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sabato 21 dicembre 2013

Cartoline di Natale: una tradizione ottocentesca!

La tradizione di spedire e donare cartoline di Natale si perde nei secoli, ma lo sviluppo e la diffusione di queste avvenne principalmente nel 19° secolo. E’ presumibile credere che, seppur non con gli stessi temi o con cartoline troppo spiritose e variopinte, anche Elisabetta abbia ricevuto dai parenti o dalle persone vicine dei bigliettini di auguri natalizi, magari sottoforma di lettere oppure di telegramma. E' comunque certo che in molte lettere dell'epoca, poichè il compleanno di Sissi cadeva il 24 dicembre, i parenti erano solite augurarle un lieto compleanno e di conseguenza un sereno Natale. 


Le cartoline di Natale di solito erano (parlo al passato giusto perché faccio riferimento all’Ottocento) scambiate nel corso delle settimane precedenti il giorno di Natale ed era parte integrante della celebrazione tradizionale del Natale, al fine di trasmettere tra le persone una gamma di sentimenti legati a questa festività. Il tradizionale augurio che vi era scritto di solito era simile a un "Felice Natale". Ci sono innumerevoli variazioni su quest’augurio: molti bigliettini esprimevano un sentimento più religioso, altri contenevano una poesia, altri una preghiera o un versetto biblico, altri invece si mantenevano lontani dalla religione riportando un più generico "Buone feste", mentre il mittente era solito scrivere altre parole da inviare al destinatario.
Come visto nei paragrafi precedenti, i primi bigliettini augurali potevano anche raffigurare San Nicola intento a porgere i doni di Natale.


Fin dal Medioevo però, non esistevano dei veri e propri bigliettini d’auguri natalizi. In Germania, così come in Austria, si era soliti inviare dei biglietti di buon augurio per l’annuo nuovo. Si hanno notizie di quest’usanza sin dai primi anni del XV secolo. In Germania comparvero le cosiddette Andachtsbilider (letteralmente: "figure votive"), una sorta di cartoline di auguri "votive", dov'era solitamente disegnato Gesù bambino con la croce e che recavano la scritta "Ein gut selig jar" (ovvero "Un anno buono e radioso").
Nei Paesi Bassi, erano invece diffusi tra il XV secolo e il XVI secolo, i cosiddetti Sanctjes (letteralmente: "santini"), una sorta di cartoline raffiguranti San Nicola.
Di cartoline d'auguri natalizie si può parlare però soltanto a partire dall'inizio del XVIII secolo, quando era diffusa l'usanza dei cosiddetti "pezzi natalizi", dei lunghi pezzi di carta dove gli studenti scrivevano messaggi d'auguri natalizi e di fine anno indirizzati ai propri genitori allo scopo di dimostrare loro i loro progressi nella calligrafia.
Erano per lo più bigliettini scritti a mano, senza troppi fronzoli o disegni di sorta.
Le prime cartoline di Natale “ufficiali” furono commissionate da Sir Henry Cole e illustrato da John Horsley Callcott a Londra il 1 maggio 1843. L'immagine centrale mostrava tre generazioni di una famiglia che sollevano un brindisi a base di punch al destinatario della carta: su entrambi lato vi erano delle scene di carità (tradizione tipica dei vittoriani, molto solerti in opere di carità durante il Natale), con cibo e vestiti che venivano donati ai poveri. 


