore nel casino nel 1903. I due leader firmarono il Protocollo Mürzsteger il 3 ottobre 1903, relativo al futuro dei Balcani. Qui sotto due foto dell'evento:



Anche l'imperatore tedesco Guglielmo II, il re Edoardo VII, il genero principe Leopoldo di Baviera e suo padre il principe reggente Luitpold di Baviera, si annoverano fra gli ospiti regolari del casino.
L'ultima volta che l'imperatore Francesco Giuseppe partecipò a una battuta di caccia nel distretto di Mürzsteg fu nel 1905. Naturalmente, possedeva un certo numero di altri casini di caccia in tutte le parti della monarchia. Mürzsteg, come la Kaiservilla a Bad Ischl, aveva però qualcosa di speciale per il suo carattere intimo e privato. Per renderlo felice fu ricreato in scala 1 a 1 per l'Esposizione internazionale di caccia del 1910 al Prater di Vienna.
Nell'ottobre 1918, pochi giorni prima della caduta della monarchia, l’ultimo imperatore d’Austria, Carlo, trascorse qui alcuni giorni di relax e di caccia.
La residenza, che era proprietà privata degli Asburgo, venne sequestrata dopo la caduta della monarchia a seguito della Prima guerra mondiale e fu occupata dalla Repubblica austriaca. Nelle sale ufficiali venne allestito un piccolo museo, con alcuni ricordi dell'Imperatore e della famiglia imperiale. Le altre stanze furono affittate agli ospiti estivi. Le cacce di Corte erano ovviamente finite per sempre.
Dopo la prima guerra mondiale, la proprietà imperiale divenne a tutti gli effetti di proprietà dello Stato e il nuovo proprietario del casino di caccia, allora disabitato, divenne nel dicembre 1919 la Fondazione per le Vittime di Guerra, che vi voleva costruire prima un sanatorio, poi una colonia di villeggiatura per orfani e, non ultima, una scuola elementare. Poiché nessuno di questi ambiziosi progetti si realizzò, si deciso di aprire il castello alla gente e stimolare così il turismo nell'alta valle del Mürz.
Per alleviare la penuria alimentare subito dopo la Prima, ma anche dopo la Seconda Guerra Mondiale, il parco fu messo a disposizione della popolazione locale per la coltivazione di ortaggi.
Lo stato corporativo amico degli Asburgo permise ai membri della famiglia imperiale di recuperare i beni che furono nazionalizzati nel 1918/19. Mürzsteg venne restituito nel gennaio 1938 a Otto d'Asburgo. Tuttavia, non poté goderselo a lungo perché nel marzo dello stesso anno l'Austria fu costretta ad aderire al Reich tedesco e i nazionalsocialisti accusarono Otto di alto tradimento e confiscarono nuovamente la sua proprietà.
Il casino di caccia Mürzsteg, nel quale nel frattempo era stato istituito un ufficio anagrafe, fu consegnato all’Ufficio Forestale del Reich.
Verso la fine della guerra, Ferenc Szálasi, il capo del Partito delle Croci Frecciate ungheresi (di stampo filo-nazista), nascose dei tesori nella residenza per proteggerli dall'avanzata dell'Armata Rossa. Il tesoro includeva la Sacra Corona d'Ungheria, oltre a indumenti reali, scettri, un globo e una spada di Stefano I d’Ungheria. Lo stesso Szálasi fuggì poi più a ovest con queste preziosità che furono in seguito messi in un barile e affondati nel lago Mattsee – furono recuperati dagli americani e consegnati al governo ungherese solo molti anni dopo.
Mürzsteg fu occupata dalle truppe russe da maggio a fine luglio 1945. Ma questi dovettero ritirarsi di nuovo perché la Stiria fu dichiarata zona di occupazione britannica.
Il castello sopravvisse indenne alla guerra mondiale e non fu saccheggiato dai soldati russi giacché l’amministratore Viktor Mittendorfer condusse un generale russo, che chiese di essere ammesso con i suoi soldati, attraverso il castello e fu in grado di spiegargli il passato storicamente significativo della casa, inclusa la visita dello zar Nicola II nel 1903. Il generale scrisse una piccola nota in cirillico che metteva la residenza sotto la sua protezione. La appese alla porta d'ingresso cosicché tutti i soldati russi potessero leggerla ed evitare di saccheggiarla.
Karl Renner fu eletto primo presidente federale della Seconda Repubblica il 20 dicembre 1945. Renner scelse come sua residenza ufficiale l'ala leopoldina dell'Hofburg, dove ancora oggi lavora il presidente federale. Il casino di caccia di Mürzsteg fu presto scelto dal 1947 come residenza estiva del capo di Stato, perché si trovava nella zona di occupazione britannica ed era quindi fuori dal controllo dei sovietici.
Oggi il casino di caccia è di proprietà della Repubblica d'Austria. È stato continuamente rinnovato, anche se le stanze ufficiali sono rimaste sostanzialmente invariate. La Burghauptmannschaft d'Austria (una sorta di ministero per la tutela dei Beni Culturali) gestisce ora il villino di Sua Maestà.
Sebbene Mürzsteg sia generalmente conosciuta come la residenza di caccia imperiale, qui vissero solamente due monarchi, l'imperatore Francesco Giuseppe e il suo pronipote Carlo I, mentre negli anni dalla fine della Prima guerra mondiale fino ad oggi praticamente tutti i presidenti della Repubblica austriaci trascorsero, almeno in parte, le vacanze estive nel casino di caccia.

domenica 8 novembre 2020

Il soggiorno di Sissi e Franz in Carinzia

Pubblico qui di seguito (con qualche modifica) un mio vecchio post scritto nel 2012 nel forum http://sissiludwig.forumfree.it/ dedicato al viaggio di Sissi e Franz in Carinzia

