venerdì 15 febbraio 2019

"Come un gabbiano nero - Gli ultimi giorni dell'imperatrice Elisabetta" - parte IV



L'arrivo del corpo di Sissi a Vienna, funerali e sepoltura


14-15 settembre 1898

Malgrado l'imperatrice avesse espresso il desiderio di essere sepolta a Corfù (addirittura d'esser gettata in mare, in accordo con la testimonianza della figlia Valeria), le sue spoglie avevano preso la strada per Vienna la mattina del 14 settembre. Il convoglio funebre si fermava ad ogni stazione in ognuna delle quali s'era assiepata una moltitudine di gente: solo a Losanna c'erano diecimila persone. A Buchs, al confine con il Liechtenstein, il treno giunse alle ore 23:30 e qui sulla banchina vi erano i sovrani di Romania (Carlo I ed Elisabetta, la nota Carmen Sylva cui Sissi era molto legata) arrivati dalla vicina località termale di Bad Ragaz che, saliti sul treno, deposero due grandi corone di fiori sulla bara dell'imperatrice.
La mattina del 15 settembre, alle 8, il treno funebre giunse ad Innsbruck entrando in stazione nel più completo silenzio, nonostante il fiume di gente che vi si era radunato fin dal mattino. Il viaggio proseguì dunque nelle terre delle quali, un tempo, Sisi era stata sovrana suo malgrado e che visitò più per diletto che per gli obblighi impostigli dalla Corte. Checché se ne dica, per quanto l'imperatrice non fosse stata una sovrana modello come i conservatori avrebbero preferito, Elisabetta fu una donna coraggiosa che ebbe la forza di ribellarsi ad uno schema predisposto fatto di obblighi, cerimoniali ed etichette. Una donna moderna a tutti gli effetti, che antepose le proprie necessità a tutto il resto. Sbagliò? Forse sì, o forse no poiché non era sicuramente la donna adatta a ricoprire quel ruolo.
Di certo il suo eterno fuggire e l'essere una sovrana indipendente e volitiva, diciamo pure un'imperatrice "fantasma" giacché non c'era mai, l'avevano resa già in vita un mito bizzarro. L'attaccamento del popolo a questa figura - quasi una sirena ammaliatrice dei poemi epici a lei tanto cari, una donna che tutti conoscevano ma che pochi poi ebbero il privilegio di vedere dal vivo - si mostrò ad ogni stazione ferroviaria dove il convoglio funebre transitò, entrando mestamente senza fischi, fermandosi ogni volta per diversi minuti affinché tutti si scoprissero il capo e le delegazioni comunali porgessero la propria corona.

Qui sotto due fotografie del treno funebre di Sua Maestà alla stazione di Salisburgo:




Dopo un lunghissimo triste pellegrinaggio, il treno arrivò a Vienna solamente alle 22, dopo un giorno e mezzo di viaggio!
Fin dalla mattina, i sudditi si erano sistemati come meglio potevano in ogni angolo del percorso che avrebbe condotto le spoglie dell'imperatrice all'Hofburg: caffè, ristoranti, giardini privati si erano affollati fin dalle prime ore dell'alba, cosicché ciascuno potesse trovare la giusta angolazione per assistere al passaggio del carro funebre. Al pomeriggio i negozi avevano chiuso più presto del solito e in Mariahilferstrasse, da cui doveva passate il corteo, vi era già una folla incredibile: ciascun privato aveva sistemato la propria panchina o la propria sedia come meglio poteva, il più possibile vicino alla strada, molti vi si erano piazzati già dal giorno precedente, mangiando e dormendo per strada. Dagli edifici sventolavano bandiere nere mentre balconi, portoni, lanterne e lampioni erano ricoperti di drappi neri. I busti dell'imperatrice erano stati cinti da sfarzosi panni neri, coperti di corone e decorati con rami di palme, mentre numerosi negozi come librerie e antiquari esponevano i ritratti di Sissi ammantati in drappi scuri.

