domenica 21 dicembre 2014

"Make Your Own Victorian Christmas" - video dalla trasmissione inglese "Victorian Farm"


http://www.bbc.co.uk/programmes/b00p71fz/clips

"Victorian Farm" è un documentario diviso in sei puntate che andò in onda per la prima volta sulla BBC Two nel gennaio 2009. In esso si ricrea la vita di tutti i giorni in una piccola fattoria dello Shropshire della metà del 19° secolo, con abiti d'epoca, usi e costumi dell'Ottocento, attrezzature originali per la casa e per i lavori nei campi. In questo documentario c'è una puntata dedicata anche alle tradizioni vittoriane del Natale e mi sembra proprio obbligatorio, dopo i post precedenti, condividere con voi lettori questi interessantissimi video (solo in inglese) su come decorare la casa e sulle ricette viste precedentemente!
Non sto a tradurvi il tutto poiché i video sono molto semplici da comprendere, ma vi ho inserito anche alcune istruzioni/ricette per i piatti riportati, direttamente dal sito della BBC.


Decorazioni per la casa e per l'albero

  • Realizzare una ghirlanda natalizia:


  • Crea un nastro d'edera per decorare la casa:


  • Creare dei fiori di carta per decorare la propria casa o la tavola di Natale:

  • Crea delle bacche di agrifoglio:

  • Crea la tua sfera per il vischio

  • Crea il tuo Christmas Cracker:



  • Crea il tuo biglietto d'auguri natalizio:


  • Preparare alcune decorazioni per l'albero di Natale


  • Decorare l'albero di Natale:


  • Crea dei sottopiatti per la tavola di Natale



Ricette tradizionali per un Natale vittoriano

Ricette salate

  • Arrosto di tacchino e ripieno: 


  • Salsa di pane per accompagnare l'arrosto: questo condimento era in origine un modo di utilizzare il pane raffermo ed è diventato un accompagnamento popolare al tradizionale arrosto della domenica. La scrittrice vittoriana Eliza Acton, che scrisse un libro di cucina molto noto nel 19° secolo, dice che un tacchino arrosto deve essere servito con una salsa di pane ben fatta. Questa è la sua ricetta:


  • Preparare le Mince Pies: l'ingrediente principale che identifica questa torta vittoriana è, come visto nel capitolo precedente, un trito di carne. Nonostante in origine questa torta, come nel video, fosse realizzata effettivamente con la carne, nell'Ottocento ci fu una rivoluzione nella composizione di questo piatto natalizio: miscele senza carne cominciarono a guadagnare popolarità all'interno di alcune delle alte sfere della società. Questa particolare ricetta viene dal libro di cucina della signora Rundle "Modern Domestic Cookery" (1851) e comprende carne.




DOLCI

  • Preparare il Christmas Pudding: 


  • Preparare le Sugar Plums: i vittoriani spesso creavano della frutta zuccherata da appendere all'albero di Natale. Prugne rivestite di zucchero erano una delizia popolare, tanto da ottenere una menzione nel famoso balletto di Tchaikovsky "Lo Schiaccianoci", con la danza della fata Confetto (in inglese, Sugar Plum Fairy).



BEVANDE

  • Crea il Tuo Victorian Wassail Punch: il Wassail Punch era tradizionalmente servito ai cantori di Carole dopo che avevano concluso il loro canto. Erano invitati ad entrare nella casa per scaldarsi e bere con una bella tazza di Wassail fumante per sbarazzarsi del freddo invernale.


  • Crea il tuo Vin Brulè: bevande alcoliche calde e speziate sono sempre state una bevanda popolare di festa per l'inverno. Il vin brulè era una bevanda vittoriana molto amata e una versione analcolica, Negus, veniva servita anche ai bambini:



sabato 20 dicembre 2014

Ricette tradizionali per un Natale vittoriano


Eccomi con un nuovo post sul Natale vittoriano. In questo caso vorrei parlarvi dei piatti tradizionali della cucina inglese del 19° secolo e vorrei darvi qualche spunto in più per festeggiare un Natale come i victorians. Per questa ragione, oltre qualche breve cenno storico vi ho inserito qualche ricetta e anche un menu completo per un pranzo di Natale del 1890.

Come già visto in precedenza il pranzo di Natale, ieri come oggi, era certamente quello più importante. 
Ma cosa mangiavano esattamente i vittoriani quando si sedevano per il pranzo di Natale? Certamente i menu variavano a seconda del paese e della regione ma gli unici punti in comune fra le varie regioni erano certamente l'abbondanza dei piatti e l'elevato contenuto calorico di ciascuna portata, giacché erano tutte moooolto molto grasse... Alla faccia del colesterolo! Indipendentemente dal ceto sociale e dalla regione di appartenenza, sulla tavola del Natale non mancavano mai dei piatti tradizionali quali l'arrosto di pollo, di tacchino o di oca, mentre fra i dolci primeggiava fra tutti il ben noto Christmas Pudding. In una casa più ricca, poteva esser servita anche una zuppa di tartaruga.... che al sol pensiero mi viene il vomito!
Stando ad alcuni menu del tempo, sulla tavola di Natale c'era spazio anche per le costole di manzo, il cinghiale, il prosciutto, le ostriche, la torta di mirtillo, lo Yorkshire pudding e la Mince Pie.  
Quando la regina Vittoria salì al trono la portata centrale della festa di Natale, nel Nord, era con molta probabilità il roastbeef, mentre l'oca faceva più parte della la cucina tradizionale del Sud.


Comincerei ora col parlavi di alcune ricette della tradizione inglese e che dall'Ottocento sono una presenza costante sulle tavole dell'Inghilterra.

N.B.: in alcune ricette indicate ho lasciate inalterate le unità di misura inglesi, ma ho comunque provveduto ad indicarvi il valore in grammi!

Partiamo dunque da un piatto salato: l'oca arrosto con salvia e cipolla. Per avere una festa di Natale in stile vittoriano è assolutamente necessario disporre di un'oca arrosto con il classico condimento di salvia e cipolla.

Ingredienti:

9 libbre* di oca
2 cucchiaini di sale grosso

Per il ripieno:
3 cipolle medie, sbucciate
4 grandi mele, sbucciate e tritate (le Granny Smith sono le migliori)
2 cucchiai di foglie di salvia secche tritate
½ cucchiaino di pepe nero appena macinato
1 cucchiaio di burro tagliato a piccoli pezzi

Per la salsa marrone (the brown gravy):
ventriglio, collo, cuore, fegato tritati
1 cipolla
1 carota affettata
1 - 2 cucchiai di grasso d'oca o olio da cucina
3 tazze di brodo di manzo
½ foglia di alloro
3 rametti di prezzemolo
sale e pepe qb

Per la salsa vino di Porto (opzionale):
½ tazza di Porto
1 cucchiaino di senape
1pizzico pepe di Cayenna
Sale qb

Contorni:
mele a fette, prezzemolo o crescione

Strofinare l'interno dell'oca con sale e metterla da parte. Iniziare a preparare il ripieno per l'oca: sbollentare la cipolla  in acqua bollente per 5 minuti. Togliere con un mestolo forato e, quando saranno sufficientemente fredde per esser gestite, tritarle finemente. In grande ciotola unire alle cipolle le mele tritate, la salvia, il pepe e il burro. Riempire l'oca con questo composto e cucire l'apertura. Cuocere l'oca a 450° per 15 minuti, poi abbassare la fiamma a 350° gradi e girare l'oca su un lato. Dopo 1 ora, girate l'oca sull'altro lato. Per gli ultimi 15 minuti, girate l'oca sul dorso. Ungere ogni 20 minuti durante tutto il tempo di cottura, o con l'abbondante grasso che tirerà fuori l'oca o con l'olio d'oliva. In quest'ultimo caso, l'oca può esser rialzata dalla teglia con un grill, così che non venga troppo unta del suo grasso, che potrà esser ad ogni modo tolto ed usato per altre ricette.
Preparare la salsa mentre l'oca è in cottura.
In una grande casseruola, rosolare nell'olio (o nel grasso dell'oca) le parti dell'oca, la cipolla e la carota nell'olio. Quando saranno ben rosolati, aggiungere il brodo e gli altri condimenti. Fate bollire, parzialmente coperto, per circa 1 ora, schiumando di tanto in tanto. Filtrare, sgrassare e versare in una ciotola riscaldata per esser servita.
Per la salsa di vino Porto opzionale, unire gli ingredienti in un pentolino. Poco prima di servire l'oca, aprire una fessura sul petto dell'animale e versare la salsa sulla parte superiore.

* 1 libbra corrisponde a poco più di 450 grammi.


Passiamo ora ad un altro secondo piatto, un classico del Natale vittoriano: il tacchino arrosto!
L'arrosto di tacchino sulla tavola di Natale iniziò ad avere la sua popolarità nel periodo vittoriano, fino a raggiungere l'apice su altri arrosti entro l'inizio del 20° secolo. La ricetta che voglio proporvi viene direttamente dall'Ottocento, dal noto ricettario di cucina vittoriana di Eliza Acton. 
E' indicato per 10 - 12 persone.