Quale appassionato di montagna non potevo non scrivere una discussione sul soggiorno di Elisabetta e Francesco Giuseppe in Carinzia...
L'imperatore Francesco Giuseppe e sua moglie Elisabetta sono stati considerati come la coppia perfetta tra le teste coronate di tutta l’Europa dell’800… grazie (o a causa) ai film con Romy Schneider degli anni '50. In realtà non fu esattamente così, come tutti ben sappiamo…
Subito dopo il loro matrimonio nel 1854, infatti, iniziarono i dissapori sia con Franz che con l’arciduchessa Sofia. La giovane imperatrice si sentiva prigioniera nell’Hofburg di Vienna e provava una fortissima nostalgia per le montagne della sua nativa Baviera. Un violento litigio con l'imperatore sull'educazione della primogenita, fu la goccia che fece traboccare il vaso, come diremmo noi oggi! Per Sissi era venuto il momento di fuggire…
La riconciliazione con suo marito e le conseguenti soluzioni dei suoi problemi si ebbero solo in una "luna di miele in ritardo" in Carinzia. L'amore della montagna fu uno dei pochi interessi comuni della coppia imperiale e quando Sissi provava una forte nostalgia per la sua terra natìa o per i le cime alpine lasciava Vienna per recarsi in Tirolo; sicché suo marito decise di mostrarle la montagna più alta dell'Austria, il Grossglockner (3.798 m)

In questo tour la giovane coppia imperiale trascorse probabilmente uno dei momenti più belli e spensierati dei loro primi anni di matrimonio, sia per la quiete e la pace che si respirava in quei posti, sia perché finalmente erano felici, soli e lontani dalla quotidianità che li opprimeva entrambi.

 

Dove si trova il Grossglockner?

Per chi non lo sapesse, il Grossglockner è qui vicino alla nostra Italia. Si trova infatti quasi immediatamente dopo il confine dell'Austria, in direzione di Lienz, nel Parco Naturale degli Alti Tauri. Heiligenblut è il paesello alpino dal quale si può raggiungere più comodamente la montagna che, con la sua lunga strada a tornanti inserita in uno scenario mozzafiato, proprio come la Strada dello Stelvio italiana, è meta prediletta di motociclisti d’ogni parte del mondo. La cosiddetta Grossglockner Hochalpenstrasse (Strada Panoramica Alpina del Grossglockner), la strada più famosa delle Alpi Orientali, collega le piccole città alpine di Fusch a nord e Heiligenblut a sud e conduce nel cuore del Parco Nazionale degli Alti Tauri fino alla montagna più alta dell’Austria. Si snoda lungo 48 chilometri attraverso un paesaggio montano straordinario; quello che un tempo era riservato solo a scalatori esperti, dall'apertura della strada è diventato un luogo accessibile a tutti che suscita sempre nuovo fascino ed entusiasmo.

La Grossglockner Hochalpenstrasse venne aperta nel 1935 e da quel momento, lassù ad quasi 3000 metri di quota, tutto cambiò molto sia a livello turistico che a livello naturalistico. All’inizio del XX° secolo portava il nome dell'imperatrice Elisabetta ed infatti si chiamava Kaiserin Elisabeth - GlocknerStrasse.

La strada è diventata più ampia, più sicura e più confortevole, nuovi parcheggi sono stati realizzati nel corso del Novecento, sono stati aperti rifugi moderni modernissimi che in fin dei conti hanno snaturato totalmente la bellezza rustica del luogo. Il turismo di massa caratterizza ancora oggi questa zona della bassa Austria tanto che ogni anno si contano circa 900.000 i visitatori provenienti da tutto il mondo che transitano lungo i suoi 48 chilometri ed ammirano la bellezza di un luogo che all’epoca di Sissi e Franz era meta prediletta degli artisti che ne immortalavano le suggestioni romantiche sulle loro tele.

N.B.: la strada è a pedaggio (circa 37€ per le automobili)
Chiude di notte e per l'intera stagione invernale


Il Grossglockner e il suo ghiacciaio 

Era conosciuto, ieri come oggi, soprattutto per la presenza di un lungo e maestoso ghiacciaio chiamato Pasterze oggi notevolmente ritirato e ridotto ad una sottilissima lingua che, a causa del riscaldamento globale, sta via via scomparendo. Questa la sua progressione sino al 2016:



Nel 1852, all’inizio delle moderne misurazioni, era assai vasto e molto spesso: aveva una massa di 3,5 miliardi di metri cubi, 11 km di lunghezza, circa 26,5 km² di superficie e uno spessore compreso tra 300 e 400 m. Il suo ritiro negli ultimi anni è stato particolarmente estremo tanto che si è ridotto di circa 30-40 metri ogni anno e la suggestiva lingua glaciale del Pasterze si è sgretolata sempre di più: nel 2019 vantava un’irrisoria lunghezza di solamente 5 km – praticamente è la metà di quel che videro Sissi e Franz e tutti gli artisti del XIX secolo.
Qui sotto alcune foto e dipinti del ghiacciaio:

Il Pasterze nella sua porzione finale intorno al 1890, al tempo al di sotto della Glockerhaus

Sempre il Pasterze intorno al 1890

Il Pasterze in un dipinto di Thomas Ender del 1830


Nel 1963 venne costruita addirittura una funicolare che portava i turisti direttamente sul bordo del ghiacciaio; oggi invece il ghiaccio è molto lontano dalla stazione a valle e bisogna percorrere un lungo tratto a piedi fra le rocce…


Differenze del viaggio di Sissi e Franz col film 


Nel film "Sissi la giovane imperatrice" (girato nel 1956, esattamente 100 anni dopo questa visita in Carinzia) il regista Ernst Marishka affrontò il tema del viaggio montano quale fuga da Vienna, ma l'azione è stata sommariamente trasferita in Tirolo. Nella romantica scena del film,comunque, Sissi e Franz viaggiano inizialmente accompagnati dall’aiutante di campo colonnello Böckl e da una guida alpina locale; più tardi decidono di rimanere soli ed in incognito nelle modeste stanze di un rustico rifugio alpino nel quale si rifugiano a causa del brutto tempo. La realtà effettivamente fu un po' diversa, ma è ugualmente bello sognare, commuoversi ed immaginarsi Sissi e Franz in quella situazione. 

