martedì 25 giugno 2019

Alberghi storici dell'Alto Adige - Val Passiria / Passeiertal

La Val Passiria è intimamente associata ad Andreas Hofer, il patriota tirolese, considerato un eroe nazionale fin dal 1809 quando, a capo di un gruppo di tirolesi, detti Schützen, combatté e vinse contro le truppe francesi di Napoleone e i bavaresi che al tempo governavano il Tirolo.



La Val Passiria si estende a nord di Merano lungo il tracciato di un'antica via commerciale che si spinge fino al Passo del Rombo. Dal punto di vista paesaggistico è una delle valli più varie e caratteristiche dell'Alto Adige. La Bassa Val Passiria – tra Rifiano-Caines, San Martino e San Leonardo, la località principale – affascina il turista con i propri spazi ampi, il paesaggio naturale dai tratti mediterranei e l'offerta alberghiera di prim'ordine. L'Alta Val Passiria – tra Moso, Stulles, Corvara, Plata e Plan, località consacrata alla mobilità dolce – incanta per il proprio paesaggio di alta montagna e i magnifici scorci panoramici sulle Alpi. La posizione protetta a nord, i 300 giorni di sole all'anno e i suggestivi contrasti climatici che caratterizzano la Val Passiria la rendono una meta prediletta tra gli appassionati di sport, le famiglie con bambini e i vacanzieri alla ricerca di pace e relax.
Il nostro amato Baedeker del 1891  ci conduce all'interno della Val Passiria proprio da Merano e, oltrepassato Castel San Zeno / Zenoburg, la strada del Passo del Rombo si stringe nelle gole delle montagne a ridosso della Val di Sopranes / Spronsertal, toccando più avanti le località di Caines / Kuens e Rifiano / Riffian - dove la guida non menziona alcun alloggio. 
Arrivati alla località di Saltusio / Saltaus, la guida consiglia una locanda nell'antico Schildhof. Uno Schildhof era un cosiddetto "maso dello scudiero o dello scudo" - in Val Passiria ce n'erano moltissimi fin dal XIII secolo, oggi sono solo 11 - dove vivevano i contadini che dovevano servire i conti di Tirolo. 
A Saltusio esisteva questa locanda che oggi esiste ancora e prende il nome di Hotel Saltauserhof (www.saltauserhof.com


Già nel 1254 il Saltauserhof fungeva da dogana per il Conte di Tirolo. Si suppone tuttavia che questa stazione di ristoro abbia origini ben più antiche poiché sin dall'anno 15 a.C. una strada romana conduceva al Passo Giovo e le denominazioni "saltus" (gola, canale) o "saltuosus" rimandano sia al nome attuale "Saltusio" sia alle caratteristiche della zona.
All'epoca della sollevazione tirolese, Andreas Hofer tenne frequenti consigli presso il Saltauserhof con i suoi contadini tirolesi e in alcuni casi le profonde cantine dell'edificio funsero da prigione temporanea per gli avversari catturati, tra cui bavaresi e francesi.
A cavallo dei due secoli, in seguito a numerose difficoltà finanziarie, il maso fu messo all'asta dal comune di Merano e appaltato più volte, il che condusse a un suo progressivo decadimento.
Nel 1936 Josef Pircher di Tirolo acquistò il complesso e il terreno circostante, adattando l'edificio alle esigenze del turismo moderno e mantenendo tuttavia la struttura originale e la tradizionale bellezza della casa. Pose così la prima pietra di quello che divenne un albergo ben avviato ed esemplare per il servizio e l'ospitalità.



Si prosegue su, verso la vicina località di San Martino / St. Martin, che si adagia sul cono di deiezione tra il torrente Passirio ed il versante collinare leggermente ascendente del monte Punta Matatz ed è la più grande località della Val Passiria. Il nome del paese risale all'omonima chiesa parrocchiale. Qui il Baedeker consiglia l'Hotel Unterwirth, ancora oggi esistente come Hotel Martinerhof Unterwirt (www.martinerhof.it).



