domenica 10 novembre 2013

Il Natale al tempo di Sissi: tra storia e tradizioni ottocentesche


Natale si avvicina e prima che sia troppo tardi, vorrei scrivere questo post dedicato al Natale al tempo di Sissi, su modello del precedente post dedicato ad Halloween nel XIX secolo!

Prima di cominciare questo lunghissimo excursus sul Natale al tempo di Sissi, va certamente ricordato che esattamente il 24 dicembre ricorreva il compleanno di Elisabetta, nata nel 1837 a Monaco di Baviera… Quindi, per anni il Natale in casa Wittelsbach - Asburgo fu sempre molto sentito per entrambe le motivazioni. I palazzi imperiali si riempivano di parenti (soprattutto quando i figli di Sissi si sposarono) ma soprattutto di addobbi, decorazioni di ogni sorta, veniva ovviamente realizzato il classico albero di Natale e nelle pasticcerie di corte venivano composti numerosi e abbondanti piatti per celebrare questa ricorrenza annuale. Il pranzo di Natale era ovviamente un'evento al quale partecipava con gran trasposto e gioia tutta la famiglia imperiale, mentre i servitori correvano da ogni parte del castello!
Fu solo dopo la morte del figlio Rodolfo (avvenuta a Mayerling nel gennaio del 1889) che Sissi smise di festeggiare il proprio genetliaco e, di conseguenza, anche il Natale che divenne una ricorrenza poco sentita: mai più alcun regalo, mai più serate allegre, mai più alberi di Natale o decorazioni... sempre vestita di nero... sempre triste... 

Certamente, soprattutto dopo essersi sposata, mal sopportò le celebrazioni natalizie, poiché era spesso costretta a passarle con la famiglia imperiale al completo, spesso a Vienna (che tanto odiò), dove rimaneva sempre fino al Capodanno. Questo capitava quasi tutti gli anni, ma basta leggere il diario di Maria Valeria per comprendere quanto Elisabetta fosse depressa in questo momento dell’anno!

Storicamente, il Natale come lo conosciamo noi oggi è la fusione di svariate tradizioni sia del nostro Paese che degli Stati a noi confinanti: il presepe, ad esempio, è sicuramente il frutto della nostra pura tradizione cristiana in quanto, la prima rappresentazione sacra della Nascita di Gesù, fu realizzata da San Francesco d'Assisi nel 1223 a Greccio; mentre l’albero di Natale, il calendario dell’Avvento e la figura di Babbo Natale, derivano certamente da usi e costumi del Nord Europa. E’ lecito pensare (confermato anche da due litografie del tempo che vi sto mostrando) che anche Sissi usasse festeggiare il Natale come lo celebriamo noi oggi… certamente senza presepe, ma seguendo quelle che erano le tradizioni tedesche del suo tempo!!



Ma quali erano queste tradizioni?

Il Natale in Austria e in Germania è certamente la festa più sentita dell’anno e l’atmosfera natalizia si respira in ogni angolo, dalle città ai paesini, e risplende di migliaia di luci festose. La celebrazione di questa festività inizia tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre e, proprio in quest’arco di tempo, ha inizio il periodo dell’Avvento nel quale ci si prepara spiritualmente all'arrivo del Natale, alla nascita del Bambino Gesù.
Possiamo certamente dire che le tradizioni natalizie della Germania e dell’Austria di un tempo, sono pressoché identiche (salvo eccezioni) a quelle di oggi e sono rimaste quasi invariate fino a giorni nostri, variando esclusivamente da regione a regione. 
Si può presupporre che Sissi conoscesse molte di queste tradizioni e che nei primi anni della sua giovinezza le abbia messe in atto con più o meno entusiasmo!

