giovedì 15 novembre 2018

Rituale delle "tre bussate" nei funerali degli Asburgo


Scena del funerale di Rodolfo d'Asburgo dal fiction "Il destino di un principe" diretto da Robert Dornhelm nel 2006. 
Qui si mostra la "cerimonia delle tre bussate" che si crede tradizionale dei funerali della famiglia imperiale d'Austria. 



In realtà, secondo quanto riportato dalla direzione della Cripta dei Cappuccini di Vienna, tale riturale è quello che potremmo definire un "falso storico": nella cronaca dell'epoca, come avrete potuto notare, non v'è traccia di questa usanza e, per quanto il Corti lo riporti nella sua biografia su Sissi, nei giornali del tempo non si fa menzione del rituale neppure al funerale di Rodolfo o a quello di Francesco Giuseppe. Anche dalla Cripta dei Cappuccini, così come scritto in diversi articoli austriaci, ci viene detto che il rituale venne creato ex-novo per il funerale dell'ultima imperatrice d'Austria, Zita di Borbone-Parma, che venne tumulata nella tomba della famiglia nel 1989. Qui il rituale: La stessa cerimonia venne fatta per Otto d'Asburgo, figlio di Zita, arciduca ereditario d'Austria-Ungheria, morto nel 2011: 



Ciononostante, l' Illustrierte Kronen Zeitung del 1° dicembre 1916, in occasione del funerale di Francesco Giuseppe ci dice che: 
"L'imperatrice Anna fondò il monastero e la cripta nel 1617, ma la maggior parte delle usanze furono introdotte per la prima volta dall'imperatrice Eleonora Magdalena Teresa, moglie di Leopoldo I, che morì nel 1720. Quando il corteo funebre con la bara si avvicinò al cancello di ferro che chiudeva le tombe in fondo alle scale, il Gran Maestro della Corte dovette bussare alla porta della cripta e chiederne l'ammissione. Senza aprire, dall'interno della cripta, il Padre Guardiano chiese: "Chi c'è?" "Sua Maestà, l'imperatore più imperiale... " rispose l'Obersthofmeister da fuori. "Ignosco, non lo conosco!" rispose il Guardiano. Di nuovo, il Gran Maestro della Corte bussò e alla rinnovata domanda su chi fosse, egli invocò i titoli e le onorificenze del principe che veniva portato nella tomba. "Ignosco, non lo conosco!" fu la fredda e secca risposta. Per la terza volta l'Obersthofmeister bussò e per la terza volta dalla cripta chiusa giunse nuovamente la domanda. "Un peccatore... " risponde il Gran Maestro della Corte, "... nostro fratello..." Solo allora il cancello si aprì. Nella cripta, la bara fu riaperta e il Gran Maestro della Corte mostrò il cadaveri ai monaci dell'ordine presenti. Il Padre Guardiano lesse il titolo e il nome del defunto da una pergamena già pronta, e quindi pose il rotolo nella bara ai piedi del cadavere. Consegnò una copia del rotolo al maggiordomo, un'altra fu tenuta a Corte e una terza venne consegnata ai monaci di Sant'Agostino. Poi la bara fu chiusa, le due serrature della bara chiuse a chiave e una delle due chiavi venne consegnata al Padre Guardiano dal Gran Maestro della Corte Queste cerimonie medievali, come ci hanno detto gli iniziati, sono state richiamate nel corso del tempo e non furono più osservate dai funerali dell'imperatore Giuseppe II, sebbene i singoli trattati di quel tempo ne parlino ancora. Per inciso, l'origine di queste usanze può essere trovata in Spagna, e l'imperatrice Eleonora [di Gonzaga, sovrana del Sacro Romano Impero, arciduchessa d'Austria, regina d'Ungheria e Boemia, come moglie di Ferdinando II], in particolare, sembra avesse adottato tal modesto modo d'entrare nella tomba con disposizioni simili del tempo di Carlo V." 