Più avanti il Baedeker ci conduce al ben noto Sandhof, ancora oggi esistente ma non più locanda come alla fine dell'Ottocento, bensì Museo Passiria (www.museum.passeier.it), struttura museale dedicata alla storia della valle. 




È la casa in cui nacque e visse Andreas Hofer (1767-1810). La struttura odierna del Sandhof risale probabilmente al XVII secolo, quando il maso divenne proprietà della famiglia Hofer. Alcune parti delle murature della cantina risalgono al XIII secolo.
Nel Medioevo il Sandhof era noto come "Auflegerhof" perché era lì che terminava il viaggio dei carri provenienti da Merano. Al maso i portatori con i loro animali da soma prendevano in consegna le merci e le trasportavano a Vipiteno attraverso il Passo Giovo. Anche Andreas Hofer si dedicava al trasporto di merci. All'epoca il Sandhof era la locanda più nota dell'intera valle e si chiamava "Wirtshaus zur goldenen Krone".
Alla morte di Andreas Hofer il Sandhof era gravato da molti debiti; la vedova Anna Hofer poté tuttavia salvare la proprietà con l'aiuto di alcuni creditori. Nel 1838, due anni dopo la morte della vedova di Hofer, l'imperatore Ferdinando I acquistò il maso. Già in quel periodo il Sandhof era un'attrazione per i viaggiatori. I numerosi libri dei visitatori, che da allora registrano gli ospiti del maso, contengono nomi illustri. L'ospite più importante fu l'imperatore Francesco Giuseppe I; la sua visita nel 1899 in occasione del novantesimo anniversario della rivolta tirolese fu la più grande festa popolare della Val Passiria. In quell'occasione fu inaugurata la cappella commemorativa di Andreas Hofer, che oggi si trova accanto all'area all'aperto e contiene un ciclo di immagini tratte dalla vita di Hofer. Dal 1982 il Sandhof è sottoposto a vincolo di tutela storico-artistica.


Da qui, il Baedeker prosegue alla località di San Leonardo località principale della Val Passiria che si trova ai piedi del Passo Giovo ed ai margini del Parco Naturale Gruppo di Tessa in Alto Adige. Il bel paesaggio ed il clima favorevole fanno di San Leonardo un'ideale meta turistica per chi cerca una vacanza attiva e rilassante a contatto con la natura.


In quest'idilliaca zona, il Baedeker consiglia due alberghi. Il primo è l'Hotel Einhorn o Stoblwirth. Ancora oggi esistente col nome di Hotel Stoblhof (www.stroblhof.com), l'albergo ha alle spalle una tradizione d'ospitalità antica di secoli poiché fu menzionato per la prima volta nel 1658 con il nome di "Gasthaus zum Einhorn". Oggi modernissimo albergo che ha perso totalmente le tracce della sua costruzione... 



L'altro albergo suggerito dal Baedeker, è il Brühwirt, oggi residence e bar (www.bruehwirt.com), anche questo rimodernato completamente per quanto la facciata mantenga uno stile tradizionale.



Il Baedeker prosegue verso Vipiteno attraverso il Passo Giovo - Jaufenpass
Lungo la via s'incontra il paese di Valtina / Walten ove la guida riporta d'una locanda rustica, probabilmente l'antico Gasthof Alpenrose ancora oggi funzionante e nella sua veste vintage (gasthaus-alpenrose.com).




Salendo sulla sommità del Passo Giovo, il Baedeker riporta due locande sulla strada: la Passeier Jaufenhaus (forse l'attuale Enzianhütte sulla strada del Passo) una locanda povera, e la Sterzinger Jaufenhaus, abbastanza buona, oggi Rifugio Passo Giovo, ancora funzionante (www.jaufenhaus.com/it.html), sul versante del Passo Giovo che discende ovviamente a Vipiteno.




Ritornando a valle, la guida conduce attraverso il Grafeilweg, una buona strada carrozzabile, fin verso Moso in Passiria (Moos).
Dei tre comuni della Valle Moos è l'unico nella Passiria più interna, che a differenza della Vorderpasseier a sud di San Leonardo - ha carattere montanaro e clima rigido. Qui valle del Passirio si restringe tra imponenti pendii boscosi di montagna e la strada sale e si inerpica ripida e a tornanti fino al Passo Rombo e da lì fino in Austria. 
Moso si trova in fondo alla valle a 1000 metri d'altitudine mentre le altre frazioni si trovano su terrazze o colline circondate da alpeggi sopra il torrente.




