martedì 21 luglio 2020

Alberghi storici dell'Alto Adige - Valli di Tures e Aurina


Proseguo il viaggio attraverso gli alberghi storici dell'Alto Adige suggeriti dalla guida turistica Baedeker del 1891 che ho acquistato un paio di anni fa.


Non c'è bisogno di presentare queste valli, ovviamente, perché negli ultimi anni sono state interessate da un costante crescendo di ospiti che, a mio avviso, ha quasi snaturato l'autenticità e la genuinità della zona - da sempre caratterizzata da un turismo un po' più di nicchia che la sceglieva per la bellezza delle montagne ma soprattutto per la mancanza di quelle strutture ricettive che invece caratterizzano (deturpato?) da anni altre zone più gettonate.
Tuttavia, la sua bellezza rimane innegabile e magica, con una moltitudine di cime alpine quasi perennemente innevate, ghiacciai, gole e antiche miniere di rame, torrenti impetuosi, boschi fitti e misteriosi, chiesine sperdute e cappelle private dal pregevole valore storico e rovine di castelli fiabeschi che da sempre hanno stimolato la fervida immaginazione della gente... 
Cattura l'animo e il cuore di ogni turista che vi si reca per la prima volta in vacanza e, come una droga, non può più farne a meno. Idilliaca, pittoresca, punteggiata da masi antichi che, a differenza di altre zone, sembrano quasi cadere a valle, appesi contro ogni qualsiasi forza di gravità sui pascoli al limitare del bosco. Piccoli borghi qua e là che, almeno fino a qualche anno fa quando la scoprii io stesso, affascinavano per la loro bellezza e la loro modestia: poche case, molte anche antiche, che purtroppo nel corso degli anni sono state abbattute oppure rimodernate in stile contemporaneo, snaturando quasi completamente le tracce d'un antico passato che qui aveva quasi un carattere peculiare. Ahimè, mentre altrove si è assistito al fenomeno inverso - la salvaguardia del patrimonio storico, con un concetto d'urbanizzazione più lineare e vicino ai canoni estetici e stilistici d'un tempo -  nelle Valli di Tures e Aurina vedo ogni anno, costantemente, una corsa alla casa più grande e moderna, ad un abbattimento di antiche strutture che, per quanto di poco valore, mantenevano in vita seppur in stato d'abbandono, quella che era l'anima e l'essenza vera dei paesi alpini. 

Qui sotto un esempio lampante che tutti i veterani della Valle hanno ben presente. Un albergo modernissimo che negli ultimi anni è stato ampliato e rimodernato diverse volte, divenendo come si vede nella prima foto. Nella seconda, com'era qualche anno fa - indubbiamente più caratteristico.




Indubbiamente abbattere e ricostruire anziché risanare ha un costo totalmente diverso... Anche se vedere, dopo 10 anni di vacanza in zona, l'abbattimento di antichi rifugi alpini, di vecchie case nel centro di Campo Tures, l'ampliamento di grandi alberghi dal terribile impatto ambientale (checché se ne dica) e la cementificazione selvaggia fino a San Giacomo, fa sempre davvero male. Peccato. L'amavo proprio per la sua autenticità che altrove si è cercato di salvaguardare...
Penso nello specifico alle valli Gardena e Badia, dove lo stile proprio dei masi alpini e degli alberghi Storicisti di inizio Novecento viene comunque salvaguardato o ricreato quasi in una sorta di "falso storico" (mi si passi il termine) che in ogni caso è indubbiamente il più apprezzato anche dai turisti. La stessa cosa che avviene in Val di Fassa e in Fiemme dove in ogni caso certi stili non sono autoctoni, ma in ogni caso ricreati ad arte per rendere più belli e caratteristici i vari paesi:

Il centro storico di Moena, Val di Fiemme

Due esempi di alberghi in stile alpino (Storicista?) della Val di Fassa: l'Hotel René (www.hotelrene.com) a Pozza e l'Hotel el Ciasel (www.hotelelciasel.it) di Canazei. 
Ovviamente uno stile artefatto, finto se vogliamo, e non autoctono del Trentino, ma in ogni caso ugualmente affascinante e assai apprezzato dai turisti.




Ovviamente anche in queste valli non mancano le case private o gli alberghi realizzati in stile contemporaneo, ma si inseriscono nei centri abitati con meno impatto. Forse perché negli anni '60 si è assistito proprio al fenomeno di alterazione dell'urbanizzazione delle borgate, col loro ampliamento e la cementificazione selvaggia che proprio in Fassa ebbe un notevole effetto (senza contare Madonna di Campiglio!)... 
Ma capisco anche, da un lato, la voglia di emanciparsi, d'essere al passo coi tempi di essere attrattivi per un turismo di massa in crescendo, l'essere concorrenziali verso altre zone alpine maggiormente frequentati a discapito delle proprie radici storico-culturali. E' giusto che anche la valle si modernizzi, che si costruiscano case al passo coi tempi per i giovani che vogliono abitare una casa moderna e con i comfort d'oggi, non un piccolo maso antico, buio e interamente da risanare. So anche che risanare da campo una casa antica è quanto di più oneroso possa esserci - per quanto la Provincia di Bolzano stanzi notevoli contributi a fondo perduto per il recupero e il restauro di case antiche - ma è anche triste vedere di anno in anno lo snaturarsi di una valle che di peculiare aveva la presenza di masi antichi. Peccato. E dire che sarebbe anche semplice abbinare l'antico col moderno, magari salvaguardando arredi e suppellettili antiche anziché bruciarle o (nella migliore delle ipotesi) rifilarle a qualche museo come quello di Teodone (si veda link alla parola).

E' vero, il mondo va avanti, ma sconvolge vedere che certe tracce del passato, quelle tracce che hanno caratterizzato per secoli una specifica regione d'Europa e il suo popolo, siano quasi diventate scomode e fastidiose. Vetuste e obsolete, certo, ma allo stesso tempo caratterizzanti.

Antico maso risanato a Lutago, il Maurlechnhof (www.maurlechnhof.com/)

Ma chiudiamo qui questa polemica che, come molti sanno, porto avanti da diversi anni. Questo è semplicemente il mio pensiero, la mia idea di montagna. Parlo esprimendo il mio gusto personale: dunque se a qualcuno piace l'architettura contemporanea, certamente troverà piacevoli tutte le ultime costruzioni moderne, ivi compresi i grandi alberghi. Io che ho una concezione diversa di architettura alpina, purtroppo, non riesco ad apprezzarle. 
Al di là di ciò, la natura affascinante della zona è sempre incredibilmente magnetica e pure se non si ama l'architettura contemporanea si può sempre evitare di guardarla e camminare fra i meravigliosi boschi della zona... 


