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martedì 15 gennaio 2019

"Come un gabbiano nero - Gli ultimi giorni dell'imperatrice Elisabetta" - parte I


Il 30 agosto 1898 l'imperatrice Elisabetta insieme alla sua dama di compagnia Irma Sztaray, al conte Conte Albert Berzeviczy e a qualche cameriera, raggiunse il Grand Hôtel de Caux, sopra Montreux, dimorandovi sotto il nome di contessa di Hohenembs. Ella proveniva da un lungo soggiorno di cura a Bad Nauheim - per il quale aveva dovuto disdire la già programmata vacanza al lago di Carezza e Trafoi (BZ) - dopo del quale aveva visitato Homburg e Francoforte. 


L'imperatrice amava Caux sopra ogni cosa ed era felice di poterci soggiornare. 
Fin dal giorno successivo programmò le numerose escursioni nei dintorni che contemplavano Bex-les-Bains, Rocher-de-Naye, Evian, Ginevra e Pregny dove Sissi desiderava visitare i giardini e le magnifiche serre della baronessa Julie Rotschild. 
Il tempo non fu dei migliori, specialmente durante la visita alla località di Bex-les-Bains, dove una fitta nebbia non lasciava intravedere il bel panorama. Non appena le due donne scesero di carrozza presso l'Hôtel des Salines, la bruma si aprì e l'imperatrice fu avvinta dal bellissimo paesaggio coronato dalle cime innevate del Dents-du-Midi e del massiccio del Trient: contemplarono a lungo quello spettacolo affascinante e rimasero per un po' in profondo raccoglimento. 



Fortemente impressionata l'imperatrice manifestò l'intenzione di prolungare il soggiorno ma già dal pranzo ella cambiò idea poiché i piatti serviti dall'Hotel lasciavano molto a desiderare e la carne era particolarmente dura. Nel pomeriggio ebbe luogo un'altra escursione nei dintorni durante la quale la dama di compagna le manifestò le sue perplessità circa il soggiorno a Ginevra, poichè secondo Berzeviczy "c'è parecchia gentaglia"; Sua Maestà però disse che quelle preoccupazioni erano semplicemente ridicole. 
Il 3 settembre la comitiva imperiale raggiunse Rocher-de-Naye, utilizzando un'affascinante ferrovia a cremagliera che saliva sulla sommità d'una montagna con vista mozzafiato sul lago Lemano, rimanendo incantata davanti al bel panorama che si apriva da lì. 
Il 5 settembre l'imperatrice e il suo seguito prese il battello a Territet: nonostante fosse pieno di viaggiatori, Sissi non fu riconosciuta e ciò le permise di chiacchierare senza provare il minimo imbarazzo, passeggiando su e giù per il ponte, osservando i dintorni e le persone tutt'attorno, criticandone talvolta qualcuna sebbene in modo benevolo. Ad Ouchy il battello si fermò circa 24 minuti, pertanto le due donne scesero e si trattennero su di una panchina all'ombra di un albero, placando la sete con della frutta fresca. Da qui raggiunsero Evian-les-Bains (qui sotto in una fotocromia del 1890 ca.) che, per quanto non entusiasmò l'imperatrice, le diede modo di godere d'una giornata fra le comodità borghesi.


Sul battello le due donne discussero sulla visita alla baronessa Rotschild a Pregny che le offriva il suo yacht per permettere all'imperatrice di arrivare direttamente da lei; Sua Maestà però non accettò anzi fu proprio su quel battello che ella fece scrivere dalla sua dama di compagnia all'Hôtel Beau Rivage di Ginevra facendole prenotare un appartamento.