Il film però non è stato girato sul Grossglockner in Carinzia ma sulle montagne del Karwendel tra Austria e Germania, al di sopra di Innsbruck come effettivamente viene detto da Franz che nel film le mostra e le nomina le cime delle montagne. Il rifugio che si vede nel film è il Victor Hess Hütte, oggi Hafelekarhütte


Per dovere di cronaca vi inserisco qui sotto due video riferiti all'episodio narrato nella trilogia:


 



Il viaggio di Sissi e Franz in Carinzia

Quando Sissi e Franz si recarono in Carinzia, partirono con un vasto seguito di valletti, cameriere personali ecc... Fra di loro c'era anche un cronista che scrisse una lunga e dettagliata cronaca di quei giorni, pubblicata poco tempo dopo col titolo Reise Ihrer k.k. apostolischen Majestäten Franz Joseph und Elisabeth nach Kärnten im September 1856 (Viaggio delle Maestà Imperiali apostoliche Francesco Giuseppe ed Elisabetta in Carinzia nel settembre 1856) e conservata nel museo costruito vicino al ghiacciaio Pasterze e che, oltre agli articoli di giornale del tempo, ad un altro opuscolo coevo scritto da un cittadino di Heiligenblut, nonché un libro sulla storia locale edito qualche anno fa, funge da base per questo testo.
Il 7 agosto 1856, il maestro di cavalleria e aiutante di campo di Francesco Giuseppe, il conte Koloman Hunyady, andò in udienza presso l'allora governatore imperiale e reale della Carinzia, Johann von Schloißnigg, con la notizia che i sovrani intendevano effettuare un viaggio nella zona in settembre, scoprendo le variegate valli montane dell'Alta Carinzia dotate delle più magnifiche bellezze naturali, visitando il paesello di Heiligenblut nelle immediate vicinanze del Grossglockner esplorando il magnifico mondo dei ghiacciai. 

Il conte Hunyady ispezionò l'intero percorso, le strade, i sentieri e le città che dovevano essere toccati dalla coppia imperiale, soffermandosi su locande e strutture che potessero ospitarla. Si predispose dunque il viaggio e il soggiorno d’una notte presso Heiligenblut per poter dar modo a Sissi e Franz di potersi recare felicemente sul Grossglockner. 

Venerdì 6 settembre 1856, dopo aver toccato già la località di Klagenfurt dove la coppia imperiale aveva soggiornato,  il viaggio proseguì attraverso la valle di Mölltal toccando l’abitato di Winklern nel primo pomeriggio, dove l’augusta coppia lasciò le proprie carrozze per salire e su di un’altra a due cavalli mentre l'intera suite seguiva su vetture ad un solo cavallo, salutati festosamente dalla gente accorsa in ogni dove, fra abitazioni decorate e imbandierate festosamente.

Kaiser Franz Joseph und seine Braut bei einer Ausfahrt in der Umgebung von Ischl di Johann Erdmann Gottlieb Prestel, 1853/1854 - Kunsthistorisches Museum, Wagenburg und Monturdepot, Vienna


A Döllach, la comitiva imperiale transitò tra le strutture che ricordavano l’epoca d’oro della zona, caratterizzata da una fiorente estrazione dell'oro; tra case ravvicinate, inghirlandate e nuovamente impreziosite da lunghe bandiere sventolanti.
In quest’occasione tutti si erano assiepati dove il corteo imperiale sarebbe passato; tutto era stato degnamente predisposto e fatto per incantare gli sguardi dei sovrani ovunque omaggiati con spari di mortaretti, grida di giubilo, bouquet di fiori, parole di benvenuto da parte delle varie delegazioni comunali e cittadine, poesie ed epitaffi recitati da studentesse di scuole femminili locali, musicisti che suonavano ovunque l'inno imperiale, bande di paese che allietavano la visita con musiche e marce d’ogni tipo, campane delle chiese a distesa, contadini curiosi e cittadini ben vestiti che ammiravano la Corte...
Proseguirono dunque il viaggio verso Heiligenblut dove gli abitanti di quest’alta regione solitaria avevano fatto ogni sforzo per accogliere più che degnamente i sovrani. Il piccolo paesello alpino era pieno di vita e tutti avevano lavorato alacremente per decorare la chiesa e tutto il borgo immerso in una lussureggiante gola, al cospetto delle maestose cime alpine, fra fitti boschi di larici e abeti. 
Sia l'interno che l'esterno della bella e antica chiesa gotica furono adeguatamente decorati e davanti ad essa fu eretto un arco di trionfo vegetale secondo lo stile del tempo. La facciata della canonica, ov’era stata individuata la più confacente sistemazione per le Maestà Imperiali, era decorata con muschi di diverso colore, rami di abete e pino cembro, con frutti, tra cui le bacche di sorbo che spiccavano con le loro vivide tonalità di rosso e arancione, e sopra l'ingresso le iniziali dei tanto attesi sovrani. 
All'ingresso del villaggio alpino c'era anche un grazioso arco di trionfo con la corona imperiale e tre bandiere dell’Austria, della Baviera e del Ducato di Carinzia. 

L'arco di trionfo presso Heiligenblut nella cronaca sopracitata



Presso Zlapp

Il lungo corteo imperiale, composto da quasi 120 persone, salì placidamente lungo tornanti sterrati, circondato dal giubilo della gente festante che lanciava fiori e salutava gioiosamente. Dopo qualche tempo s’iniziò ad intravedere l’alta ed inconfondibile cima aguzza e bianca, fra l’aria rarefatta dei monti, del Grossglockner. Ai suoi piedi il borgo di Heiligenblut che, come riportò il cronista di cui sopra, si trovata “adagiato su freschi prati verdi, con le suoe modeste fattorie adagiati comodamente a ridosso della bellissima chiesa gotica, nel più fiero ed orgoglioso idillio epico della natura!”