Comunque mi pare sia una cerimonia molto toccante, evocativa e solenne. Prima di entrare in chiesa, il maestro del cerimoniale che precede la bara, bussa per tre volte alla porta chiusa della casa del Signore. Dentro, il Padre Guardiano chiede chi sia e dal di fuori si elencano tutti (ma proprio tutti!) i titoli nobiliari del defunto ai quali il prete risponde di non conoscere nessuno in quel modo; allora il maestro del cerimoniale bussa di nuovo e il sacerdote ridomanda chi sia, al che dall'esterno rispondono con il titolo nobiliare principale del defunto, cui il Padre Guardiano risponde di non conoscere la persona che vuole entrare. In ultimo tempo, il maestro del cerimoniale bussa per una terza volta e alla domanda "Chi vuole entrare?" si risponde "Sono ..., un umile povero peccatore" al che le porte del Chiesa dei Cappuccini vengono aperte e il feretro può finalmente entrare. Nella morte noi umani siamo tutti uguali; con e senza titoli. Lo sfondo di questa cerimonia è la convinzione cristiana che l'uomo non può andare davanti a Dio con titoli e onorificenze ereditati, nemmeno con alte cariche nobiliari e le decorazioni: solo la fede e le buone opere di fede che un uomo ha compiuto nella sua vita, contano davanti a Dio.


giovedì 1 novembre 2018

Otto d'Asburgo-Lorena: un altro Asburgo scandaloso


Ricordiamo oggi l’anniversario della morte di quel perdigiorno dell’arciduca Ottone d’Asburgo-Lorena, figlio di Carlo Ludovico (fratello dell’imperatore Francesco Giuseppe), nonché fratello dell’erede al trono Francesco Ferdinando e padre dell'imperatore Carlo I, avvenuta a Vienna il 1° novembre 1906. 

L'arciduca Otto, detto "Bolla", è considerato uno degli Asburgo più scandalosi. 
La sua vita è iniziata come una classica biografia asburgica: venne al mondo il 21 aprile 1865 a Graz, da una famiglia rigidamente cattolica, quale secondo figlio di Carlo Ludovico e della sua seconda moglie Maria Annunziata di Borbone. Il principe è descritto come amichevole e cordiale, in contrasto con suo fratello maggiore Francesco Ferdinando d'indole riservata e seria, per quanto assai geloso del fratello minore. 
Otto, come previsto per i figli della dinastia, fu ben presto avviato alla tipica carriera da ufficiale per quanto fin da bambino dichiarò tranquillamente di non essere affatto interessato alla carriera militare - piuttosto giocava spesso cattivi scherzi ai suoi insegnanti. Tuttavia, fu sempre molto benvisto dalla famiglia, ed era pure molto più popolare di suo fratello, perché aveva una natura allegra, amabile e socievole. 
Crescendo divenne un uomo molto bello che gli valse l’appellativo di schöne Erzherzog, il bell’arciduca.


Nel 1886, su pressione della famiglia, sposò Maria Josefa (1867-1944), figlia del re sassone Giorgio e dell'Infanta Maria Anna del Portogallo. La sposa era estremamente religiosa e quindi considerata adattata alle convenzioni della Corte. Dal matrimonio nacquero due figli: il futuro imperatore Carlo (1887-1922) e un altro figlio Massimiliano Eugenio (1895-1952). 

Tuttavia, l'arciduca era un bon vivant e amava le allegre e scanzonate compagnie. Fu protagonista di numerosi scandali per via del suo stile di vita dissoluto che provocò grande indignazione nel pubblico, ma anche nella famiglia imperiale. Fra questi si ricordano due episodi che fecero storcere il naso a tutta la Corte – ivi compresa la bigottissima figlia di Sissi, Maria Valeria, che ne parlerà anche nel suo diario: una volta, all’Hotel Sacher, durante un’orgia, il bell’arciduca, completamente ubriaco andò in giro in costume adamitico per i corridoi dell’albergo con solo i guanti bianchi, la spada e l'Ordine del Toson d'Oro a coprire le sue nudità. Tra le sue braccia, si dice, la moglie dell'ambasciatore britannico… Immaginate!! Francesco Giuseppe, furioso, lo confinò per tre mesi in un monastero.
Un altro scandalo, che condusse pure ad un’inchiesta del Consiglio imperiale, fu quando in occasione di un funerale il bell’arciduca saltò col suo cavallo sopra alla bara del defunto, causando il diniego degli astanti!
Otto aveva fatto parlare di sé anche quando durante un banchetto nella sua guarnigione di Klagenfurt aveva gettato fuori dalla finestra i ritratti della coppia imperiale dopo averli usati per alcuni scherzi di pessimo gusto. L'imperatrice Elisabetta nel suo diario poetico scrisse proprio una poesia intitolata "Una storia vera" dedicata a questo episodio.
Una sera, invece, completamente ubriaco, insieme ad alcuni amici salì fino alla camera da letto della moglie per mostrar loro “una suora”, o "una santa"... Dipende dal libro che si legge! Fortunatamente un aiutante di campo, il conte Durkheim, evitò che l’uomo entrasse nella stanza insieme alla sua combriccola.