Il 7 settembre 1898, l'imperatrice Elisabetta rimase al Grand Hôtel de Caux, occupando la giornata con il lavaggio dei capelli che avveniva ogni tre settimane. 
Passeggiando per la terrazza dell'appartamento dell'imperatrice, Irma ripropose alla sovrana di evitare il soggiorno a Ginevra come le aveva già detto i giorni precedenti, sollecitata dalla preoccupazione di Berzeviczy che temeva per la vita di Sissi. Secondo il generale, a Ginevra "c'è parecchia gentaglia". Se proprio non voleva rinunciare a quel soggiorno, che almeno portasse con sé un gentiluomo del seguito che avrebbe potuto scortarla. Per far piacere al generale, l'imperatrice acconsentì a portare con sè a Ginevra il segretario Kromar "anche se non so come potrà essermi utile, dato che egli resterà in Hotel mentre io me ne andrò a spasso".

Qui sotto alcune fotografie del Grand Hôtel de Caux come si presenta oggi, ancora integerrimo nella sua struttura originaria, trasformato credo in centro congressi o roba del genere.





L'8 settembre, ricorreva la festa della Natività di Maria, pertanto la mattina di quel giorno Sua Maestà inviò un telegramma d'auguri alla figlia Maria Valeria. Fu inquietante il fatto che a sera doveva ancora giunger risposta.
La stessa sera la baronessa Julie Rotschild chiamò Irma al telefono per offrire loro nuovamente il suo yacht privato che però ella, per ordine di Sissi, dovette rifiutare facendole sapere che l'indomani l'avrebbero raggiunta per il pranzo con un normale battello di linea. 
In quell'occasione Irma le diede dei chiarimenti a proposito del pranzo, raccomandandole di evitare tutto ciò che potesse disturbare il mantenimento dell'incognito dell'imperatrice. 
Frattanto da Territet alcuni bagagli furono spediti all'Hotel Beau Rivage di Ginevra che l'imperatrice avrebbe raggiunto l'indomani.

Qui sotto, il monumento all'Imperatrice Elisabetta a Territet che la cittadinanza di Montreux commissionò allo scultore italiano Antonio Chiattone nel 1902, per commemorare l’imperatrice assassinata dall’anarchico italiano Luigi Lucheni.



9 settembre 1898... il giorno prima della morte

Alle 8 del mattino di una meravigliosa giornata autunnale, l'imperatrice e la dama di compagnia partirono per Pregny accompagnate da un lacchè che portava i loro cappotti e un piccolo bagaglio. A Terriet s'imbarcarono alle 9 su di un battello di linea: l'imperatrice era serena e l'autunno malinconico sembrava dissipare le ombre delle preoccupazioni e delle sue amarezze. Si addolciva divenendo più bella e sperava, come di consueto, in una visita dell'imperatore che però era sempre occupato a Vienna col suo lavoro. Giunsero a Ginevra intorno a mezzogiorno e all'imbarcadero c'era il segretario Kromar che attendeva le due donne con un messaggio di Maria Valeria. 
Presero dunque la carrozza alla volta di Pregny raggiungendo la villa della baronessa Rotschild (ancora esistente e di proprietà dei discendenti della famiglia) che accolse calorosamente l'imperatrice. Incredibilmente, sul tetto della villa sventolava la bandiera di Casa Asburgo, pertanto Irma si premurò di farla abbassare per non rivelare la presenza dell'imperatrice: la bandiera venne prontamente ammainata. 