... salendo sempre più in alto - dove in ogni caso, ahimè, non mancano i rifugi moderni come il Ponte di Ghiaccio! A chi piace e a chi non piace...

L'Edelrauthütte come era... 
... e com'è!

... o il Rifugio Vittorio Veneto al Sasso Nero (Schwarzensteinhüttesopra Lutago!

Come era una volta...
... com'è oggi
Cartolina di fine Ottocento, circa 1898, col vecchio rifugio Vittorio Veneto, inaugurato nel 1894
Riporto qualche cifra: 80 cime sopra i tremila metri, 4 aree sciistiche, 164 malghe, 850 km di sentieri per escursioni. Si estende da Gais, poco dopo Brunico, e prosegue fino a Casere: si divide in Valle di Tures e in Valle Aurina - nel primo caso si divide ulteriormente in Valle di Riva di Tures (Reintal) che prende il nome dall'omonimo paese (Rein, in tedesco) e Valle di Selva dei Molini (Mühlwaldertal) che ovviamente si chiama così per la località omonima (Mühlwald) - e in Valle Aurina vera e propria che parte poco dopo il Castello di Tures e sale fino a Predoi/Casere per oltre 30 km.
Il tutto si innesta tra le Alpi della Zillertal austriaca, a ridosso del confine che cinge le valli sia a destra che sinistra, e vi si trovano due Parchi Naturali, quello delle Vedrette di Ries-Aurina e il Parco Nazionale degli Alti Tauri.

cartolina del 1898
Fin dal XIX secolo, grazie alla presenza di altissime cime e ghiacciai che un tempo si consideravano perenni, era meta ambita da alpinisti ed escursionisti della buona società austro-ungarica (sì perché anche qui si trattava di Impero Austriaco) ma anche di quella europea e americana che poteva contare sulla presenza di alcune (poche in realtà) strutture ricettive e diverse guide turistiche locali. Va da sé che al tempo, in ogni caso, la zona era relativamente povera e la maggior parte della gente viveva d'agricoltura e del settore primario. L'unica vera fonte di reddito era la miniera di rame di Predoi, una delle più antiche del Tirolo, che dava lavoro a molti locali e a persone provenienti da altre parti d'Europa come i Monti Metalliferi dai quali si dice sia giunta pure l'arte di fare merletto a tombolo - altra fonte di reddito per le donne della zona.
Ma non dilunghiamoci troppo in nozioni di Storia locale e proseguiamo... 

La guida del Baedeker in mio possesso divide la zona in due capitoli differenti. Nel primo, a pagina 196, prende in esame la Valle Aurina toccando anche la Valle di Selva dei Molini; nel secondo, pag. 248, riporta la Valle di Riva.

Si parte ovviamente da Campo Tures.


Al tempo la località, assai più piccola rispetto ad oggi, si divideva nella frazione di Taufers e di St. Moritzen, in corrispondenza della chiesetta di San Maurizio.
Qui il Baedeker suggerisce i seguenti alberghi: l'Hotel Post e l'Hotel Elefant. Il primo era fin da tempi assai remoti, la stazione di posta del paese, da cui il nome. Qui ovviamente i viandanti che salivano in vacanza nella valle, naturalmente in carrozza, potevano effettuare il cambio di cavalli, di vettura a seconda della loro destinazione, o lasciare le missive da spedire ai propri cari. L'Elefant ne era la sua dependance, almeno fino alla fine del XIX secolo.

L'Hotel Post al centro e l'Hotel Elefant a sinistra, circa 1860
I due alberghi intorno al 1890

Ancora oggi in piedi - chissà per quanto? - all'imbocco del paese provenendo da Brunico, un tempo erano il centro della comunità e formavano un ensemble chiamato Posthäuser (le case della posta)
Alberghi assai ben frequentati sin dal boom turistico alpino al quale si assistette nella seconda metà dell'Ottocento.
Per far fronte al crescente numero di turisti a cavallo del Novecento, i due alberghi furono ampliati. Nello specifico, nel 1898 l'Elefant venne innalzato di diversi piani ed arricchito con terrazzi, timpani e colonnati in legno intagliato e finemente lavorato, con verande vetrate dove veniva servito il pranzo o la cena, secondo il gusto proprio degli alberghi alpini cosiddetto Schweizerstil o Holzistil, tipico per l'appunto anche della Svizzera o comunque del Tirolo di fine Ottocento.
Di fianco all'Hotel Post, proprio come si vede dalle due immagini di sopra, esisteva una villa modesta, certamente abbattuta nel 1901 per costruire una villa à la mode  con funzione di ufficio postale. Per diverso tempo divenne dependance dell'albergo stesso col nome di Post Villa, divenne a tutti gli effetti l'ufficio postale del paese, rimodernato all'inizio del Novecento.



Nel 1920 il giovane medico Anton Mutschlechner allestì qui, nella casa che era di proprietà dei suoi genitori, il proprio ambulatorio. Nel corso degli anni la fama del medico diffuse notevolmente, superando i confini provinciali. A dargli grande prestigio e ad ampliare la sua clientela a quasi tutto il mondo contribuì soprattutto l’utilizzo di rimedi naturali, il cui uso stava allora conquistando vasta eco. Facoltosi pazienti da Egitto, Siria, Marocco, Canada, Venezuela e addirittura Nuova Guinea raggiungevano il pittoresco paese di Campo Tures per sottoporsi alle terapie di Mutschlechner. 
La Villa del Dottore (Doktorvilla), così come viene chiamata ancora oggi, non fungeva solo da abitazione privata e ambulatorio medico, ma offriva anche spazio per la degenza dei vari pazienti che, spesso, si sottoponevano a cure della durata di settimane. 
Dopo la morte di Mutschlechner avvenuta nel 1977 la Villa è rimasta disabitata. E' l'unica che ancora versa in uno stato abbastanza decoroso, per quanto utilizzata annualmente per realizzarvi il mercatino di Natale. 
L'Hotel Post è rimasto in funzione almeno fino ad una trentina d'anni fa; dell'Elefant sinceramente non saprei dirvi. Oggi l’albergo Post e la villa del dr. Mutschlechner sono di proprietà del Comune di Campo Tures, mentre l'Hotel Elefant risulta di proprietà privata. E' dello scorso anno la polemica sul destino di queste tre antiche strutture tra chi vorrebbe fossero abbattute perché in stato veramente precario, e chi invece penserebbe ad un loro (giusto) recupero poiché rappresentano uno dei pochissimi esempi di Storicismo alpino. 