Come s’intuisce, il matrimonio dell’arciduca non doveva funzionare troppo bene, soprattutto per la disuguaglianza caratteriale dei due coniugi, e stava in piedi solo per proforma, dal momento che il divorzio non era possibile. Sicchè la coppia ebbe pochissimi contatti. Ciononostante, Otto rese la vita di sua moglie veramente un inferno. Ella trovò sostegno nella sua profonda religiosità, con la quale tentava di superare l’umiliazione derivata dagli scandali del marito. 
Otto ebbe anche innumerevoli relazioni extraconiugali dalle quali egli ebbe pure alcuni figli illegittimi, alcuni dei quali furono addirittura riconosciuti ufficialmente: un figlio (Alfred Joseph von Hortenau, 1892–1957) nacque dalla relazione con la ballerina Marie Schleinzer e una figlia (Hildegard von Hortenau) probabilmente dal legame di lunga data con la cantante d’operetta Louise Robinson.
La ballerina fu esiliata da Vienna per intervento di Francesco Giuseppe e fu fatta sposare a un suo vecchio spasimante, il medico ebreo Julius Cohn. Costui sì convertì al cattolicesimo e riconobbe come suoi i due bambini. In cambio ricevette il titolo di barone Von Hortenau, una rendita finanziaria e una villa.
Qui sotto una foto della ballerina e dei suoi due figli avuti con l'arciduca Otto:

 

Nelle sue innumerevoli avventure sessuali contrasse la sifilide... poteva esser diversamente? Forse Maria Josefa pregava proprio affinché quello scapestrato del marito avesse la giusta punizione divina. In assenza di cure mediche efficaci, in effetti questa malattia era una vera e propria condanna a morte, una malattia lunga e terribilmente invalidante. Le conseguenze dell'infezione furono così massicce che Otto che scomparve dal pubblico: il suo naso si deformò e doveva essere spesso sostituito con una protesi di gomma. La laringe si decompose e per questo motivo era pure difficile stargli vicino a causa dell'odore del tessuto in decomposizione. 
Otto trascorse dunque i suoi ultimi anni in isolamento forzato presso Villa Döblinger, assistito da "sorella Marta" dietro la quale si celava la sua ultima amante, Louise Robinson. 
Qui pare che l’uomo si sia ricongiunto a Dio. Oltre alle rare visite della moglie, l’arciduca veniva visitato regolarmente della matrigna, l’arciduchessa Maria Teresa, terza e ultima moglie del padre Carlo Ludovico. 
Il 41enne Otto fu liberato dalla sua sofferenza il 1° novembre 1906. Nonostante tutto, il suo corpo è sepolto nella cripta dei cappuccini di Vienna.

La vedova Maria Josefa uscì dall’ombra solo dopo la morte del coniuge e sopravvisse a lui per diversi anni. Dopo l’incoronazione di suo figlio Carlo, ella assunse il ruolo di orgogliosa madre imperiale, impegnata in ruoli di rappresentanza e in seguito nella cura dei feriti durante la prima guerra mondiale.
Dal momento che l'imperatore Francesco Giuseppe perse suo figlio Rodolfo nel 1889 e non ebbe altri figli maschi, il fratello Carlo Ludovico sarebbe divenuto sovrano d’Austria e Ungheria. Purtroppo però egli morì nel 1896 dopo un viaggio in Terra Santa: era talmente tanto pio e devoto che pare abbia bevuto l’acqua infetta del Giordano dalla quale contrasse la febbre tifoidea. 
Quando si paventò l’imminente morte dell’arciduca suo padre, Francesco Ferdinando divenne erede al trono ufficiale ma in quel frangente, gravemente affetto da una malattia polmonare tubercolare che lo obbligò ad un lungo soggiorno al Grand Hotel Mendelhof (oggi abbandonato) al Passo della Mendola (BZ), s’ipotizzò un’ipotetica successi di Otto al trono… cosa che per fortuna fu scongiurata da un buon recupero dell’effettivo pretendente.