Certamente le era nota la credenza tedesca secondo la quale, la notte di Natale, il Christkind (da non confondersi per la traduzione letterale di Bambino Gesù!) andava in giro per le case elargendo doni di ogni sorta ai bambini, dormienti e non. Questo essere, paragonabile ad uno spirito, agiva per contro di Gesù Bambino e da qui probabilmente deriva il nome di Christkind (più precisamente "bambino di Cristo"). Questo personaggio nell’iconografia dell’epoca era spesso raffigurato come un angelo vestito di bianco, con tanto di corona e capelli biondi, e la sua figura si ritrova, quale tradizionale portatore di doni di Natale, nel sud della Germania, in Svizzera, Austria, Liechtenstein, Slovenia, Croazia e Alto Adige.
Secondo la tradizione dell’epoca, il Christkind visitava la casa la sera della vigilia di Natale, solitamente mentre la famiglia era ancora riunita a cena o quando i bambini dormivano. Verso la fine della cena, comunque, mentre si mangiavano biscotti e altri dolci tradizionali, uno dei due genitori si allontanava per controllare se il piccolo portatore di doni era già arrivato e, dopo un po', ritornava per raccontare ai bimbi che aveva visto il Christkind sistemare i regali sotto l'albero di Natale. I bambini non lo vedevano mai: quando si erano precipitati nella stube, lo spirito se ne era già andato verso un'altra casa!

La tradizione di questo Christkind trae le sue origini da Martin Lutero che aveva sostituito San Nicola, portatore dei doni cristiano, con un’altra figura di tradizione protestante!


Nella prima settimana del mese, esattamente nei giorni del 5 e 6 dicembre, si hanno le celebrazioni in onore di San Nicola. La tradizione tedesca vuole che la vigilia del giorno di San Nicola i bambini lascino le proprie scarpette o stivali fuori dalla porta di casa cosicché, durante la notte San Nicola (il Babbo Natale tedesco), possa farvi visita e lasciare dolciumi al loro interno. San Nicola è però spesso accompagnato dal sinistro Knecht Ruprecht ("Ruprecht il servo", talvolta considerato come la manifestazione del demonio) che, al contrario di San Nicola, riempie gli stivali dei bambini cattivi con dei ramoscelli secchi.
Un’altra tradizione tedesca è quella che prevede che la sera del 5 dicembre, San Nicola vada a trovare i bambini. Aperto un grande libro d'oro, vi legge ad alta voce le azioni buone e cattive che i bimbi hanno compiuto durante l'anno, per poi lodarli, riprenderli o ammonirli. Al termine regala loro mele, noci, pan speziato e cioccolata che estrae dal suo grande sacco.


Sempre in questo giorno si ritrova tra la Baviera, il Tirolo e l’Alto Adige, la festa dei Krampus che ha nomi differenti in base alla regione nella quale viene svolta ma che, in generale, mantengono inalterate le stesse caratteristiche che trovano origine al periodo precristiano.  Consiste nella sfilata di San Nicola tra le vie del paese che, a bordo di una slitta ed accompagnato dagli angeli e dal suo servo Davide, distribuisce dolci e caramelle ai paesani, seguito da una masnada di diavoli inferociti, armati di fruste e catene (i krampus). Questi ultimi esseri si aggirano per le strade alla ricerca dei bambini "cattivi", ma anche adulti e i più anziani, che vengono picchiati con la frusta o colpi di verga che questi portano si appresso. Moltissime sono le cartoline d'auguri di Natale dell'Ottocento che raffigurano questi Krampus. 
In Algovia si chiama Klausen-Treiben, durante la quale i giovani del villaggio si vestono di pelli e pellicce, indossano maschere a forma di testa di animale e cappucci con corna di cervo o di bue e scorrazzano gridando e facendo risuonare sonagli e catene per i vicoli, per cacciare dal loro villaggio gli spiriti cattivi della notte, gli elfi e le ombre. 





I tre giovedì prima di Natale vengono chiamati Klöpfelnächte (Notti delle bussate). Nella sera di questa tradizionale giornata i bambini usano mascherarsi da pastori e andate in giro per le porte delle case cantando canti natalizi ed invocando benedizioni su di loro per la raccolta ventura e per la casa.  In compenso, ricevono un piccolo dono.

