giovedì 30 maggio 2019

Statua di Sissi a Pola



Come accadeva in buona parte dell'Impero, in seguito alla morte dell'Imperatrice furono molte le località che si prodigarono nella realizzazione di monumenti per la compianta sovrana (il primo fu realizzato a Merano nel 1899, un'iscrizione marmorea in un luogo nel quale andò l'imperatrice). 
Uno di questi fu realizzato nella città di Pola, in Istria, un tempo Impero Austriaco oggi parte della Croazia.

La statua monumentale venne posta davanti all'antico anfiteatro romano al centro della città di Pola. 



Venne inaugurato il 30 ottobre 1904 alla presenza della figlia Maria Valeria alla quale era anche intitolato il parco davanti all'anfiteatro. Con la sua inaugurazione anche il molo antistante fu intitolato alla sovrana prendendo il nome di Elisabeth-Mole






Fu realizzata dallo scultore italiano Alfonso Canciani che aveva già partecipato a un concorso per il memoriale all'imperatrice Elisabetta nel Volksgarten di Vienna. Si dice che fosse arrivato fra i primi candidati ma venne scartato in quanto italiano... conosciamo tutti la provenienza dell'assassino di Sua Maestà. 
Sempre Canciani, nel 1908, realizzò un piccolo monumento di marmo, raffigurante l'Imperatrice ed un suo suddito, che fu inserito nel nuovo orfanotrofio della cittadina Gföhl, intitolato ad Elisabetta. Oggi la scultura di Gföhl si trova in una piccola cappella perciò molte persone credono raffiguri invece Santa Elisabetta.



Mentre la statua del Canciani a Gföhl è tutt'ora esistente e ben conservata, quella a Pola non esiste più: fu rimossa dagli italiani dopo la guerra. Il piedistallo rimase ancora per un lungo periodo, come si può vedere su vecchie foto del periodo italiano, e sicuramente tolto intorno al 1934. La statua venne certamente fusa.
All'epoca del governo italiano su Pola, il parco Valeria prese il nome della Regina Elena. Nel 1940, al posto della statua dell'imperatrice Elisabetta fu eretto un monumento della lupa romana, molto tipica all'epoca, che allatta Romolo e Remo, i leggendari fondatori di Roma.



venerdì 24 maggio 2019

Elisabetta d'Austria e la regina Vittoria del Regno Unito






Ricordando l’anniversario della nascita di Vittoria, nata il 24 maggio di 200 anni fa, non possiamo non ricordare alcuni aneddoti divertenti che la legano a Sisi e che la vedono protagonista indiscussa di simpatici episodi.

Partiamo dal presupposto che Sisi non era la sovrana modello che tutti si aspettavano. Non era l’imperatrice cerimoniosa e fermamente legata all'etichetta del famoso Cerimoniale di Corte spagnolo. Non amava assolvere ai suoi doveri di rappresentanza, non concedeva udienze private, viaggiava sempre in incognito (il segreto di Pulcinella!) e preferiva vivere la propria vita come una perfetta sconosciuta, come una nobildonna qualsiasi con mezzi e rendita che le permettevano comunque di fare viaggi lussuosi. Un modo di fare che scatenò le ire dei suoi contemporanei e lo sdegno di coloro che ancora oggi guardano con nostalgia alla monarchia “perfetta” – magari i monarchici sabaudi! – e che per questo motivo non tollerano la figura dell’Imperatrice Elisabetta.


Ma quali erano i rapporti di Sisi con la regina Vittoria?

Come in genere accadeva per altri sovrani, l’imperatrice d’Austria snobbava alla grande pure la Vittoria che comunque, nel 1860, in occasione del viaggio di Sisi a Madeira, le aveva messo a disposizione il suo yacht privato (l’Osborne) giacché le navi austriache non erano adatte a viaggiare nell’Oceano Atlantico. Allorquando l’imperatrice ritornò in Europa, nella primavera del 1861, sempre la regina Vittoria le mise a disposizione un’altra sua imbarcazione, il sontuoso Victoria-and-Albert II, con un equipaggio di centoquaranta uomini abituati a manovrare nel silenzio quasi totale per non turbare il riposo dei viaggiatori. Ed ecco che sempre durante quel viaggio, quando lo yacht dell’imperatrice giunse infine a Miarmar a Trieste, ritroviamo un legame con la regina Vittoria poiché ad attendere Sisi al molo del castello vi era anche la cognata Carlotta, nipote della regina del Regno Unito che le aveva donato un piccolo maltese che il mastino di Sisi prontamente ferì a morte. La risposta di Elisabetta fu: “Non mi sono mai piaciuti i cani piccoli!”