Passato e presente... 




A Campo Tures esistevano anche altre due strutture ricettive a fine Ottocento: l'Hotel Plankensteiner e le stanze nel castello Schrottwinkel.
Il primo non esiste più. Funzionò orientativamente fino agli anni '70 (a giudicare dalle cartoline qui sotto) col nome di Albergo Gasthof Peralba sempre della famiglia Plankensteiner. Originariamente si trovava dove oggi sta il terminal bus della Serbus. Ora non so esattamente se l'albergo sia stato propriamente abbattuto per far posto alla piazza, oppure sia stato abbattuto e vi sia stato poi costruito il palazzetto giallo (moderno) con la caffetteria Hugo.







Il secondo si trova invece sempre adiacente al terminal autobus, situato praticamente al di sopra del parcheggio coperto. La prima menzione risale al 13 ° secolo. Fu significativamente ricostruito nel 1510 dai von Rost. Particolarmente degno di nota è il portale a sesto acuto con l'anno 1595 in alto, e la sala rinascimentale al primo piano. L'interno mantiene inalterato l'arredamento originario, compresa una stube in legno del XVI secolo, e la ristrutturazione di buon gusto, nonché il parco ben curato tutt'attorno, hanno permesso l'uso dell'edificio come hotel per molti anni. Tutelato dalle Belle Arti della Provincia di Bolzano, per diversi anni funzionò come struttura ricettiva mentre oggi dovrebbe essere residenza privata. 








Il Baedeker riporta anche un'altra sistemazione chiamata Mohren, ma della quale non riesco a trovare alcuna informazione. 


La guida prosegue dunque nella Valle di Selva dei Molini.


Prima di giungere a Campo Tures, si prende la salita che sale nella gola che si apre sulla sinistra, cosiddetta Aussermühlwald Klamm, con le cascate di Molini. Percorrendo la strada sulla riva sinistra del torrente, si sale fino al paese di Selva dei Molini che oggi si rispecchia pittorescamente nel laghetto artificiale di Meggima, che al tempo della guida non esisteva, dall'alto della sua posizione prominente.



Qui il Baedeker del 1891 cita solamente una locanda rustica della quale purtroppo non si hanno ulteriori informazioni. Le ipotesi che si possono fare, guardando alla cronaca del tempo, è che potrebbe essere ricollegata ad un citato Hotel Mühlwald, unico nella zona come riportato in un giornale del 1910.
Altrimenti all'attuale Hotel Oberwirt (www.oberwirt.info) poco sopra la chiesa parrocchiale, anche se la fattura ricondurrebbe più ad un albergo di inizio Novecento (forse proprio il Mühlwald di cui sopra?).


Nei giornali del tempo, tuttavia, ritorna spesso anche il maso Ausserhoferwirth di proprietà della famiglia Ausserhofer citata per la prima volta nel 1806 nella cronaca del maso stesso come col nome di Wirth (oste) il che farebbe invece presupporre che la citata locanda rustica fosse proprio questa.
Anche l'antica osteria degli Ausserhofer è ad oggi esistente, seppur non più nella sua veste originaria, e col semplice nome di Wirthof offre alloggio in appartamento (www.wirthof.com)


In ogni caso, credo, non possa essere l'attuale Hotel Mühlwald (hwww.hotel-muehlwald.it), perché un tempo le case erano tutte a ridosso della chiesa e la struttura ricettiva in esame è anzi molto distante.

Si sale dunque sempre seguendo il Baedeker verso l'ultimo agglomerato urbano della Valle di Selva dei Molini, Lappago (Lappach), il mio paese del cuore dopo Predoi e Casere del quale dirò più avanti.





Anche qui il Baedeker menziona una locanda, in questo caso però addirittura primitiva; non viene citato né il nome della struttura, né il suo proprietario, ma pure in questo caso vengono in aiuto i giornali del tempo che a Lappago citano tale Knollwirth presumibilmente riconducibile all'attuale Hotel Knoll (www.hotelknoll.eu) ampiamente rimaneggiato rispetto a quella che doveva essere la sua struttura originaria nel XIX secolo.



La guida ci fa discendere nuovamente a Campo Tures / Taufers per condurci nella Valle Aurina vera e propria, ma una digressione è necessaria per toccare la zona di Caminata (Kematen), in prossimità delle cascate di Riva di Tures dove il Baedeker ci suggerisce l'antico Bagno di Bad Winkel (www.bad-winkel.com/it/home) ancora oggi funzionante seppur non come stabilimento termale. Conserva inalterata la sua struttura originaria, nonostante i necessari ammodernamenti che comunque mantengono elementi e mobili originari. 




Sempre a Caminata, il Baedeker suggerisce anche la struttura ricettiva Stockmaier, della quale purtroppo non riesco a trovar alcuna notizia. In ogni caso la struttura è tutelata dalle Belle Arti.





Da qui ci si porta verso la vicina Valle di Riva di Tures trattata, come detto, in un capitolo a parte del Baedeker (pp. 349-353).
La guida vi accede ieri come oggi in prossimità dell'antica chiesa di San Maurizio. Qui sotto una veduta verso sud di Campo Tures del 1890 circa. La chiesa che si vede al centro della foto è quella di San Maurizio.



La chiesa di San Maurizio intorno al 1880


Da qui, dopo tre quarti d'ora si raggiungeva la locanda Plattenschmied che il Baedeker riporta come semplice. La guida dice di visitare la vicina terza cascata di Riva di Tures, distante soli 10 minuti, dunque è lecito abbinare questa locanda all'odierna Toblhof (www.toblhof.it), ancor oggi funzionante seppur rimodernata, che fin dal XIX secolo fungeva da ristoro per i viandanti che salivano a Riva.



La terza cascata di Riva

Salendo per il sentiero, al tempo lastricato, si passava al di sotto delle rovine di Castel Tobl (Toblburg) dove oggi è stata ricavata la cappella dedicata a San Francesco, proseguendo lungo l'antica strada che saliva costeggiando il torrente di Riva dapprima alla sua sinistra orografica, attraversandolo mediante due ponti, poi, in prossimità della fine della ripida salita, sulla sponda destra. Qui, proprio sopra la curva che conduce alla lunga piana prima di Riva, si trovava un'altra locanda che prendeva il nome di Säge o Säger, presumibilmente un'antica segheria da cui il nome, che la guida ci dice essere unpretending, semplice e modesta. La struttura esiste ancora oggi, seppur modificata di poco, ma non effettua più servizio di ristoro per i viaggiatori. Da qui parte la salita per il rifugio Vedrette di Ries.