In prossimità della località Zlapp, poco prima di Heiligenblut, due giovani aspettavano l’arrivo del corteo: Georg Wallner e Bruno Schmid del vicino paese di Pockhorn, che vigilavano affinché le Maestà giungessero al sicuro ad Heiligenblut. Quando Sissi e Franz giunsero nella località, l'imperatore lasciò la sua vettura e pose alcune domande ai due alpini chiedendo informazioni anche sul tempo del giorno seguente. Quando l'imperatore vide la ringhiera che conduceva alla sottostante cascata di Möllfall e la grata dell'ingresso, Francesco Giuseppe chiese se fosse possibile scendere laggiù per vederla; la risposta fu affermativa e accogliendo l'invito del marito Elisabetta lasciò la carrozza e, con stupore e gioia di tutti, scese agile e senza paura. 

 

Quando la coppia imperiale risalì dallo Ziapp, poterono ammirare l’arioso e ampio panorama che per la prima volta si poteva avere su Heiligenblut e il Grossglockner. Si attardarono a lungo davanti al bellissimo paesaggio d'alta montagna e utilizzarono un cannocchiale per osservare le montagne e le Alpi lontane, in particolare il Grossglockner, chiedendo i nomi d’ogni cima, sull'andamento dei ghiacciai, dov’era e com’era la via per salire al Pasterze e quale il miglior punto panoramico per ammirare la grandiosità del ghiacciaio. 

Quindi Sissi e Franz salirono di nuovo sulle carrozze e si diressero al grazioso villaggio Heiligenblut. 
Molto è cambiato da allora mentre tante cose sono rimaste come un tempo. La chiesa del villaggio dedicata a St. Vincent colpisce ancora cola suo elegante ed alto campanile , mentre il paese che un tempo era composto ancora da poche case oggi è ricco di alberghi per gli amanti della montagna. 



Heiligenblut in Ober-Kärnthen intorno agli anni '50 dell Ottocento, ed oggi... 


Ingresso ad Heiligenblut

Alle ore 15 il parroco del paese, Franz Kornke, si recò presso l’arco di trionfo, allestito all'ingresso del villaggio, per salutare le Maestà. Qui si erano radunati anche il consiglio comunale, le scolaresche e il resto della popolazione. Quando verso le 15:45 si vide sopraggiungere di lontano il corteo imperiale, il parroco fece suonare le campane della chiesa, tirata a lustro sin dalle prime luci dell’alba, affinché tutti sapessero dell’arrivo dei giovani sovrani. Il suono delle campane echeggiava nella valle, attraverso le gole e i boschi, su sino al Pasterze, e l'eco fragoroso andava di montagna in montagna, da pascolo a pascolo, dagli alpeggi più alti a quelli più bassi, annunciando con giubilo che la coppia imperiale era arrivata ai piedi del Grossglockner.

Non appena giunsero all’arco di trionfo, alle ore 16, sempre accompagnati dalla gente festante, la coppia imperiale scese dalla carrozza e venne accolta dai presenti, salutata con calorose parole di benvenuto alle quali Sissi e Franz risposero compitamente com’era loro abitudine. Alle 16:30 si diressero a piedi verso la canonica, condotti dal prete. 
Le altre carrozze andarono nella locanda del paese ov’erano stati prepararti gli alloggi per il seguito. 
Mentre altre strutture, ivi compresa la chiesa, erano state decorate e imbandierate, la canonica era stata del tutto ignorata, così come ricorda il parroco del paese, tant’è che “per ricevere ospiti imperiali, gli alloggi non erano abbastanza riordinati, sicché han dovuto essere sistemati e puliti, specialmente il porticato che doveva essere anche imbiancato. Per fortuna qui c'erano degli italiani che si sono prodigati con grandi promesse di pagamento e hanno lavorato sodo tutta la notte.” 

Dirà in seguito il cronista: "Lo stupore che un augusto signore con una donna così distinta provenienti da tanto lontano, avessero potuto visitare un semplice villaggio alpino nascosto da alte montagne, aveva lasciato la semplice gente del posto effettivamente senza parole. Nella quieta meraviglia aveva sfilato un lungo corteo di carrozze, con tante gentildonne, composto da numerose uniformi luccicanti, che ora si fermò silenziosamente alla canonica, in cui scomparve la splendida coppia imperiale. All'improvviso un ragazzo esclamò: «Lunga vita al nostro Imperatore e alla nostra Imperatrice! Vivat!»… ormai l'incantesimo era rotto, la magia era stata spezzata!” 
Le campane suonarono nuovamente a festa e la gente gridò felicemente dimostrando così l’affetto, la devozione e la lealtà alla Casa Imperiale. Le loro grida si propagarono lungo la valle e attraverso le lunghe solitarie gole del ghiacciaio. 


Cena nella locanda del paese

La giovane coppia imperiale in una litografia del 1855

La cena si svolse poco dopo, precisamente alle 17 – secondo la tradizione della famiglia imperiale – nella Glocknerzimmer della locanda locale. Oltre all'entourage delle Maestà, alla cena ebbero l’onore d’esser invitati il governatore locale, il ​​tenente colonnello John, il direttore delle poste Scheiger e il parroco di Heiligenblut la cui cuoca ebbe l’onore di preparare i piatti e di servire la Corte. 
Fu servito camoscio arrosto.
Il parroco sedette molto vicino all'imperatrice e ricevette cordialmente le parole del sovrano che si interessò della zona. Le domande dell'imperatore si concentrarono sull'ascesa al Grossglockner, la progressione dei ghiacciai [intorno al 1850 il Pasterze aveva raggiunto la sua massima estensione conosciuta] e la caccia nelle alte Alpi cosa che incuriosì molto Francesco Giuseppe, appassionato cacciatore. 
Si chiacchierò lungamente anche degli usi e dei costumi della gente di quella regione alpina.

Del cerimoniale di Corte non venne tenuto alcun conto, persino l’imperatore, così formale ed inibito a Vienna, si comportò alla buona dimostrando di non aver ancora perduto la naturale spontaneità e il desiderio di godersi le gioie della vita. La giovane coppia destò ammirazione ovunque, per la maniera semplice e naturale con la quale si presentò alla gente di campagna. 
Dopo cena, che terminò verso le 19, la coppia imperiale tornò in canonica dove il parroco donò all'imperatrice un album di fiori alpini essiccati che ella accettò gentilmente. Poi la coppia imperiale andò a fare una solitaria passeggiata, senza scorta o accompagnamento di sorta, sul Tauernweg rientrando al paese che stava appena facendo buio. 