Le notti tra il giorno di Natale (25 dicembre) e dell'Epifania (6 gennaio) prendono il nome di Raunächte (notti del fumo) e la prima citazione ufficiale di questa ricorrenza risale al 1725, a Waldkirchen (Baviera orientale) ricorda che un tempo si pensava di fermare l'azione malvagia degli spiriti cattivi nella notte, riempiendo casa e stalla di fumo d'incenso.  L’assenza di un membro della famiglia durante la celebrazione di questo rito era un segno funesto che significava morte o sfortuna. Ancora oggi in Tirolo si pratica questo rito. In una grande padella piena di brace ardente viene gettato dell’incenso con cui la famiglia contadina “purifica” tutti i locali recitando preghiere.
Da sempre queste notti sono considerate anche importanti notti oracolari, in cui si predice il clima dei dodici mesi successivi. Le Raunächte possono aversi anche tra il giorno di San Tommaso (21 dicembre) e il nuovo anno (1 gennaio).



Le famiglie tedesche sentivano, e sentono ancora oggi, molto il Natale e i preparativi per questa celebrazione. Ieri come oggi, i preparativi erano sempre anticipati da grande fervore e, in molte di queste famiglie, esisteva la tradizione che voleva i genitori impegnati nelle decorazioni natalizie di una specifica stanza della casa (salone, oppure la stube nel caso dei masi del Tirolo e della Baviera) e di chiuderla a chiave una volta pronta. Il trillo di una campanella era l’annuncio che i bambini potevano entrare nella stanza dove, con grande gioia, vi trovavano l’albero di Natale e tanti regali. Durante l’apertura dei regali o nell’attesa della mezzanotte, i genitori in genere solevano raccontare storie di Natale. In genere quest’ usanza era mantenuta il pomeriggio della vigilia di Natale (Heiligabend), prima dell’inizio delle messe religiose (alle 16.00). Al rientro dalla messa ci si preparava ad una cena leggera che evitava la carne. Il giorno di Natale la famiglia si riuniva di fronte al pranzo di Natale. Per questa occasione si preparavano moltissimi dolci e altri cibi. Alcuni di questi dolci venivano adagiati sul tavolo insieme ai regali, mentre altri erano appesi agli alberi di Natale.


La casa si usava decorarla con ghirlande e festoni realizzati con nastri rossi, rami d’abete, bacche rosse e rami d’agrifoglio, che trovavano la giusta sistemazione sulle mensole dei caminetti, sulle stufe, sui tavolinetti e sui mobili.

 

Simbolo centrale della festa natalizia era certamente l’albero di Natale (Christbaum). Le decorazioni di un
abete di solito consistevano in numerose candele e decorazioni commestibili come dolciumi, frutta candita, frutta decorata con chiodi di garofano e spezie varie, mentre altre esclusivamente decorative erano fatte a mano ed erano composte di solito da stelle di paglia, pigne dorate e ornate di nastrini. Ogni ninnolo appeso all’albero di Natale aveva uno specifico significato: le candele significavano la luce del mondo, la stella sulla cima dell’albero ricordava la prima notte di Natale mentre i dolciumi simboleggiavano l’auguri di prosperità ed abbondanza.

La tradizione di utilizzare alberi decorati si perde nella notte dei tempi ed inizialmente, sulla base di preesistenti tradizioni cristiane e pagane, aveva più che altro una connotazione religiosa, quale “albero della conoscenza”, mentre la decorazione e i dolci appesi simboleggiavano i frutti proibiti.
L’albero di Natale come lo conosciamo oggi, decorazione di case nelle lunghe notti invernali natalizie, apparve intorno al XVI secolo, anche se allora era ancora senza candele e decorato con mele, noci e fiori di carta. La città di Riga è fra quelle che si proclamano sedi del primo albero di Natale della storia (vi si trova una targa scritta in otto lingue, secondo cui il "primo albero di capodanno" fu addobbato nella città nel 1510). A Vienna l'albero di Natale in senso lato, apparve nel 1816 per volere della principessa Henrietta von Nassau-Weilburg, ed in Francia nel 1840, introdotto dalla duchessa di Orléans. Johann Wolfgang Goethe, pur non essendo propriamente di fede cattolica o protestante, amava moltissimo questa usanza e grazie a lui l'albero si impose a Weimar che era il centro culturale dell'epoca. Nella sua famosa opera "I dolori del giovane Werther" l'albero di Natale compare per la prima volta anche nella grande letteratura. Anche i romantici che cercavano di valorizzare le tradizioni popolari non potevano non apprezzare questa antica usanza. In quell'epoca nasce anche la famosissima canzone "Oh Tannenbaum, oh Tannenbaum" che fino ad oggi è la canzone natalizia più cantata in tutta la Germania.