La baronessa, una simpatica donna di mezz'età, condusse le donne nella sala da pranzo apparecchiata per tre dove venne servito il déjeuner con sottofondo musicale d'una piccola orchestrina che, quasi per uno strano caso del destino, suonava musiche italiane.
Bevve dello champagne ed assaporò il gelato pregando poi la contessa di inoltrare il menù al marito e alla sorella Matilde particolarmente golosa di gelato come l'imperatrice.
Dopo il pranzo visitarono la villa e il meraviglioso giardino per il quale era molto nota la dimora dei Rotschild: durante la passeggiata Sua Maestà fu colpita dalla portentosa collezione di orchidee e ritornò più volte ad una cascata di fiori bianchi, osservandole con sguardo interrogativo come se avessero voluto dirle qualcosa. Irma fu sopraffatta dal presentimento che sarebbe accaduto qualcosa.... 
La baronessa Rotschild pregò l'imperatrice di farsi fotografare, ma ella disse di no poiché aveva smesso da anni di farsi ritrarre in foto. Credeva che ogni qualvolta si faceva fotografare capitasse una disgrazia....
Fu poi l'ora di ritornare a Ginevra: dopo la visita la baronessa portò il libro degli ospiti sul quale l'imperatrice appose il solo nome di "Elisabetta"; poi lo porse alla sua dama di compagna che aprì il libro su di una pagina bianca sulla quale stava la firma del defunto figlio di Elisabetta, Rodolfo. La baronessa fissò la dama di compagnia poiché aveva notato questo incontro inatteso che l'aveva fortemente scossa; lesta riprese il libro degli ospiti e lo ripose.
Alle 17 l'imperatrice e la dama di compagnia lasciarono la villa di Pregny in carrozza e si diressero a Ginevra. Durante il viaggio Sissi ricordava piacevolmente quel sereno 9 settembre e fu assai vivace. D'un tratto il discorso divenne serio e si toccò la religione. Sissi disse d'esser credente a modo suo, ma non era escluso che un giorno sarebbe diventata estremamente pia. Era un tema che riconduceva sempre alla morte che Sissi confidò di temere anche se spesso l'aveva agognata. Irma si sforzò di trovare un discorso più allegro, ma erano ormai giunte all'Hotel Beau Rivage ove era stato riservato un appartamento per Sua Maestà - ovviamente in incognito col nome di contessa di Hohenembs.



Qui sotto alcune foto dell'Hotel e dell'appartamento di Sissi ancora oggi conservato come un tempo:


Molte cose dell'hotel Beau Rivage di Ginevra ricordano ancora oggi della tragedia di Sissi e testimoniano il passaggio della sovrana fra quelle antiche mura. 

La Hall dell'albergo

Il ballatoio delle stanze del primo piano. La porta in fondo a sinistra è quella
dell'appartamento di Sissi

La bella suite a lei dedicata ("Suite Sissi" per l'appunto) è situata nell'angolo sud-ovest dell'edificio ed è stata ricavata proprio nelle sale dove dimorò Elisabetta, la cui disposizione è rimasta pressoché intatta. La camera da letto di oggi, un tempo era per l'appunto la camera dove spirò Sissi e per quanto le tappezzerie e i mobili siano stati cambiati nel corso del Novecento, le boiserie, le specchiere, il caminetto in marmo e altri arredi, sono ancora gli originali del tempo di Sissi.


Il salottino dell'imperatrice come si presenta oggi. 

La camera da letto dell'imperatrice come si presenta oggi.




Dopo aver riposato un'ora, le due donne fecero un giro per la città recandosi in una nota pasticceria presso il Boulevard du Theatre. Si fece tardi, pertanto le donne ritornarono verso l'albergo, fermandosi da Dimier dove l'imperatrice acquistò un tavolino come dono di Natale per Maria Valeria. 
Ormai era sceso il buio pertanto Sissi ed Irma non ritrovarono la via per arrivare in albergo: Irma si fece prendere dal panico ma Sissi si orientò rapidamente e raggiunse in breve il Beau Rivage intorno alle ore 22! L'imperatrice prenotò la colazione per l'indomani e andò a dormire serena e contenta d'aver trascorso una bella giornata. Irma scrisse alcune lettere, una alla madre nella quale le raccontò quant'era successo quel giorno e poi si mise a letto: ebbe una notte stranamente agitata e la passò più in veglia che dormendo. Si svegliò di soprassalto come se qualcuno l'avesse chiamata con voce acuta; il suo primo sguardo cadde sul Monte Bianco che al sorgere del sole s'incendiava d'un rosso acceso. Era già la mattina del 10 settembre.