Quando Francesco Giuseppe ed Elisabetta rientrarono a Heiligenblut, furono nuovamente salutati dal fragore dei petardi che echeggiavano sulle montagne esprimevano la gioia della popolazione alla presenza della coppia imperiale. 

In canonica, l'imperatore s’occupò dunque degli affari di Stato mentre numerosi falò ardevano sulle alture delle montagne circostanti. Uno spettacolo impareggiabile che incantò Sissi che osservava la scena dalle sue stanze.

Heiligenblut oggi, al tramonto



Escursione al Grossglockner

La mattina successiva, 7 settembre, le campane della chiesa suonarono alle 3 del mattino. La coppia imperiale si svegliò e seguì la tradizionale toeletta mattutina. Alle 4 del mattino, su richiesta dell'Imperatore, venne celebrata la Messa "[…] e fuori della canonica l’imperatrice al braccio di Sua Maestà si avviarono in chiesa, accompagnati dagli agricoltori che avevano realizzato delle lanterne su dei pali.
Il prete diede la sua benedizione alle Loro Maestà sulla soglia del venerabile luogo di culto, li benedisse con l'acqua santa e poi lesse la Messa con le Loro Maestà inginocchiate davanti all'altare." 
Dopo la Santa Messa ebbe luogo la colazione. 
Albeggiava appena ma tutti i preparativi per salire al ghiacciaio Pasterze erano già stati realizzati e gli accordi presi già da qualche settimana il che aveva dato modo ai cittadini di adeguare e predisporre adeguatamente il sentiero. 
Guida, facchini e cavalli erano pronti e in compagnia di Sissi e Franz s’avviarono il luogotenente conte Grünne, il principe Thurn e Taxis, il colonnello Müller, il tenente colonnello John e il maggiore Friedel, cui si sono uniti molti residenti di Heiligenblut e altri carinziani venuti da lontano. Secondo la memoria della guida locale Rupitsch c'erano probabilmente circa 300-400 persone in totale.
Intorno alle 5 in punto la compagnia di turisti si mise in cammino sotto un cielo limpido. 
L'imperatore camminava davanti a tutti e proseguì di buona lena sia all’andata che al ritorno, indossando un tradizionale abito da caccia grigio con pantaloni di pelle e sul cappello un folto pennacchio di peli camoscio. Sissi e il suo seguito fecero la maggior parte del percorso a cavallo; ella indossava un semplice abito in loden piuttosto corto con degli scarponi da montagna ai piedi. Anche se era un’escursionista appassionata ella preferì andare a cavallo: secondo Brigitte Hamann sarebbe stato molto stancante fare tutta quell'escursione a piedi perché erano passate pochissime settimane dalla nascita della loro figlioletta. 
Christoph Pichler (vulgo Redlsohn), caporale in aspettativa dal reggimento n. 7, che aveva partecipato alle campagne in Italia e ora lavorava come impiegato parrocchiale a Heiligenblut, si presentò all'imperatore come guida: un locandiere della bassa valle gli rimbeccò il fatto che non avrebbe dovuto parlare con l'imperatore in modo così rustico ma il sovrano rispose affabile e cordiale che il modo di porsi gli era anzi molto piaciuto.


Alla Bricciuskapelle

Dopo circa un'ora e mezza raggiunsero la piccola cappella Briccius (Bricciuskapelle, 1630 m) "[…] che le Loro Maestà visitarono con grande interesse." Qui l'imperatore e l'imperatrice si degnarono di riposare brevemente e visitarono l’interno di questa piccola cappellina dov’era contenuta, ieri come oggi, l'immagine che raffigurava la leggenda della fondazione della chiesa di Heiligenblut.



Briccius (da cui il nome della cappella) era un comandante che aveva servito l'imperatore di Costantinopoli, stava tornando a casa in Danimarca dopo molti anni. Quando cercò di attraversare gli alti Tauri venne sepolto da una valanga e morì. In primavera i contadini che salivano verso i loro pascoli alpini, trovarono tre rami freschi che spuntavano dalla neve proprio nel punto in cui era stato sepolto Briccius. Iniziarono gli scavi e il corpo venne ritrovato; venne dunque portato al villaggio in un carro trainato da buoi e nel punto esatto in cui oggi si trova l'odierna chiesa parrocchiale, gli animali smisero improvvisamente camminare. Questo venne interpretato come segno del volere divino e lì fu sepolto il corpo di Briccius che vi riposa ancor'oggi nella cripta.
Il giorno dopo, tuttavia, accadde l'incredibile: il polpaccio destro del morto sporgeva dalla tomba e all'interno della ferita ricucita scoprirono che l’uomo portava con sé un flaconcino di sangue ed un certificato da cui risultava che si trattava di una preziosa reliquia: conteneva infatti il sangue di Gesù che egli aveva intagliato da un crocifisso. 
Da qui il nome per questo posto. [Heiligenblut --> Heilig = santo / blut= sangue --> Sangue Santo]

Presso la cappella le Maestà imperiali furono omaggiate dai guardaboschi locali dai quali i sovrani si informarono in merito alla flora e alla fauna locale. Di conseguenza l'imperatore notò la devastazione causata dalle valanghe e si informò anche su queste vicende.