Nell'estate del 1874, Elisabetta giunse in vacanza sull'isola di Wight sotto il suo solito pseudonimo di contessa di Hohenembs. Tanto bene, a pochi metri di distanza dalla sua dimora (Steephill Castle), vi era quella della regina Vittoria che alloggiava presso la nota Osborne House dove si era ritirata vestendo in gramaglie dalla morte del marito.

Steephill Castle, circa 1910

Elisabetta non poteva certo sperare di passare inosservata, men che meno di ingannare la regina nascondendosi sotto il suo pseudonimo. Anzi sperava che nessuno giungesse a romperle le scatole ma, invece, l’ingombrante sovrana britannica arrivò tutta trafelata all'abitazione di Elisabetta: un incontro tra una silfide e una donnone corpulento, la cui stazza era all'altezza della sua potenza. Per non parlare della statura stessa: Elisabetta, un giunco, un fuscello di 172 cm; Vittoria un tappetto rotondo alto poco meno 152 cm.
La regina del Regno Unito rimase profondamente colpita dalla bellezza dell’imperatrice d’Austria mentre Elisabetta rimase perplessa nel vedere l’impressionante robustezza della regina. Dal canto suo Sisi, avvezza ai cinici discorsi e al punzecchiare di proposito i propri interlocutori, s’interessò lungamente della faccenda di John Brown, servitore del defunto marito di Vittoria, cui la regina aveva riservato un trattamento privilegiato… che diede adito a numerosi pettegolezzi.
La visita si svolse fra mille convenevoli, impressionante il contrasto tra le due donne una delle quali era l’esempio vivente di tutte le virtù politiche e regali… e di certo non era Sissi! 
Maria Valeria scriverà:
Mio Dio, non ho mai visto una donna così grossa!
La sera stessa l’imperatrice scrisse al marito:
“[…] la regina fu gentilissima, non disse nulla di sgradevole, ma non mi è simpatica. Il principe di Galles si mostrò gentile, bello e sordo come una campana; la principessa ereditaria, che abita distante un’ora e mezza dalla madre, fu come sempre. Hanno una casa molto piccola ma graziosa e si trattengono ancora qui. Domani essa verrà a trovarmi. Sono stata sempre molto garbata e tutti mi son parsi stupiti. Ma adesso basta. Ho fatto tutto ciò che era in mio potere e ritengo che ciò basti. Si rendono perfettamente conto del fatto che desidero star tranquilla e non vogliono disturbarmi…
Evidentemente la comunicazione non verbale di Elisabetta dovette non esser stata recepita adeguatamente tant’è che Vittoria, qualche giorno dopo, invitò Sissi a pranzo che però s’inventò una delle sue solite scuse e non vi andò inviando una lettera assai formale. Ma Vittoria, tenacissima, questa volta rinnovò verbalmente l’invito recandosi a trovare nuovamente l’imperatrice che però rifiutò per l’ennesima volta (a buon intenditor…!). 
Elisabetta scriverà alla madre: 
L’ho fatto perché mi annoia!
Ne seguì una certa freddezza.
Sissi, stanca di tutta questa cortigianeria, che fece?! Si diede alla fuga e andò a Londra!

Nel 1876 l’imperatrice si recò alle cacce a cavallo in Inghilterra. Qui, tra una caccia e l’altra, oltre ad incantare cavalieri e amazzoni, l’imperatrice si recò in visita alla regina Vittoria a Londra: ma la regina non la ricevette poiché, secondo quanto riferito ad Elisabetta, era occupatissima. Di certo si era legata al dito i numerosi rifiuti di Sissi che l’imperatrice stessa aveva sicuramente dimenticato e sdegnata scrisse al marito: 
Se fossi IO così impertinente! Ma tutti si son vergognati, coloro cui faccio le mie visite serali; ché sono stata gentile e sono stata già dappertutto!
La visita fu programmata per il 12 marzo e l’Imperatrice accettò di andare a Windsor per il pranzo. La regina, amante delle buone maniere e dell’educazione, essendo domenica disse al vescovo di Peterborough, che doveva officiare la Messa, di non fare una lunga predica quel giorno di modo che il pranzo non fosse ritardato di molto.
Tuttavia, proprio quando stava per iniziare il sermone, un paggio apparve e disse alla regina che l'imperatrice era arrivata. Immaginate la confusione generale a palazzo. 
Non ci fu una grandissima conversazione fra le due sovrane, e a quanto pare Sissi rimase solo per 45 minuti. Rifiutando il pranzo, tornò al suo treno per ritornare alla sua residenza. Forse non fu il protocollo tanto auspicato… ma sappiamo tutti com’era fatta Elisabetta!