Per il tacchino:
1 x 5 - 6 kg di tacchino

Per il ripieno:
225 g pane grattugiato
1 mazzetto di foglie di prezzemolo tritate
1 manciata di foglie di timo fresco tritate
1 manciata foglie di maggiorana fresca finemente tritate
½ cucchiaino di pepe nero appena macinato
½ cucchiaino di pepe di Caienna
1 cucchiaino di sale
grattugiato di noce moscata, a piacere
1 limone, solo la scorza
11 5g di burro ammorbidito (quasi sciolto), più un extra per ungere
2 tuorli d'uovo

Preriscaldare il forno a 180°. Per il ripieno ripieno, mescolare tutti gli ingredienti in una ciotola, fatta eccezione per il burro e i tuorli,  fino a che non saranno ben amalgamati. Aggiungere il burro ammorbidito e mescolare accuratamente, con le mani, fino a che non saranno ben amalgamati. Aggiungere i tuorli e lavorare l'impasto con le mani, fino ad ottenere un composto liscio e ben fatto. Con questo andremo a riempire il tacchino.
Ungere un foglio di carta da forno con il burro e appoggiarlo sulla parte superiore del petto di tacchino. Fissare il foglio di carta da forno con spago da cucina e trasferire l'animale all'interno di una teglia. Infornare e cuocere per un periodo da 3 ore e 20 minuti a 4 ore, a seconda del peso del vostro tacchino, o fino a cottura raggiunta. Durante la cottura, ungere tutto il tacchino  con burro fuso, ad intervalli di 15 minuti.
Rimuovere il foglio di carta da forno che copre il petto di tacchino 20 minuti prima di rimuovere il tacchino dal forno. Per verificare se il tacchino è cotto, bucare la parte più spessa con uno spiedino.
Quando il tacchino è pronto per esser servito, tagliarlo a fettine sottili e servirlo con la salsa di pane che verrà preparata con:

2 scalogni, pelati e tagliati
500 ml di latte
170 g  mollica di pane
pepe di Caienna, a piacere
noce moscata, a piacere
sale q.b.
30g burro
panna liquida (opzionale)

Portare lo scalogno e il latte a bollore in una pentola. Continuare a cuocere a fuoco lento per 5-10 minuti, o fino a quando gli scalogni non si saranno ammorbiditi.
Filtrate il composto in una padella pulita  attraverso un panno di mussola o un setaccio fine per eliminare gli scalogni. Aggiungere il pangrattato e mescolate bene per unire gli ingredienti. Lasciare che il pane assorba tutto il latte per circa un'ora, fino a quando la salsa si sarà addensata.
Quando la salsa si sarà addensata, incorporare le spezie con una forchetta. Aggiungere il burro e portare la salsa ad ebollizione sul fuoco. Poco prima di servire, aggiungere una spruzzata di panna, se si utilizza, e mescolate bene per arricchire la salsa.


Passiamo ora ai dolci, con una ricetta che ho fatto e che a me è piaciuta da morire!!
Sto parlando del notissimissimo Christmas Pudding, ricetta tradizionale delle festività natalizie inglesi di ieri e di oggi, e che rappresenta il principale dessert natalizio inglese del Regno Unito e dell'Irlanda. Probabilmente era uno dei dessert più attesi di tutto l'anno e che veniva gustato con molto piacere dai victorians di ogni ceto sociale, giacché composto da ingredienti non troppo costosi e facilmente reperibili da tutti. Dalla forma rotonda, in base allo stampo utilizzato, era a base di uova, mandorle, frutta candita, rum e spezie, e veniva preparato - secondo la tradizione - nel periodo dell'Avvento (in taluni casi anche mesi prima!) e portato in tavola il 25 dicembre.


Il Christmas pudding viene solitamente chiamato anche "plum pudding", che letteralmente significherebbe "pudding di prugne", anche se le prugne non figurano tra i suoi ingredienti. Probabilmente ciò deriva dal fatto che nel XVII secolo venivano chiamati "plum" anche l'uva passa e altri tipi di frutta secca. 
Nel XIX secolo la pietanza fu adottata nella propria tavola dalla regina Vittoria, divenendo così (come testimoniato, tra l'altro, nel "Canto di Natale" di Charles Dickens) il principale dessert natalizio inglese. Nel 1858, fu citato per la prima volta con il nome di "Christmas pudding" in un racconto di Anthony Trollope e divenne il dolce natalizio per eccellenza! Molto sono le cartoline natalizie e le illustrazioni dell'epoca che ci mostrano questo dolce in ogni versione e situazione più disparata... Dalle scene conviviali mentre viene festosamente accolto dai commensali della tavola di Natale, a vere e proprie scene fantastiche con dei Christmas Pudding animati e non. 
Nel corso del XIX secolo, inoltre, furono aggiunti nuovi ingredienti che resero il dolce più consistente e assai più saporito.  Nel corso della storia furono creati Christmas pudding da record, come quelli realizzati a Paignton nel 1819 e nel 1859. Quello realizzato nel 1859, destinato ai poveri e agli operai della città, fu preso d'assalto e divorato dagli abitanti ebbri di sidro. Proprio per questa sua forma tondeggiante a volte viene anche definito "cannon ball", ovvero palla di cannone. 


La caratteristica principale di questo dolce è il modo in cui viene servito, poiché si deve servire caldo e bagnato con del brandy al quale poi viene dato fuoco e messo in bella mostra flambé al centro della tavola di natale. 
Al Christmas pudding sono legate varie superstizioni, come ad esempio quella secondo cui dovrebbe contenere 13 ingredienti ed essere preparato in senso antiorario da tutti i membri della famiglia.
Si crede anche che chi non ne mangia almeno un po' perderà sicuramente un amico nell'anno successivo.
Altre superstizioni lo ricollegano al cosiddetto "dolce della Dodicesima Notte", come quella di lasciare all'interno del dessert un anello, un ditale e una moneta, che avrebbero portato fortuna a chi li avesse trovati.


Riporto la ricetta, assai difficilina ed elaborata... ma armatevi di pazienza e verrà fuori qualcosa di molto buono!

Ingredienti (per 4 persone)

150 g di farina
200 g di pane raffermo
5 uova
1/2 bicchiere di birra scura
1 cucchiaino di sale
200 g di burro
150 g di buccia d'arancia/limone
200 g di frutta secca: uva sultanina, uva passa, cedro candito
100 g di mandorle tritate
150 g di zucchero scuro
2 dl di rum o cognac
1 cucchiaio di melassa
1 cucchiaino di zenzero in polvere
1/2 cucchiaino di cannella
1/2 cucchiaino di noce moscata

Fate una fontana con la farina mescolata con la mollica di pane grattugiato, mettete nel centro gli ingredienti che avrete lasciato macerare  in precedenza per un paio di giorni, ed aggiungetevi le uova, il burro e la birra. Lavorate bene il tutto in modo da ottenere un'impasto ben legato.
Stendete sul tavolo dei panni di tela grezza, fitta e ben pulita, spalmatevi con le mani del burro fresco rammollito, ricopriteli con uno strato di farina e mettete nel centro di ogni panno un po'di impasto in base al vostro gusto e in base a quanto vorrete grande/i il vostro pudding. Avvolgete bene l'impasto nelle tele legandole con uno spago abbastanza lungo per poterle appendere ad un gancio dopo la cottura. Riempite di acqua una marmitta grande, fate prendere l'ebollizione ed immergetevi i puddings, in maniera che vi stiano comodi e ben ricoperti di acqua.  


Fate riprendere l'ebollizione e continuate la cottura per circa 5 ore controllando il livello dell'acqua di tanto in tanto. Ritirateli, sgocciolateli, fateli raffreddare ed appendeteli a dei ganci sino al momento dell'uso.
Al momento di servirlo, svolgete il pudding dalla tela, spezzettatelo, ammassatelo in uno stampo, imburrato, e tenetelo a bagnomaria per 30 minuti.
Sformate il pudding in un piatto di servizio rotondo, con precauzione, cospargetelo di zucchero fine, versatevi del rum in quantità sufficiente ed infiammatelo. Servite decorato con dell'agrifoglio e con un crema di zabaione come contorno.


Ecco una ricetta per il Pudding tratta dal libro "The American Domestic Cook Book per il 1868":

Plum Pudding - Prendete mezzo pound * di farina, mezzo pound di uva passa, snocciolate e tritate, e alcuni ribes raccolti freschi ed essiccati; utilizzare il latte sufficiente per mescolare facilmente tutti gli ingredienti con un cucchiaio; aggiungere mezzo pound di sugna tritata finemente, un cucchiaino di sale, e quattro uova ben sbattute; mettere in un panno infarinato, chiuderlo con uno spago e far bollire il tutto per quattro ore in una pentola con dell'acqua. L'acqua deve bollire già da quando viene messo nella pentola e deve continuare a bollire fino a quando si sarà fatto.
Esiste anche una variante (in parte semplificata) che prevede di mettere tutto il composto direttamente all'interno di uno stampo da cucina , coprendo l'apertura con della carta oleata, e mettendolo a bagnomaria per far cuocere il Pudding. 

* 1 pound equivale a circa mezzo chilo (453 grammi)


Parliamo ora di un altro piatto tradizionale inglese che è la Mince Pie, che viene di solito consumata nel periodo di Natale e Capodanno.
Si tratta di una torta di pasta frolla o sfoglia, che di sovente viene realizzata in tortine del diametro di 5 - 7 centimetri.

Il nome inglese del ripieno, 'mincemeat', richiama il contenuto che una volte era a base di carne  tritata (mincemeat). Nella sua forma rotonda, il dolce è spesso ripieno di una mistura a base di frutta chiamata fruitmince, che contiene frutta secca (uva passa, ciliegie, albicocche, scorze d'arancia candite), spezie (cannella, noce moscata), noci o mandorle a pezzetti, sugna e un po' di liquore (di solito brandy o rum). Dopo la cottura, la tortina viene guarnita spolverizzandola di zucchero, semolato o a velo. La caratteristica delle mince pies è il ripieno che secondo tradizione va preparato circa 6-7 settimane prima dell’utilizzo in modo tale che i vari sapori riescano ad amalgamarsi per bene e a fondersi e, soprattutto, che lo zucchero a contatto con il liquore rilasci una sorta di sciroppo che andrà poi a rendere davvero saporite le mince.

La mince pie si può mangiare sia calda sia fredda. Dopo averla scaldata si può rimuovere con cura la parte superiore e riempirla di panna o salsa di burro al brandy perché vi si sciolga sopra e possa esaltarne il sapore. Anche una sottile fetta di formaggio, usata nello stesso modo, è un ottimo abbinamento per chi lo gradisce.