Una destinazione escursionistica popolare sono le cascate Stieber, create dal torrente Pfeldererbach, che crea due cascate di 19 e 18 m che si gettano nel Passerio. Sopra la cascata, vicino alla strada per Platt, si trovava fino all'inizio del XX secolo una fonte di zolfo utilizzata per il trattamento di malattie cardiovascolari e reumatismi. Il dottore Mathias Felderer vi aveva allestito un bagno termale dal nome Bad Sand. La fontana fatiscente e un pannello esplicativo sono le reliquie di quest'antica SPA, in cui ora ci sono solo appartamenti per le vacanze e un caffè.

Plata / Platt


Sotto la strada per Timmelsjoch (Passo Rombo) si trova il "Mooseum", un bunker aperto nel 2009.
Come per altre valli collocate nei pressi del confine di stato come la val Passiria, Mussolini ai tempi del fascismo dette l'ordine di fortificare il confine. Vennero così costruiti a partire dal 1939 alcuni bunker al fine di impedire, o comunque rallentare, un'invasione dell'Italia da parte dei nazisti. Queste opere difensive fanno parte del vallo alpino in Alto Adige, e più precisamente dello sbarramento di Moso. Qui a Moso Baedeker menziona la sistemazione Hofer, molto probabilmente il maso Jogglander-hof al limitare del paese, per l'appunto di proprietà della famiglia Hofer citato per la prima volta in un registro catastale della Val Passiria che risale al 1288. Utilizzato probabilmente già nel XIX secolo come locanda o struttura ricettiva per viandanti e turisti, ancora oggi in funzione nella sua struttura architettonica tradizionale come casa vacanze:





La guida, oltrepassando il borgo di Plata (Platt) con le cascate del Pfelderer Bach, ove non viene menzionata alcuna sistemazione, conduce su verso il paesino di Pfelders o Plan, un pittoresco paese dell'Alta Val Passiria, che si trova nel più ampio parco della regione, il parco naturale Gruppo di Tessa. Qui si trovava solo una locanda il cui nome non viene citato, presumibilmente l'unica struttura ricettiva del paese che ad inizio Novecento diventerà la cosiddetta Planer-hof come si può vedere nelle cartoline dell'epoca. Oggi, probabilmente, ristorante Weisses Kreuz. 



Un piccolo paradiso terrestre 

Riscendendo a valle, il Baedeker conduce verso nord, verso le località di Olmeto e Corvara in Passiria (Rabenstein), dove dopo una vasta pianura, la valle inizia a stringersi e i bordi delle montagne sempre più aspri e scoscesi.  

Corvara in Val Passiria




Nella località di Seehaus viene menzionata una locanda senza nome nella zona cosiddetta di Kummersee.
Ma cosa c'entrano queste località con un lago (See) attestato nei toponimi tedeschi? Ebbene, nel 1401 in questa parte dell'Alta Passiria si ebbe lo smottamento del monte Ganda (Ganderberg) che portò al completo sbarramento del torrente Passirio, sicché venne a formarsi uno specchio d'acqua che raggiunse probabilmente una lunghezza di circa 2 km e una profondità di 35 m. 