La tradizione di addobbare gli abeti a Natale arrivò in Inghilterra grazie al principe Alberto (di origini tedesche), marito della regina Vittoria, che per lei fece realizzare un bel abete intorno esattamente nel 1841.
 Un visitatore del Castello di Windsor, nel 1860, racconta che le stanze del castello erano illuminate da alberi di Natale appesi al soffitto, al posto dei lampadari, e che questi erano ricoperti di bon bon e luci di cera colorata e che alcuni alberi erano decorati come se fossero ricoperti di neve. Seguendo la tradizione tedesca importata dal principe Albert, Vittoria e Alberto si scambiavano i regali la Vigilia di Natale che erano disposti su dei tavoli, ognuno dei quali aveva un albero di Natale al centro. Il 24 Dicembre 1850 la Regina scrisse nel suo diario: "My beloved Albert first took me to my tree and table, covered by such numberless gifts, really too much, too magnificent"

In Germania e in Austria, così come per la tradizione inglese, l’albero era decorato il 24 dicembre e mantenuto in quel modo solo per 12 giorni perché altrimenti la sfortuna avrebbe perseguitato la famiglia che lo aveva realizzato!
Dall'Inghilterra raggiunge gli States grazie ai mercenari della guerra di secessione… E fu negli Stati Uniti che si ebbe il boom vero e proprio degli alberi di Natale, e fu solo dagli ultimi trent’anni del XIX secolo, però, che questo divenne un simbolo irrinunciabile di questa festività!
I primi alberi artificiali furono realizzati, intorno al 1880, in Germania per salvaguardare le foreste ed erano decorati con piume d’oca tinte di verde! L'idea fu subito imitata da una casa produttrice americana. Gli alberi artificiali avevano il vantaggio di reggere il peso delle decorazioni meglio di quelli veri.


Le ragazze austriache, ad esempio, alla vigilia di Natale preparano il famoso strudel, un dolce caratteristico a base di frutta e noci e confezionano pacchetti per i poveri che visiteranno il giorno di Natale. I montanari, invece, tornando dalla Messa, portano alle loro bestie il sale benedetto
Il giorno di Natale, a Vienna, è tradizione andare al parco pubblico per distribuire briciole di pane agli uccellini, in modo da far festeggiare anche loro. Questo atto gentile vuole essere una specie di simbolico atto di gratitudine al bue e all'asinello che riscaldarono Gesù nella grotta.

Immancabili nelle case del XIX secolo i classici Calendari dell’Avvento, il cui primo esempio si può far risalire al 1851.  Questi calendari consistevano in dei pannelli con delle finestrelle che i bambini aprivano man mano che i giorni passavano dal 1º dicembre sino alla vigilia. Le finestrelle erano infatti 24 e dietro ogni una di esse si celava un disegno che simboleggia il Natale; alcuni calendari dietro le finestrelle o porticine presentavano anche cioccolatini e caramelle rilegati in carta colorata.
La tradizione dei Calendari d'avvento è tutt'ora esistente ed è parte integrante degli usi e dei costumi natalizi del Centro Europa. 
Prima della vendita dei primi Calendari d'Avvento, nelle famiglie venivano appesi inizialmente 24 disegni, oppure venivano fatti sulla porta o su una parete della casa 24 piccoli segni con il gesso in modo che i bambini potessero  ogni giorno cancellarne uno. Altrimenti venivano messi nel presepe 24 fili di paglia, uno per ogni sera fino alla Notte Santa. Altre forme rudimentali di calendario erano gli orologi del Natale oppure una candela d'Avvento, con su disegnate delle piccole tacche, che venivano lasciate bruciare una per sera.


Un altro elemento fondamentale nel Natale tedesco era la Corona d’Avvento. Pare che a dare inizio a questa tradizione sia stato il teologo luterano Johann Hinrich Wichern: nel 1839, per meditare sull'Avvento, fece appendere per la prima volta una simile corona nel suo istituto per bambini in difficoltà. Inizialmente si usava accendere una candela al giorno, fino al 24 dicembre. Quest’usanza fu dapprima adottata nelle scuole e nei ritrovi ecclesiali, ma ben presto entrò anche nelle abitazioni private e le ventiquattro candele furono in seguito sostituite da quattro, una per ogni domenica di Avvento che rappresentano la luce che è donata da Dio a Natale a tutti gli uomini del mondo.