La guida prosegue dicendo di oltrepassare la cappella ivi presente, ancor oggi conservata e tutelata dalle Belle Arti, dirigendosi verso Riva attraversando altri due ponti sul torrente.



Si giunge finalmente al paese di Riva / Rein, un grazioso paesetto ai piedi della montagna più alta delle Vedrette di Ries, il Collalto (Hochgall),  che pittoresca si innalza da una stretta gola e si mostra maestosa col suo ghiacciaio. Fortunatamente, a parte qualche nuova casa, l'abitato, sospeso sulla piana suddivisa geometricamente in pascoli, si mostra poco differente da come doveva essere alla fine del XIX secolo.

Riva di Tures intorno al 1890-1905
Riva di Tures intorno al 1910

Riva di Tures intorno agli anni '20 del Novecento.






La guida ci suggerisce due possibilità
La prima, all'incrocio della strada, si prende a destra e si attraversa il torrente Knuttenbach che scende dalla Valle dei Dossi, e dopo tre minuti si raggiunge una modesta sistemazione chiamata Unterwirth, presumibilmente quel che esisteva al posto dell'attuale Hotel Hochgall (www.hochgall.it) o di un'altra abitazione nei pressi che però non esiste più. Purtroppo non ho sono riuscito a trovare fotografie più antiche e dettagliate del punto. Quel che è certo è che indubbiamente potrebbe essere questo il punto dell'albergo, in quanto riconducibile alla descrizione inserita nel Baedeker!

L'Hotel Hochgall intorno agli anni '80. Dietro un'abitazione più antica. Forse l'originale Unterwirt?




La seconda possibilità ci conduce in alto, alla chiesa di Riva  dedicata a San Wolfgang, che dà il nome alla località. Qui vicino si trova il Klammwirth, "semplice ma ben nominato". Ritrovarlo è stato semplice poiché il termine Klammwirt si riferisce al toponimo del soprastante Passo di Gola, in tedesco Klammjoch: quando il Sudtirolo fu annesso all'Italia e si dovettero cambiare tutti i nomi di paesi, montagne, persone ecc... l'albergo prese proprio il nome di Albergo Passo di Gola. Le cartoline del Novecento lo riportano con questo nome, dunque è stato semplice ricondurlo all'odierno Hotel Berger (www.hotelberger.it/), ancor oggi in funzione, che mantiene immutata la parte storica della struttura citata nel Baedeker del 1891. Conserva ancora oggi la stube originaria, mobili d'epoca e stanze più economiche con suppellettili dell'inizio del Novecento (ivi comprese le porte!). 

L'Hotel Berger com'era nel 1950 circa, chiamato Albergo Passo di Gola






Ridiscendiamo ora verso la Valle Aurina ripercorrendo la stessa strada dell'andata oppure facendo quella che dalla chiesa del paese sale verso nord-ovest e ridiscende ad Acereto (Ahornach, o Fochina in dialetto della valle), pittoresco paese a 1344 m sopra la conca valliva di Campo Tures, da dove si può ammirare uno dei panorami più belli di tutta la valle, con le cime delle Vedrette di Ries e della Zillertal, fino alla vicina Brunico e la sua montagna, il Plan de Corones. Qui il Baedeker del 1891 non riporta alcuna locanda. 
Percorrendo la strada nella frazione di Aschbach in un'ora e mezza si raggiunge nuovamente Campo Tures.
 Da qui si accede dunque alla Valle Aurina vera e propria percorrendo, ieri come oggi, la strada sulla riva sinistra del torrente Aurino, passando al di sotto della scogliera sulla quale si trova Castel Taufers, uno dei castelli più belli e più grandi di tutta l'area tirolese, in posizione dominante sul paese, circondato dall'imponente panorama delle vette alpine.


Già i Signori di Tures erano proprietari del castello i quali vennero nominati per la prima volta attorno il 1136. Quando però nel 1340 la famiglia si estinse il castello passò nelle mani di diversi proprietari e nel corso del tempo iniziò a cadere in abbandono. All'inizio del XX secolo Ludwig Lobmayr restaurò il castello. Nel 1945 invece Hieronymus Gassner, procuratore generale dell'ordine dei benedettini austriaci a Roma, restaurò nuovamente Castel Tures e ne ricostruì per intero la torre principale che era andata distrutta.
Per questa ragione il castello è composto da elementi di diversi stili architettonici: una parte romanica, originaria del periodo dei Signori di Taufers ed una sezione gotica risalente al tempo dei Vescovi di Bressanone. Mastio e dongione, la torre abitabile con le doppie finestre ad arco e la cappella del castello in stile romanico invece risalgono al primo periodo di costruzione nel XIII secolo.



Sempre con lo sguardo rivolto alle cime del Sasso Nero (Schwarzenstein) e del Monte Corno (Hornspitze), oltre i 3000 m, si raggiunge il paese di Lutago (Luttach). 


Al tempo del Baedeker ovviamente era un piccolo borgo di poche case, come si può vedere in questa cartolina di 20 anni più vecchia della guida del 1891, oggi è anzi diventata una cittadina a tutti gli effetti, nucleo principale della vallata dopo Campo Tures.



Anche qui, all'epoca, esistevano solo due strutture ricettive
La prima che viene menzionata è la cosiddetta locanda Unterstock che nella cartolina qui sopra potete riconoscere sotto la chiesa poiché abitazione a più piani con tre file di balconi.
Ancora oggi esistente, tutelata dalle Belle Arti, conserva inalterato lo stile della sua costruzione rimodernata intorno al 1910 e prende il nome di Pension & Residence Oberstock (www.miavalleaurina.it/oberstock), seppur ovviamente con qualche rimodernamento ed aggiunta. Ma almeno lo stile peculiare di interni ed esterni è salvo!