Verso le 19:30 gli addetti alla sicurezza della Corte formarono dunque due ali laterali alla strada e alle 20 le truppe a cavallo avanzarono cingendo la strada su tutti i lati di modo tale che le carrozze di Corte potessero farsi strada fino alla stazione. Le operazioni avvennero nel silenzio più totale.
Presso la Westbahnhof si erano sistemate le persone più importanti, dignitari e membri della Corte, autorità cittadine... 
La stazione sembrava una mastodontica camera ardente: tutto drappeggiato a lutto con bandiere nere, un lungo tappeto scuro correva dalla banchina attraverso la sala centrale, completamente vuota ed illuminata elettricamente, mentre un'infinità di candele erano state accese lungo le rotaie, il marciapiede, condotte dai commercianti, dai fiacre e dai fochisti. Tra queste due ali di luce giunse infine il treno con il catafalco di Sua Maestà, accolto da un sommesso rullo di tamburi. Quando il convoglio s'arrestò, scese dapprima il sacerdote che aveva benedetto la salma, poi il seguito dell'imperatrice, ed infine la bara di Sissi che venne issata a spalle da otto servitori che la caricarono sul carro funebre della Corte che era stato sistemato là vicino alla banchina. 
Un carro funebre magnifico, utilizzato esclusivamente dai sovrani d'Austria, realizzato nel 1876/77 in stile neobarocco, completamente nero e riccamente addobbato - venne utilizzato per la prima volta al funerale di imperatrice Maria Anna nel 1884, poi per il principe ereditario Rodolfo nel 1889, poi per Sissi nel 1898, per Franz nel 1916 e infine per l'ultima imperatrice d'Austria Zita nel 1989.


Il carro funebre degli Asburgo

Quando la bara venne sistemata adeguatamente, si compose il corteo funebre che lentamente s'avviò vero l'Hofburg mentre la gente commossa si toglieva il cappello al passaggio del catafalco. Una scena incredibile: nell'oscurità della sera, rischiarata solamente da fiaccole e candele, avanzava il carro funebre con le spoglie mortali dell'imperatrice d'Austria, avvolto da un silenzio tetro e irreale, rotto solamente dal rumore degli zoccoli dei cavalli e da qualche singhiozzo sommesso. 






Erano circa le 23 quando il corteo raggiunse il palazzo imperiale. Qui, nella riservatezza degli appartamenti dei sovrani, la famiglia attendeva l'arrivo della defunta nelle stanze di Radetzsky: Maria Valeria era arrivata all'Hofburg da Schonbrunn intorno alle 10, evitando le strade dove sarebbe passato il corteo, così incredibilmente piene di gente. Quando il maestro di cerimonie vero le 23 annunciò l'arrivo della processione, la famiglia scese dabasso e attese ai piedi della scala cosiddetta "Botschafter Stiege", nel piccolo cortile sul quale s'affacciano la Schweizerhof e la Hofburgkapelle - qui sotto una foto



Maria Valeria - alla quale l'imperatrice aveva riservato l'amore materno più esclusivo, la figlia prediletta - quando il carro funebre fece il suo ingresso nel cortile dell'Hofburg ella dovette reggersi alla sorella Gisella, prorompendo per la prima volta in alti singhiozzi. Nel momento in cui le dame del seguito di Sissi scesero dalle carrozze, Maria Valeria abbracciò con affetto Irma Sztaray che aveva cinto la madre per l'ultima volta.
Francesco Giuseppe, che ancora così teneramente amava quella moglie tanto eccentrica, sopportò tutto quell'evento con fermezza: l'aveva rivista solamente qualche mese prima a Bad Ischl e confidava di rivederla nuovamente in autunno. Allorquando gli comunicarono della morte dell'imperatrice, Franz pare abbia esclamato: "Nulla mi è stato risparmiato a questo mondo!".


La mattina dell'11 settembre, Maria Valeria era corsa a Vienna per essere vicina al padre; l'incontro fu straziante poiché ai piedi della grande scalinata di Schonbrunn egli le si gettò nelle braccia piangendo disperato, confidandole in seguito che quella era stata la prima volta che era riuscito a piangere. Qui sotto l'illustrazione da un giornale del tempo:




Alcuni servitori tirarono giù la bara dal carro. Franz presenziò con gran contegno all'evento, seguendo mestamente il feretro fino alla Hofburkapelle, seguito dal principe Liechtenstein, dal conte Bellegarde, dalla contessa Harrach, dalla contessa Sztaray, dalla contessa Festetics e dalla lettrice dell'imperatrice Ida Ferenczy, nonché dai ciambellani e dal resto dell'entourage. 
Qui la famiglia si riunì per le preghiere e la benedizione della salma e ciascuno trovò posto all'interno dell'imponente chiesa del palazzo imperiale. Finalmente, lontano dalla formalità che regolava anche la condotta della famiglia in pubblico, il nucleo familiare si sciolse in grandi e profonde lacrime. Franz si alzò dal suo posto, si inginocchiò al capo della bara chiusa e la baciò, seguito dalle figlie e dagli altri membri della Corte.