Cartoline di Natale apparvero negli Stati Uniti d'America alla fine del 1840, ma erano molto costosi e la maggior parte delle persone non se li poteva permettere, preferendo altresì confezionarle manualmente in casa, realizzando dei modesti bigliettini con fiori essiccati, fiocchi e qualche immagine proveniente dai primi “scrapbook”.
A Natale 1873, la ditta litografia Prang & Mayer iniziò a creare biglietti di auguri per il mercato popolare in Inghilterra ed esportò molti dei propri prodotti in America nel 1874, diventando così la prima stampante ad offrire cartoline natalizie in America. Il suo proprietario, Louis Prang, era definito il "padre delle cartoline natalizie negli Stati Uniti".
L'ampia collezione “Laura Seddon Greeting Card Collection” della Metropolitan University di Manchester raccoglie 32.000 biglietti di auguri vittoriani ed edoardiani, stampati dai maggiori editori del tempo, e custodisce gelosamente il primo biglietto di Natale prodotto in Gran Bretagna.
Le prime carte inglesi raramente mostravano inverno o temi religiosi, preferendo invece fiori, fate e altri disegni fantasiosi che ricordavano il destinatario dell'avvicinarsi della primavera. Immagini umoristiche e sentimentali di bambini e animali erano popolari, così come lo erano forme sempre più elaborate, decorazioni e materiali. In Germania e in Austria erano molto in voga dei bigliettini augurali con cornici di carta madreperlata raffiguranti pizzi e merletti. Erano cartoline molto costose e di conseguenza il commercio di queste carte era riservato esclusivamente ad una clientela più facoltosa. 


Nella seconda metà del XIX secolo, con l'avvento dell'industrializzazione, si iniziò a produrre cartoline natalizie sempre più economiche, fatto che contribuì rapidamente alla diffusione dell'usanza. Pare, tra l'altro, che l'usanza di spedire cartoline d'auguri a Natale iniziò a diffondersi al punto tale che si registrarono persino delle lamentele riguardo alla consegna delle cartoline.
Da quel periodo, inoltre, le cartoline natalizie iniziarono ad essere illustrati con i temi più svariati legati alle Festività: tra i temi preferiti, nelle cartoline inglesi, figuravano il pettirosso e il Christmas pudding. Risalgono al quel periodo anche le prime cartoline d'auguri pieghevoli.



Tra la fine del XIX secolo e la fine della prima guerra mondiale, il Paese leader nella produzione di cartoline natalizie fu la Germania, che produceva articoli a prezzi vantaggiosi e li esportava in tutto il mondo civilizzato. Temi più religiosi lasciarono spazio a temi più idilliaci che si potevano riferire più direttamente a figure stagionali come ad esempio Babbo Natale, cervi, camosci o stambecchi delle montagne; oggetti associati al Natale come candele, agrifoglio, palline e alberi di Natale tagliati (o portati) dagli angeli o dal Christkind, o alle attività del Natale come lo shopping, il canto di Canti di Natale, paesaggi notturni sotto la neve, o altri aspetti della stagione come la fauna dell'inverno del nord.




 Cartoline augurali di questo genere, si inviavano anche per altre ricorrenze come il Capodanno e la Pasqua certamente con altri soggetti che andrò a spiegare più avanti, in un capitolo dedicato alle tradizioni del Nuovo Anno. Ma già alla fine della Prima Guerra Mondiale il biglietto raffinato e ricercato cadde in disuso; vi fu sempre un frenetico scambio, ma si era persa la qualità sia della carta che della decorazione, cadendo nella banalità.










Seppur non con gli stessi temi e con gli stessi materiali, le cartoline natalizie sono ancora parte integrante di questa festività e ancora oggi sono donate assieme ai regali. 



martedì 12 novembre 2013

Babbo Natale al tempo di Sissi

Il Babbo Natale del nostro tempo deriva certamente dalle tradizioni e dalle credenze dei tempi passati. Al tempo di Sissi, come abbiamo già visto precedentemente nell’altro post dedicato al Natale, esistevano diverse figure che col tempo hanno creato il mito di Santa Claus (come viene chiamato in America)… Approfondiamo dunque questa interessante storiella!!


All’epoca di Elisabetta, nel 19° secolo, nei paesi di lingua tedesca non esisteva un vero e proprio Babbo Natale come lo immaginiamo e come lo conosciamo noi oggi, considerando soprattutto la religione protestante che era la principale di tutte le zone tedesche. Un esempio lampante può esser la cartolina sovrastante, risalente alla seconda metà dell'Ottocento... Ha qualche carattere di Babbo Natale, ma anche alcune differenze! Vediamo ora quale fu la genesi di questo portatore di doni...

