Gli ultimi giorni di Sua Maestà a Ginevra
Poco dopo la conferma della morte dell'imperatrice, la sua dama di compagnia, con gran prontezza di spirito e incredibile lucidità, sbrigò le formalità del caso scrivendo all'Imperatore del trapasso della sua adorata moglie. Ritornò poi presso l'imperatrice, inginocchiandosi ad essa disperata: le fece il segno della croce e le chiuse gli occhi, le congiunse le mani e le fece scivolare il suo rosario fra le dita. Venne dunque preparata la camera mortuaria recandovi gli astri bianchi che quella stessa mattina l'imperatrice aveva a lungo osservato attraverso la porta sul salone: con un sospiro disse che quei fiori erano belli, ma non le piacevano perchè le ricordavano tutto ciò che era effimero. Su di un tavolo accanto al letto venne posto un crocifisso illuminato da quattro candele accese.
Arrivò dunque un funzionario per constatare l'avvenuta morte dell'Imperatrice e altre autorità interrogarono Irma secondo le formalità del caso. Quando terminarono, il presidente ringraziò la dama di compagnia e le pregò di far con urgenza richiesta alla Corte per ottenere l'autorizzazione a procedere ad un'autopsia parziale - secondo consuetudine. Dopodiché la donna inviò telegrammi su telegrammi a tutta la famiglia di Sissi. Una nuova commissione sopraggiunse nella camera mortuaria per esaminare la salma e stilare un verbale, dopodiché arrivarono alcuni rappresentanti della Chiesa che pregarono attorno alla salma di Sua Maestà. Quando se ne furono andati, Irma rimase sola presso la sua amata sovrana e pianse lungamente.
Alle 8 di sera ritornò tutto il personale dell'imperatrice e alle 10 il corpo di Sissi venne adagiato in una bara provvisoria. Irma le tolse la medaglia della Vergine che le aveva messo al collo all'inizio della agonia con l'intento di donarla poi all'imperatore. Ella, insieme a Berzeviczy, i cui funesti presentimenti s'erano poi avverati, rimase presso l'imperatrice fino a mezzanotte e poi se ne andò a letto.
Immagine evocativa dell'imperatrice sospesa fra le nuvole Opera di Robert Weigl, 1902 |
11 settembre 1898
Alle ore 14 ebbe luogo l'autopsia parziale dell'Imperatrice, per la quale era giunta l'autorizzazione da Vienna intorno a mezzogiorno. La dama di compagnia dovette assistere a quella tremenda scena cui erano presenti anche alcune personalità ufficiali.
L'autopsia durò 55 minuti. La cassa toracica di Sissi venne aperta per stabilire la direzione della ferita, il cuore venne tolto e si scoprì che la sottile lima di Lucheni aveva trapassato cuore e polmone per 8 centimetri, mentre la quarta costola era stata spezzata probabilmente per il colpo ricevuto dall'assassino. Era morta per emorragia interna che aveva causato l'infarto, senza dolore e senza sofferenze. Il cuore dell'imperatrice per il resto era completamente sano. Aveva ancora tutti i suoi denti per di più (una buona dentatura, c'era scritto nel referto, sicché non è vero che li avesse tutti marci)... e tutti i suoi capelli - ovviamente imbiancati ma che ella si tingeva con henné, indaco e mallo di noce.
Irma, fedele alla sua sovrana, dovette assistere anche all'imbalsamazione di Sissi il cui volto si alterò sensibilmente, tumefacendosi, ma i medici dissero che i bei lineamenti dell'imperatrice sarebbero ritornati in breve.
Venne poi ricomposta e rivestita con il suo abito nero e la chioma riacconciata.
La stanza si riempì di omaggi floreali, tra gli altri anche un fascio di magnifiche orchidee bianche dalla villa dei Rotschild a Pregny, che Elisabetta aveva ammirato estasiata come se avessero voluto dirle qualcosa: un presagio?
Su di un altro tavolo stavano invece gli oggetti che l'imperatrice portava sempre con sè come il ventaglio di pelle, un orologio della Maison Christofle che recava la parola Achilleus incisa sul davanti, la catanella con la fede nuziale che Elisabetta non indossava mai al dito, il braccialetto conto il malocchio con un'infinità di ciondoli, due medaglioni uno con la ciocca dei capelli del figlio Rodolofo e l'altro con scritto il salmo 91 della Bibbia.