Secondo la tradizione popolare, le mince pie sono il cibo preferito di Babbo Natale. Per questo è necessario lasciare un piattino con una o due tortine sul bordo del caminetto (accompagnato da un bicchierino di brandy o di sherry e da una carota per la renna) come ringraziamento affinché le calze di Natale siano ben riempite di doni. Sempre secondo la tradizione, quando si prepara il ripieno per le mince pie bisogna sempre girare l'impasto in senso orario; girando in senso antiorario, infatti, si attirerebbe la cattiva sorte per l'anno a venire.

Cosa serve per 10/12 mince pies:

Per la base
225 grammi di burro freddo tagliato a dadini
350 grammi di farina
120 ml di acqua ghiacciata
100 grammi di zucchero semolato
un pizzico di sale
1 uovo sbattuto

Per il ripieno
175 grammi di zucchero di canna (qualità Muscovado)
175 grammi di uva passa scura
125 grammi di uva passa chiara
125 grammi ribes disidratati
125 grammi di canditi
25 grammi di nocciole sminuzzate
1 cucchiaino di misto di spezie
1 cucchiaino di cannella
Una grattata di noce moscata
225 grammi di mele grattate
125 grammi di burro fuso
3 cucchiai di Brandy, Rum o Whiskey

Preparare il ripieno versando tutti i primi nove ingredienti della lista in una ciotola e mescolando per bene. Aggiungere a questi ingredienti le mele grattate, il burro fuso e il liquore a scelta tra quelli proposti. Coprire e lasciare insaporire per almeno un paio di notti a temperatura ambiente.
Preparare la base per le mince pies mescolando in una ciotola il burro e la farina usando le mani in modo da formare un composto simile al pangrattato. Praticare un buco al centro del composto, versare l’acqua, lo zucchero e il sale e impastare tutto fin quando non si forma un composto solido e liscio.
Scaldare il forno a 200° e imburrare dei pirottini di alluminio usa e getta. Stendere la pasta ad una media altezza su un piano infarinato e ritagliare 12 cerchi grandi quanto i buchi dello stampo. Dalla pasta rimasta ritagliare altrettanti cerchi da utilizzare come coperchi. Sistemare ogni cerchio dentro lo stampo, modellare in modo da coprire i bordi dello stampo stesso e versare all’interno un cucchiaino e mezzo di ripieno. Chiudere con il tappo di pasta e cuocere per circa 15 minuti o fino a doratura. Sfornare, lasciar raffreddare a temperatura ambiente e spolverizzare di zucchero a velo prima di servire, decorando il piatto con qualche foglia di agrifoglio.



Bevanda immancabile era il "Mulled Wine", in italiano è il noto Vin Brulè, consumata in Europa centrale principalmente nel periodo dell'Avvento.

Inutile dire che tutti sappiamo come fare il Vin Brulè, però mi sembra corretto inserire anche questa vecchia ricetta della Acton:

Ingredienti: 6-8 persone

115g di zucchero
4 bastoncini di cannella
1 radice di zenzero fresco di circa 5cm pelata e affettata
1 manciata di chiodi di garofano, a seconda del gusto
1 arancia, solo la scorza
1,5 litri di vino Porto

Aggiungere gli ingredienti in una pentola con due bicchieri d'acqua e lo zucchero, la cannella, zenzero, i chiodi di garofano e la scorza d'arancia. Portare a ebollizione. Quindi abbassare la fiamma al suo livello più basso e cuocere a fuoco lento, mescolando regolarmente, finché il compostosi sarà ridotto ad uno sciroppo denso - circa 15 - 20 minuti.
Aggiungere il vino Porto e mescolare bene. Aumentare la temperatura fino a quando la miscela non sarà calda, ma non bollente.
Servire subito nei bicchieri. Filtrate il composto prima di servire, se lo si desidera.


Proseguiamo con un altro dolce, molto particolare e poco conosciuto, della tradizione vittoriana del Natale: le Sugar Plums, ovvero le Prugne zuccherate.


Tanto famosa questa ricetta, da valersi una speciale menzione nel balletto "Lo Schiaccianoci" di Tchaikovsky, dove nel II atto si incontra la Fata Confetto che nella sua versione originale è in realtà la Sugar Plum Fairy.
Vi starete domandando: ma cosa c'entra col Natale? Beh in epoca vittoriana chi faceva le Sugar Plums le realizzava sia per mangiare, sia (principalmente) per appenderle sull'albero come una decorazione luccica.

Ma vediamo la ricetta... lunga e laboriosa:

Zucchero circa 1 kg
1 vasetto di prugne intere (conservate in sciroppo)

In epoca vittoriana, le Sugar Plum venivano lasciate ad asciugare su di una tavola al caldo per 1-2 giorni. Nelle cucine moderne, dovranno essere scaldate in forno a temperature molto basse per diverse ore.
Versate lo zucchero in una ciotola.
Togliere qualsiasi residuo di sciroppo dalle prugne. Rotolare ogni prugna nello zucchero fino a  che ognuna non sarà completamente rivestita. Posizionare ogni prugna rivestita di zucchero su una teglia da forno e metterle da parte per 30 minuti, poi ripetere la precedente operazione.
Trasferire le prugne zuccherate nel forno, impostato al suo livello più basso. Riscaldare delicatamente le prugne per diverse ore, fino a quando il succo non sarà filtrato dalle prugne.
Rivestire di nuovo le prugne con lo zucchero, quindi posizionare le prugne ricoperte su una teglia pulita e ripetere di nuovo il processo di essiccazione.
Ripetere il processo di rivestimento ed asciugatura altre 3 - 4 volte, nel corso di un periodo di diversi giorni, fino a quando le prugne non saranno completamente asciutte e il rivestimento di zucchero rimarrà fresco.
Si deciderà dunque se appenderle all'albero o donarle


Adesso però guardiamo dettagliatamente un menu per il pranzo di Natale che ci giunge da una nota rivista americana per signore del 1890: "Godey's Lady's Book". 
Ovviamente il menu preso in esame fa riferimento ad un pranzo per una famiglia benestante perché comprendeva numerose e costose portate. I piatti sono elencati in ordine di entrata:

Ostriche crude
Bouillon
Latterini fritti & salsa tartara
Patate á la Maitre d’Hotel
Paté di animella & piselli
Arrosto di tacchino & salsa di mirtilli
Roman Punch
Quaglia con tartufo & crocchette di riso
Insalata “parigina” (Parisian Salad)
Crackers e formaggi
Nesselrode Pudding e dolci vari
Frutta e caffè

Riportiamo ora le ricette di questi piatti.
N.B.: le foto inserite qui sotto fanno riferimento a piatti simili, non direttamente agli stessi e, come nelle ricette precedenti, ho mantenuto le unità di misura all'inglese spiegando ovviamente il loro valore in grammi.


Ostriche crude
 
Prendere le ostriche, aprirle e servirle con la loro conchiglia disponendole su di un letto di ghiaccio. Ogni piatto deve esser riempito con sei ostriche e una spessa fetta di limone che servirà per condire il mollusco.


Bouillon

Il nome francese non vi spaventi! Il bouillon non è altro che un semplice brodo, ma visto che all’epoca la cucina francese dettava legge, molti piatti mantenevano nomi francesi… E io lo manterrò tale, giusto per esser più fighi!


Mettete in una pentola tre libbre* di stinco di manzo, una libbra di stinco di vitello e tre quarti di acqua, e cuocere a fuoco lento. Non appena la schiuma inizierà a salire, schiumare attentamente fintanto che questa cesserà di apparire. Quindi aggiungere il sale, due carote, due cipolle, rape e un po' di sedano. Fate bollire delicatamente per circa quattro ore, filtrare il composto e servire in piatti da brodo per ogni ospite.

* una libbra corrisponde a poco più
di 453 grammi


Latterini fritti & salsa tartara

Pulire circa due dozzine di latterini, tagliare le branchie, lavarli bene in acqua fredda, poi asciugare accuratamente. Immergere i latterini in una ciotola contenente del latte con un pizzico di sale e pepe, e poi passare i pesci sul pangrattato. Mettete strutto o burro in una padella, in cui, quando sarà molto caldo, friggerete i vostri latterini. Inoltre friggere prezzemolo, quindi posizionare attorno al pesce, e servire con salsa tartara.


La salsa tartara verrà preparata in tale maniera:
Mettete i tuorli di due uova in una ciotola con il sale, il pepe, il succo di un limone, e un cucchiaino di senape. Mescolare con un cucchiaio di legno, e aggiungere gradatamente - in quantità molto piccole, e mescolando continuamente - un cucchiaio di aceto; poi, qualche goccia alla volta di buon olio, mescolando rapidamente per tutto il tempo, fino a quando il composto non si sarà addensato, e una mezza pinta * di olio sarà stata assorbita. Tritate un sottaceto e un cucchiaio di capperi, una cipolla verde e un paio di foglie di dragoncello, e mescolare con la vostra salsa.

* Una pinta equivale a circa 473 millilitri


Patate á la Maitre d’Hotel
 
Lavare otto patate e lessarle in acqua fredda con un pizzico di sale. Quando saranno fatte, sbucciatele, tagliatele a rondelle sottili; metterle - con tre grammi di burro, un pizzico di sale, pepe e noce
moscata, il succo di un limone, e un cucchiaio di prezzemolo tritato - in una casseruola sul fuoco, e, quando saranno molto calde, servire.


Paté di animelle & piselli

Far bollire quattro animelle, e farle raffreddare; poi tritarle molto finemente. Aggiungi una decina di funghi, anch’essi finemente tritati. Mescolare con questi un etto di burro, mezzo litro di latte, un po 'di farina, pepe, sale, e un po' di noce moscata grattugiata. Mettete sul fuoco, mescolate fino a quando non comincerà ad addensarsi, poi mettere il composto in una teglia rivestita di pasta sfoglia e cuocere fino a che non sarà diventato di un colore marrone chiaro.

Per i piselli si procederà così:
Aprirte un barattolo di piselli, metterli in ammollo in acqua pulita per mezz'ora, scolarli, poi poneteli sul fuoco in una pentola con acqua pulita,
facendoli bollire fino a che non saranno divenuti teneri, scolarli bene e servirli con burro, pepe e sale.