La diga naturale venutasi a creare in seguito allo smottamento, rimase per diversi anni, era instabile e tendeva a cedere a seguito di forti piogge, producendo disastrose alluvioni lungo la valle che raggiungevano addirittura la città di Merano. Il nome del lago, infatti, è traducibile in italiano come "lago della tribolazione" per via dei grossi problemi che causava. La diga cedette otto volte provocando altrettante alluvioni. L'alluvione del 1419 fu particolarmente disastrosa per la città di Merano, causando la morte di almeno 400 persone. Dopo il penultimo evento catastrofico, nel 1773, si decise di creare un canale di drenaggio per il lago, onde evitare ulteriori danni. Dei lavori fu incaricato l'Ing. Walcher ma nel 1774, ad opera completata forse per un difetto di costruzione o forse per un errore degli operai, si generò un imprevisto e violento svaso del lago che si prosciugò completamente e non si riformò più. La massa d'acqua scese lungo la valle e creò, per l'ultima volta, problemi e danni nella città di Merano.
Oggi non rimango più segni visibili del Kummersee, anche se la zona franosa che lo ha generato è in parte tuttora attiva. Nella toponomastica locale è rimasto il ricordo del lago nel nome di un maso, il Seehof, che si trovava sulle sue rive. Nel 2004 il comune di Moso ha creato una passeggiata che ne ricalca le rive il Kummersee Rundweg

Qui sotto una riproduzione della vastità del lago che si apriva proprio di fronte al Seehof, molto probabilmente la locanda citata nel Baedeker. 



Proseguendo, si giunge al paese di Corvara (Rabenstein) dove viene menzionata una locanda senza nome, probabilmente l'attuale Hotel Gasthof Residence Rabenstein (https://www.rabenstein.it/benvenuti.htm) anticamente in funzione come struttura ricettiva per i viandanti.




Salendo ancora all'interno della valle, in direzione del Passo Rombo, il Baedeker menziona un'altra locanda nella località di Schönau, che presumibilmente portava il nome omonimo. Poiché non riesco a reperire altre informazioni, do' per scontato che possa essere proprio questa qui sotto, come si presentava intorno al 2014 e come si presenta oggi, ahimè privata della sua veste architettonica tradizionale... per quanto ancora in funzione e con una bellissima vista sulle montagne circostanti








La strada del Passo Rombo 



Attraverso il Timmelsjoch, o Passo Rombo, i primi coloni della Passiria scendevano in Austria nella Ötztal più interna. Il passo era documentato già nel 1241 come Thymels e nel 1320 fu creata una mulattiera che divenne presto una via commerciale particolarmente dinamica. Intorno al 1770 sono attestati i nomi Timbl Ioch e Passeyrer Gericht Alpe Timbls
Nel 1897 si decise di creare una strada commerciale effettiva sopra il Timmel, ma la cosa non ebbe seguito e arrivò la Grande Guerra. Il trattato di pace di San Germain del 1919 sancì la spartizione del Tirolo Meridionale che passò in mano italiana e il confine tra Italia e Austria venne posto sul giogo e ogni traffico frontaliero ufficiale venne soppresso. 
Nelle ultime settimane della Seconda guerra mondiale in aprile e maggio 1945 numerosi soldati della Wehrmacht tedesca tornarono dall'Italia all'Ötztal.
Il piano di una strada sul Timmelsjoch fu ripreso subito dopo la guerra e il suo precursore fu l'ex consigliere provinciale e in seguito governatore Eduard Wallnöfer , egli stesso nativo dell'Alto Adige.
Tra il 1955 e il 1959 fu costruita la rampa nord, ovvero quella sul versante austriaco, a quel tempo i costi di costruzione furono di 28 milioni di scellini (equivalenti a 13 milioni di euro).

La rampa sud, in Italia, iniziò ad esser costruita dal 1933 sotto Benito Mussolini come strada militare, come alternativa alle strade del passo del Brennero e del passo di Resia, al fine di utilizzarla contro l'Austria in caso di guerra offensiva. Con la proclamazione dell'Asse Roma-Berlino, i lavori proseguirono a rilento e ci vollero ancora molti anni prima che la strada fosse completata del tutto. Il 15 settembre 1968 la strada poté essere percorsa da parte a parte.
La strada è ad oggi ancora in funzione, per scopo turistico, aperta nei mesi estivi giornalmente dalle 7:00 alle 20:00; è vietato il transito notturno.Nella parte italiana il permesso di transito è limitato solo ad alcune categorie di veicoli come auto e motocicli, mentre è vietato per camion e autobus di lunghezza superiore a 10 metri e massa complessiva superiore alle otto tonnellate. Non ci sono caselli all'entrata e all'uscita: c'è solo una barriera sul versante austriaco a circa 7 km dal passo dove acquistare il biglietto e pagare il pedaggio.





