martedì 18 giugno 2019

Terra di Francesco Giuseppe al Polo Nord

Esattamente a nord della Russia, nel mare di Barents, al confine con il mar Glaciale Artico e il mare di Kara, a nord della Novaja Zemlja e ad est delle isole Svalbard, esiste un arcipelago che prende il nome di Franz Josef Land, composto da 191 isole completamente disabitate e coperte dal ghiaccio. L'arcipelago fu scoperto nel 1873 dagli esploratori polari austriaci Julius Payer (alpinista molto noto in Alto Adige) e Carl Weyprecht, con la Spedizione Tegetthoff (in onore dell’ammiraglio e comandante della marina austriaca, Wilhelm Tegetthoff, che condusse Sissi per i suoi viaggi per mare e Massimiliano al Messico) che gli diedero come nome quello dell'Imperatore Francesco Giuseppe - Franz Josef Land.

Riporto qualche notizia da un articolo quitrieste.it, a sua volta tratte dal libro di Enrico Mazzoli, Dall’Adriatico ai ghiacci

La spedizione avvenne mediante una nave progettata con particolari tecnologie che permettessero di resistere alle pressioni dei ghiacci, costruita presso il cantiere di Bremerhaven - tra Amburgo e Brema - e battezzata battezzata Admiral Teghetthoff. Nonostante gli alberi per le vele di altezze differenti, la nave possedeva pure un motore da novantacinque cavalli realizzato nello Stabilimento Tecnico Triestino

La nave polare Admiral Tegetthoff ancorata a Bremerhaven

La nave venne varata nel 1871 e salpò nel giungo dell’anno successivo: al comando c’era Weyprecht e un equipaggio di ventiquattro uomini di diverse mansioni scelti tra la Dalmazia, l’Istria, Fiume e Trieste, più otto cani da slitta (a cui si aggiunse un nono nato a bordo) e due gatti per la guardia delle dispense. 
Dopo la traversata nei mari del Nord, con l’arrivo dell’inverno la Tegetthoff , circondata da masse di ghiaccio tra temperatura di 50 gradi sotto zero, fu costretta a navigare zigzagando nell'oscurità della notte polare. Sopraggiunta l’estate la nave rimase incagliata in una banchisa ghiacciata dove rimase fino all'arrivo del secondo tragico inverno in cui alcuni uomini si ammalarono e altri diedero segni di squilibrio mentale. 
Julius Payer, organizzò una spedizione con slitte, cani e alcuni volontari percorrendo quattrocento chilometri tra ghiacci, crepacci, dirupi in una continua sfida con la morte. Alla fine, contro ogni previsione, il gruppo riuscì a raggiungere il punto più estremo a 82° latitudine nord piantando la bandiera austro-ungarica come conquista della Franz Josef Land. Dopo ulteriori atroci ottocento chilometri sulla via del ritorno, Prayer e compagni raggiunsero il relitto della nave che era ancora bloccato tra i ghiacci. Neppure con l’arrivo della bella stagione l’Admiral Tegetthoff riuscì a liberarsi dai ghiacci e verificando che le scorte di cibo erano insufficienti per trascorrere un ulteriore inverno, il comandante Weyprecht diede ordine di abbandonare la nave. Così i sopravvissuti, caricando i pochi viveri nelle scialuppe di salvataggio trainate su slitte improvvisate con i tre cani superstiti, diedero l’addio alla nave e nel maggio del 1874 iniziarono una marcia forzata di 1.000 miglia verso Sud. 
Gli scritti con gli appunti scientifici e i diari di Weyprecht furono conservati ma tutti i campioni vegetali e minerali raccolti durante la lunga spedizione vennero abbandonati per il loro eccessivo peso.

L'isola di Hall con il Capo Tegetthoff







Mentre a nord si consumava la tragedia, in Europa nessuno ritenne di avviare delle ricerche ritenendo che la spedizione fosse fallita con la morte di tutti gli uomini.
Grandi furono quindi gli entusiasmi per la vittoriosa conquista e la salvezza dell’equipaggio (con la perdita di un solo uomo) e dalla Norvegia ad Amburgo, da Vienna a Trieste si svolsero grandi festeggiamenti e premiazioni. Weyprecht e Payer vennero insigniti con la Croce di Cavaliere dell’Ordine di Leopoldo, Orell con il titolo nobiliare della Corona Ferrea, e i marinai della nave, definiti “eroi”, vennero premiati con medaglie e offerte di impieghi pubblici. 
Ciononostante fu la loro salute rimase per sempre minata da malattie polmonari e metaboliche dovute alle durissime condizioni di vita al Polo. Se l’ufficiale di vascello Eduard Orell raggiunse i 51 anni, il comandante Carl Weyprecht non superò i 43, minato dalla tubercolosi come conseguenza delle durissime e gelide stagioni vissute nella Admiral Tegetthoff.

Siccome la spedizione era organizzata privatamente, e non ufficialmente, queste isole non sono mai diventate parte dell'Impero austroungarico. Nel 1926 le isole furono annesse all'Unione Sovietica, e si insediarono pochissimi abitanti solo per scopi di ricerca e militari. L'accesso con le navi è possibile solo in pochi mesi durante l'estate e necessita di permessi speciali.

Fra le isole che compongono questo arcipelago vanno necessariamente citate l’Isola del Principe Rodolfo, chiamata così in onore del figlio di Sissi e Franz, l’isola di Elisabetta in onore della nipote di Sissi e Franz (meglio nota col nomignolo di Erzsi), l’isola Wiener Neustadt con il suo Capo Tirolo, l’isola di Coburg (in onore della dinastia di Sassonia-Coburgo); una prende il nome di Isola di Luigi in onore dell'ammiraglio esploratore e alpinista Luigi Amedeo di Savoia, duca degli Abruzzi, uno dei finanziatori d’una spedizione artica all'inizio del Novecento. 

Sull’onda della curiosità e del successo riportato da questa spedizione, un commerciante viennese, Sigmund Friedl, stampò in proprio alcuni francobolli commemorativi della spedizione.




Nessun commento:

Posta un commento