mercoledì 5 giugno 2024

L'imperatrice Elisabetta d'Austria rammenda il mantello di Santo Stefano

Non viene sempre detto, forse si dà troppo per scontato, ma l’imperatrice Elisabetta sapeva cucire e ricamare. Del resto tutte le fanciulle della buona società, nel loro percorso di studio, crescita e formazione, dovevano imparare più o meno le stesse cose: uno strumento musicale, il canto, il cucito e il ricamo, senza contare le lingue e le materie scientifiche e umanistiche. Anche Sisi aveva avuto questa educazione e dunque sapeva certamente ricamare e cucire, anche se non esistono specifiche testimonianze in tal senso – nondimeno va considerato che Sisi, divenuta imperatrice, non doveva servirsi di questi mestieri in quanto aveva a disposizione una infinita schiera di sarte, cucitrici e ricamatrici. 

La testimonianza "ufficiale" di una Sisi ricamatrice giunge dal periodo riferito all’incoronazione d’Ungheria.Bisogna sapere che nel 1031 re Stefano I d’Ungheria, assieme alla moglie Gisella (nata anch’essa principessa di Baviera), donarono alla Basilica di Nostra Signora di Székesfehérvár un tessuto semicircolare, viola-bluastro, densamente cucito con filo d'oro che anticamente era – secondo l’iscrizione sulla veste – un paramento religioso. Venne in seguito riadattato e trasformato, nel XII secolo, in manto per l’incoronazione dei sovrani ungheresi ed utilizzato addirittura sino al XX secolo con l’incoronazione dell’ultimo imperatore d’Austria, Carlo, del quale esiste appunto una foto con il manto, la corona e le insegne dell’incoronazione a sovrano d’Ungheria. 
Re Stefano e la regina consorte Gisella avevano fondato nel 1003 il monastero cistercense di Veszprémvölgy, in Ungheria, le cui suore avevano il compito di dotare di abiti sacri le chiese in costruzione nel paese. Qui venne realizzata la casula trasformata in manto da incoronazione.
La decorazione, insolitamente ricca, del paramento, dimostra che venne sicuramente realizzato per un'occasione speciale, presumibilmente il 35° anniversario di matrimonio della coppia reale come pure quale ringraziamento in seguito alla fallimentare campagna di Corrado imperatore del Sacro Romano Impero contro gli Ungari. Una dedica latina sull'abito nomina i donatori, l'ora e il luogo della donazione. La serie di figure e scene raffigurate sul manto circolare è strutturata simbolicamente: in alto compaiono gli angeli, Cristo e Maria, seguiti a semicerchio dai profeti dell'Antico Testamento, dagli apostoli e infine dai martiri. La figura di Cristo appare più volte. Accanto alle figure sono riportati i loro nomi e attorno alle figure evidenziate da una cornice è stato ricamato anche un testo interpretativo in latino, in versi.
Secondo la leggenda, anche la regina Gisella partecipò alla preparazione del manto nel convento di Veszprémvölgy.
Francesco II d'Asburgo-Lorena, nipote della grande Maria Teresa d’Austria, indossò questo paramento per la sua incoronazione a re d’Ungheria avvenuta il 6 giugno 1792 – di questo evento esiste un dipinto realizzato da Johann Peter Krafft del 1823 che mostra Francesco II con indosso questo manto.
Durante la Guerra d'Indipendenza nel 1849, la Sacra Corona, la spada, il mantello e le altre insegne furono nascoste sottoterra, sotto un salice sulle rive del Danubio. L'esercito imperiale lo trovò solo nel settembre 1853. Le vesti dell'incoronazione, ad eccezione del mantello, si erano disintegrate a causa dell'umidità.
Ed eccoci a Sisi e Franz. 
Poiché il manto era in pessime condizioni, prima dell'incoronazione di Elisabetta e Francesco Giuseppe nel 1867, si lavorò ad un suo completo restauro rimaneggiandolo con significative modifiche: i ricami rotti vennero cuciti agli strati di tessuto e venne applicata una nuova fodera.
Secondo tradizione l’imperatrice Sisi partecipò al recupero del manto per l’incoronazione che venne utilizzato da suo marito Francesco Giuseppe. Un momento quasi sacro, importantissimo per il popolo magiaro, poiché rievocava il lavoro fatto dall’imperatrice Gisella 800 anni prima! 
Elisabetta si adoperò dunque per risistemare il manto, applicandosi lei stessa nella riparazione dei ricami e nel rammendo delle parti rotte. 


“Elisabetta che ripara il mantello di Santo Stefano” dipinto da Viktor Tardos Krenner e Dezső Kölber intorno al 1910.
Oggi se non sbaglio si trova al Castello di Gödöllő


Ovviamente venne assistita da ricamatrici professioniste: il lavoro venne affidato alla ricamatrice d'oro Lujza Klein di Pest, che con i suoi assistenti, tra cui Sándor Szentey, diede nuova vita al mantello consumato. L'intero venne rinforzato e foderato con un particolare tessuto di seta viola che recentemente è servito come base per autenticare un pezzo di ricamo dorato, andato all’asta, di proprietà dei discendenti di Szentey.
Mantello e insegne dell’incoronazione furono conservati sino alla Seconda guerra mondiale nel palazzo reale di Budapest. Oggi fanno parte della collazione del Museo Nazionale Ungherese Magyar Nemzeti Múzeum.