La cerimonia della consacrazione fu breve. Dopo di questa, il conte Bellegarde donò al principe Liechtenstein la chiave della bara - secondo consuetudine del tempo. 
Allora l'imperatore se ne andò seguito dal resto della famiglia e dall'entourage. Il monarca e Maria Valeria, con i propri seguiti, si ritirarono a Schonbrunn a mezzanotte in punto.

Qui sotto una scena che mai ebbe luogo poiché quando l'imperatore "rivide" la moglie, la bara era già stata sigillata. Ci rimane questa illustrazione drammatica idealizzata.
«Nulla mi è stato risparmiato su questa terra» così pare abbia detto Francesco Giuseppe, secondo l'aneddoto, quando gli venne annunciata la morte della moglie.




16 settembre 1898

Quel giorno venne riservato, secondo tradizione, alla visita dei cittadini al feretro dell'Imperatrice d'Austria.
La mattina, prima delle 8, ebbe luogo la prima delle cosiddette "piccole consacrazioni", dopodiché la cappella del palazzo imperiale venne aperta ed avviata per l'ammissione generale: 30-40 persone per volta avevano accesso alla chiesa, pertanto, coloro che stavano all'esterno - una moltitudine indecifrabile di persone accorse da ogni parte dell'Impero - dovettero attendere con profonda pazienza fino al loro turno.





Nella chiesa risuonavano i lamenti più tristi e si poteva assistere alle scene di dolore più profonde. Con incredibile devozione molte centinaia di persone camminarono attorno alla bara dell'imperatrice per tutto il giorno, pregando e piangendo. Durante la Messa nella cappella, il coro faceva risuonare il "Miserere" I militari e la guardia di Corte rimasero impegnati per tutto il giorno al fine mantenere l'ordine e regolare quel pellegrinaggio inimmaginabile che dimostrava sì l'affetto dei viennesi verso la loro bella imperatrice, ma soprattutto il cordoglio generale verso l'imperatore che aveva perso la sua sposa.
A sera giunse a Vienna il fratello prediletto di Sissi, Carlo Teodoro (Gackel), insieme alla sua famiglia.



17 settembre 1898

Finalmente giunse il funerale dell'Imperatrice Elisabetta.

Francesco Giuseppe era giunto all'Hofburg fin dalla mattina presto ricevendo in udienza tutti coloro che volevano porgergli le condoglianze. 
Già dalle prime ore del mattino le strade e le piazze del centro storico - le cui case, balconi, finestre, lampioni ecc... erano stati addobbati a lutto con pesanti drappeggi neri - si erano riempite di persone che volevano assistere ai solenni funerali della sovrana; in alcuni punti della città, già intorno a mezzogiorno c'erano così tante persone che i cordoni messi per delimitare le fila erano stati rotti e la gente si riversava a frotte in ogni dove. Un giornale del tempo scrive che "In tal maniera è diventato chiaro che il viennese ha sempre mostrato un amore sincero per la nostra imperatrice."
La piazza di fronte alla chiesa offriva, minuto dopo minuto, lo scenario più vivace, tant'erano le persone che si stavano assiepando davanti al portale. Sul Neue Markt, dove si trova la Chiesa dei Cappuccini, un giornalista rimase gravemente ferito nel tentativo di accaparrarsi un punto d'osservazione, mentre la redazione della "Neue Freie" Presse aveva prenotato per il proprio reporter una camera nell'albergo Krantz (oggi Hotel Ambassador) dalle cui finestre si poteva godere di tutto lo spettacolo.
Nonostante un simile assembramento di persone, a Vienna regnava un profondo, spettrale silenzio. 
Alle ore 13 l'imperatore si recò alla stazione Nordbahnhof per accogliere l'imperatore Guglielmo II di Germania, l'ospite più importante dell'evento, giunto appositamente per i funerali di quella sovrana che in fondo stimava. 
Nel frattempo venne sbarrata la piazza del castello e intorno alle ore 16 i nobili ospiti cominciarono a dirigersi verso la Chiesa dei Cappuccini; su di una carrozza parata a lutto sedevano l'imperatore e il kaiser Guglielmo. 
Ebbe dunque inizio il funerale di Stato dell'Imperatrice d'Austria, una cerimonia così imponente che Vienna doveva ancora vedere. Al comando "Schultert!" s'avviò il corteo e a Vienna scese nuovamente un ossequioso silenzio. La bara dell'imperatrice venne issata nuovamente sul carro funebre degli Asburgo grazie ad alcuni funzionari di Corte e venne nuovamente benedetta; poi le spoglie mortali di Sissi si fecero largo fra la folla attraversando dapprima il tratto della Schweizerhof, seguite dai ciambellani e dalle signore del palazzo, scortate da otto paggi con torce di cera e da numerosi cavalieri a cavallo che aprivano e chiudevano tutto il corteo. Dai campanili di tutta la città proveniva il suono delle campane a morto. 