martedì 15 maggio 2018

Ludovico Vittorio d'Asburgo-Lorena, lo scandaloso cognato di Sissi


Nasceva oggi a Vienna, il 15 maggio 1842 , Ludovico Vittorio, ultimo figlio dell'arciduca Francesco Carlo d'Asburgo-Lorena e della principessa Sofia di Baviera, fratello minore dell'imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, dell'imperatore del Messico Massimiliano e dell'arciduca Carlo Ludovico.
Qui sotto una presunta fotografia dell'arciduca da bambino e un ritratto giovanile:



L'arciduca Ludovico Vittorio in primo piano
con la famiglia imperiale
Soprannominato Luziwuzi, nel 1848, allo scoppio dei moti rivoluzionari, seguì la famiglia imperiale nella fuga a Innsbruck, per poi seguirli a Olmütz, allorché la situazione nella capitale si era nuovamente fatta minacciosa. Per quel bambino di sei anni tali eventi non rappresentarono altro che un'avventura. A testimonianza dell’animo gentile e sensibile, si racconta che una volta, avendo visto un prigioniero condannato a morte, incatenato a mani e piedi, ne avesse chiesto l’immediata scarcerazione.
Crescendo, i tipici tratti degli Asburgo modificarono il suo dolce visino e ben presto divenne senz'alcun dubbio uno dei fratelli più brutti di Francesco Giuseppe: il prognatismo asburgico, comunque evidente anche negli altri, era ben più evidente sul volto di Ludovico Vittorio, i cui occhi grandi e languidi, un po' cadenti, e la precoce stempiatura, non facevano altro che renderlo poco piacevole. A ciò s'aggiungeva l'andatura melliflua, elegante e raffinata, le movenze femminee che non lo facevano di certo il partito più appetibile del suo tempo.

Fotografie dell'adolescentre arciduca, la prima con la madre, l'arciduchessa Sofia e altre persone sconosciute.







Dal momento che all'interno della famiglia imperiale non si prestava considerazione per le doti artistiche, anche lui venne educato alla carriera militare come tutti gli arciduchi. Divenne generale di fanteria, nonché capo di un reggimento che portava il suo nome nonostante non possedesse ambizioni e interessi militari o politici.

 


La principale passione dell'arciduca era infatti l'arte, della quale si era occupato sin da giovane.
Perciò fece costruire come primo edificio uno sfarzoso palazzo in quella che oggi è la Schwarzenbergplatz. Questo palazzo, che venne progettato secondo lo stile neo-rinascimentale dal famoso architetto Heinrich Ferstel, venne arricchito con ricercati reperti artistici, in parte di proprietà del padre e in parte suoi. Il palazzo è ancora oggi conosciuto come Palais Erzherzog Ludwig Viktor.
Il palazzo, terminato nel 1868, fu il primo palazzo nobiliare ad esser costruito sulla Schwarzbergplatz - nel 1911 divenne sede del Militärkasino, nel 1918 divenne sede di alcuni uffici della Repubblica Austriaca, nel 1938 l'uso della casa è andato alla Reichskriegerbund nazista, dopo la fine della seconda guerra mondiale i locali furono inizialmente utilizzati dalle truppe russe sovietiche e in seguito dal ministero federale dell'energia, poi sede dell'Ufficio di Stato per gli affari dell'esercito; in seguito a numerose traversie, la sala da ballo del palazzo e l'ala Dritten Raum andarono al Burgtheater e altre stanze al Ministero della Difesa.