Il rifugio in cima al passo è meta di molti appassionati delle due ruote. Il passo è uno dei luoghi più freddi delle Alpi (e uno degli ultimi a essere transitabili, d'estate) ed è spesso sferzato da un vento freddissimo.



Nel 2010 è stato aperto il Museo del Timmelsjoch che illustra la storia della strada e del passo attraverso i secoli. L'architetto altoatesino Werner Tscholl che l'ha progettato ha utilizzato elementi e architetture modernissime, a forma di cubo aperto, rimarcando in tal senso la funzione di comunicazione e collegamento che da sempre la zona alpina esercitava.







mercoledì 19 giugno 2019

In Groenlandia un fiordo in onore di Francesco Giuseppe

In Groenlandia esiste un fiordo dedicato all’Imperatore Francesco Giuseppe (in danese Kejser Franz Josef Fjord) esaminato e parzialmente esplorato dalla Seconda spedizione tedesca al Polo Nord avvenuta tra il1869-70; una baia a più diramazioni sulla costa orientale della Groenlandia, a nord dell'isola di Ymer e a sud di Capo Franklin, nella penisola di Gauss, a circa 73 ° 16 'di latitudine nord.


Un'illustrazione dell'epoca 

È largo 22 km dalla foce al Nordfjord in direzione nord e la profondità dell'acqua nel mezzo del fiordo è di circa 970 m. 
E’ dominato da un possente ghiacciaio denominato Waltershausen Gletscher uno dei maggiori ghiacciai della Groenlandia.



Venne nominata in onore dell’Imperatore d’Austria poiché egli aveva fatto notevoli donazioni in favore della spedizione. 

Anche in quest’occasione Julius Payer fece parte della spedizione e a lui fu intitolata la cosiddetta Payer Tinde (o in tedesco Payerspitze, Cima Payer, che ha il suo omonimo in Alto Adige ma meglio nota come 'Cima degli Spiriti' nel Parco Nazionale dello Stelvio) una montagna alta 2.320 metri.



martedì 18 giugno 2019

Terra di Francesco Giuseppe al Polo Nord

Esattamente a nord della Russia, nel mare di Barents, al confine con il mar Glaciale Artico e il mare di Kara, a nord della Novaja Zemlja e ad est delle isole Svalbard, esiste un arcipelago che prende il nome di Franz Josef Land, composto da 191 isole completamente disabitate e coperte dal ghiaccio. L'arcipelago fu scoperto nel 1873 dagli esploratori polari austriaci Julius Payer (alpinista molto noto in Alto Adige) e Carl Weyprecht, con la Spedizione Tegetthoff (in onore dell’ammiraglio e comandante della marina austriaca, Wilhelm Tegetthoff, che condusse Sissi per i suoi viaggi per mare e Massimiliano al Messico) che gli diedero come nome quello dell'Imperatore Francesco Giuseppe - Franz Josef Land.

Riporto qualche notizia da un articolo quitrieste.it, a sua volta tratte dal libro di Enrico Mazzoli, Dall’Adriatico ai ghiacci

La spedizione avvenne mediante una nave progettata con particolari tecnologie che permettessero di resistere alle pressioni dei ghiacci, costruita presso il cantiere di Bremerhaven - tra Amburgo e Brema - e battezzata battezzata Admiral Teghetthoff. Nonostante gli alberi per le vele di altezze differenti, la nave possedeva pure un motore da novantacinque cavalli realizzato nello Stabilimento Tecnico Triestino