Il Natale tedesco è oggi ormai noto in particolare per i Mercatini di Natale, che ritroviamo oggi in tutte le Nazioni del Centro Europa: le piazze centrali si riempiono di bancarelle in legno, colorandosi di rosso, oro e bianco… vendendo decorazioni natalizie di ogni genere, dolciumi, altre bontà culinarie, giochi, e tanto altro, mentre  tutto intorno è un profumo di sapori natalizi come le gustose salsicce tedesche (bratwurst) o i biscottoni di zenzero chiamati lebkuchen. Ovviamente ... fiumi e fiumi di vin bulè, specialmente nelle località montane, meglio noto nelle zone tedesche con il nome di Glühwein!

Si pensa che la moda di questi mercatini sia nata solo negli ultimi 10 – 15 anni circa… eppure, la tradizione dei Mercatini di Natale è molto antica poiché a Dresda troviamo il mercato di Natale più antico di tutta la Germania: lo Striezelmarkt, che deriva il proprio nome dal tipico dolce natalizio Striezel (meglio conosciuto come Stollen), viene menzionato già nel 1434!! È quindi lecito presupporre che in tutte le città tedesche dell’Ottocento fosse in voga questa usanza di realizzare dei mercatini, anche piccoli, a ridosso delle festività natalizie. Monaco di Baviera o Vienna sicuramente avevano il proprio mercatino… Chissà se Sissi li visitò?




Altra tradizione tedesca è quella del Christklotz: il ceppo di Natale.
Quella del ceppo di Natale o ceppo natalizio o ciocco natalizio è considerata una delle più antiche tradizioni natalizie: si tratta di un'usanza risalente almeno al XII secolo (attestata per la prima volta in Germania nel 1184) e che fino al XIX secolo-inizio XX secolo era molto diffusa in vari Paesi europei, dalla Scandinavia e la Gran Bretagna fino alle Alpi e le penisole balcaniche e iberiche. L'usanza aveva luogo la Vigilia di Natale, quando il capofamiglia - con una particolare cerimonia di buon augurio (in genere un brindisi) - bruciava nel camino di casa un grosso tronco di legno, tagliato nel bosco e trasportato a fatica da più uomini in casa, che poi veniva lasciato ardere anche nelle successive dodici notti fino all'Epifania. I resti del ceppo venivano poi conservati, in quanto si attribuivano loro proprietà magiche (si credeva che favorissero il raccolto, l'allevamento, la fertilità delle donne e degli animali e la salute e che proteggesse dai fulmini) e spesso venivano riutilizzati per accendere il ceppo di Natale dell'anno successivo.Molte le cartoline ottocentesche che mostrano la scena dei genitori che portano in casa questo grandissimo ceppo di legno da mettere nel camino! 



Da questa tradizione è nato anche un dolce di cioccolato, proprio a forma di trono d’albero, che prende il nome di “tronchetto di Natale” (in inglese Yule log, in francese bûche de Noël) o simili.


Il presepe, come già detto, è parte fondamentale della tradizione natalizia italiana. Si pensa che prima degli inizi del 900 non sia mai entrato nelle case private dell’Europa Centrale… Eppure non è così poiché, nelle zone austriache a ridosso del confine italiano, Tirolo Meridionale (Sudtirol), già dagli inizi dell’Ottocento ritroviamo alcune rappresentazioni della Natività del Bambino Gesù. In questa zona, fatta di alte montagne e fitti boschi d’abete, era viva la tradizione di intagliare il legno con il quale venivano anche realizzate delle deliziose natività. Una tradizione che è rimasta viva ancora oggi, specialmente in Valle Aurina e in Val Gardena con i presepi di Patrick Demetz o di Lepi.