In una lettera alla madre Vittoria, la principessa ereditaria di Prussia scriverà di Sissi:
Molto introversa e timida, parla poco. E' davvero difficile discorrere a lungo con lei perché sembra sprovveduta e priva di particolari interessi. Non canta, non disegna, non suona il pianoforte e non parla quasi mai dei figli."
Però decantò lungamente la bellezza di Elisabetta.


Franz Xaver Winterhalter, pittore delle Corti d’Europa, ritrasse tre volte Sissi e due volte Vittoria. Ovviamente in quanto a bellezza, Sissi batteva senza dubbio la regina del Regno Unito!

Elisabetta





Vittoria




venerdì 10 maggio 2019

Sissi era più alta di Franz... Ma di poco!




Ancora non è chiaro il motivo per il quale l'imperatrice Elisabetta non si sia mai fatta fotografare col marito o con i figli. A parte una fotografia ufficiale con tutta la famiglia imperiale nella quale compaiono anche i figli Gisella e Rodolfo, nonché il cognato Massimiliano con la moglie Carlotta, della coppia imperiale non esistono fotografie ufficiali che ce li mostrino insieme. Di loro insieme solo fotografie paparazzate da lontano (nota quella a Gastein o quella che ho condiviso qualche giorno fa) e soprattutto disegni o illustrazioni che però ci mostrano - ovviamente - il sovrano sempre più alto della moglie. In realtà, stando alle misure degli abiti di Sissi e Franz conservati all'Hofburg o al palazzo di Schonbrunn, l'imperatrice era più alta dell'imperatore: sappiamo pertanto che Sissi era alta 172 cm mentre Franz circa 168 m. Un "difetto" certamente corretto dal marito con l'impiego di calzature rialzate.

Immagine modificata con le vere stature della coppia imperiale
Dalla copertina del libro Kaiserin Elisabeth und die historische Wahrheit
di Walter e Renate Hain
Abiti originali di Sisi e Franz conservati al Museo delle Carrozze (Wagenburg) di Schönbrunn

Due statuette di bronzo di Sisi e Franz che probabilmente ce li mostrano nelle loro diverse stature reali

lunedì 6 maggio 2019

La scuola di merletto a fuselli di Proves




Proves (Proveis in tedesco) è un piccolo borgo di poco più di 250 persone, facente comune a sé, arroccato alle pendici dei monti dell’Alta Val di Non (Deutschnonsberg), l’area più settentrionale e in quota della ben nota Val di Non trentina, dunque di lingua italiana e nonesa (dialetto della Val di Non), facente parte dalla Provincia di Bolzano, pertanto caratterizzata dalla presenza di borghi germanofoni.




Quassù, fra boschi d’abeti e masi contadini, nella seconda metà dell’Ottocento era stata istituita la prima e più antica scuola di merletto a fuselli di tutto l’odierno Alto Adige e si racconta che molti dei merletti degli abiti di Sissi provenissero proprio da questa scuola. 
La Storia però non ha mai tramandato documenti o altre testimonianze che possano confermare quest’ipotesi, pertanto il tutto si perde nella leggenda. Ciononostante, è più che doveroso parlare e approfondire la storia di questa scuola, artigianato tradizionale che purtroppo si è perso negli anni e che solo recentemente è stata riscoperta grazie alla vicina scuola invernale della Val d’Ultimo, che ha lo scopo di riscoprire, far conoscere e dunque salvaguardare gli antichi mestieri contadini delle valli della Alpi. Le lezioni sono tenute da Frieda Steger e da sua sorella Klara Steger, originarie di Predoi dove sul finire del XIX secolo, sempre grazie all'intercessione del parroco del paese, fu aperta una scuola di merletto a fuselli diretta per lungo tempo dalla loro prozia. 

Franz Xaver Mitterer (1824-1899), nato nel vicino paese di Lauregno (Laurein), era un sacerdote ed è da considerarsi un vero e proprio imprenditore che visse tutta la sua vita cercando di risollevare le sorti dei suoi poveri fedeli.