A Lutago il Baedeker ricorda anche un altro alloggio vicino la chiesa di San Sebastiano, in posizione dominante sul centro abitato, sicuramente l'attuale Lindemair (www.lindemair.it) che si riesce facilmente a vedere e riconoscere nelle cartoline qui sopra, dietro all'Oberstock.
Un maso vecchio di oltre 600 anni, il più antico delle Valli di Tures e Aurina, che all'esterno conserva inalterato lo stile tradizionale della sua costruzione, mentre all'interno, dopo un adeguato risanamento, vi sono stati ricavati diversi appartamenti per le vacanze con finiture originarie. 
Riporto dal loro sito: "Il maso Lindemair cioè Lindmair, viene citato nell’archivio parrocchiale di Tures, per la prima volta nell’anno 1442. Molte generazioni e famiglie ingrandirono il maso anche con alcuni possedimenti nelle Alpi austriache della Zillertal” e nella cronaca del maso si possono rinomare diverse famiglie come Oberhollenzer, Niederkofler, Steger. Da alcuni anni la famiglia Holzer è, con grande orgoglio, in possesso di questo maso."




Il Baedeker suggerisce una digressione alla vallata di Riobianco (Weissenbachtal) dal torrente che vi scorre nel mezzo e dà il nome all'unico paese qui presente. Ma perché bianco? Perché se ci si fa caso, il torrente ha un colore lattiginoso, biancastro in effetti, almeno è così poco fuori del paese; un colore dovuto all'immissione d'acqua dello scioglimento dei ghiacciai sulle montagne tutt'attorno.
Idilliaca a piacevole zona per fare numerose escursioni, ma anche per riposarsi e godere della bellezza del paesaggio circostante.


All'epoca della mia guida, anche qui c'era solo un'unica e modesta locanda; anzi, per dirla come scritto nel testo, la locanda era proprio primitiva! Questo per dare la misura di quanto, al tempo, queste zone non fossero neppure attrezzate a sufficienza o adeguate per un turismo dell'alta società! Come cambiano i tempi!

Riobianco alla fine del XIX secolo




Indovinare quale nel 1891 potesse essere tale locanda primitiva non è certo semplice, ma è lecito credere che possa essere il Mösenhof, ancor oggi in funzione, in quanto aperto nel 1890 proprio come riportato nel loro sito internet (www.moesenhof.com). La struttura interna è stata ovviamente modificata nel corso del Novecento, ma mantiene inalterate le caratteristiche originarie.



Il Baedeker prosegue lungo la Valle Aurina passando davanti alle cosiddette Luttacher Wasserfall ovvero le cascate del torrente Rio Nero nelle immediate vicinanze del paese.
Prosegue poi più avanti, attraversando i detriti della frana che nel 1878 aveva distrutto l'unica fonderia della valle ad uso della miniera di Predoi della quale si scorgeva solo l'alto camino. Da notare come questa zona prenda ancora oggi il nome di Gisse, termine dialettale della valle che sta ad indicare proprio una frana.



Non menzionata dal Baedeker ma riportata fra i beni tutelati dalle Belle Arti, è l'antica locanda situata a Lutago di Sopra, sulla sponda sinistra dell'Aurino, chiamata Oberbrugger. Oggi, essendo tutelata, conserva tutti gli elementi originari ed è ancora in funzione col nome di Burggerhof  (www.bruggerhof.com/indexIT.html). L'abitazione, ormai casa vacanze, venne costruita come maso chiuso nel 17° secolo secondo lo stile convenzionale del tempo, con pavimenti in pietra, muri spessi e volte a botte al piano terra, un tempo splendidamente dipinte (è ancora possibile vedere le pitture in alcuni punti) e una solida porta in rovere all'ingresso. Una tipica stufa a legna al piano terra era utilizzata per riscaldare la stanza ieri come oggi.



Si passa dunque a San Martino (St. Martin) passando proprio di fianco all'antica chiesa dedicata al santo. Questa non ha mai avuto la funzione di una chiesa parrocchiale, perciò non fu mai necessario trasformarla artisticamente. La grande rappresentazione di San Cristoforo sulla parete esterna conferma che una volta la strada del fondovalle correva proprio davanti alla chiesa, poiché egli è caro alla tradizione alpina in quanto invocato in occasione di gravi calamità naturali (la valle era soggetta ad inondazioni del torrente Aurino) o per la protezione da disgrazie o pericoli specifici; particolarmente invocato durante le epidemie di peste che nel 1636 decimò quasi completamente la popolazione delle valli di Tures e Aurina - la leggenda vuole che a Predoi non morì quasi nessuno grazie al fumo degli impianti di purificazione del rame. Il Bambinello che San Cristoforo porta sulle spalle, quale iconografia classica, riconduce al culto quale santo patrono di viandanti, viaggiatori e pellegrini.
Sul lato sinistro della chiesa, si può scorgere la misura dell'altezza raggiunta dall'acqua in occasione d'una piena del torrente Aurino.



Non menzionata nel Baedeker, presumibilmente perché non in funzione al tempo, un'altra osteria  (chiamata Martinswirt) situata proprio davanti alla chiesa e tutelata dalle Belle Arti della Provincia di Bolzano.




Il Baedeker ci conduce dunque oltre la chiesa, fino all'abitato di San Giovanni (St. Johann) che deve il suo nome a San Giovanni Battista cui è anche dedicata la chiesa parrocchiale. Con il suo imponente campanile "a cipoll" ed un altare realizzato da Franz Schöpf, è considerata una delle chiese più belle dell’Alto Adige. San Giovanni è il luogo di nascita dei fratelli Josef Georg (poeta) e Johann Baptist Oberkofler (sacerdote e pittore), ancora oggi le loro opere possono essere ammirate nel cimitero di San Giovanni e nel vicino museo. 



Qui si trovava solamente una locanda definita rustica, certamente riconducibile all'attuale Hotel Adler (www.hoteladler.net) la cui storia come locanda e struttura ricettiva si perde nella notte dei tempi. 
Qui sotto com'era nella seconda metà del Novecento, ancora con la sua fattura di maso originario, e come si presenta oggi snaturato completamente di tutti i caratteri originari... purtroppo...




Si passa ora al paese di Cadipietra (Steinhaus), un tempo centro amministrativo minerario con la casa del fattore, la residenza Gasegg, il granaio e l'osteria, oggi sede del Comune di Valle Aurina. Deve il suo nome alle gigantesche costruzioni in pietra che si trovano nel paese una delle quali era proprio una struttura ricettiva che al tempo del Baedeker prendeva il nome di Gasthaus der Gewerkschaft, oggi Steinhauswirt (www.steinhauswirt.com). Mantiene inalterata la struttura esterna, mentre gli interni sono stati completamente rimodernati per quanto alcuni caratteri originari sono stati preservati almeno al pian terreno (volte a crociera, muri portanti ecc..). La struttura è comunque sotto la tutela delle Belle Arti. 