Arrosto di tacchino

Pulire e preparare un tacchino di medie dimensioni per l’arrosto. Tagliate due cipolle in pezzi, e metterle in una casseruola con due once di burro facendole colorire leggermente. Grattugiare un chilo di pane in briciole fini, aggiungere il pane alle vostre cipolle, il cuore del tacchino e il fegato tritati molto finemente, un quarto di libbra di burro, sale, pepe, un pizzico di timo, e mescolare tutto bene insieme. Riempire il tacchino con questa miscela, cucire l'apertura attraverso la quale è stato

introdotto il ripieno, e metterlo a arrosto, con un po' di burro sulla parte superiore e un bicchiere pieno d’acqua. Cuocere per un’ora e mezza, filtrare il liquido nella padella, versate sopra il vostro tacchino e servire.

Per la salsa di mirtilli si procederà così:

Prendete un litro di mirtilli, pulirli e lavarli accuratamente, mettere sul fuoco con mezzo bicchier pieno d'acqua, lasciate cuocere finché non saranno completamente sciolti, poi filtrare e aggiungere un pound *e un quarto di di zucchero; mettere in uno stampo e girare quando si sarà raffreddata.

* un pound  corrisponde a circa 400 grammi.


Roman Punch

Mettete in una casseruola sul fuoco tre quarti di una libbra di zucchero con tre litri di acqua, far bollire dieci minuti, poi mettete da parte e fate raffreddare. Mettere nella ghiacciaia, e quando si sarà quasi congelato, mescolate in esso rapidamente cinque once * di rum ed il succo di quattro limoni. Servire in piccoli bicchieri.

* Un’oncia  corrisponde a poco più di 28 grammi.


Crocchette di riso

Prendete una tazza di riso, lavarlo e farlo bollire, e fatelo diventare completamente freddo. Mescolare con esso un uovo, un cucchiaino di zucchero e lo stesso di burro fuso, sale e poca noce moscata. Lavorare il composto nel riso, mescolando finché tutto è ben amalgamato e senza grumi. Con l’impasto  fate, con le mani infarinate, dei rotoli oblunghi di circa tre centimetri di lunghezza e un centimetro di diametro. Spolverizzateli con la farina, e riponeteli in un luogo fresco fino a quando sarà necessario. Friggere un po' alla volta in strutto caldo *, rotolandoli da un lato e dall’altro quando cominciano a rosolare per preservare la loro forma. Come saran tolti dal fuoco, riponeteli in un colino per farli scolare e asciugare.


*‘sti vittoriani amavano proprio le cose leggere, sì, sì!


Insalata parigina

Tagliate a pezzetti sei patate fredde bollite, la stessa quantità di barbabietole, e anche di sedano bollito – entrambi freddi. Mescolare i tuorli di quattro uova sode con due cucchiai di salsa
di acciughe, premere al setaccio; aggiungere, poco a poco, quattro cucchiai di olio, un cucchiaio di senape, due cucchiai di aceto, qualche foglie tritate di dragoncello, due pizzichi di sale, due di pepe, e il bianco delle quattro uova sode tagliato a pezzetti, mescolare tutto insieme, e servire.


Nesselrode Pudding

Un dolce un poco elaborato direi… Ma se proverete a farlo e verrà fuori qualcosa di commestibile, beh fatemi un fischio! Questa la ricetta:


Rimuovere i gusci di due dozzine di castagne francesi, e mettere in una casseruola con un po' d'acqua. Successivamente togliere la buccia e mettere le castagne in una pentola sul fuoco con una pinta di acqua e mezzo chilo di zucchero. Lessarle finché non diventeranno molto morbide, quindi premere al setaccio; poi metterli in una casseruola con una pinta* di panna, in cui si avranno mescolati i tuorli di quattro uova. Poco prima di cuocerlo passare il composto al setaccio, aggiungere un’oncia** di uvetta, un’oncia di ribes, due bicchieri di sherry, e congelarlo come il gelato. Quando sarà congelato, tagliare quattro albicocche candite, quattro prugne verdi candite, mezza oncia di cedro in piccoli pezzi, tre once di ciliegie candite; mescolare  accuratamente nel budino. Mettere il composto in uno stampo, con uno spesso foglio di carta in alto, e il coperchio chiuso saldamente su di esso. Metti un po' di ghiaccio incrinato, mescolato con due manciate di sale grosso, in una ciotola, al centro della quale metterete lo stampo, coperto interamente con ghiaccio e sale. Lascia che rimanga così per circa due ore, poi tirate fuori il composto dallo stampo, prima di farlo cadere in acqua tiepida.

Ora non so il perché di tutto questo procedimento arzigogolato perché non me ne intendo di cucina! Dovrò chiedere a Csaba dalla Zorza I suppose… Ma non bastava semplicemente mischiare tutti gli ingredienti all’inizio e poi congelare? Misteri della cucina ottocentesca che non saprò mai spiegare!!

* Una pinta equivale a circa 473 millilitri
** un’oncia equivale a poco più di 28 grammi


Caffè

Vi chiederete perché mai stia riportando la ricetta del caffè, ebbene perché semplicemente in questo caso la rivista del 1890 riporta tale ricetta.
State a sentire che ‘porcheria’:

Prendete un quarto di acqua bollente, tazza piena di caffè appena macinato, bagnato con mezza tazza di acqua fredda, il bianco ed il guscio di un uovo (sì, avete capito bene!). Mescolare nel caffè bagnato il bianco e il guscio dell’uovo, quest’ultimo spezzettato. Mettere il composto nella caffettiera, scuotere intensamente su e giù almeno sei o sette volte per assicurarsi che gli ingredienti si siano ben amalgamati, e versarvi dell’acqua bollente. Far bollire costantemente per dodici minuti, versare in una mezza tazza di acqua fredda, e rimuoverlo immediatamente sul lato da adagiare. Lasciarlo lì cinque minuti; sollevarlo e versare fuori il caffè filtrato. Servite  in piccole tazze e non mettere zucchero nel caffè. Posare, invece, una zolletta di zucchero in ogni piattino, da utilizzare come preferisce il bevitore.



Qui finisce il capitolo dedicato alle tradizioni vittoriane. Auguro buona fortuna a tutti coloro che vorranno cimentarsi con queste ricette!! à bientôt!


fonti:
- http://www.bbc.co.uk/victorianchristmas/history.shtml
- http://www.victoriana.com/christmas/menu-99.htm
- http://www.biblicalquality.com/Christmas7.html
- http://www.lacuochinasopraffina.com/cosa-cucino/mince-pies-ricetta-tradizionale/8817
- http://www.wikipedia.org

martedì 16 dicembre 2014

Il Natale Vittoriano - tra usi, costumi e tradizioni





Poiché il Natale è una delle mie feste preferite, ho pensato di creare un nuovo post su questa festività parlando esclusivamente e in maniera assai approfondita del Natale Vittoriano.... Perché per un amante dell'Ottocento come me, è quasi impensabile non parlare di tutto ciò giacché il nostro modo di festeggiare e sentire il Natale non esisterebbe se nel 19° secolo non si fossero create le basi per tale festività! 

Ebbene, iniziamo col fare un paio di precisazioni. E 'difficile immaginarlo ma all'inizio dell’Ottocento (prima del 1840 per intenderci) il Natale era appena celebrato! Molti non lo consideravano nemmeno una vacanza e la gente lavorava comunemente come tutti gli altri giorni dell’anno. Solo verso la seconda metà dell’Ottocento qualcosa iniziò a cambiare. Molti attribuiscono tale cambiamento al regno della longeva regina Vittoria e fu probabilmente il suo matrimonio con il principe tedesco Alberto di Sassonia Coburgo-Gotha che portò una ventata d'aria fresca nel conservatorismo britannico, introducendo alcune tradizioni ancora in uso ai nostri giorni: primo fra tutti l’albero di Natale, lo scambio di regali nella Notte Santa, Babbo Natale come lo conosciamo noi oggi, l’invio di cartoline di auguri ecc... ecc... Essendo una coppia molto unita, legata da un tenero amore e da una numerosa prole, si pensa che l’idea di un Natale incentrato attorno alla propria famiglia derivi proprio dal loro modo di festeggiare tale ricorrenza… la preparazione della festa, i pasti, le decorazioni, i regali, i giochi di società erano tutti essenziali per la celebrazione del Natale e dovevano essere condivisi da tutta la famiglia al completo.


Ma vediamo nel dettaglio meglio gli aspetti del Natale vittoriano. Come festeggiavano gli inglesi dell'Ottocento?


I giorni di festa dei Victorians


Poco più, poco meno, i giorni di festa del Natale inglese dell'Ottocento sono rimasti assai invariati.

In viaggio verso casa…


La vigilia di Natale in epoca vittoriana era considerata una ricorrenza particolarmente importante poiché era la giornata degli arrivi! Quelli che stavano per passare il Natale con amici o parenti si mettevano in viaggio sui treni o sulle diligenze e, qualche giorno prima della viglia, si recavano senza indugio a casa dei propri affetti. Nel caso delle famiglie benestanti, nella seconda metà del 19° secolo si potevano avere un paio di giorni di vacanza dal lavoro mentre i ceti più poveri lavoravano sempre e alacremente anche durante le feste. Gli scozzesi preferivano rimandare i festeggiamenti di un paio di giorni per accogliere il nuovo anno, in quella che viene definita la festa di Hogmanay (l'ultimo dell'anno).

Qualche giorno prima della viglia, chi viveva in campagna si recava nei boschi vicino casa per tagliare un bel albero da riporre nel salotto e da decorare. Questo compito spettava agli uomini della famiglia e, nel caso delle case dei signori per bene, questo compito spettava alla servitù che ne prendeva anche uno da portare downstairs (parafrasando la serie tv britannica "Upstairs Downstairs", antesignana della nota "Downton Abbey"), nelle sale comuni della servitù. In ogni caso, durante questo lavoro gli uomini erano spesso accompagnati dalle donne e dai bambini che raccoglievano ramoscelli, bacche e sempreverdi per realizzare ghirlande e decorazioni per tutta la casa.