Il bracciale contro il malocchio dell'Imperatrice Elisabetta Conservato alla Kaiservilla di Bad Ischl |
Quella stessa sera, intorno alle 22:50 partì da Vienna il treno speciale che doveva riportare in patria l'imperatrice, per quanto ella avesse espresso il desiderio d'esser sepolta a Corfù. Le pareti del convoglio erano ricoperte di drappi neri e verdi, mentre alle finestre c'erano tendine di sera nera. Tappeti neri con delle croci bianche ricoprivano il pavimento e al centro della parte più grande dello scompartimento imperiale trovava posto il catafalco. Nella parte più piccola, collegata da una porta, erano state preparate tre poltrone per il seguito dell'imperatrice. La bara di legno e la tappezzeria erano state fabbricata all'Hofburg di Vienna appositamente ed in tutta fretta nella giornata dell'11 settembre in modo tale da poter essere portate a Ginevra con il treno speciale. La bara era ricoperta con un manto di velluto nero su cui risaltava una grande croce dorata. Sarebbe stata usata come primo catafalco, più tardi sarebbe stata inserita una seconda bara di metallo.
12 settembre 1898
Il corpo dell'imperatrice venne sistemato: la sua dama di compagnia le indossò il vestito di seta nero che portava il giorno dell'attentato, l'abito che Sissi considerava il suo "bel vestito". Il corpetto, tagliato via in seguito all'assassinio, venne sostituito con un corsetto di broccato nero.
Nello specifico, il corpetto indossato dall'Imperatrice nel giorno del suo assassinio è ancora oggi esistente e conservato in un museo in Ungheria. Si noti il foro in corrispondenza del cuore.
Nello specifico, il corpetto indossato dall'Imperatrice nel giorno del suo assassinio è ancora oggi esistente e conservato in un museo in Ungheria. Si noti il foro in corrispondenza del cuore.
Ma com'è arrivato fino ai nostri giorni?
Lasciamo le parole alla figlia di Sissi che scriverà nel suo diario in questo giorno del 1898:
"[...] Resoconto di Irma Sztaray - il generale Berzeviczy aveva un confuso, eppure preciso presentimento della disgrazia, che tanto pregò addirittura la mamma di non andare a Ginevra... Poi mi feci portare gli abiti - vidi la camicia che ora posseggo, con il piccolo, sottile taglio e le esigue, pallide tracce di sangue."
Nel 1908 al Palazzo Reale di Budapest venne aperto un museo commemorativo alla compianta imperatrice e regina Elisabetta. Nell'anno della sua morte, nel dicembre del 1898, il ministro ungherese per la cultura e la pubblica istruzione, comunicò al già presente Museo Nazionale ungherese che la principessa reale Gisella e l'arciduchessa Maria Valeria avevano donato alla nazione ungherese parte dei ricordi della madre: la figlia prediletta mise a disposizione i libri ungheresi della biblioteca della madre ed alcuni oggetti commemorativi. Ida von Ferencsy, lettrice di Sua Maestà, donò al museo quasi 100 ritratti, statue, lettere, stampe e ricordi, mentre l'ultima dama di compagnia dell'imperatrice, Irma Sztaray, donò al museo la copia in gesso di una statua a grandezza naturale della sovrana e, non si sa come, viene citato anche l'abito che Sissi aveva indossato il giorno dell'attentato. Oggi il museo commemorativo non esiste più perchè le sue sale furono quasi completamente distrutte dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale.
Gran parte dell'inventario, però, venne stipato nei magazzini ed ancora oggi custodito nelle collezioni permanenti del Museo Nazionale Ungherese, mentre alcuni pezzi sono esposti al Castello di Godollo. L'abito è stato esposto in occasione della mostra "Elisabetta d'Austria. L'impossibile altrove" presso le Scuderie del Castello di Mirarmare di Trieste nel 2000.
Tornando al nostro resoconto, con l'aiuto del dottor Golay, l'imperatrice venne sistemata nella bara nella quale il suo corpo avrebbe risposato per l'eternità. Il fatto che Elisabetta fosse stata sepolta con un abito chiaro o addirittura con l'abito da sposa, è solo leggenda.
Tra le mani giunte stavano un piccolo crocifisso di madreperla e un rosario, sul petto un bouquet di orchidee bianche che copriva il cuore trafitto. Così venne inumata l'imperatrice.