La sua figura  si perde nella notte dei tempi: tutte le versioni del Babbo Natale moderno hanno comunque in comune lo stesso personaggio storico, il vescovo san Nicola di Myra (antica città dell'odierna Turchia). Di questo santo si racconta che ritrovò e riportò in vita cinque bambini che erano stati rapiti e uccisi da un oste e, per questa ragione, divenne in breve tempo il protettore dei bimbi! E' proprio per questa ragione che in molte zone dell’Europa Centrale si era solito donare dei bigliettini augurali natalizi con questa figura (un antesignano Babbo Natale), rappresentato con abiti vescovili, il bastone d’oro dei vescovi e una lunga barba bianca, intento a portare / porgere numerosi doni ai bambini.
Qui sotto alcuni esempi bigliettini d'auguri per il Natale di fine Ottocento.. San Nicola ricorda certamente Babbo Natale!


Facciamo una piccola digressione in merito al Babbo Natale olandese: in Olanda la figura di San Nicola prende il nome di Sint Nicolaas che ha dato origine al Sinterklaas delle festività natalizie olandesi… Da Sinterklaas ha invece origine il Santa Claus americano, quale risultato delle influenze delle colonie olandesi in America che vivevano in una città precisa chiamata New Amsterdam, che sarà chiamata più tardi New York dagli inglesi! 

La storia di San Nicola in Germania va a fondersi con una leggenda che esisteva antecedentemente nei paesi tedeschi, prima della conversione al cristianesimo. Questa leggenda narrava che il dio Odino (Wodan) ogni anno tenesse una grande battuta di caccia nel periodo del solstizio invernale (Yule), accompagnato dagli altri dei e dai guerrieri caduti. Proprio durante questo periodo i bambini lasciavano i propri stivali nei pressi del caminetto, oppure sulla soglia di casa davanti alla porta, riempiendoli di carote, paglia o zucchero per sfamare il cavallo volante del dio chiamato Sleipnir. Anche nell'aspetto, quello di vecchio barbuto dall'aria misteriosa, Odino era simile a san Nicola, anche se il dio era privo di un occhio.


Una tradizione questa che è ancora viva in molte zone della Germania, poiché quasi tutti i bambini ancora mettono davanti al caminetto, o sulla soglia di casa, le loro scarpe piene di paglia nella notte d'inverno (del 6 dicembre), affinché vengano riempite di mele, noci, dolci e regali da san Nicola che, a differenza di Babbo Natale, arrivava cavalcando un cavallo. Nelle primissime rappresentazioni di San Nicola, questo era seguito da un asinello che doveva portare il fardello dei doni nella notte di Natale ma, visto che l’immagine dell’asinello era poco idilliaca e romantica, fu sostituita con quella di un bellissimo cavallo bianco.
Il profondo legame di Babbo Natale con gli animali ha le sue origini proprio nelle leggende legate al vero San Nicola. Le renne però compaiono solo nei primi dell’800, quando alcuni scrittori decisero che sarebbero state più pittoresche del vecchio asinello. La prima volta fu nell'illustrazione di un libro, con una sola renna, poi Clement Clarke Moore scrisse una poesia per i suoi figli in cui indicava il nome di tutte le otto renne di Babbo Natale (Blitzen, Comet, Cupid, Dancer, Dasher, Donner, Prancer e Vixen).


Un’altra leggenda tedesca racconta che san Nicola si era messo alla ricerca di un demone, di un essere maligno (che poteva essere, di volta in volta, il diavolo, un troll, uno gnomo o un Krampus) che terrorizzava il popolo insinuandosi nelle case attraverso la canna fumaria durante la notte, aggredendo e uccidendo i bambini in modo orribile. San Nicola, catturato il demonio con dei ferri magici o benedetti (in alcune versioni gli stessi che imprigionarono Gesù prima della crocifissione, in altri casi quelli di san Pietro o san Paolo) lo obbligò a obbedirgli a suoi ordini e fu così che fu costretto a passare di casa in casa per fare ammenda portando dei doni a tutti i bambini. In alcuni casi la buona azione viene ripetuta ogni anno, in altri il demone ne rimane talmente disgustato da preferire il ritorno all'inferno.