Numerosi furono i tentativi di trovargli una moglie: la madre, l’arciduchessa Sofia, lo avrebbe voluto sposato con la duchessa Sofia Carlotta (sorella dell’imperatrice Elisabetta d’Austria, sua cognata), mentre suo fratello Massimiliano, che non avendo figli progettava di nominarlo suo erede in Messico, lo avrebbe visto accasato con la figlia dell’imperatore del Brasile. Qui sotto un noto servizio fotografico che vede l'arciduca Ludovico Vittorio con i fratelli di Sissi, figli e le figlie del duca Max e della duchessa Ludovica in Baviera, forse in occasione del progettato fidanzamento tra l'arciduca e Sofia Carlotta:



L'arciduca Ludovico Vittorio con le cugine Mathilde e Maria Sofia, regina del Regno delle Due Sicilie: 


Luigi Vittorio si oppose con successo a questi piani rimanendo scapolo per tutto il resto della vita, attirando così l'attenzione delle malelingue cortigiane a causa di numerosi scandali e pettegolezzi. La sua presunta tendenza omosessuale era un “segreto pubblico”, sebbene Luigi avesse avuto anche una lunga relazione con la ballerina Claudia Conqui. L'imperatore avrebbe detto di lui: “Bisognerebbe dargli una ballerina come aiutante di campo, almeno non accadrebbe nulla”.

Ritratto giovanile dell'arciduca Ludovico Vittorio



Alla corte viennese Luigi Vittorio non godeva di particolare popolarità e i giudizi su di lui erano discordanti.


Fotografia ufficiale della famiglia imperiale.
Ludovico Vittorio è dietro al divano,sul quale sono sedute
l'imperatrice Elisabetta e l'arciduchessa Sofia:


Soprattutto l'imperatrice Elisabetta lo trattava con diffidenza, nonostante egli fosse un fervente ammiratore della sua bellezza. Inizialmente fra loro si sviluppò un rapporto affettuoso, che va ovviamente esaminato in base al “metro” secondo il quale Sissi sceglieva i membri del proprio entourage: Elisabetta infatti amava dare scandalo stringendo amicizia con quelle persone la cui reputazione avrebbe portato imbarazzo alla Casa d’Austria.

Fra loro due vi fu un fitto contatto epistolare, nel quale lei gli chiese alcuni favori: 
Caro Ludwig […], con l’ultima mia ti ho inviato un cavalluccio marino disseccato, ricordi?! Ti prego fammene fare una riproduzione esatta e graziosa in oro, della stessa identica grandezza […]!”. 
Nel 1862 Sissi gli scrisse da Venezia: “Sto mettendo insieme un album delle 'bellezze', e a questo scopo raccolgo numerose fotografie, ma soltanto di donne. Mandami ti prego, tutti i bei volti che riuscirai a scovare dall’Angerer o altrove”. 
Nonostante questo fitto scambio epistolare il loro rapporto ebbe una brusca interruzione quando Elisabetta lo accusò di essere un pettegolo e di aver fatto insinuazioni sul suo conto, dando adito a pettegolezzi. Probabilmente Luigi Vittorio era fatto sfuggire qualche commento di troppo o osservazione maliziosa nei confronti di Sissi, tanto che da un giorno all’altro non gli parlò più. La loro amicizia si tramutò così in astiosa avversione. Elisabetta confidò alla sua dama di compagnia, la contessa Festetics: “L’arciduca Ludwig mi detesta! Per farmi dispetto mi ha riferito per filo e per segno tutte le menzogne che la gente fa sul mio conto! Egli non riesce a sopportarmi, s’intende, e in questa maniera aveva intenzione di ferirmi. Non lo incontrerò mai più da sola e né lo riceverò più! Ha sparlato e mentito tanto che mi ha davvero avvelenato l’esistenza!” 
Parlò di lui in due delle sue numerose poesie. La prima è scritta nel 1887 in occasione di un pranzo di famiglia svoltosi in quell’anno:

Usa comparir per primo 
Il fratello minore di Oberon: 
e il mondo intero non regge carogna peggiore di lui. 
Essere malaticcio e moscio, 
ha sempre considerato la menzogna 
un passatempo ed un dovere 
e ha scelto la diffamazione per mestiere. 
Perciò guai a chi gli capita fra le grinfie! 
Si consideri già perduto. 

Oberon, come in altre poesie di Elisabetta è suo marito Francesco Giuseppe, quindi pare più che logico che il fratello minore di Oberon sia in realtà l’arciduca Ludovico Vittorio.