Festa paesana davanti al Gasthaus der Gewerkschaft, circa 1910
Cadipietra intorno al 1910. In basso a sinistra la Gasthaus

Nel centro, accanto alla chiesa parrocchiale, si trova il museo delle miniere Granaio di Cadipietra, che originariamente era il magazzino per i minatori di Predoi. Dal 2000 ospita la collezione mineraria della famiglia Enzenberg che comprende mappe della miniera, pitture, reperti storici e documenti risalenti al Quattordicesimo secolo.
Proseguendo, il Baedeker menziona un altro alloggio, il Neuwirth, ancora oggi esistente (www.neuwirt.it), proprio sulla strada verso il fondovalle, particolarmente lodato dai giornali del tempo.


Il centro di Cadipietra - il Neuwirth è tutto a destra, al bordo dell'immagine

Si oltrepassa dunque l'abitato di San Giacomo (St. Jackob), un delizioso borgo adagiato su una piccola collina, che prende il nome dalla parrocchiale dedicata al santo ed eretta in stile gotico nel 1500 circa. Deve la sua speciale atmosfera alla sua posizione pittorescamente elevata rispetto al torrente, ma anche anche all'artigianato locale che ad oggi è ancora molto vivo: l'intaglio del legno.
Al tempo della guida non esisteva, evidentemente, alcuna locanda o sistemazione poiché non vi è menzione neppure di un'osteria!





Si passa ora al piccolo paese di San Pietro (St. Peter), a mio avviso quello con la vista più bella di tutta la Valle Aurina. Si trova a 1.345 m, quasi attaccato a trattenersi la parete rocciosa a picco sul versante settentrionale della Klamme, una profonda gola scavata dal torrente Aurino, in mezzo a prati e un paesaggio intatto. 
La chiesa parrocchiale di San Pietro è situata sul pendio della montagna ed è consacrata ai SS. apostoli Pietro e Paolo e risale al 1600. La chiesa è circondata da splendidi masi contadini autentici, alcuni dei quali fortunatamente tutelati dalle Belle Arti. Fra questi ricordiamo il maso Duregg, antica residenza dei Signori di Eurn (Ahrn = Aurino) e risalente alla metà del XII secolo. Bartlmä Duregger, uno dei leader che guidarono i moti contadini divampati in Tirolo nel 1525, era originario del maso.




Anche a San Pietro viene menzionata una rustica locanda, non ben specificata.
E' lecito credere che si possa trattare della Gasthaus zur Klamm nota anche come Klammwirt, un'antica struttura ove si è scritta una parte importante della storia locale. 
Prima di entrare nel comune di Predoi si è costretti a passare attraverso la suddetta gola al di sotto di San Pietro. Ieri come oggi questo punto era sempre molto transitato ma un sentiero agevolmente percorribile fu costruito solo (!) nel 1814 su iniziativa della miniera di Predoi, trasformando una stretta via sassosa e impervia fra le rocce a picco sul torrente, in una via percorribile anche con i carri. Spesso chiusa per frane e slavine, la strada rimase un punto molto pericoloso fino agli inizi degli anni settanta quando vennero costruite le gallerie che tutt'ora si percorrono con le automobili.
Oggigiorno vi si passa quindi spediti con la macchina e spesso non si notano affatto le costruzioni presenti in questo tratto di strada: eppure, una in particolare, trasuda più di 300 anni di storia!
Con la costruzione di una strada facilmente percorribile si insediò presso la Klamme una piccola trattoria con diritto di vendita di alcolici e prodotti al dettaglio. I clienti non mancavano: minatori, contadini, commercianti che facevano affari a Predoi. Per molti decenni la Klamme rimase un’importante trattoria di San Pietro, luogo ideale per festeggiare le ricorrenze più importanti e un’apprezzata sosta per i pendolari della valle perché vi si poteva sempre comprare qualche prodotto, sia che fosse un giorno lavorativo o feriale. La struttura rimase aperta fino al 2008. Ha perso tutti i caratteri originari della locanda. 





Si entra dunque nell'odierno comune di Predoi, un altro mio luogo del cuore, caratterizzato dalla presenza di numerosi masi antichi assai preziosi, legati al benessere ricavato dai contadini del luogo dalla presenza della miniera di rame che dava lavoro a molte persone. Nel gruppo Facebook CASERE & PREDOI: per Te che ami le sue montagne, le sue valli e tradizioni alcuni anni (nel 2016 per l'esattezza) fa avevo creato un VIAGGIO STORICO / CULTURALE A PREDOI (comprensivo di Hashtag #viaggiostoricoculturaleapredoi) composto di numerose tappe, un sentiero immaginario, circolare, lungo tutti masi e le strutture antiche del Comune. 
Nel giugno 2018 ho presentato ufficialmente questo mio progetto al sindaco del paese Robert Alexander Steger, affinché se ne possa ricavare un vero e proprio percorso fruibile da tutti i turisti che vanno in vacanza nella Valle, col nome di "Sentiero dei masi di Predoi / Prettauer Höfeweg", come ne esistono in molte altre parti dell'Alto Adige, intitolato ufficialmente a Reinhold Bacher, memoria storica del Comune, scomparso nel 2017.
Ancora non si sa se questo progetto, con tanto di mappa da me realizzata, avrà un seguito; in ogni caso ho visto notevole interesse sia da parte degli utenti di Facebook - molti dei quali vanno in vacanza in Valle da anni, ma non conoscevano buona parte delle tappe da me elencate - sia da parte del sindaco. Speriamo abbia seguito. 



Predoi come appariva all'inizio del Novecento; circa 1905.

Ritornando al Baedeker, va specificato che all'epoca la zona più interna della Valle Aurina, intesa proprio come vallata, prendeva il nome di Prettau, mentre il paese stesso si chiamava San Valentino (St. Valentin), nome derivato, esattamente come gli altri, dalla parrocchiale principiale del paese risalente anch'essa al 1500 e dedicata al santo.
Il suo toponimo è attestato nel 1250 come Braittenowe, nel 1278 come Pratau e nel 1338 come Praitawe: tutti derivano dall'alto tedesco medievale breite, campagna, e ouwe cioè prato umido.
Qui il Baedeker riporta un albergo rustico chiamato Wieser che potete vedere qui sotto prima del 1930 e com'è oggi:




Prima del 1930 circa il Gasthof era semplicemente un maso contadino costruito presumibilmente intorno al 16° secolo come quelli che si trovano attorno. Di proprietà di gente umile, si apprende che fin dall'inizio dell'Ottocento metteva a disposizione le proprie camere per i primi turisti che salivano in valle, come testimoniato anche da un'altra guida turistica Baedeker del 1888, "The Eastern Alps: Including the Bavarian Highlands, Tyrol, Salzkammergut, Styria, Carinthia, Carniola, and Istria. Handbook for Travellers". Risulta dunque che questo maso, citato nella guida come rustico, era già una locanda abbastanza nota e ampliamene frequentata come nel caso dell'Hotel Kasern nel fondovalle che però era già un albergo di un certo livello.
Intorno agli anni '20 del Novecento, venne ampliato, rialzato di diversi piani, dotato di alcuni balconi di legno secondo lo Schweizer-stil (stile Svizzero) e arricchito di diverse camere confortevoli per i turisti. L'architettura della casa subì esternamente un notevole cambiamento, provocando la totale scomparsa del piano sottotetto realizzato in legno blockbau, tipico dei masi contadini del Tirolo: lo stile delle facciate riconduce immediatamente all'epoca dell'ampliamento. Sulla facciata verso est, sono stati mantenuti alcuni affreschi originali che raffigurano: l'arcangelo Michele che schiaccia Satana, San Martino che porge il proprio mantello ad un mendicante, San Giorgio che uccide il drago e altre due figure che purtroppo non riesco a decifrare (forse Luca evangelista e un altro santo).
Interamente la struttura mantenne l'aspetto originario con la copertura del pavimento in pietra locale, le volte a botte dell'ingresso e diverse porte di legno lavorato. Presentava anche un'antica stube di legno, di probabile derivazione barocca, con soffitto e pareti fatti in listelli.
La struttura rimase attiva anche durante le due guerre ma chiuse nel 1980.



Si prosegue sulla strada che al tempo della guida terminava in corrispondenza della miniera di Predoi. Si proseguiva sicuramente a piedi per un breve tratto o con carri, certamente non con la diligenza postale con cavalli. Si pensi che la strada da Predoi a Casere venne realizzata solamente dopo gli anni '50 del Novecento!

I resti della fonderia di Predoi, sul parcheggio davanti all'ingresso per la miniera


L'ingresso nella galleria didattica principale della miniera: la galleria St. Ignaz


L'antico maso Brugger, che un tempo forniva ospitalità ai turisti

La strada bianca che da Predoi conduceva a Casere, circa 1950

Si raggiunge dunque "the last hamlet", l'ultimo borgo come dice il Baedeker, Casere (Kasern), composto da pochissimi masi e da un albergo.
La località più settentrionale dell’Alto Adige si trova a circa 1600 metri e l'aura incomparabile delle montagne e il silenzio della natura lo rendono un paradiso naturale, fin dal XIX secolo molto apprezzata da turisti, viaggiatori e commercianti che dal fondovalle, presso la Forcella del Picco o il Passo dei Tauri, scendevano nel Salisburghese e viceversa. 




La vallata si chiude con la famosa chiesa del Santo Spirito, costruita nel 1450, meta di pellegrinaggio per molti turisti e luogo di meditazione, ispirato anche dal grandioso scenario del paesaggio. È la più vecchia chiesa di tutta la valle Aurina, simbolo della vallata stessa e luogo molto caro e amato da tutti i turisti che salgono qui in vacanza. 


Qui, fin dalla notte dei tempi, esisteva un maso che fungeva da ostello e da riparo per tutte quelle persone che salivano e scendeva dalle montagne per lavoro e commerci. Il Baedeker del 1891 la menziona come locanda dal nome Hofer, dal cognome della famiglia che ne era proprietaria; ancor oggi esistente col nome di Berghotel Kasern (www.kasern.com).
Qui sotto il maso Hofer come appariva prima del 1905.


Si potrebbe infatti dire che l’attuale Berghotel Kasern *** sia anzi l’emblema dello sviluppo turistico del fondovalle, dapprima come ospizio per viandanti, poi come locanda contadina (Gasthof) con camere, infine come vero e proprio albergo di montagna (Berghotel). La struttura, inizialmente una fattoria con annesso ospizio,ha alle spalle una tradizione antica di secoli: con i suoi quasi 600 anni di servizio, è uno degli alberghi più antichi di tutta la valle
Nel 1529, il Kasern viene menzionato per la prima volta nel Urbar (registro di proprietà e dei rispettivi censi) del Giudizio di Campo Tures, che allora comprendeva anche la Valle Aurina; in esso si fa notare che il Kaserer, l’ultima fattoria della Valle, nel suo lato a sud fungeva come ospizio per i viandanti. Il Kaserer aveva difatti assunto l’obbligo di prestito di viveri e altri beni necessari (come ad esempio abbigliamento impermeabile) per superare il Passo dei Tauri anche in inverno, onde evitare che la gente congelasse. Nei documenti o nelle descrizioni fiscali successive, si apprende che l’abitazione doveva donare una rendita fondiaria al Castello di Tures e la decima alla “Pfarrwiden Ahrn“ la decima; fra le varie spese pervenute risultano anche una varietà spese più piccole, come ad esempio l'usciere. Nel 1609 al ‘Kasr am Tauer’ (oste di Casere) veniva donata una vasta zona di terreno (detta Brunnwald) vicino a Fonte della Roccia. L'impegno era quello di garantire il passaggio di qualsiasi viandante, prestando a questi guanti, cappelli e bottiglie. I viandanti, una volta attraversato il Passo dei Tauri, lasciavano all'oste del rifugio Tauernhaus nel Krimmel Achentale – dall’altra parte della montagna, nel Salisburghese - gli oggetti dati in uso. Questi ultimi venivano messi a disposizione dei viandanti che a loro volta tornavano a Casere. Sovente questi viandanti erano pellegrini o semplicemente minatori che ritornavano alle proprie case al di là dei monti.
Nel “Catasto Steorale” della Provincia del 1784, si ritrova un accenno all'abitazione, di proprietà di Marthin Auer, che poteva ospitare delle persone. Presso la struttura, sovente il suo proprietario vi si recava per lunghi periodi di “villeggiatura”, poiché era lui che metteva a disposizione delle stanze nella SUA abitazione. Del resto, al tempo, a Predoi non esisteva nemmeno un pugno di case che per più di 200 anni erano rimaste di proprietà della stessa famiglia; spesso le abitazioni si vendevano o addirittura si scambiavano: pertanto, le vicende dell’albergo non furono facili, poiché la locanda rimase di proprietà degli Auer fino al 1800, dopodiché fu acquistata dagli Abner. A causa di un fallimento, nel 1827 Anna Pursteiner ne divenne la proprietaria, ma altro non era che la moglie di un Abner, quindi di nuovo dopo la sua morte nel 1860 la locanda ‘Kasern’ era ancora degli Abner. 
Dopo 20 anni la struttura fu venduta da Nicholas e Anton Abner ai coniugi Paul e Maria Hofer, residenti al Ahrnsteinerzuhaus di San Pietro. Quattro anni più tardi, nel 1884, ancora una volta cambiò proprietario della locanda che passò nelle mani di Franz Steger, da sette anni proprietario dell'Ahrnsteinergut, che scambiò la sua casa per l’albergo di Casere: i coniugi Paul e Maria Hofer tornarono dunque a San Pietro e Franz Steger al Kasern.
In tutte le guide turistiche della seconda metà dell’Ottocento – che coincide con il boom turistico del XIX secolo – si legge pertanto di un’unica locanda, di volta in volta nominata differentemente. Sovente si è indotti a credere che a Casere vi fossero due Gasthaus differenti ma in realtà non era così: nella guida Baedeker del 1879, ad esempio, viene citata una sistemazione chiamata Abner, mentre nell'edizione della guida del 1891 e del 1892 viene citata una locanda Hofer, definita come sistemazione “misera e povera” (come del resto si deduce dalla cartolina di cui sopra)
Al tempo, il Kasern era consigliato come punto d’appoggio ideale per l’ascensione al Lenkjöchlhütte (Rifugio Giogo Lungo) che fu costruito solamente sul finire degli anni ’80 dell’Ottocento.