Il maso Ungererhof a Lauregno, dove nacque Mitterer 

Dal 1856 era divenuto parroco di Proves e tentò con ogni suo mezzo di risollevare le sorti dei poveri contadini del paese che vivevano con gran stenti, principalmente grazie al settore primario.
L’alimentazione era molto scarna e come in ogni agglomerato urbano rurale, consisteva di patate, cavoli e crauti, latte e Milchsuppe; il pane si faceva solo in estate mentre in inverno era un oggetto di lusso e spesso si utilizzavano forme di pane duro, nero, fatto essiccare per tutta la stagione, utilizzato nelle zuppe o per fare i tradizionali canederli disponibili solo nei giorni di festa più importanti.
La carne fresca non veniva mai comprata, anzi si utilizzava solo raramente laddove la famiglia ne avesse avuto disponibilità – in questo caso il nucleo famigliare era quello più prospero dell’intero borgo. Spesso la carne utilizzata era quella essiccata ed affumicata, altrimenti bollita. A Proves si bevevano soprattutto acqua e latte, mentre la birra era una bevanda pressoché sconosciuta, proprio perché costosa. Il vino era molto raro e servito solo in caso di feste importanti come i matrimoni. I tessuti per l'abbigliamento erano realizzati artigianalmente, in quasi tutte le abitazioni, con tessuti naturali quali canapa, lana e  loden. Insomma una comunità assai modesta.
A causa dell'alta quota del terreno alpino, però, il settore primario non riusciva a sfamare a pieno le numerose famiglie del tempo che, spesso e volentieri, erano oberate da debiti, con terreni e case pignorate e completamenti fatiscenti. Abitazioni antiche malmesse, con spifferi ovunque, masi nei quali l'unica stanza riscaldata era unicamente la stube. Il lavoro era duro e faticoso e oltre al governo dei campi e delle bestie, a Proves non vi erano altre grosse alternative. Molti erano anzi costretti a recarsi a servizio presso famiglie vicine, nelle immediate adiacenze della valle come a Lana, Merano e Lagundo, magari scendendo in Trentino dove i giovani avrebbero potuto imparare un altro mestiere ma anche la lingua italiana, oppure andando fino in Svizzera o in Germania. La vita in un paese straniero per la contadina non avvezza ai comfort e alle modernità cittadine, non era ovviamente senza pericolo pertanto molte ragazze "[...] tornavano a casa non come se ne sono andate [...]" come ebbe a lamentarsi il parroco che, ulteriormente, lamentava della presenza d'un unica scuola elementare provvisoria, istituita solamente a partire dal 1833 - per il resto la scolarizzazione era incredibilmente scarsa e carente poiché tutti sarebbero diventati contadini e non c’era modo per poter fare una vita diversa. 

Franz Xaver Mitterer
Al fine di trovare un'alternativa a quella vita faticosa, in particolar modo per le giovani ragazze costrette ad andare a cercare lavoro altrove, in terra straniera, col pericolo di perdere il loro onore, già intorno al 1871 Mitterer pensò d'istituire una scuola di merletto a fuselli a Proves. Il parroco, durante i suoi lunghi viaggi in Austria - in particolare in Boemia - aveva visto come le ragazze si guadagnavano da vivere col tombolo in particolare nel paese di Rietz nel distretto di Imst ov'era stata aperta una già consolidata scuola di merletti; Mitterer, dunque,  decise di recarsi immediatamente ad Innsbruck e di mettersi in contatto con il signor Uffenheimer, il proprietario della scuola di Rietz dal quale fu poi invitato a dare un'occhiata alla suddetta Klöppelschule (scuola di merletti). Molto soddisfatto dei servizi della scuola, Mitterer inviò una lettera al signor Uffenheimer con la volontà e l'urgente richiesta di istituire una scuola del genere nel povero villaggio Proves. 
Poiché il parroco aveva comprato una casa adatta per questo scopo e aveva già iniziato i necessari lavori di ristrutturazione, il signor Uffenheimer si recò a Cles dove incontrò il capitano distrettuale Franz von Negri che fu coinvolto in quest'intento e che s'impegnò a fornire tutta la sua assistenza per la realizzazione di questa nuova fonte di sussistenza. 
Dopo un viaggio a Proves il signor Uffenheimer decise ufficialmente di istituire in breve tempo una scuola nel paese, una nuova Klöppelschule proprio come quella di Rietz, usufruendo dei fondi necessari a tale scopo messi a disposizione dall'Impero che finanziava l'apertura di questo genere di scuole anche nei paesi più sperduti come Proves. 
Dopo lunghi lavori, il 6 gennaio 1874 la scuola aprì le sue porte col nome di Hermann Uffenheimerische I a Südtirolische Privat-Klöppelschule zu Proveis, sotto la direzione del signor Uffenheimer, con un contratto che stabiliva che dopo quindici anni il direttore avrebbe consegnato la scuola alla comunità e che la comunità si sarebbe impegnata a prendere in consegna la scuola allo scadere di quel termine. 
Il comune accettò di pagare la stanza per le allieve e l'appartamento dell'insegnante, nonché il materiale per il riscaldamento; la supervisione era ovviamente affidata al parroco che in quella scuola aveva messo tutto il suo impegno, nonché molti dei suoi soldi, affinché il paese ne ricavasse una fonte di reddito. Allo stesso modo egli istituì Korbflechtschule per ragazzi, una scuola per imparare a fare ceste di legno, fonte di reddito supplementare per la popolazione locale.