La seconda poesia fa invece riferimento a un pranzo avvenuto sempre nell’agosto del 1887 in occasione del genetliaco dell’imperatore. In essa, Elisabetta, scelse di raffigurare tutti i commensali sottoforma di animali, e per l’arciduca scelse la scimmia: 

Ora, dopo tanti animali cari, 
affronto questo soltanto alla fine 
perciò dopo di lui dovrò 
disinfettar la penna in fretta. 

 Mi ripugna la scimmia, 
malvagia come alcun’altra bestia; 
questo giorno sembra una vera punizione 
perché lo vedo, mentre di solito lo fuggo. 

Se l'aspetto è brutto 
è depravato il grugno. 
Inorridisco ogni volta 
che me lo trovo accanto! 

Sono versi particolarmente crudeli, ma bisogna considerare la naturale antipatia che Elisabetta provava nei confronti di ciascun membro della famiglia Asburgo. Del resto Luigi Vittorio appariva davvero una personalità complessa. Poiché da giovane mancava di sicurezza, forza e fermezza, da adulto mascherò la sua inadeguatezza con un atteggiamento presuntuoso, tentando di farsi valere in questo modo. 
Una delle dame di corte della principessa Stefania del Belgio era riuscita a risalire con perspicacia alle origini psicologiche di questo comportamento, descrivendolo in questo modo: “La natura è stata crudele con Ludwig Viktor. Dall'apparenza malaticcia, piuttosto brutto, egli tentava di minimizzare i suoi difetti con una condotta leziosa e superba!”. 
Tuttavia va ricordato che Luigi Vittorio fu certamente uno dei membri più intelligenti e divertenti della famiglia imperiale. Socievole ed estroverso, capace di aprirsi senza pregiudizi a chiunque considerasse interessante, ospitava o veniva ospitato nei salotti della buona società, nei quali si guadagnava popolarità grazie a battute spiritose e pungenti. 
La principessa Nora Fugger affermò che “la sua lingua era mordente come un serpente velenoso”. 
Assiduo frequentatore di teatri e mostre, Luigi Vittorio collezionava antichità, porcellane e dipinti, e alcuni preziosi prototipi fotografici, vista la sua passione per la fotografia. Il suo amore per l’ambiente un po’ ambiguo delle terme centrali gli costò qualche guaio… Un giorno, avendo tentato di avvicinare un ufficiale imperiale in una delle terme gay ancor'oggi funzionante (la cosiddetta Kaiserbündl Sauna di Vienna), si arrivò alle mani e l’arciduca si trovò con un occhio nero. Si dice addirittura che avesse tentato di avere un rapporto sessuale con un minorenne che gli tirò un pugno e lo derubò, ma la faccenda ad oggi non è chiara.
Qui sotto la sauna gay di Vienna:






L'arciduca ormai adulto in due fotografie la cui localizzazione non è nota (forse proprio Abbazia, in Croazia, nota località balneare degli Asburgo), come pure non lo sono le altre persone ritratte:




Non fu possibile celare completamente lo scandalo e Luigi Vittorio fu ribattezzato dall'opinione pubblica Arciduca del bagno. Iniziarono così a girare diverse fotografie che lo ritraevano in abiti femminili, ma altro non erano che rudimentali fotomontaggi distribuiti al fine di schernirlo.



Nel 1864 si trasferì a Salisburgo, presso il castello di Klessheim. Si dice che sia stato il fratello imperatore a volere il suo allontanamento da Vienna a seguito dello scandalo avvenuto alle terme.


