Ricordiamo oggi l’anniversario della morte di quel perdigiorno dell’arciduca Ottone d’Asburgo-Lorena, figlio di Carlo Ludovico (fratello dell’imperatore Francesco Giuseppe), nonché fratello dell’erede al trono Francesco Ferdinando e padre dell'imperatore Carlo I, avvenuta a Vienna il 1° novembre 1906.
L'arciduca Otto, detto "Bolla", è considerato uno degli Asburgo più scandalosi.
La sua vita è iniziata come una classica biografia asburgica: venne al mondo il 21 aprile 1865 a Graz, da una famiglia rigidamente cattolica, quale secondo figlio di Carlo Ludovico e della sua seconda moglie Maria Annunziata di Borbone. Il principe è descritto come amichevole e cordiale, in contrasto con suo fratello maggiore Francesco Ferdinando d'indole riservata e seria, per quanto assai geloso del fratello minore.
Otto, come previsto per i figli della dinastia, fu ben presto avviato alla tipica carriera da ufficiale per quanto fin da bambino dichiarò tranquillamente di non essere affatto interessato alla carriera militare - piuttosto giocava spesso cattivi scherzi ai suoi insegnanti. Tuttavia, fu sempre molto benvisto dalla famiglia, ed era pure molto più popolare di suo fratello, perché aveva una natura allegra, amabile e socievole.
Crescendo divenne un uomo molto bello che gli valse l’appellativo di schöne Erzherzog, il bell’arciduca.
Nel 1886, su pressione della famiglia, sposò Maria Josefa (1867-1944), figlia del re sassone Giorgio e dell'Infanta Maria Anna del Portogallo. La sposa era estremamente religiosa e quindi considerata adattata alle convenzioni della Corte. Dal matrimonio nacquero due figli: il futuro imperatore Carlo (1887-1922) e un altro figlio Massimiliano Eugenio (1895-1952).
Un altro scandalo, che condusse pure ad un’inchiesta del Consiglio imperiale, fu quando in occasione di un funerale il bell’arciduca saltò col suo cavallo sopra alla bara del defunto, causando il diniego degli astanti!
Otto aveva fatto parlare di sé anche quando durante un banchetto nella sua guarnigione di Klagenfurt aveva gettato fuori dalla finestra i ritratti della coppia imperiale dopo averli usati per alcuni scherzi di pessimo gusto. L'imperatrice Elisabetta nel suo diario poetico scrisse proprio una poesia intitolata "Una storia vera" dedicata a questo episodio.
Una sera, invece, completamente ubriaco, insieme ad alcuni amici salì fino alla camera da letto della moglie per mostrar loro “una suora”, o "una santa"... Dipende dal libro che si legge! Fortunatamente un aiutante di campo, il conte Durkheim, evitò che l’uomo entrasse nella stanza insieme alla sua combriccola.
Come s’intuisce, il matrimonio dell’arciduca non doveva funzionare troppo bene, soprattutto per la disuguaglianza caratteriale dei due coniugi, e stava in piedi solo per proforma, dal momento che il divorzio non era possibile. Sicchè la coppia ebbe pochissimi contatti. Ciononostante, Otto rese la vita di sua moglie veramente un inferno. Ella trovò sostegno nella sua profonda religiosità, con la quale tentava di superare l’umiliazione derivata dagli scandali del marito.
Otto ebbe anche innumerevoli relazioni extraconiugali dalle quali egli ebbe pure alcuni figli illegittimi, alcuni dei quali furono addirittura riconosciuti ufficialmente: un figlio (Alfred Joseph von Hortenau, 1892–1957) nacque dalla relazione con la ballerina Marie Schleinzer e una figlia (Hildegard von Hortenau) probabilmente dal legame di lunga data con la cantante d’operetta Louise Robinson.
La ballerina fu esiliata da Vienna per intervento di Francesco Giuseppe e fu fatta sposare a un suo vecchio spasimante, il medico ebreo Julius Cohn. Costui sì convertì al cattolicesimo e riconobbe come suoi i due bambini. In cambio ricevette il titolo di barone Von Hortenau, una rendita finanziaria e una villa.
Qui sotto una foto della ballerina e dei suoi due figli avuti con l'arciduca Otto:
Nelle sue innumerevoli avventure sessuali contrasse la sifilide... poteva esser diversamente? Forse Maria Josefa pregava proprio affinché quello scapestrato del marito avesse la giusta punizione divina. In assenza di cure mediche efficaci, in effetti questa malattia era una vera e propria condanna a morte, una malattia lunga e terribilmente invalidante. Le conseguenze dell'infezione furono così massicce che Otto che scomparve dal pubblico: il suo naso si deformò e doveva essere spesso sostituito con una protesi di gomma. La laringe si decompose e per questo motivo era pure difficile stargli vicino a causa dell'odore del tessuto in decomposizione.
Otto trascorse dunque i suoi ultimi anni in isolamento forzato presso Villa Döblinger, assistito da "sorella Marta" dietro la quale si celava la sua ultima amante, Louise Robinson.
Qui pare che l’uomo si sia ricongiunto a Dio. Oltre alle rare visite della moglie, l’arciduca veniva visitato regolarmente della matrigna, l’arciduchessa Maria Teresa, terza e ultima moglie del padre Carlo Ludovico.
Il 41enne Otto fu liberato dalla sua sofferenza il 1° novembre 1906. Nonostante tutto, il suo corpo è sepolto nella cripta dei cappuccini di Vienna.
La vedova Maria Josefa uscì dall’ombra solo dopo la morte del coniuge e sopravvisse a lui per diversi anni. Dopo l’incoronazione di suo figlio Carlo, ella assunse il ruolo di orgogliosa madre imperiale, impegnata in ruoli di rappresentanza e in seguito nella cura dei feriti durante la prima guerra mondiale.
Dal momento che l'imperatore Francesco Giuseppe perse suo figlio Rodolfo nel 1889 e non ebbe altri figli maschi, il fratello Carlo Ludovico sarebbe divenuto sovrano d’Austria e Ungheria. Purtroppo però egli morì nel 1896 dopo un viaggio in Terra Santa: era talmente tanto pio e devoto che pare abbia bevuto l’acqua infetta del Giordano dalla quale contrasse la febbre tifoidea.
Quando si paventò l’imminente morte dell’arciduca suo padre, Francesco Ferdinando divenne erede al trono ufficiale ma in quel frangente, gravemente affetto da una malattia polmonare tubercolare che lo obbligò ad un lungo soggiorno al Grand Hotel Mendelhof (oggi abbandonato) al Passo della Mendola (BZ), s’ipotizzò un’ipotetica successi di Otto al trono… cosa che per fortuna fu scongiurata da un buon recupero dell’effettivo pretendente.
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