Una diversa versione racconta, invece, che il santo era aiutato di solito da un oscuro personaggio che prendeva il nome di Knecht Ruprecht (Klaubauf in Austria e Baviera), vestito di un lungo mantello, con
una parrucca e una barba lunga e sporca che gli arrivava sino ai piedi. Spesso si racconta che fosse un demonio, oppure uno gnomo quale frutto delle credenze popolari precristiane. Il compito di questo figuro era di interrogare, in vece di San Nicola, i bambini circa le loro azioni (buone o cattive che fossero) e di picchiare con un bastone quelli che erano stati più birichini. I bambini più buoni invece venivano premiati con dei doni commestibili: dolciumi e leccornie varie.

Il Knecht Ruprecht è anche un pezzo per pianoforte composto da Robert Schumann intorno alla prima metà dell’Ottocento.


Da queste due leggende nacque l’usanza di inscenare la venuta di San Nicola per le vie dei paesi, circondato e seguito da una lunga masnada di esseri malvagi come i Krampus (specialmente in Tirolo).
In Olanda invece esiste ancora una variante secondo la quale San Nicola era aiutato da un moretto, sempre al suo fianco, che spesso era la personificazione del demonio o, come nel caso di Knecht Ruprecht, uno gnomo. Questo prendeva il nome di Zwarte Piet ("Pietro il moro") ed è ancora un personaggio fondamentale per la celebrazione olandese di San Nicola. Da Zwarte Piet nacque sicuramente la variante italiana dell’Uomo Nero che tanto terrorizza i bambini… e che ancora fa domandare agli adulti: ma chi è st’omo nero? Beh… Ecco qui chi era!!


Nel tentativo di stemperare questa brutta immagine degli gnomi, questi divennero, secoli più tardi, degli abili costruttori di giocattoli.

Ritornando alla Germania, comunque, il folklore popolare fuse ben presto le due tradizioni e San Nicola divenne una sorta di Babbo Natale “ufficiale” e riconosciuto dalle grandi masse, antecedentemente al 1500. Fondamentalmente San Nicola era il Babbo Natale di quei tempi!!
La sua immagine divenne oggetto di un’intensa “campagna pubblicitaria” d’altri tempi: nel X secolo era protagonista di numerosi canti gregoriani, molti bambini vennero battezzati con il suo nome e divenne protettore degli studenti. Nel 1130 era rappresentato sulle monete normanne, in ricordo del suo impegno per salvare alcune ragazze dalla prostituzione.
Con l’avvento della Riforma Protestante, Martin Lutero rifiutò la venerazione di santi cattolici e anche San Nicola stava per esser cancellato! Nonostante ciò, la tradizione era ormai talmente ben radicata nelle usanze del popolo tedesco tanto che molti non vollero rinunciare alla tradizione di fare dei regali ai bambini in concomitanza con il Natale. Fu così che ogni nazione europea adottò il proprio “sostituto” di San Nicola: in Inghilterra fu un vecchio con la barba, personaggio già celebre in molti giochi per bambini (ma anche presunto aiutante di San Nicola), mentre in Germania restò lo stampo cattolico. Lutero, infatti, mantenendo questo costume, impose il giorno di Natale per i doni e sostituì il santo con un essere chiamato Christkind.

La tradizione del Christkind probabilmente era ben nota anche ad Elisabetta poiché quella fu l’epoca di maggior commercializzazione di questa figura, a partire dai numerosi bigliettini augurali che lo raffiguravano.
Il Christkind visitava la casa la sera della vigilia di Natale, solitamente mentre la famiglia era riunita a cena. Verso la fine della cena, mentre si mangiavano biscotti e altri dolci tradizionali, uno dei due genitori si allontanava per controllare se il piccolo donatore fosse arrivato, e dopo un po' ritornava per raccontare di aver visto il Christkind sistemare i regali sotto l'albero di natale. I bambini non lo vedevano mai: quando si erano precipitati nella stube questo se ne è già andato verso un'altra casa!