Anche nel ritiro salisburghese si dimostrò un collezionista appassionato, arredando di proprio gusto il castello, dove si contornò di statue in stile classico raffiguranti giovani atleti nudi. Stando alle memorie dei servitori, pare che l’arciduca passasse ore a toccarle e accarezzarle.
Continuò anche a dedicarsi al suo amore per l’architettura, con la costruzione della Casa del Cavaliere nel 1879, per le donazioni benefiche e per le opere di mecenatismo diventando patrocinatore della Kunstverein. Dopo l'esondazione del 1899 elargì una grossa somma per la sistemazione degli edifici e per aiutare i disagiati. Organizzò una gigantesca iniziativa di beneficenza nel suo castello, aiutò gli orfani, pagò l'assistenza medica dei più poveri, allestì distribuzioni di pasti per i senzatetto, finanziò e fondò numerose organizzazioni umanitarie e caritative.

Immagini dell'arciduca durante il ritiro a Klessheim:



 

Quando in seguito all'assassinio della cognata Elisabetta la città di Salisburgo decise di dedicarle un parco, Luigi Vittorio assunse senza indugio la presidenza del comitato responsabile per il monumento commemorativo. È lui che bisogna ringraziare se Salisburgo si è aggiudicata uno dei monumenti più belli dedicati a Elisabetta, opera realizzata con molta grazia dallo scultore Edmund Hellmer (1850 – 1935), ex rettore dell’accademia di Belle Arti di Vienna.




Nel 1896 l'imperatore lo nominò sovrintendente alla Croce Rossa Austriaca: prese a visitare quasi tutti i territori dell'impero austro-ungarico per ispezionare e migliorare le strutture e le attività della Croce Rossa. La città di Salisburgo consacrò l'operato dell'arciduca dando il suo nome alla piazza Alten Markt, che da quel momento, fino al 1927, si chiamò Ludwig-Viktor-Platz. Nel 1901 venne chiamato in suo onore il complesso di ponti (Lehner Brücke) sul fiume Salzach: i Ludwig-Viktor-Brücke, in ricordo del suo primo ingresso a Salisburgo quarant'anni prima.




L'arciduca era però molto affezionato anche alla piccola comunità di Siezenheim, dove grazie a una sua ingente donazione nel 1906 venne fondata la Volkschule. Nel 1911 tre gruppi carnevaleschi di Siezenheim divisi in contadini, ragazzi e scolari andarono a sfilare davanti al castello di Klessheim in onore dell'arciduca, il quale donò loro il ducato d'oro tutt'ora conservato nella cassaforte della banca cittadina. Gli anziani di Siezenheim raccontano che l'arciduca era solito cavalcare al galoppo per tutto il villaggio, lanciando caramelle alla folla accorsa nelle vie.
I disturbi mentali di cui fu affetto negli ultimi anni fecero sì che l'arciduca, tanto amato dai salisburghesi, si ritirasse nel suo castello. Nel 1915, a seguito dell’aggravarsi dei suoi disturbi psicologici, gli venne assegnato un curatore.
Morì il 18 gennaio 1919 nel castello di Klessheim e venne sepolto secondo le sue volontà nel cimitero locale di Siezenheim.
La pietra tombale non riporta alcun nome, ma solo la seguente epigrafe:

Mio imperatore (Francesco Giuseppe I) Grazie! 
La mia anima – pentita e ravveduta – vola verso Dio, 
mentre la Terra ferma mi raccoglie le mie spoglie.
Ringrazio tutti i miei amici, 
per tutto ciò che han saputo donarmi in vita. 
E a tutti i ciechi il mio perdono, 
che mi han gratificato nel loro odio.




L'arciduca in alcune fotografie che lo ritraggono ormai anziano durante il confino a Salisburgo e a Klessheim:







Altre fotografie dell'arciduca Ludovico Vittorio

Il giovane arciduca durante una festa di carnevale all'Hofburg, vestito da Arlecchino: 



L'arciduca in una non nota occasione:



L'arciduca Ludovico Vittorio e i fratelli Francesco Giuseppe, Massimiliano e Carlo Ludovico







Sullo yacht "Greif" insieme al fratello Francesco Giuseppe

L'arciduca Ludovico Vittorio, secondo uomo da destra, dietro le nipoti Maria Valeria e Gisella,
figlie dell'imperatrice Elisabetta.