In Austria esistono testimonianze che ci dicono che, a Innsbruck, i francescani fecero propria quest’arte tant’è che si diffuse ben presto in tutto il Paese. Il presepe divenne quindi, ben prima dell’albero di Natale, l’addobbo natalizio delle abitazioni private e come tale ha mantenuto fino a oggi il proprio posto in ogni casa!
Degno di nota è il cosiddetto Presepe Nißl, eseguito dall’artista Franz Xaver Nißl proveniente dallo Zillertal, intorno al 1800 per il palazzo vescovile di Bressanone su commissione del principe vescovo Karl Franz, conte di Lodron, l'ultimo principe imperiale. Questa rappresentazione, insieme a quelle degli artisti Augustin Alois e Josef Benedikt Probst sono conservate presso il Museo dei Presepi, sito nel Palazzo Vescovile di Bressanone quali meravigliosi documenti dell’artigianato presepiale tirolese, nonché testimonianza che il presepe non è solo italiano!



Dalla mezzanotte di Santo Stefano fino allo scoccare del 31 dicembre, giorno e notte, lungo le strade dei comuni di montagna, gruppi di ragazzi suonano campanacci per salutare l’anno vecchio per allontanare gli “influssi malefici”. Il rito si conclude a valle, spesso in piena notte, con questi gruppi di suonatori che bussano alle case della gente per allontanare l’anno vecchio. Spesso vengono anche fatti accomodare in casa per farli scaldare e mangiare qualche dolce casereccio.

Immancabile era la messa di mezzanotte: certo è logico pensare che la famiglia imperiale celebrasse la messa nelle cappelle private delle loro residenze. La gente comune invece si recava nelle chiese pubbliche che si riempivano di gente pia e timorata di Dio per festeggiare la nascita del Bambino Gesù, con canti e moltissime preghiere. A proposito di canti è bene ricordare che moltissime canzoni tipiche del Natale videro la luce proprio nel XIX secolo... La stessa "Astro del Ciel" è di origine tedesca e fu composta per la prima volta nel Natale del 1818 durante la Messa di Natale nella chiesa di San Nicola di Oberndorf, presso Salisburgo.  Qui sotto una litografia francese che mostra l'ingresso in chiesa per la messa di Natale:


Concludiamo con gli ultimi giorni del Natale...

Le celebrazioni natalizie tra Austria e Germania, culminano il 6 Gennaio. In Germania ad esempio esistono due tradizioni precise. Una è per la festa dell’Epifania, durante la quale è possibile imbattersi (specialmente nell'area alpina) in mostruose figure simili ai Krampus che indossano bizzarre maschere fatte con radici: i Perchten. La leggenda vuole che queste figure appartengano alla Signora Percht (che significa "la luminosa"). Questa, a sua volta, simboleggia il sole, che a partire dal solstizio d'inverno ricomincia a crescere in forza e altezza. Secondo l'etimologia del suo nome, questa figura dovrebbe portare gioia, ma nei racconti predomina un significato malvagio. Dell'usanza dei Perchten fanno parte anche gli Holzmandl, di cui si dice che siano elfi capaci di assumere fattezze umane. Se però un essere umano li incontra, si trasformano all'istante in radici.


Un’altra consiste nella visita dei Re Magi. Anche in questa occasioni i bambini si mascherano e vanno in giro per le case cantando le canzoni natalizie oppure i preti vanno in processione di casa in casa, scrivendo nelle porte la prima lettera del nome dei Re Magi G, M e B (Gaspare, Melchiorre e Baldassarre). Nei paesi tedeschi è facile trovare queste lettere: C + M + B che oltre al nome dei Magi, possono anche significare Christus Mansionem Benedicat (Cristo benedici questa casa). 



FINE


3 commenti:

  1. Bellissime immagine e tante cose che non sapevo. Grazie Valerio

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  2. Come capisco la tristezza di Sissi nel periodo natalizio!
    Ipocrisia e consumismo imperano, nessuna spiritualità che alimenti l'anima...
    Io mi sono sentita depressa in quel periodo per moltissimi anni, fin dall'adolescenza. Poi la cosa è passata, ho capito che è un giorno come un altro, e che ogni giorno può essere Natale se si ha gioia nel cuore.
    Festeggio invece ogni anno il Solstizio d'Inverno il 21 dicembre...Ma sono un po' pagana!
    Grazie per tutte queste belle informazioni.
    E.

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