Vigilia di Natale

La viglia di Natale era senza dubbio il momento più bello delle celebrazioni natalizie. La mattina veniva acceso il noto Yule Log, "il ceppo di Natale", abitudine natalizia in uso in gran parte dell’Europa (vedi più avanti fra le tradizioni vittoriane). 
Vero ora di pranzo ci si sedeva alla tavola solennemente imbandita con le tovaglie e le argenterie più belle, e si consumava un abbondante pasto che poteva durare molte ore... come vedete nulla è cambiato ai giorni nostri!
Nel pomeriggio, un evento tanto atteso: le porte del salotto venivano aperte e i bambini, infine, potevano ammirare l'incantevole albero di Natale che credevano fosse stato portato da Santa Claus insieme ai doni ripostivi sotto.
Nel caso della tradizione vittoriana, la vigilia di Natale era il momento per lo scambio dei regali ed ogni componente della famiglia (ma anche della servitù) riceveva un dono. Non c'era un momento prestabilito perché in ogni famiglia ognuno faceva come preferiva. Si potevano aprire direttamente nel pomeriggio oppure dopo cena prima di andare a dormire perché, mentre per noi c'è la credenza popolare che Babbo Natale passi la notte tra il 24 e il 25 dicembre, per i victorians non c'era una notte esatta... Passava e lasciava... quando, dipendeva da famiglia e famiglia!


Dopo lo scambio dei regali ed un pomeriggio di relax, c'era la cena della viglia composta da piatti particolarmente abbondanti e della durata assai variabile.
In ogni caso dopo il pranzo e dopo la cena si avevano dei momenti ricreativi. Ognuno aveva una parte: i bambini recitavano poesie, i bambini più grandi e gli adulti mettevano in scena drammi teatrali e episodi tratti dalla storia, mentre spettacoli musicali e di canto di gruppo riempivano la casa. I giochi di società erano estremamente popolari. Molto ricorrenti erano i Tableau vivant, ovvero uno o più persone insieme atte a rappresentare una scena o un quadro, senza nessun movimento, senza poter parlare, nell'attesa che gli ospiti capissero che cosa si stava tentando di rappresentare. Quando iniziava a farsi un po' tardi, i bambini assonnati venivano condotti a letto mentre gli adulti si intrattenevano in chiacchiere nel salotto. Non si faceva mai tardissimo... Non c'era l'usanza di attendere la mezzanotte, poiché era consuetudine recarsi alla messa di Natale dell'indomani.  



Il giorno di Natale

Il giorno di Natale iniziava con una sostanziosa colazione e proseguiva, come detto, con la Santa Messa. Da lì si rientrava a casa per gustare il ricco pranzo di Natale. E' bene fare una dovuta precisazione, poiché mentre la buona società si deliziava il palato con succulenti pranzi e si godeva la giornata oziando, le classi più povere non conoscevano giorno di riposo. Per loro era sì Natale, ma era anche una giornata di gran guadagno! I commercianti mantenevano aperti i loro negozi per aumentare i loro guadagni, mentre i panettieri tenevano accesi i loro forni per cuocere l'oca di Natale o il tacchino per le famiglie locali. Il postino era sempre in movimento quel giorno, consegnando lettere e regali spediti per posta e che (stranamente!) pare arrivassero assai puntuali... Mica come oggi! 
Da notare poi che, proprio per questi motivi, tra le classi lavoratrici l’osservanza religiosa non era così diffusa. Poveri che fossero o no, probabilmente il pranzo di Natale era uno dei più ricchi e anche se si avevano a disposizione pochi soldi quel pasto era sempre molto abbondante. Anche i poveri quindi si recavano nei forni per acquistare le oche o i tacchini farciti già preparati e di questo sono una testimonianza le numerose Christmas Postcard del 19° secolo.
Ad ogni modo, in ogni abitazione i sempreverdi, una moltitudine di fiori, la migliore porcellana e la linda biancheria abbellivano il tavolo della sala da pranzo. Dopo il pasto c'era spazio i pisolini pomeridiani e la pulizia del salotto e della cucina... Ma i festeggiamenti non erano di certo finiti lì perché si usciva un po' nei dintorni dato che buona parte dei negozi erano aperti, mentre le strade erano piene di cantori di Christmas Carol, i canti natalizi. I meno fortunati fra i cantori se ne andavano di porta in porta sperando in donazioni di cibo, bevande, o sperando di esser direttamente accolti in qualche abitazione almeno in quella giornata. 


Nel caso delle famiglie più agiate, queste si recavano in visita ad amici  facoltosi e non era raro che si intrattenessero per la cena. Come nel caso del pranzo, anche il dinner era di vitale importanza. Checché se ne dica, la cena in queste famiglie non era fatta degli avanzi del pranzo (cosa che invece accadeva fra i poveri), ma era rifatta da cima a fondo ed era uno dei momenti più alti della giornata poiché gli ospiti erano molti e si doveva fare bella figura, sfoggiando i piatti più elaborati e gli oggetti più costosi. Veniva servito un gran pasto e dopo cena poteva capitare che si facessero dei fuochi d'artificio e, certamente, canti e giochi come nella sera della viglia. Non erano di certo rari i gran balli nelle case della buona società o serate a teatro. 



Il 26 dicembre: il Boxing Day

Con questo termine si intendeva il giorno dopo Natale. Poiché non per tutti era una festa all'insegna del divertimento e della spensieratezza, i vittoriani si adoperavano con anima e cuore alle opere di carità donando scatole di Natale (da qui il nome) ai più bisognosi cui portavano cibo o denaro. 
Memorabile è la scena del film “Piccole Donne”, un classico del Natale, quando le sorelle March decidono di donare ai poveri buona parte del loro pranzo natalizio… pur essendo povere anch'esse!




Altre caratteristiche del Natale dei Victorians
Decorazioni e tradizioni


A prescindere dal periodo dell’anno o dalle celebrazioni imminenti, donne, uomini e bambini spesso si ritrovavano insieme per realizzare delle incantevoli decorazioni per la casa. Le donne, in particolar modo, trascorrevano molto tempo in casa ed avevano così molto tempo per pensare e creare sempre nuovi motivi. Questo ovviamente avveniva nelle case della buona società dove le donne non erano impegnate con i lavori nei campi, come nel caso invece dei ceti più poveri che comunque si barcamenavano e realizzavano anch'essi delle deliziose decorazioni... con quel poco che potevano rimediare in casa o nelle campagne circostanti! Di largo impiego erano i rami di vischio, edera ed agrifoglio poiché non in tutte le regioni dell’Inghilterra era facile trovare degli abeti.

Ma diamo un'occhiata più da vicino agli aspetti importanti del Natale dei Vittoriani:


Babbo Natale

Non sto a dilungarmi troppo su questa figura ampiamente analizzata lo scorso anno in quest’occasione. Vi rimando dunque al post che avevo scritto sulla figura di Babbo Natale nell'Ottocento: 




L'albero di Natale

Vale la pena spendere diverse (molte) parole sul Christmas Tree dei vittoriani. L'albero di Natale era senza alcun dubbio il centro della stanza, il fulcro dell'intera festività.
L’introduzione dell’albero di Natale come lo conosciamo noi oggi è da imputare senza dubbio al principe Alberto, marito della regina Vittoria. Di origine tedesca, nato e vissuto in Germania, dove questa tradizione, seppur non molto di moda fra i più, era senza dubbio molto radicata e pare fosse già in uso nel 17° secolo. In linea con l'usanza della sua terra natia, Alberto volle che il primo albero di Natale fosse eretto al castello di Windsor nel 1841 e ornato con le tradizionali decorazioni natalizie tedesche.
Il principe, scrivendo a suo padre, disse: "Questa è la cara vigilia di Natale della quale tante volte ho ascoltato con impazienza il vostro racconto, che ci conduceva nella stanza dei regali. Oggi ho due figli a cui fare regali, che, non sapendo perché, sono felici e pieni di meraviglia davanti all'albero di Natale tedesco con le sue candele sfolgoranti". Lo stesso Natale, la regina Vittoria scrisse nel suo diario: "E pensare che abbiamo due figli ora, e che uno se ne gode la vista [dell'albero di Natale]; è come un sogno!"


Salotto della residenza reale di Osborne House sull'Isola di Wight decorata per Natale

In seguito alla pubblicazione di una litografia dell’albero di Natale reale nel castello di Windsor, nella nota rivista "The Illustrated London News" nel 1848, questo divenne un must per gli inglesi che iniziarono ad arredare il proprio parlor con un albero scintillante, ornato da numerose decorazioni proprio come quello dei propri sovrani.
La maggior parte delle famiglie acquistavano e portavano a casa il loro albero molti giorni prima della notte di Natale. Gli alberi, spesso importati da Germania e Norvegia, erano di tutte le dimensioni, da pochi centimetri ad un'altezza imponente che poteva sfiorare i soffitti alti delle case dei ricchi. Si andava da un prezzo di pochi centesimi ad un prezzo di più di mezzo dollaro. Un albero di medie dimensioni veniva comodamente posto in un piccolo vaso e riempito di pietre, carbone o qualsiasi cosa potesse mantenerlo sicuro e stabile.
Gli alberi di Natale più piccoli invece venivano generalmente fissati su di un tavolo mediante un'apposita base a forma di croce, che veniva circondata da una sorta di recinto e tappezzata di muschio come se fosse erba. Un paesaggio in miniatura (o Christmas Putz) fatto di carta veniva ivi composto, fornendo ai bambini ore di infinito divertimento... senza scocciar troppo ai genitori e ai parenti! Si usavano muschi, minerali, ritagli d'abete, qualche specchio di carta d'argento come lago o fiume, rocce e conchiglie per creare un bel paesaggio naturale, mentre con casine giocattolo e personaggi vari si creava una scena di vita quotidiana.