Nella Chiesa dei Cappuccini - avvolta coi paramenti del lutto per i quali pareti, colonne e altari mostravano il torbido colore della morte - tutti trovarono il proprio posto, riservato in base al grado nobiliare. Alle figlie dell'imperatore, coperte da veli neri, venne risparmiata gran parte delle condoglianze, poichè già bastavano quelle di tutta la famiglia, ivi compreso il duca Luigi in Baviera - il fratello maggiore di Sissi col quale la famiglia non aveva più rapporti dalla morte di Rodolfo poiché la figlia Maria Larisch aveva fatto da tramite alla di lui relazione extraconiugale con Maria Vetsera. "Non posso proibire a quel povero diavolo di venire!" esclamò l'imperatore rivolto alla figlia Valeria, facendo commuovere il duca che, quando venne il momento della preghiera si avvicinò alla nipote e le chiese: "Lasciami stare vicino a te, solo restare vicino a te..."
Il monarca pianse flebilmente e quasi inaudibilmente parlò alle due figlie; Valeria singhiozzò fortemente.
L'imperatore si posizionò accanto all'imperatore Guglielmo sull'inginocchiatoio che era stato lui riservato alla sinistra dell'altare maggiore, proprio accanto al catafalco. Così la Chiesa dei Cappuccini rimase in pietosa attesa... 

La Chiesa dei Cappuccini di Vienna

All'esterno della Chiesa, infine giunse il corteo funebre. La gente si scoprì il capo, la bara fu calata dal carro e condotta all'interno del luogo sacro. Non avvenne il rituale delle "tre bussate", come invece viene riportato da molte biografie dell'Imperatrice Elisabetta, considerato tradizionale dal funerale di Zita d'Asburgo avvenuto nel marzo 1989. D'antichissima origine, questo rituale, però, non ebbe luogo neppure per il funerale di Rodolfo, né per quello di Francesco Giuseppe. Risale probabilmente al 1600, un'usanza attuata da Eleonora Gonzaga, imperatrice del Sacro Romano Impero.







Si sentì un sommesso ordine e poi un attenuato rullo di tamburi - sulla porta aperta della chiesa comparve il direttore del cerimoniale con gli otto paggi che reggevano le candele e che anticipavano l'entrata della bara. Ebbe luogo la benedizione della salma e mentre i cantori intonavano il "Libera" il ciambellano si avvicinò all'imperatore con un profondo inchino annunciando che era arrivato "il momento". I portantini alzarono la bara seguiti dal monarca, dai generi e da tutti i parenti maschi, compresi i fratelli di Sissi (Carlo Teodoro e Massimiliano Emanuele, ma non Luigi), dopodiché il feretro venne condotto giù nella Cripta dei Cappuccini dove l'imperatrice avrebbe riposato per sempre. Ora Franz, stoico fino a quel momento, proruppe in forti singhiozzi; lacrime amare e pesanti scesero sulle guance. Le arciduchesse piangevano sonoramente e nella chiesa nessun occhio era asciutto.
Come da tradizione, l'imperatore e la famiglia non scesero dentro la cripta ma arrivarono fino al corridoio. Non appena terminò la funzione, Franz ritornò al palazzo imperiale seguito dal kaiser Guglielmo.