La nave polare Admiral Tegetthoff ancorata a Bremerhaven

La nave venne varata nel 1871 e salpò nel giungo dell’anno successivo: al comando c’era Weyprecht e un equipaggio di ventiquattro uomini di diverse mansioni scelti tra la Dalmazia, l’Istria, Fiume e Trieste, più otto cani da slitta (a cui si aggiunse un nono nato a bordo) e due gatti per la guardia delle dispense. 
Dopo la traversata nei mari del Nord, con l’arrivo dell’inverno la Tegetthoff , circondata da masse di ghiaccio tra temperatura di 50 gradi sotto zero, fu costretta a navigare zigzagando nell'oscurità della notte polare. Sopraggiunta l’estate la nave rimase incagliata in una banchisa ghiacciata dove rimase fino all'arrivo del secondo tragico inverno in cui alcuni uomini si ammalarono e altri diedero segni di squilibrio mentale. 
Julius Payer, organizzò una spedizione con slitte, cani e alcuni volontari percorrendo quattrocento chilometri tra ghiacci, crepacci, dirupi in una continua sfida con la morte. Alla fine, contro ogni previsione, il gruppo riuscì a raggiungere il punto più estremo a 82° latitudine nord piantando la bandiera austro-ungarica come conquista della Franz Josef Land. Dopo ulteriori atroci ottocento chilometri sulla via del ritorno, Prayer e compagni raggiunsero il relitto della nave che era ancora bloccato tra i ghiacci. Neppure con l’arrivo della bella stagione l’Admiral Tegetthoff riuscì a liberarsi dai ghiacci e verificando che le scorte di cibo erano insufficienti per trascorrere un ulteriore inverno, il comandante Weyprecht diede ordine di abbandonare la nave. Così i sopravvissuti, caricando i pochi viveri nelle scialuppe di salvataggio trainate su slitte improvvisate con i tre cani superstiti, diedero l’addio alla nave e nel maggio del 1874 iniziarono una marcia forzata di 1.000 miglia verso Sud. 
Gli scritti con gli appunti scientifici e i diari di Weyprecht furono conservati ma tutti i campioni vegetali e minerali raccolti durante la lunga spedizione vennero abbandonati per il loro eccessivo peso.

L'isola di Hall con il Capo Tegetthoff







Mentre a nord si consumava la tragedia, in Europa nessuno ritenne di avviare delle ricerche ritenendo che la spedizione fosse fallita con la morte di tutti gli uomini.
Grandi furono quindi gli entusiasmi per la vittoriosa conquista e la salvezza dell’equipaggio (con la perdita di un solo uomo) e dalla Norvegia ad Amburgo, da Vienna a Trieste si svolsero grandi festeggiamenti e premiazioni. Weyprecht e Payer vennero insigniti con la Croce di Cavaliere dell’Ordine di Leopoldo, Orell con il titolo nobiliare della Corona Ferrea, e i marinai della nave, definiti “eroi”, vennero premiati con medaglie e offerte di impieghi pubblici. 
Ciononostante fu la loro salute rimase per sempre minata da malattie polmonari e metaboliche dovute alle durissime condizioni di vita al Polo. Se l’ufficiale di vascello Eduard Orell raggiunse i 51 anni, il comandante Carl Weyprecht non superò i 43, minato dalla tubercolosi come conseguenza delle durissime e gelide stagioni vissute nella Admiral Tegetthoff.

Siccome la spedizione era organizzata privatamente, e non ufficialmente, queste isole non sono mai diventate parte dell'Impero austroungarico. Nel 1926 le isole furono annesse all'Unione Sovietica, e si insediarono pochissimi abitanti solo per scopi di ricerca e militari. L'accesso con le navi è possibile solo in pochi mesi durante l'estate e necessita di permessi speciali.

Fra le isole che compongono questo arcipelago vanno necessariamente citate l’Isola del Principe Rodolfo, chiamata così in onore del figlio di Sissi e Franz, l’isola di Elisabetta in onore della nipote di Sissi e Franz (meglio nota col nomignolo di Erzsi), l’isola Wiener Neustadt con il suo Capo Tirolo, l’isola di Coburg (in onore della dinastia di Sassonia-Coburgo); una prende il nome di Isola di Luigi in onore dell'ammiraglio esploratore e alpinista Luigi Amedeo di Savoia, duca degli Abruzzi, uno dei finanziatori d’una spedizione artica all'inizio del Novecento. 

Sull’onda della curiosità e del successo riportato da questa spedizione, un commerciante viennese, Sigmund Friedl, stampò in proprio alcuni francobolli commemorativi della spedizione.