In generale gli alberi di Natale erano riccamente decorati ed eccezionalmente stravaganti. I primi abeti erano decorati "alla tedesca", ovvero con ornamenti alimentari quali biscotti, frutta, nocciole, noci, arance decorate con chiodi di garofano e sacchetti contenenti dolci sorprese. Sotto di esso venivano adagiati piccoli doni che poi sarebbero stati scambiati con i componenti della famiglia. 
Verso il 1870 incantevoli decorazioni in ferro, piombo, vetro, carte colorate, drappeggi, pizzi e fili iniziarono a sostituire ben presto gli ornamenti commestibili, soppiantando in breve buona parte delle decorazioni home-made. L’albero di Natale vittoriano era dunque un vero e proprio gioiello. Su di essi spiccavano numerose figure di ogni genere: dai motivi patriottici (come bandiere della Nazione e delle colonie) ai nuovi mezzi industriali dell'età moderna (come nel caso delle automobili sul finire del XIX secolo). Figure di cera modellate come angeli, bambini e animali erano ad esempio assai popolari  quanto i dirigibili, le mongolfiere e i treni sui quali venivano incollate figure di carta raffiguranti volti e persone. Le decorazioni in vetro erano molto ricercate ed erano parte integrante dell’abete, come nel caso di palloncini di vetro con delle piccole nicchie nelle quali trovavano posto delle immagini incollate di Santa Claus o degli angeli.
Tali oggetti provenivano dalla Germania ed erano realizzati in piccoli villaggi fra le montagne della Turingia e della Sassonia. Fra questi si trovavano i noti ornamenti Sebnitz (dalla città di Sebnitz per l'appunto) e gli ornamenti Dresdner (dalla città di Dresda), che erano oggetti di varie forme, figure e dimensioni, realizzati con materiali e tecniche diverse e creati appositamente come decorazione per l’albero di Natale. Fanno tremendamente vintage e assurdamente anni '80! Personalmente preferisco lo stile attuale dei nostri alberi perchè questo albero vittoriano era davvero kitsch... guardate:

esempi di "Sebrnitz Ornaments"





esempi di "Dresdner Ornaments"








- simili ornamenti si possono acquistare presso questo sito: http://www.victorianornaments.com/


Data la mirabile fattura di tali oggetti, nonché il loro elevato costo, essi si trovavano assai frequentemente (per non dire esclusivamente!) nei saloni dei ricchi victorians, dove erano visti come un vero e proprio status-symbol, tant'è che molti di questi preziosi ornamenti, a volte unici nel loro genere, erano tramandati di generazione in generazione.
Nel caso dei ceti più poveri, questi continuarono a realizzare dei decori artigianali.


In epoca vittoriana difatti le donne, giovani o anziane che fossero, trascorrevano molte ore realizzando decorazioni di Natale e non. Motivi natalizi molto comuni erano piccole cornucopie realizzate con carta colorata che potevano essere riempite con datteri o dolci. Con piccoli pezzi di seta e piume creavano piccole borse o sacchetti per la frutta candita e per la frutta secca mandorle. Con da fili di seta o nastri creavano delle nappe e usavano qualche batuffolo di cotone per fare piccoli dei pupazzi di neve o degli angeli da appende sui rami dell’albero.  Tipica dell’Ottocento era l'arte dello “scrapbooking”, ovvero una specie di passatempo che consisteva nel ritagliare qualsiasi immagine incollandola in appositi quaderni o su altri materiali, a volte con un senso specifico a volte no… una sorta di odierno decoupage! In questo caso ad esempio erano moltissimi i decori realizzati a mano con la tecnica dello scrapbooking. Disegni di carta di ornamenti natalizi venivano stampati in riviste per signore proprio per questo motivo, fornendo ore di divertimento già parecchi giorni prima della vacanza. Molto di moda erano del resto i libri dedicati allo scrapbooking, con immagini da ritagliare ed incollare a proprio piacimento.

Un Victorian Christmas Tree non si poteva definire completo senza la nota “lametta” (termine inglese, sinonimo di ‘tinsel’), ovvero delle sottili strisce di materiale luccicante che imitavano l’effetto del ghiaccio e dei ghiaccioli. Molto comuni anche in Italia specialmente negli alberi di Natale degli anni ’80 – ’90 del secolo passato. In italiano sono conosciuti con il "nome di capelli d'angelo". Con il termine inglese “lametta” si indicava proprio questa decorazione applicata in lunghe strisce monocolore, di moda sopratutto sul finire dell'Ottocento e all'inizio del Novecento.
Immancabile era anche il “Christmas Cracker”, un enorme caramellone contenente ogni leccornia e prelibatezza che veniva appeso un po' in ogni parte di casa, dalla ghirlanda sulla porta della sala, ai festoni sui mobili e sulle scale... Un gioco assai amato dai bambini che dovevano afferrarlo a coppia da un'estremità e dell'altra, tirandolo affinché si rompesse per far fuoriuscire tutto il prelibato contenuto. Questo gioco, che principalmente aveva anche una funzione molto decorativa, veniva realizzato spesso artigianalmente mediante un cono di cartone rivestito con della carta colorata,  nel quale la padrona di casa inseriva caramelle, dolciumi e piccole sorprese di ogni genere. Ma di questo parlerò dettagliatamente più avanti.


Il coronamento di un albero di Natale vittoriano era un angelo “orpello di Norimberga” (in inglese, 'Nuremberg tinsel') che adornava la punta di ogni abete. L'angelo sulla punta dell'abete, nessuno lo sa, ma si rifà alla tradizione tedesca del "Christkind", ovvero l'angelo che porta i doni ai bambini in vece del Cristo Gesù e del quale parlai lo scorso anno in merito a Babbo Natale. A Norimberga ancora oggi c'è l'usanza di mascherarsi da Angelo di Natale proprio in tempo d'Avvento e soprattutto in occasione dei Weihnachtsmarkt (i mercatini di Natale), consegnando doni e dolciumi a tutti i bambini.
Questi angeli erano realizzati con carta, metallo, stoffa e vari altri materiali mentre i volti erano spesso fatti di porcellana o di cera. Avendo un ‘anima’ di metallo, queste figure potevano esser piegati e sistemate a proprio piacimento sulla punta dell'abete, ma altri angeli minori potevano esser ugualmente sistemati lungo le altre parti dell'albero.
Piccola digressione: ho notato che nella versione del balletto "Schiaccianoci" del Royal Ballet di Londra, ambientato nell'Inghilterra di metà Ottocento, fanno spesso la loro comparsa questi angioletti dalle grandi ali dorate, un'ampia corona sul capo e dagli abiti molto vistosi... ebbene ho capito che quelli rappresentano non solo gli angeli del buon augurio, ma soprattutto uno dei decori principali dell'albero di Natale vittoriano. La maggior parte della gente non sa questa cosa...!
Qui sotto potete vedere un odierno esempio di angelo di Norimberga e un'artista del Royal Ballet nelle vesti del Nuremberg tinsel:


La domanda per alberi di Natale crebbe costantemente. Nel 1880 divenne addirittura necessario assicurare che un numero sufficiente di alberi fossero disponibili intorno a Londra in tempo utile prima delle festività, per fornire ogni famiglia del proprio albero di Natale desiderato!
Prima della corrente elettrica tutti gli alberi venivano illuminati con le candele che all'epoca erano una fonte di luce relativamente costosa. Queste venivano incollati ai rami con cera fusa oppure mediante dei perni. Tutto si può dire fuorché che questa illuminazione fosse sicura: molti erano i casi in cui l’albero si incendiava e non pochi erano senza dubbio i casi di intere abitazioni distrutte da un incendio dovuto alle candele dell’albero di Natale!
Ad ogni modo,  intorno al 1890 fecero la loro comparsa dei candelabri che venivano impiegati per sostenere le candele sull’albero di Natale. Tra il 1902 e il 1914 vennero create delle piccole lanterne e sfere di vetro per contenere le candele che trovarono in breve tempo posto fra i rami degli alberi. Le primi luci di Natale elettriche furono introdotte con l'elettrificazione, a partire dal 1880: Edward H. Johnson, socio di Thomas Edison nella "Edison’s Illumination Company", creò il primo albero di Natale illuminato da corrente elettrica, mettendo  80 lampadine rosso, bianco e blu intorno al suo Christmas Tree. E’ giusto far presente che la tradizione dell’albero di Natale fu introdotta in America non dagli inglesi, ma dagli immigrati tedeschi della prima del XIX secolo.



Strano a credersi, ma nell’Ottocento già esistevano gli alberi di Natale artificiali! Mentre oggigiorno siamo abituati a quelli di plastica… o ai piumini d’oca… a cuscini imbottiti di piume d'oca... Nel XIX secolo esisteva l'albero di Natale in piuma d'oca… che fa quasi schifo a pensarci!!! Eppure pare che questi alberi in piuma d'oca, per così dire 'biologici', siano di largo impiego nell'Europa dell'est e ancora in Inghilterra e Germania. Tanto tanto tristi 'sti alberelli... 
Ad ogni modo fu il primo albero di Natale artificiale, del quale potete vedere un'attuale ricostruzione qui di fianco. Filo metallico o bastoni erano coperti con una moltitudine di piume d’oca, tacchino, struzzo o cigno che venivano colorate con del pigmento verde simile agli aghi degli abeti. Questi alberi, spesso composti da fili metallici ovali uno più piccolo dell’altro e montati a mo’ di cono, erano decorati esattamente come quelli veri.

Ritornando alle tradizioni vittoriane, l’albero doveva esser realizzato tra il 24 e il 25 dicembre e i bambini non potevano vederlo finché non veniva completato ed acceso. Quando questo accadeva, i bambini venivano fatti accomodare nel salone dove, sotto i rami addobbati, trovavano posto i numerosi doni che venivano adagiati con ordine e cura. 