Oltre il Böse Platte all’Elisabethruhe

Proseguirono dunque la passeggiata e presso la cosiddetta Böse Platte la guida alpina suggerì che sarebbe stato opportuno proseguire a piedi a causa del terreno accidentato. Quindi Sissi “venne sollevata su una portantina e fatta scendere da cavallo, mentre l’imperatore proseguì a piedi… ". Attraversato che fu il tratto impervio, dall'altro lato l'imperatore sollevò la bella ed esile moglie issandola di nuovo sul cavallo.
Presso il rifugio Wolfganghütte (1980 m) l'imperatore raccolse la sua prima stella alpina mentre altri della comitiva, compresa l’imperatrice, riposavano sul prato.
Dopo circa tre ore, Sissi e Franz raggiunsero la zona denominata Bretterboden e il rifugio Wallner, proprio al limitare del ghiacciaio che a quel tempo si trovava ancora oltre e al di sotto dell’attuale rifugio Glocknerhaus. Le Maestà furono avvinte dalla magnificenza del paesaggio e dall’aria frizzantina che giungeva da quel lungo pavimento ghiacciato che sembrava incombere su di loro con una moltitudine di crepacci con tutti i toni dell’azzurro. 
Davanti a quel magico panorama era stata organizzata una sosta. 
L'imperatrice rimase qui mentre l'imperatore proseguì l’escursione al di sopra del ghiacciaio, verso il punto panoramico più noto. Elisabetta sedette su panche adeguatamente predisposte, contemplando avvinta il fronte del Pasterze, la lunga lingua glaciale coi suoi paurosi seracchi.
La gente del posto cantava canzoni locali, "[…] strofe che si chiudevano ogni volta con un festoso brindisi all'adorata coppia imperiale". 
Fu deciso "con la massima approvazione" di dare a questo luogo di riposo sul Bretterboden il nome Elisenruhe (in seguito Elisabethruhe): letteralmente “riposo di Elisabetta”, nome che porta ancora oggi. 



In seguito, una roccia vicina prese il suo nome, l'Elisabethfelsen, che nel 1856 si trovava ancora pochi metri vicino al fronte del ghiacciaio ma che oggi si trova a un buon chilometro di distanza.
Sul Bretterboden, o Elisabethruhe che dir si voglia, nel 1876 la sezione del Club Alpino di Klagenfurt costruì un primo rifugio alpino, la cosiddetta “Glocknerhaus”, successivamente ampliato ed ancor oggi presente e funzionante nonostante l’avvincente panorama che incantò l’imperatrice sia del tutto scomparso.
Qui sotto alcune fotografie di fine Ottocento che ci mostrano l'estensione del ghiacciaio e, di conseguenza (ma in parte), il panorama che ammirarono Sissi e Franz.

L'originaria Glocknerhaus

Il Glocknerhaus in una cromolitografia del 1890 circa 


Panorama dall'Elisabethruhe, come scritto in didascalia, in una fotografia di Bernhard Johannes del 1865 circa



Qui sotto invece il panorama di oggi, senza il ghiacciaio e con un lago artificiale con diga che raccoglie le acque di scioglimento... 




La salita di Franz sull’Hohen Sattels

Mentre l'imperatrice Elisabetta e il conte Grünne rimasero sul Bretterboden, l'imperatore, accompagnato dal principe Thurn e Taxis, dal colonnello Müller, dal maggiore Friedel e da altri 41 escursionisti, marciò fino all'Hohe Sattel, un promontorio roccioso che sporge in alto sopra il ghiacciaio Pasterze, considerato il punto più bello per la vista d'insieme dell'anfiteatro montano, al centro del quale si trova il Grossglockner. Qui sotto un dipinto di Thomas Ender che immortala lo scenario proprio dall'Hohe Sattel:

Thomas Ender - Der Großglockner mit der Pasterze (1850 ca.)
Österreichische Galerie Belvedere, Vienna

Il Pasterze all'incirca dallo stesso punto nell'agosto 2020


La lunga “passeggiata si poteva fare solo a piedi e per molti fu estremamente difficile a causa della neve caduta di recente." Era l'inizio di settembre! 
Quando Franz Joseph ascese agilmente le rocce, la compagnia scoppiò in applausi e la bandiera imperiale fu sventolata anche sull'Adlersruhe [un rifugio dirimpetto sulle creste del Grossglockner] dove una banda suonava pure festosamente. La sera prima, cinque abitanti del posto erano saliti nella Leitertal, avevano trascorso la notte nel modesto rifugio Leiterhütte e poi salirono sull'Adlersruhe per impressionare favorevolmente il sovrano. Per patriottismo la compagnia si era pure recata sul Grossglockner per piantare la bandiera imperiale e sventolarla nel momento in cui l’imperatore avesse raggiunto il ghiacciaio. 
Dopo che la guida alpina aveva indicato il posto con l'Alpenstock, il lungo bastone di montagna, Francesco Giuseppe notò gli audaci scalatori ed espresso viva gratitudine per quella dimostrazione di fedeltà, dimostrando in ogni caso anche notevole preoccupazione per quella scalata assai pericolosa. Rivolgendosi alla sua guida, disse di portare loro i suoi ossequi e molte parole di gratitudine 

Peter Ortner, oste di Döllach, era tra coloro che avevano partecipato all’evento ed aveva servito ai presenti una bottiglia di vino rosso come bevanda rinfrescante. Il principe Thurn und Taxis ne prese uno e lo offrì all’imperatore che lo accettò e lo svuotò tutto al suono fragoroso dei “Vivat!” di tutti i presenti. Molti in seguito offrirono a Ortner somme considerevoli per acquistare il bicchiere da cui bevve Francesco Giuseppe ma lui lo conservò come proprietà inestimabile della sua famiglia. 

Franz poi lasciò l’Hohen Sattels che da quel momento prese il nome di Kaiser Franz Josefs Höhe (Altezza Imperatore Francesco Giuseppe), come si chiama ancora oggi, dopo che lo stesso imperatore ne aveva data espressa autorizzazione. In seguito un masso venne inciso per ricordarne la visita.
La roccia dalla quale Francesco Giuseppe ammirò il panorama sul ghiacciaio prese poi il nome di Kaiserstein (pietra dell’imperatore, 2428 m) ed è quella che ancora oggi viene considerata l’altezza storica originale del Kaiser Franz Josefs Höhe dove oggi è stata posta una statua del sovrano nel suo aspetto anziano più conosciuto che ovviamente non corrisponde alle fattezze vere e proprie di quand’egli visitò la zona.