La scuola originaria si trovava al piano superiore del maso Mairhofer a Obergampen in attesa di essere poi installata nel nuovo edificio pianificato della scuola elementare posto davanti alla chiesa del paese costruita intorno al 1550 in puro stile neogotico, intitolata a San Nicolò, ed ampliata nel corso degli anni '70 dell'Ottocento, decorata con affreschi del pittore nazareno Albrecht Steiner von Felsburg.

Il complesso di abitazioni in Obergampen di Proves dove si trovava la prima scuola
Proves nel 1880 circa; l'abitazione davanti alla chiesa era la nuova scuola elementare, oggi municipio



Il Ministero del Commercio di Vienna richiese un sussidio di 400 fiorini per un periodo di sei anni per poter continuare l'istituzione. La scuola di merletti di Proves fu aperta ufficialmente nel 1873, divenendo a tutti gli effetti la prima scuola di tombolo dell'Alto Adige, così come è dimostrato da un protocollo registrato il 9 agosto 1873 nel comune di Proves di fronte all'Imperial-regio Segretario Distrettuale Zampedri.
Nel 1874 la scuola fu spostata in una nuova abitazione, acquistata espressamente per ricavarne gli edifici scolastici. Una struttura molto ampia, ovviamente ad un costo maggiore, ma molto confortevole per la scuola e dotata di due aule collegate per le lezioni, così ampie da poter ospitare dai quaranta ai cinquanta studenti, una cucina e una camera per l'insegnante. 
Le maestre di merletto erano per così dire itineranti, poiché si spostavano da una scuola all'altra nei confini dell'Impero ed avevano studiato a lungo quella materia, formandosi e specializzandosi in altri paesi.

I cuscini per fare merletto (per l'appunto chiamati tomboli per la loro forma tonda), i fuselli sui quali avvolgere i filati, i disegni su cartone, gli spilli e quant'altro, erano messi a disposizione dal Corso Centrale di Merletto di Vienna - K.K. Zentral-Spitzenkurs - che provvedeva a formare allievi, insegnanti e disegnatori, nonché ad inviare lo stesso materiale a tutte le altre strutture scolastiche dell'Impero. Per questo motivo, ad esempio, i materiali per merletto a fuselli di Idrijia (Slovenia), Gorizia, Predoi, Proves ecc... sono pressoché identici. Purtroppo non posseggo immagini antiche di tomboli utilizzati a Proves, considerando soprattutto la poca notorietà di questa scuola e della sua storia, ma essendo uguali a quelli di Predoi vi lascio comunque qualche foto qui sotto:


dal Museo del Merletto di Predoi, materiali appartenuti a Rosa Kofler Mittermair
prozia della mia amica Frieda Steger di Predoi, domiciliata a Dobbiaco

Antica fotografia dei tomboli di Predoi
Allieve dei corsi di merletto di Predoi intorno agli anni '30 del Novecento