Decorazioni per la casa


Il salone vittoriano veniva trasformato in un paese delle meraviglie invernale incantato, ricco di decorazioni, come ghirlande, nastri colorati (specialmente rossi), catene di carta colorata, ornamenti in pizzo, fiocchi di neve di carta velina, palline scintillanti di vetro, angeli e Babbo Natale.
Decorare la casa a Natale era di vitale importanze! Si potrebbe dire che fosse addirittura un vero e proprio mestiere!


La tradizione medievale di utilizzare sempreverdi come decorazione per la casa perdurò anche in epoca Vittoriana. Ghirlande e festoni di abete, edera, rametti, ramoscelli e altri arbusti facevano la loro bella vista su ogni suppellettile della casa. Il salotto era ovviamente la parte più decorata e nel quale trovava posto anche il ben noto albero di Natale. Per quanto ogni dama cercasse di comporre alla bell’e meglio ogni sorta di decorazione per la casa, che fossero di carta o di piante vere e proprie, seguendo un proprio gusto artistico, c'erano numerosi giornali e libri con le istruzioni su come creare elaborate decorazioni. Nel caso della buona società londinese che non disponeva di un vicino spazio verde, su questi giornali si potevano trovare le spiegazioni su come creare numerose decorazioni sintetiche: un caso erano le palli di carta pesta, sassi o piselli, che dovevano essere immersi nella ceralacca per le lettere per poter avere delle bacche rosse per decorare il proprio salotto!
Tuttavia non mancavano di certo gli ambulanti che nel periodo di Natale andavano in giro con un carretto carico di vischio o agrifoglio! Con il grido di "Holly, holly, Oh!" veniva appositamente dalla campagna per quelle persone che non potevano raccoglierlo. Richiamava l’attenzione della gente su di sé rammentando a tutta la città che la festa di Natale era vicina.


L’agrifoglio trovava posto in qualsiasi angolo della casa: dalla cornice del camino agli specchi, dalle ghirlande delle scale al centrotavola del salotto… e addirittura quale decorazione per molte portate del pranzo di Natale (si veda il noto dolce chiamato Christmas Pudding). Secondo il folklore inglese, i rami di agrifoglio portano buona fortuna. Un agrifoglio nel giardino si dice che protegga la casa contro i fulmini e gli incendi.


Il vischio invece veniva appeso sopra le porte. Secondo la tradizione vittoriana, ogni donna che passava sotto un rametto di vischio doveva permettere di esser baciata. L'uomo al quale veniva permesso di baciare la donna sotto il rametto di vischio, doveva cogliere una delle bacche bianche. In altri tempi, il vischio era una pianta sacra che allontanava tutto il male e sotto li quale i nemici potevano conciliarsi con un abbraccio.
La tradizione inglese vuole che agrifoglio ed edera si appartengano come elementi maschili e femminili. Il pungente agrifoglio con le sue forti foglie rappresenta l'uomo; l'edera la pianta con le foglie più morbide, la donna.

Semplici decorazioni venivano realizzate con colla e carta velina. Un po' come facevamo noi a scuola da bambini, in epoca vittoriana donne e uomini s'impiegavano nel realizzare numerose catenelle di carta colorata che venivano poi appese in tutta la casa.
Immancabile era l’edera. Tipica delle campagne inglesi questa, come l’agrifoglio, veniva impiegata nelle più svariate maniere. Di più semplice impiego data la tenerezza, con l’edera si realizzavano centrotavola, vistose composizioni ricadenti da mettere sopra i mobili oppure ghirlande e festoni per porte e finestre.


Yule Log - Il ceppo di Natale


Quella del ceppo di Natale (o ceppo natalizio o ciocco natalizio), è considerata una delle più antiche tradizioni natalizie esistenti: si tratta di un'usanza risalente almeno al XII secolo e che fino al XIX secolo e l’inizio del XX secolo, era molto diffusa in vari Paesi europei, dalla Scandinavia e l’Inghilterra fino alle Alpi e le penisole balcanica e iberica.
L'usanza aveva luogo la Vigilia di Natale, quando il capofamiglia - con una particolare cerimonia di buon augurio (in genere un brindisi) - bruciava nel camino di casa un grosso tronco di legno, che poi veniva lasciato ardere anche nelle successive dodici notti fino all'Epifania. I resti del ceppo venivano poi conservati in quanto si attribuivano loro proprietà magiche (si credeva che favorissero il raccolto, l'allevamento, la fertilità delle donne e degli animali e la salute e che proteggesse dai fulmini) e spesso venivano riutilizzati per accendere il ceppo dell'anno successivo. In Inghilterra, si usava scegliere il ceppo già il giorno della Candelora (2 febbraio) e poi lasciato essiccare fino alla successiva vigilia di Natale.
Da questa tradizione deriva anche quella del dolce chiamato ciocco natalizio o tronchetto di Natale, molto diffuso nei Paesi di lingua francese, dove è chiamato - come il ceppo - bûche de Noël.


Dodici notti di Natale

Le dodici notti di Natale, o i dodici giorni di Natale, fanno riferimento al periodo di tempo che intercorre tra il 25 dicembre e il 5 o 6 gennaio (a seconda della tradizione seguita) e che celebra la nascita di Gesù Cristo. Questo periodo è conosciuto anche come Christmastide. C'è confusione circa la data della dodicesima notte che è comunemente ritenuta il 5 gennaio, ma alcuni sostengono che sia il 6 gennaio poiché la fine delle celebrazioni natalizie cade con la festa dell'Epifania, il 6 gennaio, che celebra la visita dei Magi e la presentazione dei loro doni al Bambino Gesù. In alcune tradizioni, la festa dell'Epifania e dodicesimo giorno si sovrappongono. 



Usanze tipiche vittoriane di questo periodo erano quelle di lasciar
e accesa una candela alla finestra durante i dodici giorni di festività natalizie, o quella di preparare le tortine chiamate "Mince Pies" (che vedremo nel capitolo successivo dedicato alle ricette), una diversa dall'altra per ogni notte. Questo periodo era molto importante perché dedicato a molti santi. Il 6 gennaio era poi il momento in cui ci si doveva disfare delle decorazioni natalizie e si credeva portasse sfortuna lasciare tutte le decorazioni dopo questo giorno.
Il 'culto' dei 12 giorni di Natale si perde nella storia, ma in tutto il mondo è conosciuto il canto natalizio "The Twelve Days of Christmas" che si rifà proprio a questa tradizione. 


Candele e corone d'avvento:



Le candele erano un elemento importante del Natale vittoriano ed erano utilizzate in diverse varianti. Erano utilizzate principalmente sull'albero di Natale ed in tutti i negozi nel periodo natalizio erano disponibili candele in gran quantità. In molte famiglie si realizzava una corona avvento nel periodo che precedeva il Natale: quattro candele montate su di una corona d'abete simboleggiavano per i victorians la speranza, la fortuna, l'amore e la pace. Ciascuna candela veniva accesa in giorni diversi, una ogni domenica d'Avvento, proprio come accadeva in Germania dove questa tradizione era impiegata ormai da secoli. 
Accendere delle candele per i vittoriani stava a dimostrare che la nascita di Cristo portava luce nel mondo. 
Lasciare accesa una candela alla finestra durante le 12 notti, era inteso come un segno per i viandanti che in quella casa era disponibile cibo e riparo.


Cartoline natalizie di epoca Vittoriana


Nel dicembre del 1843 Henry Cole commissionò all'illustratore John Callcott Horsley di progettare una di quelle che verranno chiamate successivamente “Christmas Card”: un bigliettino d’auguri per Natale. Ispirato ad una pala d'altare, raffigurava un gruppo di persone intorno a un tavolo da pranzo, circondato da ramoscelli e viti per trasmettere allegria e buon auspicio all'osservatore, con un messaggio d’auguri recante "Merry Christmas and a Happy New Year to You" (foto sotto).
Sir Henry Cole possedeva l'originale litografico e stampò 1.000 copie del disegno di Horsley in edizione colorata a mano vendendoli ad uno scellino ciascuno. Una somma assai esorbitante di denaro per quel tempo, tant'è che non furono immediatamente alla portata di tutta la società inglese. Tuttavia la necessità di inviare bigliettini augurali prese ben presto piede fra le gente e molti bambini, compresi quelli della regina Vittoria, furono incoraggiati a creare delle proprie cartoline di Natale handmade.


In questa epoca di profonda industrializzazione, la tecnologia della stampa a colori divenne rapidamente assai più avanzata, provocando la sensibile diminuzione del prezzo di produzione della carta. Insieme con l'introduzione del tasso di spedizione di mezzo penny, l'industria delle Christmas Card decollò in brevissimo tempo. Data la crescente domanda si vennero a creare nuovi formati e nuovi materiali: decorati con nastri di seta, satin, piume e tante altre cose, i bigliettini d’auguri divennero opere d'arte in miniatura. Bambini graziosi, Babbo Natale e angeli erano i motivi comunemente impiegati. Già nel 1862, la società Charles Goodall & Sons di Londra stampava e vendeva biglietti di Natale in quantità esponenziali.
Le prime cartoline di Natale negli Stati Uniti furono stampate da Louis Prang a Boston nel 1874. Questi migliorò la stampa a colori e utilizzando fino a venti diverse tonalità di inchiostro. Introdusse anche ulteriori formati sul mercato dalle forme e dalle dimensioni molto particolari. Entro il 1880 l'invio di bigliettini natalizi era diventato estremamente popolare, tant’è che venne creato un settore specifico molto redditizio che solo 1880 produsse 11,5 milioni di Christmas Card.
Anche se grandi quantità di cartoline d’auguri erano prodotte in Germania per l'esportazione, prima della prima guerra mondiale a Natale era più comune per i tedeschi l’invio dei cosiddetti “good wishes notes”: queste erano lettere con bordi decorativi stampati, con a volte qualche immagine, in cui gli auguri o una poesia venivano scritto solo a mano.