Cartolina del 1903




Poco prima della Kaiserstein e del punto in cui l'imperatore ammirò il ghiacciaio, con il permesso di Francesco Giuseppe, nel 1905 vi fu costruito il rifugio Kaiser Franz Josef Haus. Dopo la costruzione della Glocknerstrasse, il rifugio fu trasformato in un albergo alpino, bruciato completamente nel 1997 ed in seguito ricostruito ricalcando la sua antica forma e tutt’oggi ancora attivo.

Cartoline del 1910 circa



La Kaiser Franz Josef Haus in una cartolina del 1930 circa

Com'è oggi


Al di sotto è stato aperto un grande ristorante che prende il nome di Panoramarestaurant Kaiser Franz-Josefs-Höhe:



Più avanti, invece, proprio al di sotto del Franz Josefs-Höhe, dove una volta l'imperatore andò a piedi in assoluta pace e tranquillità, a contatto con una natura mistica ed incontaminata, ora è tutt'altro che un luogo quieto. Franz, comprese le altre 45 persone che lo avevano seguito, sembravano certamente molte al tempo della visita imperiale… Nessuno poteva certo immaginare che in seguito il luogo sarebbe stato raggiunto da una folla estremamente maggiore giacché la Franz Josefs-Höhe è stata sfigurata da un’enorme costruzione modernissima destinata al parcheggio delle automobili proprio al di sotto della statua di Franz e d'una modernissima torre d'osservazione "Wilhelm-Swarovski-Beobachtungswarte"
Certamente il panorama rimane immutato, ma il flusso di gente è notevolmente aumentato... 







All'interno della struttura è stato ricavato anche un centro visitatori con una mostra permanente che narra dello sviluppo del turismo nella zona e commemora quei giorni del 1856: è possibile vedere anche una statua di cera raffigurante l'imperatrice Elisabetta a cavallo ed esposta la cronaca del cronista che accompagnò la coppia imperiale che può esser letta ancora oggi nella sua interezza.



Fiori per l'imperatrice

Nel frattempo, la gente del posto aveva intrattenuto l'imperatrice sul Bretterboden eseguendo canti e jodel. 
Mi viene in mente un estratto dal film "Der schönste Tag meines Lebens", un tradizionale Heimatfilm austriaco del 1957, nel quale un gruppo di ragazzi (qui i Wiener Sängerknaben, i piccoli Cantori di Vienna) sul Grossglockner intona uno degli jodel più famosi dell'arco alpino: l'Erzherzog-Johann-Jodler, dedicata all'arciduca Giovanni d'Austria (1782-1859), figura molto amata sia in quella regione che nel Tirolo tutto, grande appassionato di botanica ed escursionismo in alta montagna. A 27 anni si innamorò di un giovane borghese, Anna Plochl, che decise di sposare a tutti i costi perdendo così ogni diritto di successione al trono. Nonostante ciò, i due giovani furono elevati al rango di Conti di Merano e vissero la loro vita sempre l'uno al fianco dell'altro. 
Comprarono anche il Castello di Schenna, sulle alture di Merano, dove oggi riposa l'arciduca Giovanni, in un mausoleo in stile neogotico visitato molte volte da Sissi. 
La melodia di questo canto popolare delle regioni alpine - eseguito ancora oggi con molto piacere in ricordo di quell'Asburgo anticonformista - fu composta da Anton Schlosser intorno al 1830 sotto il titolo "'s Hoamweh" e si diffuse rapidamente sulle Alpi per mezzo della stampa in diverse pubblicazioni di canti popolari della Bassa Austria, della Stiria e della Carinzia. Chissà se lo cantarono anche all'imperatrice?
Successivamente, Matthias Rattschüller ne scrisse il testo della canzone facendo diventare questo canto un tipico 'jodel' delle Alpi. Eccolo qui:


Incoraggiato dalla cordialità di Elisabetta un ragazzo di 11 anni, tale Johann Schachner, figlio di un contadino di Heiligenblut, si avvicinò con un mazzo di fiori alpini: un grazioso bouquet composto da stelle alpine e genepì (Artemisia umbelliformis), rivolgendosi con queste semplici parole: «Euere Majestät, da haben's Edelweiß und Edelrauten!» 
Sua Maestà accettò il dono con un sorriso e ringraziò il ragazzo con una ricompensa in denaro. 

Piccolo gruppo di stelle alpine al cospetto del Grossglockner


Il rientro ad Heiligenblut

Di ritorno dalla passeggiata sul ghiacciaio, Francesco Giuseppe “ridiscese giù per la ripida collina, mentre la maggior parte degli altri scese, con gran divertimento di Sua Maestà, sulla neve profonda rimanendo bloccato... Sua Maestà raccontò poi alla sua illustre compagna nel corso della camminata di ritorno […] che gioia era stata per lui tutto quello che avevano vissuto." 
Quando ebbe raggiunto nuovamente il Bretterboden, venne servita la colazione "consumata su tavoli e panche improvvisati rapidamente, e consisteva in piatti freddi e latte riscaldato nella vicina Wallner-Sennhütte". 
La capanna Wallner-Sennhütte oggi non esiste più e al suo posto c’è il rifugio Pasterzenhaus, qui sotto:


In primo piano la Pasterzenhaus, sullo sfondo la Glocknerhaus al Bretterboden


La via del ritorno non fu priva di problemi poiché una depressione nel sentiero lo rese un attimo impraticabile. Venne immediatamente riparata dalla guida alpina Pichler e anche l'imperatore e il conte Grünne trascinarono alcune pietre per sistemare l’avvallamento! 
Alla sorgente davanti alla Cappella Briccius gli escursionisti si dissetarono. L'acqua sorgiva scorre ancora oggi nel punto in cui Sissi e Franz si riposarono...



Iscrizione che ricorda la leggenda di Briccius e la costruzione della cappella


Dopo un po' di tempo, la comitiva si rimise in cammino.
Franz, che camminava agevolmente e con passo sicuro, corse avanti a tutti ed erano appena le 12 quand’egli raggiunse la canonica quasi un quarto d'ora prima del resto della comitiva. Qui sotto due immagini che ci mostrano un giovane imperatore abbigliato con i tradizionali abiti in loden per la caccia che erano impiegati sovente anche per le escursioni montane. Così, pressappoco, doveva apparire Francesco Giuseppe agli occhi degli abitanti di Heiligenblut e fu così che... 