Alla camera ardente di Sua Maestà, posta al primo piano dell'Hotel Beau Rivage di Ginevra, poteva accedervi solo un ristretto numero di persone. Ovunque stavano teli e drappi neri con croci argentate mentre al centro della sala s'innalzava il catafalco nero sul quale stava adagiata la bara di Sissi, aperta, rivestita da una coperta di pizzo bianco sulla quale si poteva leggere Repose en paix: attraverso questo leggero velo che copriva tutta la figura, si potevano riconoscere i tratti rilassati dell'imperatrice.
Il catafalco era circondato da enormi candele e da candelabri d'argento, nonché da inginocchiatoi rivestiti di tessuto nero, sui quali a turno i preti dicevano le preghiere. La stanza era riccamente adornata da palme, fiori e corone, sicché c'era pochissimo spazio per le persone al suo interno. Pochi autorizzati potevano accedervi, accompagnati personalmente dal segretario di Sua Maestà, che riceveva anche i messaggi di cordoglio in nome dell'imperatore. Ginevra pullulava di invitati della stampa e il telegrafo era perennemente d'assalto.
Le finestre dell'appartamento di Sissi erano state chiuse da tendine non appena la sovrana aveva chiuso gli occhi per sempre.
Fuori dall'albergo, un corteo di gente si era assiepato nella piazza e nelle vie antistanti e fra i benevoli cittadini che si facevano il segno della croce, vi erano anche i rappresentanti del consiglio di Stato, del Comune di Ginevra e i consoli locali. Mai Vienna, scrivevano i giornali, aveva visto un corteo così ricco e variopinto come quello che s'era visto a Ginevra quel giorno.
Gente assiepata fuori dell'Hotel Beay-Rivage |
Qui sotto il rosario personale dell'imperatrice Elisabetta e rosa dal suo letto di morte.
Il rosario è fatto d'oro e pietre preziose blu, con un pendente della Vergine Maria e una croce ugualmente in oro.
L'imperatrice aveva un rapporto estremamente conflittuale con Dio in seguito al tragico suicidio di suo figlio, il principe ereditario Rodolfo, e piena di amarezza, aveva a lungo dubitato nel suo credo religioso. Nonostante questo, viaggiava sempre con questo rosario, donatole dalla figlia maggiore Gisella.
Qui di seguito invece un medaglione-reliquiario realizzato in ricordo dell'assassinio dell'imperatrice Elisabetta. Esso contiene un pezzo di stoffa, probabilmente dall'abito che indossava quando è stata uccisa, mentre sul retro riporta inciso la data della morte e la corona imperiale con una croce di lutto sotto di essa.
Questo oggetto proviene dai discendenti della sorella di Elisabetta, Maria Sofia, per la quale probabilmente venne realizzato questo medaglione.
Quella mattina giunse da Vienna il convoglio imperiale preparato per l'imperatrice, con a bordo alcuni membri dell'entourage come la contessa Festetics e il colonnello conte Bellgarde.
Prima di procedere alla saldatura della bara, si svolse l'identificazione del cadavere dell'imperatrice, come previsto dalla legge, alla cui cosa parteciparono i membri del seguito. A stento le dame dell'imperatrice riuscirono a trattenere la commozione. Infine la bara venne sigillata. Sulla parte alta del catafalco vennero posti due spioncini chiusi a chiave che permettevano di guardare all'interno di essa.
Alle 5 del pomeriggio ebbe luogo la benedizione della salma nel salone principale dell'appartamento di Sissi: l'albergo si fermò per un momento, il tempo che i prelati salissero al primo piano e chiudessero la porta, poi la vita frenetica dei clienti tornò a svolgersi abitualmente - nulla stava più a dimostrare che in quell'edificio era stato benedetto il cadavere dell'Imperatrice d'Austria.
Fotografia della camera ardente dell'imperatrice all'Hotel Beau Rivage |
Registro dei decessi del Comune di Ginevra, acquisito dal Sisi-Museum di Vienna |
Quel giorno la figlia di Sissi, Gisella, scriverà una lettera indirizzata a Joseph Latour von Thurmburg.
Latour godeva della fiducia sia di Franz che, in particolare, di Elisabetta, ed era stato aiutante della famiglia imperiale dal 1860. Aveva studiato giurisprudenza all'Università di Vienna e lavorato per diversi anni come funzionario pubblico a Graz e a Vienna prima di iniziare la carriera militare nel 1848. Nel 1864 entrò a servizio a Corte come educatore del principe ereditario Rodolfo per intercessione dell'imperatrice Elisabetta che fece licenziare il precedente impiegato, conte Gondrecourt, che utilizzava mezzi educativi terribili sul piccolo principe che doveva essere avviato alla carriera militare.