È bene fare una precisazione poiché il Christkind non è da confondersi con Gesù Bambino, che effettivamente sarebbe la naturale traduzione del nome di questo personaggio. Secondo la leggenda, seguendo le credenze del tempo, il Christkind era invece un messaggero di Gesù Bambino nella notte della vigilia di Natale (da qui il suo nome) che, vestito solitamente di bianco, spesso con ali d’angelo (come era di sovente raffigurato al tempo) e con lunghi capelli biondi, andava in giro per le case della gente per portare doni a tutti i bambini. In tante altre regioni è invece proprio il Bambino a portare i doni.
A cavallo tra il XIX e il XX secolo il Christkind fu adottato anche nelle aree cattoliche, mentre nelle regioni protestanti cominciò a perdere gradualmente importanza, per essere infine sostituito dal secolare Weihnachtsmann (l’uomo del Natale, o Babbo Natale, in tedesco).



Oltre al Christkind esisteva anche la figura di Herr Winter (il Signor Inverno) che in altre nazioni europee si ritrova nella stessa forma, con stesse caratteristiche e con nomi simili. Questa viene considerata come la prima immagine “ufficiosa” del Babbo Natale dei nostri tempi. Fece la sua prima apparizione in Germania sottoforma di vignette, realizzate da Moritz von Schwind, sul 'Münchner Bilderbogen' nel 1848. Non essendo riuscito a reperire altre notizie in merito all’Herr Winter in Germania nel XIX secolo, sono dell’idea che von Schwind abbia portato in patria la già ben radicata leggenda russa del “Ded Moroz”, meglio noto col nome di Nonno Gelo.


Questo personaggio girava di sovente a piedi. Era facile incontrarlo nel periodo natalizio, nel bosco. Era un vecchio alto, robusto e gentile. Poteva indossare abiti laceri, oppure esser vestito riccamente con pellicce o lunghi mantelli di raso col cappuccio per proteggersi dal freddo inverno. Il colore del mantello variava: poteva esser blu o rosso, ma anche verde smeraldo. Portava doni a tutti i bambini e teneva sulle spalle, oltre al sacco con i doni, un bellissimo abete natalizio spesso già addobbato.
La tradizione di Nonno Gelo è ancora molto sentita in Russia, tanto da esser considerato il Babbo Natale ufficiale. Ded Moroz è a tutti gli effetti l’unico papà Natale che esiste in Russia! Oggi vive a oltre 1000 chilometri a Nordest da Mosca, in mezzo a foreste di abeti, su un’altura che si affaccia sul fiume Sukhona nell’idilliaca cittadina di Veliky Ustyug.


Queste figure diverse diedero vita al Weihnachtsmann (letteralmente = l'uomo del Natale) che ritroviamo sulle postcard tedesche di fine Ottocento: un “moderno” Babbo Natale, frutto di mescolanze, coperto da un pesante mantello rosso, blu o verde smeraldo, seguito da angeli biondi e con in mano un sacco pieno di regali e un grande abete natalizio. Qualche animale intorno a lui, slitte, oppure bambini…




La leggenda di Babbo Natale raggiunse ben presto l’Inghilterra e da lì gli Stati Uniti, dove si creò in breve tempo il mito di questo vecchietto che la notte di Natale gira per il mondo distribuendo regali… un misto del tedesco Nikolaus, dell’olandese Sinterklaas e dell’inglese Babbo Natale, con una grande pancia e un cappuccio di pelliccia.

L’immagine soffice e tonda che tutti conosciamo di Babbo Natale, nasce però nel 1860, quando il Presidente americano Abraham Lincoln, come arma di guerra psicologica nei confronti della Germania, chiese al caricaturista Thomas Nast, emigrato dalla Germania nel 1846 a New York, di ridicolizzare l’immagine del Santa Claus tedesco: Nast lo ingrassò, enfatizzò le curve con una cinta nera in vita e decise che Babbo Natale era certamente nato al Polo Nord, e che doveva avere le guance rosse. 
La divisa rossa ha origine a Boston (dunque in America) nel 1885, a seguito dell’illustrazione di alcune cartoline di Natale ad opera del tipografo Louis Prang. Quindi, la comune credenza che sia stata la Coca Cola ad inventare Babbo Natale vestito di rosso è sbagliata; vero è però che la campagna pubblicitaria iniziata nel 1939 lo ha reso celebre in tutto il mondo.