Ma i primi anni dopo la fondazione della scuola, portarono con sé notevoli difficoltà.
La colpa era principalmente dovuta all'imprenditore Uffenheimer poiché la sua costante assenza da Proves e le sue rarissime visite alla scuola, avevano fatto credere alla popolazione che la scuola sarebbe stata chiusa in breve tempo soprattutto a causa dei pochissimi allievi - nonostante dalla sua apertura le sole undici studentesse erano arrivate ad un "considerevole" numero di venticinque così come si può leggere in una lettera del capitano distrettuale Franz von Negri del 25 gennaio 1875. Ciononostante, il numero delle allieve si ridusse in poco tempo proprio perché in paese si era sparsa questa voce. A tale situazione s'aggiungeva il fatto che i merletti venivano realizzati in seta ma quella messa a disposizione dal signor Uffenheimer era d'una varietà poco fine e poco ritorta, senza contare che l'insegnante provvisoria, Filomena Schaffenroth, fu richiamata a Rietz all'inizio del 1875 senza lasciare che Proves avesse un'insegnante sostitutiva.
All'epoca la scuola poteva contare soli tredici studentesse che, nonostante tutto, portarono avanti lo studio e l'insegnamento di quest'arte anche alle allieve più giovani o iscrittesi da poco. La scuola fu  comunque chiusa per buona parte del 1875 e nel 1876.
In questo senso è lecito credere che, come accade purtroppo per altre piccole realtà dei nostri giorni, Uffenheimer preferisse intascarsi il sussidio del Governo anziché curarsi dell'andamento dei suoi vari istituti e del progredire delle allieve, tenendo le scuole come mero business e non rispettando la parola data. Quando il parroco del paese fece notare quest'incresciosa situazione, nell'estate del 1876 il Ministero del Commercio di Vienna tolse la scuola dalle mani di Uffenheimer e ne prese la gestione inviando l'insegnante itinerante Johanna Ferjančič a Proves, pagando 500 fiorini come un sussidio annuo, fino a quando l'insegnamento nella Klöppelschule venne finalmente stabilito e garantito a tutti gli effetti. Il curato Franz Mitterer venne ufficialmente nominato capo provvisorio dell'istituto.
Finalmente la scuola di Proves prese la giusta via e il Ministero del Commercio, tramite l'ufficio delle imposte a Cles, aveva  rimborsato il debito che il Comune di Proves aveva contratto col signor Uffenheimer con una somma di 150 fiorini, comprensivi d'interessi. Così la scuola fu liberata dalla dipendenza di Uffenheimer e da allora in avanti prese il nome di K.K.Spitzenklöppelschule Proveis, Imperial-regia scuola di merletto di Proves, subordinata al Ministero del Commercio di Vienna. 
Il parroco Mitterer ne divenne direttore e fece ogni sforzo per portare avanti la scuola, facendo un sacco di pubblicità, cercando fondi a destra e a manca durante i suoi viaggi, pagando al contempo 15 Gulden per la luce a cherosene e 30 per il riscaldamento. Il primo inventario della scuola, che Mitterer istituì il 31 dicembre 1876, mostra il suo lavoro coscienzioso ed esatto: sotto la sua direzione, la K.K.Spitzenklöppelschule Proveis il numero di alunni aumentò rapidamente tanto che già nel 1878 poteva vantare addirittura 108 alunne - poiché l'apprendimento questo tipo di arte era riservato esclusivamente alle donne, anche se in casa tutti gli uomini imparavano a far merletto come sostentamento per l'intera famiglia. 


Lavorazione tradizionale di un merletto di Proveis
come testimoniato da Antonia Rubner nel suo libro sul merletto di Predoi

Il curato non prendeva solo ragazze di lingua tedesca provenienti dalle quattro comunità tedesche della sua scuola, ma anche giovani di madre lingua italiana. Alcune di loro provenivano anche da villaggi relativamente distanti come Malè in Val di Sole dove l'anno successivo, il 1879, avrebbe aperto una succursale della scuola. Presso l'istituto scolastico di Proves, il curato aveva anche allestito un modesto alloggio nella soffitta per quelle allieve che venivano da fuori, permettendo loro di cucinare i pasti su una stufa appositamente preparata accanto alle aule.
Tuttavia, la maggior parte delle ragazze non era in grado di imparare a far tombolo con le sole risorse di Proves pertanto Mitterer chiese ripetutamente al Ministero del Commercio sostegno e borse di studio per le studentesse diligenti ma povere. Il parroco era così preoccupato per la triste condizione dei suoi fedeli che si prodigò notevolmente affinché molte giovani ragazze potessero apprendere l'arte del merletto a fuselli, questo sia con le giovani dei dintorni, ma anche con quelle italiane dell'Anaunia, la Val di Non, indigenti come quelle di Proves. Per questo motivo il numero di studenti bisognosi di sostentamento andò aumentando in modo significativo di pari passo con il numero di petizioni di Mitterer al Ministero che si vide costretto a prendere provvedimenti poiché un tale alto numero di iscritti non era tollerato, poiché la scuola non doveva essere un ricovero per poveri. Il numero massimo di studenti era infatti previsto intorno agli 80 allievi, questo affinché l'operato della scuola avesse i giusti frutti, rimanesse un luogo retto e d'istruzione e non divenisse un ricovero per indigenti. Allo stesso tempo, il Ministero considerò esagerata ed insormontabile la richiesta di Mitterer di 600 fiorini per borse di studio, in una scuola che aveva addirittura un solo insegnante; tuttavia inviò una somma di 50 fiorini per il sostentamento degli studenti ancora presenti a scuola. Pur non riconoscendo che un'insegnante non fosse in grado di insegnare con successo a 108 studentesse, approvò la nomina di un'assistente genitoriale con una borsa di studio di 40 corone.
Dal canto suo, Mitterer dovette seguire l'ordine del Ministero e ridurre il numero di studenti. Probabilmente la Luogotenenza ridusse ulteriormente il numero di 80, poiché nell'anno successivo (1879), ogni giorno da 48 a 50 studenti frequentavano la lezione, mentre circa 70 altre ragazze lavoravano a casa e solo poche ore a settimana andavano a scuola per imparare a creare nuovi modelli ed ufficialmente, non sono mai riportati più di 66 studenti. 