Negli anni seguenti la struttura venne ampliata, divenendo in breve uno dei punti prediletti da tutti gli escursionisti che passavano attraverso i Tauri o che semplicemente quei turisti che alloggiavano al Kasern o al Wieser di Predoi. Pertanto, già nella prima metà del 20° secolo, oltre al tombolo, i residenti impararono gradualmente a trarre profitto dall'emergente turismo, un altro settore dell’economia che iniziò a cambiare lentamente anche l'immagine del paese: per esempio, durante l'estate del 1902, per la prima volta fu istituito un servizio di Omnibus” tra Sand in Taufers e Kasern, un antesignano autobus trainato da cavalli sul quale potevano salire tutti, ovviamente pagando il biglietto. Per raggiungere Casere da Campo Tures, ci volevano circa 7 ORE, tempo che impiego oggi con la macchina per raggiungerlo dal paese dove vivo vicino Roma!
Sempre nel 1902 la locanda cambiò nuovamente proprietario allorquando Johann Leimegger, mastro di posta a Cadipietra, acquistò l’intera struttura. Fu grazie a lui che l’abitazione fu rimodellata e ampliata per diverse volte negli anni a venire. Secondo la moda dell’epoca del Sommerfrische (villeggiature estive in luoghi freschi), davanti all'albergo fu posta una veranda dove i clienti potevano rilassarsi, godere del tepore del sole ed ammirare il bellissimo paesaggio circostante, comodamente seduti all'interno dell’albergo.


Nel 1904 a aprì Predoi finalmente il primo ufficio postali postale e, due anni più tardi, nel paesino al fondovalle, giunse la primissima automobile. Fornire dunque un alloggio adeguato ai villeggianti del tempo e agli escursionisti più esigenti, era di vitale importanza; pertanto il Kasern non poteva mantenere lo stile rustico che l’aveva caratterizzato fino a quei tempi, e doveva essere aggiornato alle esigenze contemporanee: nel 1906 il Gasthof Kasern fu restaurato cima a fondo divenendo un albergo moderno e confortevole. 



Il Kasern dopo l'annessione del Sudtirolo all'Italia, rinominato in Albergo e Pensione Casere

Proprio a causa di questi rifacimenti e con l’ampliamento e la costruzione della nuova struttura ricettiva, la preesistente stube del Gasthof – risalente addirittura al 1612 – venne rimossa; comprata dal Volkskunstmuseum (Museo d’arte popolare del Tirolo) di Innsbruck, si può vedere ancora oggi nella mostra permanente di antiche abitazioni tirolesi!






Nell’agosto 1908 il telefono si fece strada attraverso la Klamme verso Casere, ed il primo apparecchio telefonico trovò posto presso l’ex Gasthof Wieser e successivamente anche al Gasthof Kasern. La locanda divenne in breve uno dei punti di riferimento per una clientela diversa, non più lavoratori o imprenditori, quanto borghesi della Mitteleuropa che cercavano luoghi di pace, strettamente a contatto con la natura più vera autentica, pur dimorando in un grande hotel moderno e con ogni comfort per l’epoca: un cosiddetto Berghotel, albergo di montagna. 
La Prima Guerra Mondiale e le sue conseguenze di vasta portata, ebbero il loro effetto anche su Predoi e Casere che per prime, rispetto ad altre località più di moda e meno rustiche, risentirono immediatamente del calo di turisti e della conseguente crisi turistica: tutti gli uomini, ivi compresi dipendenti e proprietari dell’Hotel, dovettero partire per il fronte, molti altri continuarono a lavorare nella miniera, poiché il rame era diventato assai necessario per il conflitto. In quel lungo periodo di crisi, giunsero pure prigionieri russi che furono impiegati come lavoratori forzati per la raccolta del fieno nella valle.
Con la fine della Grande Guerra, l’albergo riprese pian piano la sua attività, ormai nel Regno d’Italia e col nome di “Albergo Casere" sempre in mano alla famiglia Leimegger: tempi di difficile convivenza fra italiani (fascisti) e sudtirolesi. Prima della Seconda Guerra Mondiale alcuni abitanti di Predoi lasciarono, seppur brevemente, le proprie case per andare nel Reich pur di non rimanere sudditi italiani (le cosiddette Opzioni). Un duro arresto per il turismo si ebbe in quel periodo.
Dopo la guerra, l’economia tornò rifiorire e giunse per Predoi e Casere una nuova epoca, un nuovo boom turistico che riuscì a mantenere aperto anche l’Albergo Casere. Nel 1952 la struttura ricettiva fu ereditata da Anna Leimegger di Campo Tures, sposata con David Meraner che lo lasciò in eredità alla figlia Reinhilde Maria (Reini) Meraner la cui famiglia ne rimase proprietaria fino al 2000, allorquando, nel dicembre 2002, i fratelli Karl Heinz e Günter Steger presero in gestione l’albergo portando avanti ancora oggi - con grande professionalità - questa lunga e antica tradizione dell'Hôtellerie di Casere.

Il Berghotel Kasern oggi