... Non atteso e quindi non riconosciuto, Francesco Giuseppe si sedette comodamente su una balaustra delle scale e sorrise alla guida asciugandosi il sudore. 
«È caldo, Stoff [Christof]?» gli chiese una delle contadine presenti che certamente lo confuse con un suo conoscente; egli rispose sorridendo: «Abbastanza caldo!». Solo allora Francesco Giuseppe venne riconosciuto da alcuni presenti e salutato con timore reverenziale dalla donna e dagli astanti. 
Giunse infine anche Sissi e tutto il suo seguito. Poiché i loro abiti si erano sporcati in seguito alla lunga escursione, la coppia imperiale si cambiò d’abito, prese parte ad un rinfresco organizzato per loro e poi si recò in visita alla chiesa dedicata a San Vincenzo. Magnifica nel suo stile gotico, venne eretta laddove era stata costruita una prima cappella per commemorare il ritrovamento del Sacro Sangue di Gesù portata da Briccius. 
Il parroco Kornke spiegò la storia di tutte le opere d'arte presenti e i sovrani rimasero incantati davanti all'altare dove, come oggi, era presente una gigantesca pala tardogotica intagliata nel legno e decorata mirabilmente con foglia d'oro, narrante le vicende della vita della Vergine Maria.
Il parroco tenne dunque tenne una conferenza dettagliata sulla leggenda di Briccius e quando venne loro presentato l'ostensorio con il Sacro Sangue, questa "veneratissima reliquia d’una pia preistoria" fu baciata con profonda riverenza dall'imperatore e dall’imperatrice.


L'ampolla contenente il sangue di Gesù portata da Briccius, conservata ancora oggi nella chiesa


Ma era ora di partire...

Ritornate alla canonica, le due Maestà ebbero la grazia, su richiesta del parroco, di inserire i loro nomi nel Glocknerbuch, il libro degli ospiti. Ringraziarono con cortese condiscendenza il prete per l'amichevole sistemazione in canonica e risalirono sulle loro carrozze mettendosi in moto per il viaggio di ritorno, ricevendo i più cordiali saluti delle persone presenti. 
Quando arrivarono all’abitazione “Äußerentrogers”, Sissi e Franz volevano dissetarsi presso una sorgente e, poiché il boccale da viaggio non era a portata di mano, l'imperatore disse ai residenti in piedi davanti alla casa: «Prestaci un bicchiere!», e loro ne portarono frettolosamente due bicchieri che furono presentati con gioia ai sovrani. Rimasero per sempre un inestimabile cimelio della Trogerhaus
Poi si rimisero in viaggio e “lacrime di emozione brillarono in molti occhi” mentre il suono delle campane a festa si disperse fra le valli annunciando “la separazione dai venerati e con spari di mortaretti anche le gelide pareti delle Alpi inviavano i loro saluti di addio con un'eco fragorosa."
Sicuramente questa giornata rimase a lungo nell'animo dell'imperatrice come una delle sue vacanze più belle anche se non tornerà mai più ad Heiligenblut.



Paramento sacro per il parroco di Heiligenblut

Subito dopo il suo ritorno alla residenza, Sua Maestà l'Imperatrice inviò un prezioso abito da Messa (casula) per la chiesa parrocchiale di Heiligenblut. Come testimoniato dalla cronaca parrocchiale il paramento era stato inviato espressamente da Sissi e fu ritirato il 21 ottobre dal sacerdote che lo fece benedire dal vescovo. In onore dell’imperatrice l’abito venne ufficialmente indossato per la Messa il 19 novembre 1856, l'onomastico dell’augusta sovrana.


Sui passi di Sissi e Franz

Ancora oggi si può intraprendere l'escursione fatta da Sissi e Franz in quel lontano settembre 1856 poiché questo percorso è rimasto un classico di sentieri del Parco Nazionale degli Alti Tauri: quasi 20 km chilometri di lunghezza (sino al Franz-Josefs-Höhe), livello di difficoltà media con un dislivello di 1.100 metri. 

Qui qualche informazione (in tedesco) sull'escursione: 
https://www.bergfex.at/sommer/kaernten/touren/wanderung/5729,heiligenblut-franz-josefs-hoehe/#:~:text=Vorbei%20am%20Glocknerhaus%20(2132%20m,Heiligenblut%20in%204%20Stunden%20erreicht.



- Fonte

Mittheilung an meine Landsleute über die Reise nach Heiligenblut und auf den Pasterzengletscher bei Gelegenheit der Anwesenheit Ihrer k. k. Majestäten Franz Josef und Elisabeth im September 1856 di Johann Haller,

Reise Ihrer k.k. apostolischen Majestäten Franz Joseph und Elisabeth nach Kärnten im September 1856 




Curiosità

Il castello Rosegg presso l'omonimo paese in Carinzia, esattamente tra Villach e Klagenfurt, contiene oggi una piccola collezione di figure di cera tra le quali ritroviamo una figura del Kaiser Franz Josef e due di Sissi (non molto somiglianti... ). 






E visto che su Sissi e Franz ormai si specula in ogni dove… come non ricordare che esattamente sul Grossglockner c’è una figura cartonata che ritrae FJ ed Elisabetta con un foro al posto della testa, nei quali infilare il proprio capo per farsi una foto nelle loro vesti?! Tipo questa…



Ad Heiligenblut è stato realizzato un albergo chiamato Hotel Kaiservilla, esattamente nel punto in cui sorgeva un vecchio maso alpino, nel quale i servitori della coppia imperiale si fermarono per passare la notte:




Il versante di sud-ovest del Grossglockner (quasi al confine con la nostra Italia), esattamente presso Kals am Grossglockner, ha fatto da scenografia per il film “Heidi” del 1993 che tutti noi abbiamo visto e rivediamo ogni anno in televisione... chi di voi se lo ricorda? A me è rimasto nel cuore...