Allieve della scuola di merletti di Predoi ad inizio Novecento
Lavorazione tradizionale di Predoi
Tombolo, cesto e fuselli erano gli stessi di Proves



Mitterer fondò in seguito altre scuole di merletto in diversi luoghi dell'Alto Adige: un ramo della scuola superiore di Proves, la più nota e ben frequentata, era già stato costituito dal 1° settembre 1874 a Cles, nel 1875 Predazzo ebbe la sua filiale e nel 1883 anche Luserna ebbe la sua scuola. Nel 1890 ne fu aperta un'altra a Calavino che fu trasferita a Tione nel 1895. Infine, a Predoi in Valle Aurina, nel 1893 vi fu il primo tentativo privato di istituire una scuola di merletti che dal 1894 divenne statale e, fortunatamente, sopravvive ancora oggi. Tutti gli insegnanti di queste scuole erano addestrati a Proves, dunque in gran parte con il sostegno dello Stato. 
Poiché il parroco di Proves si dimostrò un abile sponsor per queste scuole, il Ministro del Commercio lo nominò ispettore di tutte le istituzioni (1879 per Proves, 1882 per Luserna, 1894 per Cles, Predazzo e Calavino), una cosa che gli comportò un notevole aumento di compiti e nonostante la sua età, cercò di adempiere ai suoi doveri come visitare tutte le scuole almeno due volte l'anno e riferire il risultato a Innsbruck, eseguire gli elenchi del personale, redigere gli orari e i conti annuali anno dopo anno da presentare anche al Ministero del Commercio... Mitterer doveva preoccuparsi anche che i prodotti finiti potessero essere venduti, il che spesso aveva grandi difficoltà, soprattutto per gli elevati costi e la concorrenza dei merletti realizzati meccanicamente. Ciononostante, i lavori della scuola di Proves furono portati in mostra non solo durante le fiere e le esposizioni all'interno della provincia (Bolzano, Rovereto, Bressanone...) dell'Impero, ma anche all'estero ad Hannover, Flensburgo, Magdeburgo, Augusta, Dusseldorf,  Dresda, Poznan in Polonia o Göteborg in Svezia. Secondo quanto riportato da Mitterer, molti merletti venivano addirittura esportati persino in America. Ebbe dunque un buon successo.

A Proves molte ragazze provenienti dalle valli vicine erano preparate per diventare insegnanti nelle varie filiali; così ad esempio ritroviamo Helene Piechele per Malé e Cles; Maria Costanzi, Catharine Guadagnini e Afra Costanzi per la succursale di Predazzo, Maria Nikolussi per Luserna e Virginia Canepele per Calavino e Tione; Eugenia ed Erminia Endrizzi, Modesta e Costanza Visintainer per la scuola di Cles; Maria Odorizzi di Mechel, Filomena Menghini e Pizzi Giuditta di Brez; Scanzoni Katharina di Vasio. Sono citate anche alcune ragazze provenienti dalla Boemia come Anna Helmick, Katharina e Maria Strobl, Adelheit Richter e altre.
Inizialmente Mitterer assunse gratuitamente la gestione delle scuole di merletto, per poi percepire un compenso di 300 fiorini da parte del Dipartimento del Commercio che nel futuro gli assicurò 200 fiorini come stipendio annuale. Dopo aver preso la direzione di tutte le scuole dell'Alto Adige, il curato ha ricevette infine 500 fiorini di stipendio annuale e 100 fiorini per coprire i costi dei viaggi di ispezione. Questi numerosi viaggi e le varie preoccupazioni per la prosperità della grande industria in Alto Adige, iniziarono a mettere in pericolo la salute del parroco già anziano; spesso incapace di eseguire personalmente le ispezioni, ebbe come collaboratore Anton Marzoner che sarà ispettore delle scuole di Cles, Predazzo e Luserna.
Dal 1877 come insegnante a Proves lavorò Kathi Thaler, che viveva nel maso Häuslhof, dopo aver studiato duramente nella scuola del paese ed aver frequentato due corsi di specializzazione a Vienna. Fu una grande ammiratrice di Mitterer e ne divenne direttrice dopo la sua morte nel 1899; rimase alla direzione della scuola di Proves fino alla sua morte avvenuta il 26 ottobre 1934.