Due toccanti immagini evocative dell'Imperatore nella Cripta dei Cappuccini






Proprio in quel giorno, tutte le chiese di Vienna avevano tributato delle solenni funzione religiose in ricordo della compianta imperatrice d'Austria. La popolazione si recava a frotte in ogni luogo di culto per esprimere il proprio dolore.
La più toccante, oltre a quella nella Chiesa dei Cappuccini, fu quella al duomo di Santo Stefano organizzata dal comune di Vienna e celebrata dal cardinale della città. I sacri portali erano stati drappeggiati di nero fin dalla morte di Sua Maestà e all'esterno erano stati affissi dei manifesti che annunciavano sia la scomparsa di Elisabetta che il Requiem di quel giorno.
Una solenne Messa di Requiem alla quale partecipò un'infinità di gente, consiglieri comunali e sindaco, dignitari di Corte e via discorrendo, che raggiunsero la chiesa in un lungo corteo funebre capitanato dal vescovo e dai prelati, che ben presto si sistemò nelle ampie navate dell'antico santuario dove portieri e vigili del fuoco regolavano il flusso di persone, che si sedevano in base al ceto sociale.
Già qualche ora prima dell'inizio della funzione, gruppi di persone avevano completamente riempito la chiesa: una calca inimmaginabile e molti furono coloro che svennero e che dovettero essere portate fuori - ovviamente a fatica.

Il corteo di prelati esce dal duomo dopo la funzione celebrata dal vescovo Anton Josef Gruscha
riconoscibile nella fotografia in alto. 

A ridosso dell'altare maggiore era stato creato un castrum doloris, un'alta torre illuminata da più di 100 candele sulla cui sommità era stata posta una bara su cui poggiava il crocifisso.




18 settembre 1898



Il giorno dopo il funerale dell'imperatrice Elisabetta, dal diario della figlia Maria Valeria ci giunge una notizia un po' particolare. Dopo la morte di Sissi, la sorella Mathilde era andata a Vienna in incognito per pregare al feretro della defunta sovrana. L'imperatore era andata a trovarla e nel pomeriggio ella si era recata in visita a Valeria a Schonbrunn. Durante il loro incontro, Mathilde, che povera cara si vede non aveva tutte le rotelle a posto, aveva indotto il Padre Guardiano ad aprire la bara di Sissi e attraverso la finestrella all'interno di essa aveva voluto vedere il volto dell'amata sorella e "l'ha riconosciuta benché già piuttosto sfigurata"
Valeria dunque, per quanto assai scioccata, si propose di fare lo stesso per essere l'ultima persona a vedere l'imperatrice, un gran sacrificio "per mamma e la sua anima". Fortunatamente, forse per "un segno di Dio", il Padre Guardiano era partito ed ella non poté attuare il suo piano.

Maschera mortuaria dell'imperatrice Elisabetta. Opera di Franz Matsch, inizio Novecento.
La maschera mortuaria è dunque un "falso", mera opera d'arte commemorativa a Sua Maestà.


Questa qui sotto è una fotografia d'una maschera mortuaria (perduta) che spesso viene detta di Elisabetta. A quanto pare è una falsa attribuzione, mentre sarebbe quella di una delle sue sorelle Maria Sofia o Matilde.



Concludiamo questa lunga narrazione con un toccante aneddoto dal memoriale della contessa Irma Sztáray, ultima dama di compagnia dell'imperatrice, che ricorda della sua udienza presso l'Imperatore pochi giorni dopo la morte di Sissi. 

"[...] Non mi resta altro che rendere un omaggio riconoscente al mio Augusto Signore e Imperatore che mi testimoniò grande benevolenza in quei momenti in cui fu colpito da un lutto così funesto. Il Gran Ciambellano, conte Bellegarde, giunto a Ginevra con il corteo funebre, mi portò un messaggio benevolo dell'imperatore: "Trasmettete i miei saluti alla contessa Sztaray. Ditele che in queste orribili circostanze ella ha dato prova di una grandissima dignità". Queste gentili parole mi diedero un gran sollievo. Sentii che egli non aveva dubitato neanche per un istante [...] Fu nella cappella dell'Hofburg, dove era stato esposto il corpo dell'imperatrice, che rividi l'imperatore per la prima volta. Fui presa da un capogiro quando mi si avvicinò. "Vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per lei".
Non riuscii più a sentire altro e, quando mi baciò la mano, credetti di svenire. Poi mi pregò di recarmi a Schonbrunn all'indomani, perché voleva parlare a lungo con me dell'imperatrice. Questa triste udienza mi strinse il cuore. Quando gli consegnai l'orologio in argento dell'imperatrice insieme al suo piccolo ciondolo e la medaglia della Santa Vergine che aveva portato sul cuore nell'ora della sua morte, una violenta tempesta s'impadronì dell'animo dell'imperatore. Due pesanti lacrime scivolarono sulle sue gote mentre gli raccontavo i dettagli del tremendo dramma. Queste lacrime non ebbero altri testimoni oltre a me e alle orchidee che avevo portato via dal seno dell'imperatrice per recarle all'imperatore. Alla fine del mio racconto l'imperatore restò in silenzio per alcuni minuti. Poi mi domandò: "Le avete tagliato una ciocca di capelli?". "No, Maestà — risposi,— non ne ho avuto il coraggio, perché sapevo quanto ci tenesse ai suoi capelli". "Avete ragione, avete fatto bene". La lunga udienza terminò. Prima della mia partenza, l'imperatore mi baciò nuovamente la mano. Le sue grandi virtù, le sue qualità eccellenti e la sua saggezza verranno ricordate dalla Storia, che ai posteri racconterà di un grande sovrano. Ma questi piccoli fatti, questi due baciamano, diranno di quanto fosse nobile e grande il cuore di quest'uomo."