Giochi per un Natale Vittoriano

Vabbè... I giochi dell'Ottocento a volte mi lasciano profondamente sconcertato per la loro bizzarria, e questo è uno di quelli!! 
La famiglia vittoriana non era mai a corto di cose da fare dopo cena!! C'erano canzoni da cantare (le donne dell’Ottocento erano tutte per lo più istruite nel cantare e nel suonare un qualche strumento musicale come il pianoforte), recitazioni da sopportare, giochi da fare… E quando i bambini erano a letto, ci sarebbero state tante cose sulle quali discorrere.
Con il termine della cena di Natale il papà victorian avrebbe portato ai propri figlioli i Christmas Cracker e questo era il segnale che il divertimento stava per cominciare!

Uno dei giochi più comuni della tradizione natalizia era lo “Snip Snap Dragon”. Era un cosiddetto parlour game (o gioco da salotto dal termine ‘parlour’ che in epoca vittoriana indicava una precisa stanza della casa)  popolare da circa 16 ° al 19 ° secolo. Veniva giocato durante l'inverno, soprattutto alla vigilia di Natale o nel giorno di Natale stesso. Snap-dragon era molto in uso in Inghilterra, Canada e negli Stati Uniti, ma si hanno discrete prove della pratica di tale gioco anche in Scozia o in altri paesi. In alcune famiglie questa tradizione continua ad essere praticata e apprezzato anche nel 21° secolo.
Ma in cosa consisteva questo giochino?
Beh... Prima di tutto veniva riscaldato del Brandy che veniva collocato in un'ampia ciotola poco profonda, dopodiché si prendeva dell'uvetta e veniva messa nella ciotola insieme al Brandy che immediatamente veniva dato alle fiamme. In genere le luci venivano sente o abbassate per aumentare l'effetto inquietante delle fiamme azzurre che salivano dal liquore caldo. Lo scopo del gioco era quello di cogliere l'uva passa dal Brandy fiammeggiante e mangiarla immediatamente... con il vivo rischio di scottarsi!
Il dizionario della Lingua Inglese di Samuel Johnson del 1755 lo descrive come: “un gioco in cui si tira fuori l’uvetta dal brandy in fiamme per spegnerla chiudendo la bocca, mangiandola”.
Secondo un articolo del XVIII secolo nel magazine di Richard Steele Tatler, "la lussuria della cosa era quella di vedere ciascun altro apparire come un demonio”. 



Come si è visto in precedenza, uno dei "giochi" più conosciuti era il Christmas Cracker dei quali si è parlato poco sopra. Il Christmas Cracker era una specie di caramellone contenente dei dolciumi, la cui consegna ai bambini consisteva con l'inizio della consegna dei regali e del divertimento. Questa caramella doveva essere aperta in due persone posta una ad un'estremità ed una dall'altra. Tirando la carta della caramella questa si sarebbe rotta con un gran botto, riversando il contenuto per terra.

L'Oxford English Dictionary
 registra le espressioni "cracker bonbons" e "pulling crackers" ("tirare i cracker", per spezzarli) a partire dagli anni 1840. Secondo la tradizione i cracker come li conosciamo noi oggi furono inventati nel 1847 da un certo Tom Smith di Londra. Smith sarebbe arrivato ai cracker attraverso una serie di idee per migliorare le vendite dei propri bon-bon, dapprima arricchendoli con un fogliettino con una frase romantica collocato all'interno (alla maniera dei biscotti della fortuna) e poi introducendo l'espediente del botto. Per fare spazio al materiale esplosivo, Smith dovette aumentare le dimensioni dell'involucro, ma ne mantenne la forma; da qui la forma di "grande caramella" dei cracker. Qui sotto una cartolina natalizia del 19° secolo mostra due personaggi fantastici, uno proveniente dall'abete e uno dal cesto dei regali, alle prese con un Christmas Cracker.


Canti di Natale

I vittoriani consideravano il canto come una deliziosa forma di intrattenimento musicale e un piacere che valeva la pena coltivare. Non ci si stupisca quindi se molte delle canzoni natalizie che conosciamo noi oggi, derivano proprio dal 19° secolo inglese. La nota canzone "O Come all ye Faithful" ad esempio risale al 1843!
Vecchie parole furono messe a nuovi brani e in breve tempo l'elenco delle canzoni fu così ampio che la prima significativa raccolta di canti venne pubblicata addirittura nel 1833! 
Per un paio di settimane prima di Natale per le strade di Londra del 19 ° secolo cominciavano ad assumere un nuovo aspetto: una città musicale, con molti gruppi di cantori che si cantavano per le strade trafficate. Di solito di piccoli gruppi composti da tre persone, cantavano canti natalizi durante tutto l'Avvento e anche dopo. Un membro del trio suonava il violino, un altro cantava e il terzo vendeva la partitura o più semplicemente mendicava tra i passanti.
I pedoni intenti nel loro shopping natalizio si fermavano ed ascoltavano i loro canti. I cantanti di Carole a volte potevano andare di casa in casa sperando segretamente  di essere invitati ad entrare per una bevanda calda, un bicchiere di Wassail Punch o una Mince Pice (le cui ricette saranno analizzate nel capitolo successivo).
Non tutti i cantanti di Carole erano i benvenuti!
Scrive l’Illustrated London News del dicembre del 1848: “C'è un altro aspetto delle strade di Londra a Natale, che merita di esser comunicato, soprattutto perché mai come quest'anno è dolorosamente di primo piano - i cantanti di carole! Sembrano considerarsi come dei privilegiata portatori delle vecchie cantilene familiari che musicalmente o stonatamente riversano nelle nostre orecchie, e che, di tutte le età e di entrambi i sessi, sciamano in ogni strada in numeri di cui una stima precisa potrebbe trasmettere una sorta di allarmante idea della povertà di Londra – quest’anno le truppe di mendicanti stonati hanno fatto la loro comparsa nelle strade  in numeri che superano ogni precedente esperienza!".
Effettivamente la maggior parte dei cantanti di Carole non erano certo di famiglia benestante e chi si metteva a strimpellare per le strade di Londra, erano per lo più poveri e mendicanti che lo facevano per guadagnarsi da vivere. Molte sono le immagini dell’epoca che ci mostrano cantanti di ogni età, poveri, coperti con pesanti tessuti per proteggersi dal freddo e dalla neve. Non ci si stupisca che la Londra dell’epoca era invasa da ogni sorta di gente che vi si recava per far fortuna. I sobborghi della città erano pieni di persone povere, la criminalità era all’ordine del giorno ed il tasso di mortalità era altissimo soprattutto per le condizioni igieniche assai malsane nelle quali vivevano.

Se i poveri cantavano per guadagnarsi da vivere, la buona società cantava privatamente in casa con amici e parenti, di fianco all’albero di Natale addobbato… l’altra faccia della medaglia. 


Scambiarsi i regali in Epoca Vittoriana

Donare un regalo ad un amico o ad un familiare era tradizionalmente riservato al Capodanno. Con la festa del Natale e le tradizioni del 19° secolo, tale usanza fu spostata a questa festa dato che il Natale era diventato assai più importante per i vittoriani. Inizialmente i regali erano piuttosto modesti - frutta, noci, dolci e piccoli gingilli fatti mano. Questi venivano di solito appesi sull'albero di Natale. Tuttavia, dato che il regalo era diventato il fulcro della festività, anche i doni divennero più grandi e venivano di sovente acquistati in negozio e posti sotto l'albero.
Pianificare i regali di Natale iniziava, come oggi, molti mesi prima dello scambio. Madri e figlie spesso trascorrevano mesi interi nella realizzazione di tali doni, cucendo, ricamando, dipingendo e incollando. La famiglia trascorreva quindi lunghe ore piacevoli insieme, durante le quali ci si studiava a vicenda cercando di capire quale fosse il dono più adatto per ogni membro della parentela.
A seconda della consuetudine del nucleo familiare, in epoca vittoriana i doni potevano esser aperti il giorno della viglia o il giorno di Natale, prima o dopo la prima colazione, dopo il pranzo, dopo esser stati in chiesa o dopo il pasto serale. Ad ogni modo, il padre di famiglia avrebbe acceso le candele sull'albero di Natale e i bambini sarebbero stati autorizzati ad entrare nel salotto dove questo si trovata insieme a tutti i doni per i bambini. 


Idee Regalo di epoca vittoriana:

In epoca vittoriana era molto più semplice fare regali poiché ciascun membro della famiglia ricopriva un proprio ruolo, c’erano usi e costumi diversi da quelli di oggi e ognuno aveva un proprio passatempo ben preciso. 
Nel web ho trovato questa graziosa lista di possibili regali che si potevano fare a ciascun parente:

Madre
Un ventaglio, una sciarpa, Eau de Cologne, un cuscino per spilli e aghi a forma di una fragola o di pomodoro che poteva essere utilizzato anche come decorazione per l’albero di Natale, un ditale d'argento con forbici per cucire o un abbonamento ad una rivista

Padre o nonno
Bretelle ricamate, pantofole, astuccio per il tabacco monogrammato, un ombrello o un portasigari.

Nonna
Una pianta, una cornice, una piccola tovaglia, un segnalibro o un pomander.

Sorella
Nastri per capelli, un manicotto, una piccola bambola di cera in una culla, un ventaglio, un set da cucito, un canarino o guanti.

Fratello
A slittino, un album, animali di legno intagliati e dipinti, un modellino ferroviario, biglie, mattoni da costruzione, una scatola portadenaro o un soldatino di stagno


E qui, dopo tanto scrivere, si conclude il capitolo dedicato al Natale vittoriano. Mi sembra di aver detto tutto... Ma se mi sono dimenticato qualcosa, vi prego di farmelo notare.
A breve posterò un capitolo dedicato ad alcune ricette dolci e salate che potranno esservi d'aiuto per realizzare dei piatti ottocenteschi assai particolari per il vostro Natale!

Stay tuned!



fonti:
- http://www.wikipedia.org/
- http://www.scrapalbum.com/vxp3.htm
- http://www.victoriana.com/Victorian_Christmas/Christmas_in_the_Victorian_Times.html
- http://www.victoriana.com/christmas/tree-99.htm