Il maso Häuslhof di Proves
Un antico disegno per merletto a Predoi 

Dopo la morte Mitterer il Dipartimento del Commercio lasciò la gestione di ogni scuola agli insegnanti stessi, mettendo a disposizione un dattilografo come assistente d'ufficio per ogni istituto. L'insegnante Marzari, ava d'una delle ultime merlettaie di Proves, prese provvisoriamente in gestione la scuola di Proves e solo successivamente, con il decreto del 14 aprile 1905, il Ministero del Commercio decretò che tutti i collegi tecnici in Alto Adige fossero uniti come rami della direzione del "K.K. Anstalt für Frauen-industrie "(ex K.K. Zentral-Spitzenkurs) a Vienna. Secondo gli elenchi degli studenti, a Proves, dopo la morte di Mitterer il numero di merlettaie era diminuito di oltre la metà, nelle altre scuole la riorganizzazione dell'autorità si rivelò invece più favorevole poiché gli alunni aumentarono ovunque. Questo sicuramente perchè la scuola di Proves era la più difficile da raggiungere, certo la più spartana e scomoda, mentre le altre sul fondovalle della Sulztal o delle Valli Rendena e di Non erano sicuramente più comode. Le due guerre mondiali causarono la chiusura e la difficile ripresa di tutte queste piccole e modeste realtà d'artigianato che purtroppo non ebbero più il seguito che avevano nel XIX secolo. 
Questo perché il costo di un lavoro a merletto fatto a mano è talmente tanto alto che i pizzi meccanici sono i più utilizzati e i più acquistati. Può quindi essere lavorato solo su ordine. Per competere ragionevolmente con i prezzi di fabbrica, il prezzo degli oggetti di artigianato deve spesso essere sottovalutato, con una conseguente svalutazione del prodotto finito e ciò rende ovvio il motivo per il quale non vi sia più richiesta di merletti artigianali, senza contare che le lavoratrici cercano (giustamente) un altro lavoro dove si guadagni subito e di più. 
Per inciso, anche ai tempi di Mitterer i salari giornalieri delle donne non erano particolarmente alti. Solo chi aveva acquisito abilità speciali guadagnava uno stipendio giornaliero di 30 kreuzer ma solo dal secondo anno, poiché i disegni e i punti iniziali del primo anno erano molto più semplici e veloci. Per guadagnare 40 kreuzer le donne dovevano lavorare fino a notte fonda, magari a lume di candela con una conseguente ovvia perdita precoce della vista, soprattutto quando utilizzavano dei filati neri (impiegati come decori per gli abiti da lutto).


Una foto che mostra il numero di fuselli necessari per un bordo
e quanto tempo si impiega per farne pochi centimetri...

L'istituto di Proves è stato in grado di resistere fino a qualche anno fa - anche se in condizioni modeste - e nel 1967 si contavano ancora 15 studenti. Dopo che l'ultima insegnante di merletto si sposò negli anni '60, le porte della scuola di si chiusero. Solo qualche tempo fa si provò a riaprirla ma la mancanza di studenti ne comportò la chiusura per lungo tempo .
Sul finire degli anni '90 del Novecento, una mezza dozzina di contadine si incontravano in inverno per fare merletti insieme e imparare nuovi modelli sotto la guida di un'insegnante straniera, mentre dal 1996 la tradizione del merletto a fuselli viene portata avanti nella vicina Val d'Ultimo, come accennato ad inizio articolo. 



domenica 5 maggio 2019

Sissi in den Bergen – Flucht und Mythos einer Kaiserin (2012)


L'attrice che interpreta Sissi di fianco alla statua dell'Imperatrice
posta nel ballatoio del cortile di Castel Trauttmansdorff a Merano

Nel 2012 la Rai Sender Bozen ha finanziato e realizzato un documentario sui soggiorni di Sissi nel Tirolo nel 19° secolo. In particolare Merano, la piccola città termale che grazie alle sue ripetute vacanze guadagnò grande notorietà e diventò l'elegante luogo di cura che ancora oggi conosciamo. Il film di 50 minuti, diretto da Karin Duregger per la Ebner Film GmbH, racconta l'imperatrice d'Austria sotto un punto di vista puramente storico piuttosto in contrasto con la Sissi conosciuta grazie alla trilogia cinematografica degli anni '50 con Romy Schneider, oramai raffigurazione ufficiale per tutti coloro che la conoscono solo grazie a quei film.
Il film è stato girato quasi per intero a Merano, in particolare presso Castel Trauttmansdorff dov'è stato allestito un museo sul turismo nel Sudtirolo dell'Ottocento e sui ripetuti soggiorni dell'Imperatrice Elisabetta le cui stanze sono state preservate e adibite a sale espositive.

Qui qualche estratto:

Sissi Trailer from Ebner Film on Vimeo.