da: "Elisabeth, gli ultimi anni. L'imperatrice raccontata dalla sua Dama d'onore", ed Mgs Press di Trieste


La contessa Sztáray all'udienza dall'Imperatore
Irma Sztaray in costume nazionale ungherese 



Qui sotto una fotografia della Cripta dei Cappuccini. La tomba di Elisabetta è quella a sinistra, mentre al centro si trova quella di Francesco Giuseppe e a destra quella dell'arciduca Rodolfo loro figlio.
Ancora oggi, storici e appassionati, si recano alla Cripta per lasciare un fiore o un ricordo per i compianti sovrani d'Austria, figure tragiche che ancora affascinano e incuriosiscono...



Nel dicembre del 1898 il pittore Leopold Horowitz (1838-1917), un noto pittore ungherese, consegnò alla famiglia imperiale un ritratto postumo della sovrana che l'imperatore trovava il più bello di tutti, proprio come riferisce la figlia Maria Valeria nel suo diario:




Così si concluse la vita dell'Imperatrice Elisabetta che morì davvero come aveva sempre desiderato: lontana da Vienna e dalle formalità della Corte che, seppur lontana, la travolsero in ogni caso, accompagnandola solennemente e nella pompa più sfolgorante fin nella Cripta dei Cappuccini dove ancor'oggi riposa. Lei che desiderava d'esser sepolta a Corfù, addirittura d'esser gettata per mare, si ritrovò nuovamente suo malgrado a ricoprire il ruolo di prima donna dell'Impero.
Fin da quando era in vita aveva ispirato i componimenti più aulici, ma molti non la risparmiarono dalle critiche più feroci; sta di fatto che pur vivente, Sissi era già un mito di donna, moderna e anticonformista, selvaggia, incurante dell'etichetta e degli obblighi imposti dal suo ruolo; sicura di sé, eccentrica, bizzarra, a tratti anaffettiva con un marito innamoratissimo (che lei stessa ricambiò, almeno nei primi anni di matrimonio) che la tradì e che addirittura le trasmise una malattia venera, depressa e ancor più sfuggente quando il figlio Rodolfo morì suicida a Mayerling, figura tragica sfiorata tante volte dalla morte che le portò via i parenti più cari e la sua prima figlia, preda di angosce e sensi di colpa per non aver compreso i bisogni e le necessità della sua progenie.
 Una donna che faceva rimanere a bocca aperta per la sua sfolgorante bellezza che cercava di mantenere con i trattamenti più disparati, che amava cavalcare più che perder tempo nelle sale di ricevimento a prendere il tè con le proprie dame di compagnia, che amava scalare le montagne anziché trincerarsi fra le quattro mura del palazzo imperiale come tante altre sovrane, che faceva storcere il naso alle case regnanti del tempo, ridere talvolta i sudditi e sconvolgere i più bigotti e rigidi del suo tempo.
 Ma questo era il bello dell'Imperatrice Elisabetta ed è ciò per cui viene ancora oggi ricordata.
Sarebbe la Sissi che conosciamo ancora oggi e che ancor fa discutere e accendere gli animi tra appassionati e detrattori, se non fosse stata tutto questo? Ci si ricorderebbe di lei se fosse stata come tutte le altre imperatrici e regine tout-court della sua epoca? Ci si ricorderebbe di Elisabetta d'Austria, nata principessa e duchessa in Baviera, se non fosse stata una outsider?



2 commenti:

  1. Una prosa scbietta, partecipe a quanto scrive, ci commuove e come se fossimo presenti viviamo i fatti. Bravo!

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