Latour ebbe un ruolo fondamentale nella vita di Rodolfo, ma anche dell'arciduchessa Gisella: godette della loro fede illimitata, conosceva la loro vita privata fin nei minimi dettagli e veniva sempre più volte sollecitato da loro per consigli e aiuto in tutti i settori. Questa stretta relazione rimase anche dopo la fine del periodo di studio del principe ereditario.
A lui Gisella inviava spesso poche lettere molto personali, probabilmente le più note, come questa qui sotto, estremamente toccante, dopo l'omicidio di sua madre l'imperatrice Elisabetta il 10 settembre 1898 a Ginevra:
"Caro Latour.
E' così atroce, così terribile, non possiamo ancora crederci!
E' tutto così lontano! Come un brutto sogno, qualcosa che ti soffoca e dal quale ci si vuole liberare e riprendere subito aria. L'idea di non rivedere mai più la Mamma, nemmeno nella morte... non Lo potete immaginare! Eppure noi, che la conoscevamo così bene, siamo convinti che non l'avrebbe desiderato in nessun altro modo ed è ora felice con Rudolf e conosce questo segreto, che sembra così sconcertante per noi altri. Papa è tranquillo e visibilmente rafforzato da Dio.
Io ho ancora paura quando Lui realizzerà che è tutto finito.
Georg [il figlio maggiore di Gisela] e' tornato ieri dalla Baviera ed e' sfinito; fu l’ultimo di tutti noi a vedere la mamma durante il loro passaggio per Monaco. Mio caro Latour, i migliori auguri a Voi e alla Vostra cara moglie dalla Vostra riconoscente Gisella."
acquisita nel 2000 da parte dello Schloss Schönbrunn Kultur- und Betriebsgesellschaft m.b.H.
14 settembre 1898
L'Hotel Beau-Rivage il giorno del funerale dell'Imperatrice La finestra ad angolo del primo piano, dove venne disegnata una croce, fa riferimento all'appartamento di Sua Maestà |
Per tutta la notte due pattuglie di gendarmi avevano stazionato davanti all'Hotel Beau Rivage e all'alba venne issata la bandiera a mezz'asta sulla torre della cattedrale di St. Pierre, la bandiera rossa e gialla della repubblica e del Cantone di Ginevra. Alle 6 le strade iniziarono ad animarsi e alle 7 c'era già talmente tanta gente alla porta dell'albergo che dovette essere allestito un cordone di poliziotti.
Pochi minuti dopo le 8, la bara dell'imperatrice venne condotta al piano terra seguita dal corteo di servitori e dame di compagnia col viso coperto da velette nere. Nel più assoluto silenzio si sentivano solamente i singhiozzi di Irma Sztaray.
Infine le porte dell'albergo si aprirono e la bara di Sissi venne issata su di un carro funebre riccamente addobbato con fiori e drappi neri, condotto da 4 cavalli morelli con piume di struzzo bianche sul capo. Si creò un vasto corteo al seguito del carro che, nel più completo e rispettoso silenzio, raggiunse la stazione di Ginevra. Da qui, in breve, il convoglio si mise in moto per raggiungere Vienna l'indomani...
La bara dell'Imperatrice esce dall'Hotel Beau-Rivage |
Il numeroso corteo funebre dell'Imperatrice d'Austria, lascia l'Hotel Beau-Rivage per dirigersi alla stazione |
Verso la stazione di Ginevra |
Alla stazione di Ginevra |
Alla stazione di Ginevra |
Alla stazione |
Autorità locali davanti al treno funebre dell'Imperatrice fermo alla stazione di Ginevra. |
In occasione del centenario della morte dell'Imperatrice Elisabetta, il 10 settembre del 1998, a Ginevra è stata scoperta una statua in suo onore realizzata dall'artista Philip Jackson. Certo una raffigurazione poco somigliante nell'aspetto, ma che a me piace molto poiché sembra quasi aver colto l'anima tagliente, sfuggente e inquieta di Sissi...
Che belle queste foto! Grazie per averle condivise!!
RispondiEliminaGrazie per questo bellissimo ed esauriente articolo. Complimenti davvero! Tutto molto interessante. Letizia
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